Domani, 11 febbraio, e con vigilia questa sera si celebra Tu BiShevat anche conosciuto come Capodanno degli alberi.
Il nome della festività significa 15 del mese di Shevat, ovvero
il giorno centrale del mese di di Shevat.
E’ una festività minore durante la quale non vi è la proibizione
di lavorare, però vi sono alcuni divieti
riguardo alla manifestazione di tristezza (durante questa ricorrenza sono ad
esempio vietate le orazioni funebri).
La forma delle celebrazioni è diventata
abbastanza definita solo in epoca moderna grazie al lavoro
di Rabbi Y. Luria della città di Safad e dei suoi discepoli che nel 1600
elaborarono un “seder” simile
a quello di Pesach: e infatti si usano
mangiare i frutti che nella Torah vengono associati alla terra di Israele. frumento o cereali, orzo, uva, fichi, melograni,
olive, datteri ed anche albicocche, mandorle, pistacchi, noci, agrumi, ecc.
Viene consigliato il consumo o l'assaggio, quando possibile, di almeno 26
frutti, numero correlato al Tetragramma biblico.
Il consumo dei frutti viene intercalato dalla lettura di brani della Torah e di
commenti rabbinici.
Vediamo un po’ di storia:
la Torah racconta di come
venne distribuita la terra di Israele alle dodici tribu' di Israele, laddove alla tribù dei Leviti e dei Cohen non venne
assegnato alcun territorio dal quale ricavare sostentamento. Pertanto vennero istituite le decime con le quali le
altre tribù dovevano concorrere al sostentamento dei Leviti e dei Cohen.
La destinazione delle decime veniva decisa secondo il ciclo dei
sette anni del calendario ebraico. Ogni anno una prima decima
andava interamente alla tribù dei Leviti, e sulla parte rimanente di prodotto
veniva applicata un'ulteriore decima che veniva differenziata a seconda
dell'anno: nel terzo e sesto anno del ciclo essa veniva donata ai poveri; nel
primo, secondo, quarto e quinto invece restava al produttore che, però, la
doveva consumare personalmente a Gerusalemme. Il
settimo anno, in quanto anno sabbatico, i prodotti della terra non vengono
raccolti (eccetto quelli delle piante spontanee, non coltivate): la terra viene
fatta riposare..
L'osservanza di questa regola prevedeva, però, la definizione di
una sorta di inizio d'anno
fiscale per calcolare a quale
anno fossero da riferire i prodotti della terra e si identifico’ come inizio di anno il momento in cui le precipitazioni
terminano, generalmente cominciano ad apparire i primi frutti degli alberi
grazie alle piogge dell'anno precedente, la linfa formata sale dal tronco e le
piante da frutta fanno sbocciare i primi fiori. In terra d'Israele questi
eventi cadevano grossomodo durante la prima quindicina del mese di Shevat e venne fissata al 15º giorno del mese di
Shevat.
Considerando che le tasse sul prodotto venivano versate a
raccolto avvenuto e non a Tu BiShvat, il festeggiamento rappresentava una sorta
di ringraziamento per la fecondità della terra dell'anno e un'occasione di
augurarsi un raccolto migliore per l'anno successivo.
Già da inizio Novecento, in Israele, durante la festa di Tu
BiShvat si usa piantare una gran quantità di alberi. Questo gesto simbolico
viene associato al desiderio del popolo di Israele di rendere nuovamente verde
un paese che, in epoca biblica, era descritto come stillante latte e miele,
metafora per indicare un terreno rigoglioso dove l'agricoltura poteva fiorire
facilmente.
E come detto, siccome Tu-BiShvat rappresenta una data
importante per i precetti riguardanti la Terra di Israele, c'è l'abitudine di
mangiare tutte le sette specie di frutti della terra per le quali viene lodata
la Terra d'Israele: grano, orzo (frumento o cereali in genere), uva, fico,
melograno, ulivo, dattero.
Alla festività di Tu BiShvat possono essere associati alcuni
significati simbolici particolarmente importanti per il popolo ebraico: l'attaccamento per la propria terra e la gioia
nel poter godere dei frutti che, grazie al volere di Dio, ne sbocciano.
L'attaccamento alla terra d'Israele è un tema centrale nell'ebraismo.
Una piccola nota: l’atto del piantare un albero è tenuto in così grande
considerazione che una massima rabbinica afferma che, se vedessimo
arrivare il Messia mentre stiamo piantando un albero, dovremmo finire di
piantare l’albero prima di andargli incontro; poiché persino la venuta del
Messia dipenderà dalla volontà e dalla capacità dell’uomo di continuare a “piantare gli alberi”, seguendo nelle
azioni concrete il sentiero tracciato dal Creatore.
I rabbini si spinsero fino a sostenere che era “proibito abitare in una città priva di verde”,
poiché la contemplazione delle bellezze della natura è essenziale
per lo sviluppo spirituale degli esseri umani.
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