venerdì 24 febbraio 2017

C'era una volta King David Street a Hebron...(ovvero cosa non vi dicono su Shuhada Street )

 
Come ogni anno, in tutta Italia si svolge una  manifestazione  chiamata “Open Shuhada Street” sull’assunto che Israele, solito cattivone (mentre fa tanto cool e figo organizzare manifestazioni pro pal), vieterebbe l’apertura della strada e il commercio pertanto sarebbe di fatto impossibile.
Ma cosa sappiamo di questa strada, e di Hebron?

Questa strada  er  la strada principale che portava e porta alla Tomba dei Patriarchi, era il mercato centrale all'ingrosso della regione di Hebron, della città storica, la vecchia Hebron, in quanto la sua posizione centrale alla tomba, e la posizione della stazione degli autobus e la stazione di polizia, ha reso un raduno naturale il posto.
Gli israeliani la chiamano King David Street mentre i palestinesi Shuhada Street

STORIA
Hebron è un insediamento fondato nel IV secolo avanti cristi dal popolo ebraico  ed è piu’ volte menzionata nel Pentateuco (Antico Testamento)  Dopo l'insediamento degli ebrei in quell'area con il Patriarca Abramo  la città divenne il principale centro della Tribu’ di Giuda; lo stesso Davide venne incoronato re d'Israele ad Hebron, che fu la sua prima capitale. Solo dopo la conquista di Gerusalemme, lasciò Hebron e si trasferì nella nuova capitale
 Una grotta situata nella parte bassa di Hebron  è detta la Tomba dei Patriarchi  ed è il luogo in cui secondo la Bibbia sono sepolti Abramo, Sara, Isacco, Rebecca e Lia.
Nel 638 d.c Hebron venne conquistata dagli arabi (potremmo definirla “occupazione di terra altrui?”)  nel 1099 passò sotto il controllo dei crociati,

Facendola breve, ad un certo punto Hebron diventa Impero Ottomano, fino al suo crollo, nel 1918. Ed è in allora che la Palestina diventa Protettorato Britannico
Nell'agosto del 1929, la popolazione araba uccise 67 ebrei (la metà del totale dei caduti ebraici morti durante la rivolta), alcuni dopo violenze carnali e torture, e 135 furono feriti (episodio passato alla storia come il massacro di Hebron del 1929).  Durante gli scontri avvenne la quasi totale distruzione del quartiere ebraico pluricentenario.
La popolazione ebraica fu spostata a Gerusalemme al termine degli scontri; alcune famiglie torneranno ad Hebron due anni dopo, per poi lasciarla definitivamente nel 1936, evacuate dalle forze britanniche. Rimase poi parte del mandato britannico  fino al 1948. Nel 1949  la Legione Araba dell'emiro hascemita di Trasngiordania occupò Hebron e il resto della  Cisgiordania, controllo mai riconosciuto dall'ONU ma solo da Gran Bretagna e Pakistan
I territori oggi conosciuti come Cisgiordania erano principalmente parte del territorio riservato dal Piano di spartizione del 1947 (Risoluzione 181 dell'Assemblea Generale dell'ONU) per uno stato Arabo. In base al Piano, la città di Gerusalemme e le città circostanti (comprese Betlemme e Ramallah) sarebbero state un territorio amministrato internazionalmente, il cui futuro sarebbe stato determinato in una data successiva. Il Piano fu accettato da Israele, ma rifiutato dagli arabi.
Mentre uno stato arabo palestinese (oltre a quello già creato sull'85% del territorio con il nome di Transgiordania' ossia l’attuale Giordania) non riuscì a materializzarsi, i territori vennero occupati dal confinante Regno di Transgiordania a seguito dell'attacco di questo ed altri quattro paesi arabi al neonato Stato di Israele. Questa occupazione non venne riconosciuta dall'ONU o dalla comunità internazionale.
Si legga bene: i territori furono occupati dalla Giordania che attaccò, unitamente ad altri pasi arabi, o nel 1948 lo stato di Israele.
Durante l’armistizio di Rodi, che poneva fine alle ostilità, la linea temporanea di demarcazione venne tracciata tra Israele e l'esercito transgiordano sulla "sponda occidentale", venne determinata dai colloqui sul cessate il fuoco del 1949, e viene spesso chiamata la "linea verde".  Non è un “confine” a norma del diritto internazionale ma una linea di armistizio post bellico.
Durante gli anni successivi, ci fu una significativa infiltrazione di rifugiati palestinesi e di terroristi, attraverso la linea verde.
La Guerra dei Sei Giorni (1967) fece crollare l’armistizio, e di conseguenza le linee armistiziali, ed Israele entrò di nuovo in possesso di questo territorio, ma il Consiglio di Sicurezza dell'ONU, con la risoluzione 242 del novembre 1967, dispose che Israele si ritirasse da tali territori, definendoli  erroneamente “occupati”. Israele contestò questa risoluzione rifiutando di ritirarsi  soprattutto per poter contrastare il terrorismo da ivi  proveniente .
Nel 1988, la Giordania (che era a rigore lo Stato che aveva quei territori prima della guerra dei sei giorni) ritirò tutte le pretese su di essi, concedendone la sovranità all'OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) guidata da Yasser Arafat.
Nel 1993 gli Accordi di Oslo dichiararono lo status finale della Cisgiordania, come soggetto di un accordo tra Israele e la leadership araba palestinese. A seguito degli accordi, Israele ritirò le sue forze militari da alcune aree della Cisgiordania, che venne quindi divisa in tre aree.
Parte A   controllo palestinese e amministrazione palestinese
Parte B   controllo israeliano e amministrazione palestinese
Parte C   controllo israeliano e amministrazione israeliana
L'Area A comprende le città palestinesi, e alcune zone rurali di distanza da centri di popolazione di Israele nel nord (tra Jenin, Nablus, Tubas, e Tulkarm), il sud (nei pressi di Hebron), e uno nel centro sud di Salfit. L'Area B aggiunge altre popolate aree rurali, molto più vicino al centro della Cisgiordania. L'Area C contiene tutti gli insediamenti israeliani, le strade di accesso utilizzato per gli insediamenti, zone cuscinetto (vicino a insediamenti, strade, aree strategiche, e in Israele), e quasi tutta la Valle del Giordano e il deserto di Giuda.
Mentre la stragrande maggioranza della popolazione palestinese vive in zone A e B, le terre vacanti disponibili per la costruzione di decine di villaggi e città in tutta la West Bank, è situato ai margini della comunità e definita come area C.
L'Autorità Palestinese ha il pieno controllo civile nell'area A, l'area B è caratterizzata da un'amministrazione congiunta tra l'ANP e di Israele, mentre la zona C è sotto il pieno controllo israeliano.
Cosa accadde a Hebron ?
Nel 1929, come detto, vi fu il massacro di Hebron, dove la popolazione araba uccise  67 ebrei  e ne ferì 135 (su una popolazione di circa 600)
Negli anni 1990/2000  Hebron e la strada principale attraversarono un periodo critico, non era affatto sicuro camminarci, numerosi gli episodi di molestie, accoltellamenti, attacchi con l'acido, sparatorie e bombardamenti.
L'arteria principale, appunto David Street, prima del 1929 attraversava il ghetto ebraico sino alla sinagoga Avraham Avinu.
Oggi, si snoda ancora attraverso il quartiere ebraico, a partire dalla Tomba di Machpela, luogo di sepoltura dei Matriarche biblici e Patriarchi, oltre il Gutnick Center, la piazza Gross, il quartiere Avraham Avinu e fino a Beit Hadassah. Una svolta a sinistra vi porta in cima alla collina al Tel Hevron / Admot quartiere Ishai. 
Proseguendo si va invece in Hebron H1, un centro economico vivace per l'Autorità palestinese. I cittadini israeliani non possono accedervi oltre.
I residenti di lingua araba locali chiamano la strada Shuhada Street, da molti tradotto come “Martiri Street”

La strada è stata inizialmente chiusa al traffico veicolare con traffico pedonale limitato dal 1994, riaperto per breve tempo nel 1997 e riaperto di nuovo nel 1999.
David Wilder, portavoce della comunità ebraica di Hebron ha detto che certamente è increscioso chiudere una strada, ma che occorre comprenderne la necessità e l’utilità.

Ci sono stati innumerevoli attacchi contro King David Street, tra cui l'agguato davanti a Beit Hadassah nel 1980 che uccise sei persone e il ferimento di molti altri da parte dei palestinesi.
Anche il 2002 è stato un anno sanguinoso: incidenti quasi giornalieri. In un articolo del 13 marzo 2002 il quotidiano  Haaretz  scriveva:
"In un altro incidente a Hebron  il quindicenne Eliya Meshulam, da Beit Hadassah nell'enclave ebraica della città, è stato accoltellato da un palestinese in Kikar Gross, sotto il controllo israeliano. Gravi le lesioni. L’autore dell’attacco è riuscito a fuggire verso la zona del mercato. Testimoni oculari hanno detto che un certo numero di negozianti lo hanno aiutato a fuggire e le forze di sicurezza hanno fermato alcuni dei proprietari di negozi per essere interrogati. Nelle ultime settimane, c'è stata una escalation della violenza a Hebron, con sparatorie che si verificano quasi ogni giorno. "
Questo incidente non è stato isolato, anzi è solo uno dei tanti attacchi quotidiani che subiva a popolazione ebraica della città. In piazza Gross (o Kikar in ebraico) potete vedere un pilastro che commemora il luogo in cui venne assassinato nel 1983, su King David Street  un giovane studente  diciottenne, Aharon, per mano di un uomo fuggito poi in mezzo alla folla della strada
Piu’ recentemente Piazza Gross, (Kikar in ebraico) commemora il sito su King David / Shuhada Street, dove il 18-anni, studente yeshiva Aharon è stato assassinato da un terrorista nel 1983, che è scappato in mezzo alla folla.

Uno degli episodi più terribili della storia recente è stato l'assassinio della coppia Levy, la moglie era incita al momento della sua uccisione . Dina Levy, 37 anni, e suo marito Gadi Levy, 31 anni, sono stati uccisi quando un attentatore suicida ha fatto esplodere la sua carica accanto a loro in Shuhada Street a Hebron.  
Oggi resta questa targa a commemorare le giovani vite 

Secondo Haaretz  del 18 maggio, 2003 "Fonti militari hanno detto che l'attentatore era travestito da un colono e indossava una camicia bianca, l'abbigliamento consueto per gli ebrei religiosi di sabato. Secondo le fonti, l'uomo, è invece identificato come l’attivista di Hamas  Fuad Qawasmeh, 21 anni "
La tribù Qawasameh, come viene indicato su Wikipedia, "domina Hamas a Hebron ... La famiglia Qawasameh è il principale fornitore di militanti alle cellule Hebron di Hamas".
La bella famigliola ha al suo servizio più di 10.000 persone, e  sono responsabili di numerosi attacchi terroristici mortali in tutto Israele. Nella stessa settimana dell’assassinio dei coniugi Levy, sono avvenuti diversi attacchi, molti da terroristi basati in Hebron.

La Corte suprema e funzionari della sicurezza israeliani hanno pertanto ritenuto che fosse necessario bloccare questo terrorismo, che tante vittime faceva e in Hebron e in Israele ma anche per salvaguardare i residenti palestinesi di Hebron che si stavano uccidendo per lotte intestine  . E si è provveduto alla chiusura veicolare della strada.

Israel Hayom scrive il 26.2.2016 “ Hebron è il luogo tra i piu’ radicalizzati del terrore palestinese. In questa recente ondata, ben il 40% degli attentatori erano di Hebron.
Dei 174 terroristi che hanno tentato o hanno compiuto attacchi (a partire dall’inizio di questa settimana) ben 69 provenivano dalla zona di Hebron

Behadrey haredim notizie ribadito la statistica in un articolo dal 16 febbraio 2016 ha dichiarato, "Hebron si distingue come la zona principale da cui emergono i terroristi. Secondo il GSS [General Security Service], il 40% dei responsabili degli attacchi ... erano da Hebron e Yatir ".

The Times of  Israel il 15 febbraio 2016, ha ribadito, "una percentuale elevata dei terroristi Cisgiordania - 69 su 174 (40%) - è venuto dalla regione di Hebron e Yattir."
Ora guardiamo questa mappa

I civili israeliani sono ammessi solo nel 3% di Hebron. La zona  H1 di Hebron, la piu' grande come si vede, e che comprendeva quattro luoghi sacri ebraici, così come grandi centri commerciali e molti negozi, è vietata agli israeliani. 
Anche se il 20% della città è sotto la giurisdizione israeliana, solo i soldati Israele Difesa forza possono accedere alle altre aree di H2 di Hebron.
D'altra parte, i residenti Palestinesi sono liberi di vivere in ogni zona e passare avanti e indietro tramite posti di blocco. 
Certo ci sono i check point..ma servono per bloccare attacchi. Oramai anche in europa sappiamo bene come siano importanti e necessari i controlli quando si è sotto attacco terroristico.

E badate…oggi  Shuhada Street / King David Street non è la via principale di Hebron, come sostenuto spesso in varie manifestazioni. 
Si tratta di una relativamente piccola strada nella città vecchia. 
eccola....


 Anche se lì riaprissero i negozi, la gente ormai non va nella zona vecchia ma nei grandi Pall mall  in H1 di Hebron, il cuore della nuova città moderna. Centri commerciali che manco in Italia abbiamo!


H1 Hebron è un grande, fiorente città, con fabbriche enormi, aziende e centri commerciali. Hebron è la città più prospera e centro principale dell'economia per i palestinesi, con oltre il 40% dell'economia dell'autorità palestinese  prodotta lì. Ci sono 17.000 fabbriche e laboratori in tutte le aree di produzione.

Ci sono quattro ospedali, tre università, un 4.000 posti a sedere al coperto stadio di basket, senza contare il 18.000 posti stadio di calcio nella città vicina di Dura, che si trova nella PA Governatorato di Hebron.
La plastica è un grande business in H1, come la fabbrica Zamzam che produce sacchetti di plastica e la Royal fabbrica di plastica, fondata nel 1993, che ha oltre 1.000 dipendenti. 
Quindi... la storia del riaprire Shuhada Street è l'ennesima frottola volta a far apparire Israele il cattivo e dispettoso che impedisce chissà che. Di fatto non impedisce  il commericio in Hebron, che è invece fiorente. E tiene sotto controllo una strada a fini di sicurezza.

Chi sopporta  veramente gli eventuali inconvenienti?
I residenti palestinesi sono autorizzati a camminare ovunque a parte il tratto di Shuhada Street che collega i quartieri ebraici e in cui gli attacchi terroristici sono stati più frequenti. 
Ci sono numerose strade laterali che sono accessibili da parte dei residenti dell'Autorità palestinese, ma sono off limits per gli israeliani. 


Yasser Arafat, a suo tempo, ha accettato la legittimità di una presenza ebraica a Hebron quando ha firmato nel 1997 gli Accordi di Hebron, accordi che hanno  trasferito l'80% della zona di  Hebron al controllo totale da parte dei palestinesi 



Prima di allora, Hebron era aperta, con gli ebrei e gli arabi che avevano accesso alla città intera. Tale status è finito nel 1997, quando l'area H1 Palestinese controllata di Hebron è stata chiusa agli ebrei, nonostante il fatto che, secondo gli accordi, Hebron avrebbe dovuto essere una "città aperta".

Attenzione: le strade di accesso in queste zone sono vietate agli ebrei, non già ai palestinesi (mentre in Israele non vi sono strade o luoghi vietati agli arabi!). Viaggiando potete vedere cartelli rossi che dichiarano aree non accessibili agli israeliani
Se i palestinesi di Hebron hanno disagi, questi sono davvero minuscoli se li confrontiamo con quelli della comunità ebraica ivi presente.

Shuhada Street è stata chiusa dalla CORTE SUPREMA
E 'degno di nota che la Corte Suprema si è spesso pronunciata contro la comunità ebraica della zona, per esempio, lo sgombero di Beit HaShalom nel 2008, lo sfratto dal vecchio mercato nel 2008 e lo sgombero da alcuni edifici nel 2016.
Dopo le restrizioni iniziali, i tribunali israeliani ove necessario hanno disposto la riapertura in varie fasi. Durante la prima fase, il trasporto pubblico è stato permesso da parte del traffico stradale e il pedonale era comunque permesso sull'intero strada.

Durante questo periodo di tempo, le donne ebree erano costantemente avvicinate, fisicamente e verbalmente, soprattutto da adolescenti arabi e giovani adulti. I taxi riempivano la strada, causando problemi di traffico costante. Tuttavia la strada è rimasta aperta.
Dopo l'inizio della seconda intifada nel mese di ottobre del 2000, le forze terroristiche hanno iniziato gli attacchi costanti al quartiere ebraico a Hebron dalle colline che circondano la comunità, colline che sono state trasferite sotto controllo palestinese in seguito agli Accordi di Hebron del 1997 . 
Se una  seconda intifada non fosse iniziata, la strada sarebbe probabilmente ancora aperta (fatelo presente nelle varie manifestazioni!). 
Quando infatti sono ripresi gli attacchi con intenzione di uccidere e mutilare gli ebrei, nel tentativo di mandare via, espellere, i pochi ebrei della comunità lì rimasti (e previsti dagli accordi israelo palestinesi del 1997) Israele ha deciso di non 'porgere l'altra guancia,' portando a misure di sicurezza obbligatorie, alcune delle quali sono ancora in vigore, allo stato attuale .
Il 6 luglio, 2011, dopo sette anni di discussioni, la Corte Suprema ha respinto i ricorsi dei palestinesi affinchè King David Street, una delle poche strade israeliane a Hebron, potesse essere riaperta al traffico.

Che dire delle restrizioni imposte agli israeliani?

Nel discutere le restrizioni sui non-israeliani a King David Street, sarebbe anche  giusto e corretto parlare pure della restrizioni imposte a israeliani che cercano di visitare la tomba di Machpela
L'antico complesso si articola due ingressi separati, l'ingresso ebraico è su King David Street. E chi entra, anche se ebreo,  deve subire lo stesso controllo di sicurezza, come i residenti palestinesi,  prima di visitare il sito.
Per dieci giorni all'anno, ogni gruppo ha accesso esclusivo a tutto il sito. In questi giorni in genere corrispondono a festività come Pasqua e Sukkot per i fedeli ebrei e il mese di Ramadan e di altre festività islamiche per i fedeli musulmani.
Il lato musulmano del complesso è molto più grande della parte ebraica e comprende la Sala di Isacco e Rebecca, dove si trova l'ingresso effettivo alle grotte sotterranee. Durante i dieci giorni di accesso musulmani, gli effetti ebraici come piatti nome ebraico e articoli religiosi vengono rimossi per evitarne la distruzione  Ci sono stati numerosi episodi infatti di mezuzahs rubate e rotoli della Torah profanati
Per 700 anni, ai non musulmani è stato negato l'accesso alla Tomba di Machpela.  C'è pertanto il timore giustificato che se Israele non avesse il controllo, ai non musulmani sarebbero ancora negato l’accesso. Questo è il caso della Tomba di Giuseppe a Shchem che è stata vandalizzata dopo il suo trasferimento sotto controllo palestinese nel 2000 e ora è accessibile solo di notte con scorta armata.

Altri luoghi santi per l’ebraismo,  che si trovano  nella parte H1 di Hebron e benché fosse stato concordato nel 1997 il libero accesso,  sono invece chiusi egli israeliani se non in rare, pre-organizzate, visite scortate 

Numerosi funzionari palestinesi di  Hebron hanno dichiarato la loro intenzione di vietare a tutti i non musulmani di entrare nella Tomba di Machpela, se mai ne avessero avuto l'opportunità. Tra coloro che a piu’ riprese hanno sostenuto ciò troviamo  l’ex sindaco  di Hebron Khaled Osaily , o Kamal Dweck altro soggett di spicco della comunità araba di hebron, e Mustafa Barghouti  (che è cugino di quel Marwan Barghouti, leader di Fath nella West Bank)..
Il presidente dell'Autorità palestinese Mahmoud Abbas ha dichiarato: "abbiamo francamente detto, e sarà sempre così: se ci sarà uno Stato palestinese indipendente con Gerusalemme come sua capitale, non saremo  d'accordo su presenza Anche di un solo un israeliano in esso." Fonte: http://goo.gl/REIv4

L'esercito israeliano a Hebron, perchè?


Le forze di sicurezza israeliane forniscono più servizi: a) offrono una protezione ai residenti di Hebron, contro le minacce terroristiche costanti. Questo include gli attacchi perpetrati contro ebrei e contro palestinesi in Israele e nei territori dell’autorità palestinese  b) offrono una protezione a più di 700.000 persone che visitano ogni anno Hebron  c) offrono una protezione agli israeliani in tutto Israele. Dopo che Israele si ritirò dalla zonaH1 di Hebron, i terroristi hanno usato il vuoto per creare un'infrastruttura per pianificare attacchi in altre città israeliane.  .

Hebron è facilmente accessibile per una varietà di attivisti e agitatori internazionali e relativamente sicuro, a differenza di altri punti di conflitto in tutto il mondo in cui il rischio di essere rapiti o uccisi è alto. Il terrorismo nella zona è elevato e l'autorità palestinese non sa garantire la sicurezza. Non solo, spesso Hebron e luogo di crescita di molti degli attentatori che poi colpiscono il Paese intero.

E' pertanto palese che tenere King David Street alias Shuhada Stree chiusa è una necessità per fronteggiare crimini e attentati.
E la ripercussione sul commercio di Hebron è del tutto inesistente.

venerdì 10 febbraio 2017

Tu B'shevat il Capodanno degli Alberi



Domani, 11 febbraio, e con vigilia questa sera  si celebra Tu BiShevat  anche conosciuto come Capodanno degli alberi. Il nome della festività significa 15 del mese di Shevat, ovvero il giorno centrale del mese di di Shevat.
E’ una festività minore durante la quale non vi è la proibizione di lavorare, però vi sono  alcuni divieti riguardo alla manifestazione di tristezza (durante questa ricorrenza sono ad esempio vietate le orazioni funebri).
La forma delle celebrazioni è diventata abbastanza definita solo in epoca moderna grazie al lavoro di Rabbi Y. Luria della città di Safad e dei suoi discepoli che nel 1600 elaborarono un “seder” simile a quello di Pesach:  e infatti si usano mangiare i frutti che nella Torah vengono associati alla terra di Israele.  frumento o cereali, orzo, uva, fichi, melograni, olive, datteri ed anche albicocche, mandorle, pistacchi, noci, agrumi, ecc. Viene consigliato il consumo o l'assaggio, quando possibile, di almeno 26 frutti, numero correlato al Tetragramma biblico. Il consumo dei frutti viene intercalato dalla lettura di brani della Torah e di commenti rabbinici.
Vediamo un po’ di storia:  la Torah racconta di come venne distribuita la terra di Israele alle dodici tribu' di Israele, laddove alla tribù dei Leviti e dei Cohen non venne assegnato alcun territorio dal quale ricavare sostentamento. Pertanto  vennero istituite le decime con le quali le altre tribù dovevano concorrere al sostentamento dei Leviti e dei Cohen.
La destinazione delle decime veniva decisa secondo il ciclo dei sette anni del calendario ebraico. Ogni anno una prima decima andava interamente alla tribù dei Leviti, e sulla parte rimanente di prodotto veniva applicata un'ulteriore decima che veniva differenziata a seconda dell'anno: nel terzo e sesto anno del ciclo essa veniva donata ai poveri; nel primo, secondo, quarto e quinto invece restava al produttore che, però, la doveva consumare personalmente a Gerusalemme. Il settimo anno, in quanto anno sabbatico, i prodotti della terra non vengono raccolti (eccetto quelli delle piante spontanee, non coltivate): la terra viene fatta riposare..
L'osservanza di questa regola prevedeva, però, la definizione di una sorta di inizio d'anno fiscale per calcolare a quale anno fossero da riferire i prodotti della terra e si identifico’ come inizio di anno il momento in cui le precipitazioni terminano, generalmente cominciano ad apparire i primi frutti degli alberi grazie alle piogge dell'anno precedente, la linfa formata sale dal tronco e le piante da frutta fanno sbocciare i primi fiori. In terra d'Israele questi eventi cadevano grossomodo durante la prima quindicina del mese di Shevat  e venne fissata al 15º giorno del mese di Shevat.
Considerando che le tasse sul prodotto venivano versate a raccolto avvenuto e non a Tu BiShvat, il festeggiamento rappresentava una sorta di ringraziamento per la fecondità della terra dell'anno e un'occasione di augurarsi un raccolto migliore per l'anno successivo.
 Già da inizio Novecento, in Israele, durante la festa di Tu BiShvat si usa piantare una gran quantità di alberi. Questo gesto simbolico viene associato al desiderio del popolo di Israele di rendere nuovamente verde un paese che, in epoca biblica, era descritto come stillante latte e miele, metafora per indicare un terreno rigoglioso dove l'agricoltura poteva fiorire facilmente.
E come detto, siccome Tu-BiShvat rappresenta una data importante per i precetti riguardanti la Terra di Israele, c'è l'abitudine di mangiare tutte le sette specie di frutti della terra per le quali viene lodata la Terra d'Israele: grano, orzo (frumento o cereali in genere), uva, fico, melograno, ulivo, dattero.
Alla festività di Tu BiShvat possono essere associati alcuni significati simbolici particolarmente importanti per il popolo ebraico:  l'attaccamento per la propria terra e la gioia nel poter godere dei frutti che, grazie al volere di Dio, ne sbocciano. L'attaccamento alla terra d'Israele è un tema centrale nell'ebraismo.

Una piccola nota: l’atto del piantare un albero è tenuto in  così grande considerazione che una massima rabbinica  afferma che, se vedessimo arrivare il Messia mentre stiamo piantando un albero, dovremmo finire di piantare l’albero prima di andargli incontro; poiché persino la venuta del Messia dipenderà dalla volontà e dalla capacità dell’uomo di continuare a “piantare gli alberi”, seguendo nelle azioni concrete il sentiero tracciato dal Creatore.

I rabbini si spinsero fino a sostenere che era “proibito abitare in una città priva di verde”, poiché  la contemplazione delle bellezze della natura è essenziale per lo sviluppo spirituale degli esseri umani.

domenica 29 gennaio 2017

La memoria delle Leggi Razziali


Il Giorno della Memoria è passato anche quest’anno, ma naturalmente la “memoria” non si deve limitare ad un giorno all’anno e non si deve limitare ad alcuni fatti, dimenticandone altri, altrettanto gravi.
Il 27 gennaio è stato scelto, come tutti sanno, perché  fu il giorno in cui nel 1945 venne liberato il campo di Auschwitz.
Ma i campi di sterminio non furono l’unico grande orrore ed errore. La persecuzione contro gli ebrei non fu un affare puramente germanico, né solo nazista. Dov’era l’Italia? Dove erano e cosa facevano i nostri concittadini degli anni 30-40?
Dobbiamo infatti avere il coraggio di  ricordare che l’Italia si macchio’ di un grande orrore. Nel 1938 (l’anno in cui, a novembre, in Berlino si assisteva alla Notte dei Cristalli, uno dei rastrellamenti piu terribili del periodo), veniva approvato il  DECRETO-LEGGE 17 novembre 1938-XVII, n.1728 ossia un decreto a “difesa della razza”  che prevedeva e riporto il capo II  

"Degli appartenenti alla razza ebraica
  • Art. 8. Agli effetti di legge:
    a) è di razza ebraica colui che è nato da genitori entrambi di razza ebraica, anche se appartenga a religione diversa da quella ebraica; 
    b) è considerato di razza ebraica colui che è nato da genitori di cui uno di razza ebraica e l'altro di nazionalità straniera;
    c) è considerato di razza ebraica colui che è nato da madre di razza ebraica qualora sia ignoto il padre;
    d) è considerato di razza ebraica colui che, pur essendo nato da genitori di nazionalità italiana, di cui uno solo di razza ebraica, appartenga alla religione ebraica, o sia, comunque, iscritto ad una comunità israelitica, ovvero abbia fatto, in qualsiasi altro modo, manifestazioni di ebraismo. Non è considerato di razza ebraica colui che è nato da genitori di nazionalità italiana, di cui uno solo di razza ebraica, che, alla data del 1í ottobre 1938-XVI, apparteneva a religioni diversa da quella ebraica.
  • Art. 9. L'appartenenza alla razza ebraica deve essere denunziata ed annotata nei registri dello stato civile e della popolazione. Tutti gli estratti dei predetti registri ed i certificati relativi, che riguardano appartenenti alla razza ebraica, devono fare espressa menzione di tale annotazione.Uguale menzione deve farsi negli atti relativi a concessione o autorizzazioni della pubblica autorità. I contravventori alle disposizioni del presente articolo sono puniti con l'ammenda fino a lire duemila.
  • Art. 10. I cittadini italiani di razza ebraica non possono: 
    a) prestare servizio militare in pace e in guerra;
    b) esercitare l'ufficio di tutore o curatore di minori o di incapaci non appartenenti alla razza ebraica
    c) essere proprietari o gestori, a qualsiasi titolo, di aziende dichiarate interessanti la difesa della Nazione, ai sensi e con le norme dell'art. 1 R. decreto-legge 18 novembre 1929-VIII, n. 2488, e di aziende di qualunque natura che impieghino cento o più persone, nè avere di dette aziende la direzione nè assumervi comunque, l'ufficio di amministrazione o di sindaco;
    d) essere proprietari di terreni che, in complesso, abbiano un estimo superiore a lire cinquemila;
    e) essere proprietari di fabbricati urbani che, in complesso, abbiano un imponibile superiore a lire ventimila. Per i fabbricati per i quali non esista l'imponibile, esso sarà stabilito sulla base degli accertamenti eseguiti ai fini dell'applicazione dell'imposta straordinaria sulla proprietà immobiliare di cui al R. decreto-legge 5 ottobre 1936-XIV, n. 1743. Con decreto Reale, su proposta del Ministro per le finanze, di concerto coi Ministri per l'interno, per la grazia e giustizia, per le corporazioni e per gli scambi e valute, saranno emanate le norme per l'attuazione delle disposizioni di cui alle lettere c), d), e).
  • Art. 11. Il genitore di razza ebraica può essere privato della patria potestà sui figli che appartengono a religione diversa da quella ebraica, qualora risulti che egli impartisca ad essi una educazione non corrispondente ai loro principi religiosi o ai fini nazionali.
  • Art. 12. Gli appartenenti alla razza ebraica non possono avere alle proprie dipendenze, in qualità di domestici, cittadini italiani di razza ariana. I trasgressori sono puniti con l'ammenda da lire mille a lire cinquemila.
  • Art. 13. Non possono avere alle proprie dipendenze persone appartenenti alla razza ebraica: 
    a) le Amministrazioni civili e militari dello Stato;
    b) il Partito Nazionale Fascista e le organizzazioni che ne dipendono o che ne sono controllate;
    c) le Amministrazioni delle Provincie, dei Comuni, delle Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza e degli Enti, Istituti ed Aziende, comprese quelle dei trasporti in gestione diretta, amministrate o mantenute col concorso delle Provincie, dei Comuni, delle Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza o dei loro Consorzi;
    d) le Amministrazioni delle aziende municipalizzate;
    e) le Amministrazioni degli Enti parastatali, comunque costituiti e denominati, delle Opere nazionali, delle Associazioni sindacali ed Enti collaterali e, in genere, di tutti gli Enti ed Istituti di diritto pubblico, anche con ordinamento autonomo, sottoposti a vigilanza o a tutela dello Stato, o al cui mantenimento lo Stato concorra con contributi di carattere continuativo;
    f) le Amministrazioni delle aziende annesse o direttamente dipendenti dagli Enti di cui alla precedente lettera e) o che attingono ad essi, in modo prevalente, i mezzi necessari per il raggiungimento dei propri fini, nonché delle società, il cui capitale sia costituito, almeno per metà del suo importo, con la partecipazione dello Stato;
    g) le Amministrazioni delle banche di interesse nazionale;
    h) le Amministrazioni delle imprese private di assicurazione.
    "                                                                                                                                                                                                            Ma non solo, è di quegli anni anche il Manifesto della razza. Il ministro segretario del partito fascista ricevette un gruppo di studiosi fascisti, docenti nelle università italiane, che avevano, sotto l'egida del Ministero della Cultura Popolare, redatto o aderito, alle proposizioni che fissano le basi del razzismo fascista.                                                                                                                     
                                                                                qui trovate il manifesto  http://www.storiaxxisecolo.it/fascismo/fascismorazz1.htm  in cui si diceGli ebrei non appartengono alla razza italiana. Dei semiti che nel corso dei secoli sono approdati sul sacro suolo della nostra Patria nulla in generale è rimasto. Gli ebrei rappresentano l'unica popolazione che non si è mai assimilata in Italia perché essa è costituita da elementi razziali non europei, diversi in modo assoluto dagli elementi che hanno dato origine agli Italiani”
Quindi, nei nostri giorni o momenti di "memoria", non pensiamo solo ai campi nazisti o agli eccidi delle SS, l’Italia non ha fatto di meglio , alcuni italiani sì, hanno visto il giusto e lo hanno fatto, ma la nazione emanò delle leggi atroci e ingiuste. Avvalorate da studiosi che dovrebbero vergognarsi delle affermazioni fatte nei loro studi “scientifici”


Questa che segue è la lettera, toccante e profonda di Emilio Foà, cittadino italiano ed ebreo, di Torino, lettera che egli indirizzò ai propri figli Giorgio e Franco.
Su gentile concessione della nipote, che ringrazio ancora, voglio farvela leggere a ricordo di chi in allora subì sulla propria pelle la vergogna italiana 
Fino al 1938 tutta la famiglia dei Foà continuò a vivere come una famiglia assolutamente normale, com'era, d'altronde
 “Vi lascio, miei figli, un nome onorato, sappiate conservarlo anche se qualche circostanza difficile si presentasse nella vostra vita.
Dovete amare e rispettare vostra madre. Essa ha condiviso con me gioie e dolori. Essa vi ha circondato di tutta la sua tenerezza, di tutto il suo amore , ha trepidato e sofferto per voi. Essa dovra' stare sempre al centro del vostro cuore con colei che sara' la compagna della vostra esistenza e la madre dei vostri figli.
Io non conoscero' questa vostra compagna, ma le direte un giorno che l' ho benedetta, chiunque essa sia, ma purche' porti a voi le stesse virtu' che ha portato a me vostra madre.
Giorgio, ora m' indirizzo a te. Tu sei il primogenito. Sarai presto un uomo. Spero di vivere fino al giorno in cui potro' avere la certezza che sarai un uomo. Sei nato nella nostra casa, raggio di luce per i nostri cuori, ed abbiamo marciato tanto insieme. Avrei voluto esserti piu' a fianco nei tuoi studi, ma dovevamo tutti e due lavorare.
Ho assoluta fede in te e nel tuo carattere. La tua coscienza e' diritta. Sarai medico. Conoscerai molte miserie. E dovrai essere umano piu' che umano. L' umanita' del medico vale la sua sapienza: una parola, un tratto di bonta' ti conquisteranno i cuori.
Ti farai onore come se lo fara' Franco, perche' Dio vi ha dato l' intelligenza. Ma bisogna lavorare, lavorare, lavorare. E un giorno conoscerai quale profonda dolcezza da il lavoro degli uomini. Ti abbraccio Dottor Giorgio Foa' con infinita commozione.
Affido anche a te Franco. Amalo e proteggilo. Io lo lascero' a mezza strada, e tu non sai quanto questo pensiero mi tormenti. Egli e' buono, egli e' generoso. Sara' il tuo compagno piu' sicuro, sara' l' uomo che non ti tradira' mai, come tu non tradirai mai lui. Dovete fare molto cammino insieme; fatelo fraternamente, con l' esempio costante dell' affetto che ha unito me e lo zio Arturo. Io voglio morire con la certezza che sarete sempre uniti anche voi due cosi.
Franco, piccolo Franco ..per quante mattine ti diro' : presto che e' tardi, quando ti accompagno alla tua scuola elementare, e diamo il saluto alla mamma prima di uscire di casa e filiamo via per la strada che da quattro anni facciamo insieme, nel sole e nella pioggia, io felice di averti vicino, tu col pensiero , forse , ai soldatini.
Franco, tu amerai Giorgio. Egli e' il tuo fratello maggiore . Che tu sia sempre a lui legato. Dio ti accompagnera' . Prenderai anche tu la laurea, ti farai la tua posizione. Quale? Quella che l' uomo molte volte puo' avere se vuole. Ma bisogna dare tutta la nostra volonta', bisogna che ogni giorno tu possa dire: ho speso bene la mia giornata. Ti vedo in un futuro lontano ed ho l' amara infinita tristezza di non poterti vedere che cosi, ultimo piccolo figlio mio che mi sorridi e mi baci la mano se un gesto impulsivo ti sfugge, piccolo figlio che ti ho avvolto di tutta la mia protezione perche' eri la piu' fragile vita della nostra casa.
Che cosa farai ? Quale, fra le tante strade tu prenderai? Dio, fa che io possa condurti almeno alla soglia di quella che segnera' il corso della tua esistenza !
E' questa la piu' fervida preghiera che alzo a Dio in cui ho sempre fermamente creduto; nel nome del quale moriro'.
Vi abbraccio, figli miei, con impeto d' amore. E voi amatevi sempre per la memoria di vostro padre.
Papa' Torino, 21 gennaio 1937

Nel 1938, come detto,  vennero emanate le leggi razziali.  Emilio, nel '39 viene  licenziato e, nonostante i suoi sforzi per trovare un altro lavoro, tutti gli voltarono le spalle. Vista la situazione, il 4 maggio del 1939 Emilio Foà  si suicido'. Venne trovato dal figlio Giorgio, allora 18enne,  nel suo studio . Si era sparato in testa.


Aveva infatti un’assicurazione sulla vita e morire era l’unico modo per dar modo alla famiglia di avere un po’ di denaro per continuare a vivere. Scrisse esattamente 'Salvo così la mia famiglia' e poi se ne andò.

giovedì 26 gennaio 2017

27 gennaio, il ricordo della Shoà: onorare i morti difendendo i diritti di chi è vivo




Nel 1961 il grande compositore russo Šostakovič scrisse la Sinfonia n. 13 in si bemolle minore (Op. 113, Babij Jar) in memoria degli ebrei trucidati a Babij Jar appunto (“il burrone della nonna”, 33 mila ebrei trucidati in due soli giorni).
Subito il governo sovietico, con cui già il compositore aveva dei “problemi”, lo riprese facendo notare che durante la guerra morirono anche molti russi non ebrei.  La risposta di Šostakovič fu “è vero, è certamente  vero, ma io ho scritto quest’opera per ricordare gli ebrei”
Perché riporto questo piccolo aneddoto?
Perché ad ogni giorno della Memoria, sento da piu’ parti frasi del tipo “ci sono stati anche altri eccidi nella storia, perché ricordare solo il genocidio ebraico?”
E la risposta è come quella del compositore russo: certamente ci sono stati altri eccidi, ma oggi, il 27 gennaio, si ricorda la Shoà, la catastrofe del popolo ebraico e di altri gruppi di persone invise al nazismo (omosessuali, zingari, dissidenti politici, testimoni di Geova). Se vogliamo istituire la giornata della Memoria anche per altri popoli ben venga, certamente dobbiamo ricordare i drammi di ogni popolo, ma il 27 gennaio è la memoria della Shoà, di quel preciso fatto storico, non di altri.
 Il Giorno della Memoria cade il 27 gennaio di ogni anno, da quando è stato designato dalla risoluzione 60/7 dell'Assemblea delle Nazioni Unite del 1º novembre 2005, durante la 42ª riunione plenaria. 
Si è scelto il 27 gennaio poiché proprio in quel giorno, nel 1945, le truppe dell’Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschiwitz.

La macchina nazista mise in piede un portentoso piano di guerra:  la Shoà ha un elemento unico all’interno delle chiaramente tristi e denigrabili stragi di altri popoli, ed è la predeterminazione a tavolino della eliminazione di un popolo, il freddo calcolare e pianificare la distruzione dell’intero popolo ebraico. I nazisti non limitarono l’uccisione di ebrei a quelli tra costoro che avevano nazionalità tedesca o che facessero parte di un partito opposto a quello nazista., né limitarono l’uccisione a coloro che fossero di religione ebraica. Infatti per godere del triste privilegio di essere perseguitati e deportati bastava avere un nonno ebreo.  Molte persone furono deportate nei ghetti e poi nei campi senza che neppure fossero a conoscenza di avere un quarto di sangue ebraico..(evidentemente erano persone contaminate nella loro purezza e pertanto da …eliminare comunque)

La Shoà fu organizzata e portata a termine dal nazismo (ma non solo!)  mediante un complesso apparato amministrativo, economico e militare che coinvolse gran parte delle strutture di potere burocratiche del regime, con uno sviluppo progressivo, iniziò nel 1933   la segregazione degli ebrei tedeschi, e proseguì, sempre piu’ dura e violenta (ricordiamo la Notte dei Cristalli a Berlino..)  estendendosi a tutta l'Europa occupata dai nazisti e culminò con il programma denominato “soluzione finale”, cioè l’eliminazione fisica tramite camere a gas.
Fa tremare i polsi anche solo scriverne…è talmente agghiacciante che pare impossibile. Ma è, è stato.
L'annientamento degli ebrei in questa follia portata avanti sistematicamente dal nazismo non trova nella storia altri esempi a cui possa essere paragonato e per le sue dimensioni e per le caratteristiche organizzative e tecniche dispiegate dal nazismo.
Prendiamo il genocidio dei pellerossa, dei nativi americani. Certamente morirono milioni di persone e certamente abbiamo il dovere morale di ricordarle, ma la loro uccisione non venne deliberata a tavolino come finalità principale di un certo tipo di politica, i nativi americani morirono a causa dei colonizzatori, ma come conseguenza di guerre di conquista, perdita del loro ambiente, cambio dello stile di vita e soprattutto malattie, non per proposito deliberato, per programma deliberato di eliminazione.
Ecco pertanto la unicità della Shoà, la triste unicità.

La Shoà non è tuttavia responsabilità unica del nazismo, poiché in quasi ogni nazione europea vi furono collaborazionisti.
Vedasi a Parigi il grande rastrellamento del velodromo di inverno avvenuta nel luglio 1942 ad opera della  polizia francese che imprigionò in due soli giorni oltre 13.000 ebrei parigini (per poi farli deportare nei lager). Molte altre nazioni si mostrarono quanto mai solerti nel rastrellare e spesso massacrare i loro cittadini ebrei, anzi..ebrei non piu’ cittadini (Ucraina, Romania e via dicendo)
Ma anche in Italia la situazione fu terribile: le leggi razziali italiane del 1938 impietosamente distinguevano tra cittadini di serie A e cittadini di serie B, cui vennero tolti diritti civili e politici. Seguirono dal 1943 in poi i rastrellamenti di italiani ebrei.  Cosa fecero gli italiani non ebrei? Guardarono..accettarono (non tutti, ma molti, moltissimi).
Gli Usa, la GB la Russia, il Vaticano, chiusero gli occhi. 
Voltarsi di fronte ad un crimini rende complici di quel crimine.

Ma oggi raggiungiamo oggi vette di assoluta degenerazione storica: le stesse persone che onorano la memoria dei 6 milioni di ebrei sterminati, che domani saranno commossi e pronti a battersi il petto dicendo “mai piu’”, accusano al contempo  gli ebrei vivi di genocidio..e solitamente non sono ben viste le bandiere israeliane in queste commemorazioni dove al contrario spesso sbucano fuori bandiere inneggianti alla libertà della Palestina.

Premesso che il giorno della memoria non ha nulla a che vedere con le rivendicazioni –giuste o sbagliate che siano- di militanti pro Palestina, basta fare un rapido conteggio dei palestinesi oggi presenti al mondo per capire che non è in atto nessun genocidio, se consideriamo gli arabi palestinesi che alla proclamazione dello stato di Israele scelsero di andarsene divenendo rifugiati e il numero oggi di rifugiati (figli dei figli…perché come saprete, caso unico nel genere, la qualità di rifugiato palestinese passa in eredità) vediamo che sono divenuti circa 7 milioni!
I rifugiati palestinesi aumentano e  qualcuno dice che è in atto il loro genocidio?  I pellerossa hanno subito un genocidio..infatti oggi ve sono pochi individui, gli armeni hanno subito un genocidio, infatti il loro numero è diminuito e oggi si attesta a soli 8 milioni al mondo, gli ebrei hanno subito un genocidio, infatti gli ebrei in Europa e Russia si stimavano in circa 9.500.000 nel 1933  e scesero  nel   1945 a circa 3 milioni . Dove sono finiti?  Emigrati no, se non in minima parte poiché ad un  certo momento Usa e Svizzera chiusero le frontiere, e nella Palestina del Mandato Britannico vigeva il Libro Bianco ossia non era consentita l’immigrazione da parte di ebrei, se non in numero prestabilito ed esiguo.
Chiunque paragoni le guerre di difesa dello Stato di Israele a un genocidio contro la popolazione palestinese sta mistificando alla grande la verità storica e politica.

Qualcuno, lo scorso anno aveva addirittura “inventato” il “Giorno della memoria antisionista”  con una antistoricità unica nel genere.

Dovremmo ricordare e commemorare i morti della Shoà  denunciando lo Stato sionista, cioè Israele?
La logica inizia a sbriciolarsi sotto il peso dell’ignoranza, ignoranza storica e ideologica.  Il sionismo paragonato al nazismo?  Solo chi non conosce né l’uno né l’altro puo’ arrivare a tale assurdità.  Il nazismo è una ideologia che intende(va) imporre un nuovo ordine ad una Nazione (avendo tra l’altro anche manie di espansionismo) basato su totalitarismo, xenofobia e razzismo. Teorizzava e auspicava una “razza nuova”, pura, nordica, superiore. Gli altri da eliminare
Nulla di tutto cio’ appartiene al sionismo, che è invece ideologia di aspirazione ad una propria terra, alla ricostituzione di una propria Nazione, non ha elementi xenofobi, razzisti né totalitari.
Lascio alle parole di Martin Luther King la spiegazione di “sionismo”. Il pastore americano scrisse una “lettera ad un amico antisionista” affrontando proprio questo tema.
Estratto da “Letter to an Anti-Zionist Friend”, di Martin Luther King   

“(…) Tu dichiari, amico mio, che tu non odii affatto gli Ebrei, che tu sei solamente anti-sionista. Per questo dico che la verità risiede sulla cima della montagna, e che i suoi echi risuonano nelle verdi vallate della terra di Dio. Quando le persone criticano il sionismo, esse pensano agli Ebrei, e questa è  la verità di Dio.
L’antisemitismo, l’odio nei confronti del popolo ebraico, è stata e rimane una macchia sull’anima dell’umanità. Siamo pienamente convinti su  questo punto. E, di conseguenza, sappiamo anche questo: anti-sionismo significa intrinsecamente anti-semitismo, e sarà sempre così.
Perché? Per il semplice motivo che il sionismo è niente meno che il sogno e l’ideale del popolo ebraico di tornare a vivere in pace nella propria terra. Il Popolo ebraico, ce lo dicono le Scritture, un tempo ha potuto vivere unito in Israele. Gli ebrei sono stati espulsi dai tiranni romani, quegli stessi Romani che hanno crudelmente ucciso Nostro Signore. Condizionati dal pensiero della loro patria, ossessionati dal ricordo della loro nazione in cenere, il popolo ebraico è stato costretto a vagare in tutto il mondo. Ancora una volta, un’ennesima volta, il popolo ebraico è caduto nelle mani di un tiranno che lo ha sottomesso.
Il Popolo Nero conosce, amico mio,  che cosa significhi soffrire i tormenti della tirannia sotto un giogo a lui imposto. I nostri fratelli in Africa hanno pregato, invocato, chiesto, preteso il riconoscimento e la realizzazione del proprio diritto naturale a vivere in pace per diritto naturale nel proprio paese. Per chi anela a conquistare questo diritto inalienabile di tutta l’umanità, dovrebbe essere facile comprendere e sostenere il diritto del popolo ebraico a vivere sulla terra dell’antica Israele. Tutti gli uomini di buona volontà, dovrebbero esultare al compimento della promessa fatta da Dio per il suo popolo, che possa vivere nella gioia sulla sua terra “ricostruita” da loro e prima rubata.

Questo è il sionismo, niente di più, niente di meno.

Se ritieni che il Popolo ebraico meriti di avere uno Stato indipendente, allora sei un sionista. E’ così facile.
Sionismo non è una parolaccia. Si tratta di un credo che rafforza il diritto legittimo del popolo ebraico al’auto-determinazione.
Non devi essere un Ebreo per essere un sionista, allo stesso modo non è necessario essere una donna per essere una femminista, o una persona di colore per credere nella parità di diritti dei Neri.
Essere un sionista non significa ritenere che Israele sia perfetto o non faccia errori. E’ possibile sostenere l’aspirazione nazionale palestinese, e ancora essere un sionista 
 Come sionista è possibile essere in disaccordo con le politiche d’Israele, criticare apertamente il suo governo E’ possibile intervenire per sollecitare i governanti israeliani a modificare il loro operato, fino a rimostrare nei loro confronti.[ Accade ogni giorno, perché Israele democraticamente permette a ognuno di esprimere la propria opinione e non impicca i dissidenti alle gru, nota mia]
Ma non si può togliere il diritto ad Israele di esistere come Stato sovrano per il popolo ebraico.

E che cos’è l’anti-sionismo?

E’ la negazione al popolo ebraico di un diritto fondamentale, che noi reclamiamo giustamente per la gente d’Africa e che deve essere giustamente accordato a tutte le nazioni della terra. Questa è una discriminazione contro gli Ebrei, amico mio, solo perché sono ebrei. In una parola è anti-semitismo. L’antisemita coglie ogni occasione per esprimere il suo odio criminale nei confronti degli ebrei. Il tempo ha reso impopolare in Occidente proclamare apertamente il suo odio nei confronti degli ebrei. Stando così le cose, l’anti-semita deve inventare ogni volta nuove forme e nuovi preconcetti per il suo veleno.  Come dovrebbe gioire per questa nuova mascherata! Egli non odia gli ebrei, è soltanto anti-sionista. Amico mio, io non t’accuso deliberatamente di antisemitismo. So che è nel giusto chi sente come me un profondo amore per la verità e la giustizia, una repulsione per il razzismo, i pregiudizi, le discriminazioni. Ma io so che tu hai sbagliato, analogamente agli altri Stati che ritengono si possa essere anti-sionista, pur rimanendo fedeli ai principi che condividiamo sinceramente di cuore entrambi, tu ed io.
Anelo nel profondo del cuore e dell’anima che comprendiate questo. Quando le persone criticano il sionismo, si sbagliano: pensano agli Ebrei.

Martin Luther King "

 Oggi, anzi domani, chi vorrà davvero ricordare e commemorare gli ebrei morti nella Shoà (e le altre categorie di persone stigmatizzate) ha solo due cose da fare:
1.     1) stare oggi a fianco di Israele, a fianco di quegli ebrei vivi che giustamente desiderano vivere in pace nel loro Stato Nazionale.
2.   2) Condannare l’antisemitismo crescente in Europa. Mai piu’ significa questo: non accettare e non tollerare alcuna forma di antisemitismo (quindi neppure l’antisionismo). 
Onorare chi è morto si deve tradurre nel difendere i diritti di chi è vivo, garantire la libertà di pensiero, di religione, di parola ai figli ed eredi di quelle persone perseguitate. Non basta dire “mai piu’”.