mercoledì 30 dicembre 2015

Il curioso caso dei "profughi" palestinesi



Il curioso caso d Benjamin Button è un film molto particolare, dove la vita di un uomo, è al contrario, nasce vecchio per morire neonato. Curioso, davvero. Un po’ come il caso dei “rifugiati” palestinesi, dove invece di trovare fine alla condizione di rifugiato, appunto, che nel tempo deve avere un termine, abbiamo il curioso caso della loro moltiplicazione esponenziale.  Il contrario di quanto accade a tutti gli altri rifugiati.
Ma facciamo un po’ di chiarezza nella terminologia.
Il profugo:  chi è costretto ad abbandonare la propria terra, il proprio paese, la patria, in seguito a eventi bellici, a persecuzioni, oppure a cataclismi, ma è una definizione non giuridica, usata nel colloquiale diciamo.
Il migrante:  invece è colui che si sposta per ragioni di “convenienza personale” e senza l’intervento di un fattore esterno e puo’ essere regolare od irregolare :è considerato regolare se risiede in un paese con regolare permesso di soggiorno, rilasciato dall’autorità competente; è irregolare invece se è entrato in un paese evitando i controlli di frontiera, oppure se è entrato regolarmente – per esempio con un visto turistico – ma è rimasto in quel paese anche dopo la scadenza del visto, o ancora se non ha lasciato il paese di arrivo dopo l’ordine di allontanamento.
Rifugiato  è lo status giuridicamente riconosciuto di una persona che ha lasciato il proprio paese e ha trovato rifugio in un paese terzo. La sua condizione è stata definita dalla Convenzione di Ginevra (relativa allo status dei rifugiati, appunto), firmata nel 1951 e ratificata da 145 stati membri delle Nazioni Unite. L’Italia ha accolto tale definizione nella legge numero 722 del 1954

La Convenzione di Ginevra dice che il rifugiato è una persona che
«nel giustificato timore d’essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato».

Lo Status di rifugiato è una condizione “giuridica” e non “esistenziale” e quindi la  si puo’ perdere, e la si perde, ad esempio se una persona ha volontariamente riacquistato la cittadinanza persa; se ha acquistato una nuova cittadinanza e gode della protezione dello stato di cui ha acquistato la cittadinanza; se è volontariamente tornata e si è domiciliata nel paese che aveva lasciato
Il dizionario Treccani aggiunge qualcosa:
«Il rifugiato è colui che ha lasciato il proprio Paese, per il ragionevole timore di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità e appartenenza politica e ha chiesto asilo e trovato rifugio in uno Stato straniero, mentre il profugo è colui che per diverse ragioni (guerra, povertà, fame, calamità naturali, ecc.) ha lasciato il proprio Paese ma non è nelle condizioni di chiedere la protezione internazionale».
Anche se di fatto i due termini vengono spesso sovrapposti, è lo status di rifugiato l’unico sancito e definito nel diritto internazionale.

Va da se’, che non è corretto definire i palestinesi, che prima del ‘48 abitavano le terre dell’attuale Stato di Israele, come “profughi”, essi erano “rifugiati”.

In ambito internazionale esiste un Alto Commissariato delle Nazioni Unite (detto UNHCR) che ha come mandato proprio la protezione internazionale dei rifugiati 
Di tutti i rifugiati. Tranne che dei rifugiati palestinesi. No, non pensate che questi ultimi siano emarginati o dimenticati. I rifugiati palestinesi hanno invece un  organismo delle N.U tutto per loro, la UNRWAAgenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l'Occupazione”, agenzia che si occupa solo ed esclusivamente  dei rifugiati palestinesi nel Medio Oriente


Ed è bene che ogni italiano conosca questa agenzia, poiché il nostro Paese versa fior di quattrini, periodicamente, all’Unrwa: per esempio solo negli ultimi mesi il Governo italiano ha donato un generoso contributo di 2,18 milioni di euro a UNRWA per fornire assistenza alimentare ai rifugiati palestinesi a Gaza.
Si, oltre due milioni di euro… Francamente vorrei un dettaglio delle finalità  a cui questi soldi siano finiti, perché temo, molto realisticamente, che siano finiti nella mani di Hamas (del resto a Gaza i dipendenti Unrwa sono tutti e solo simpatizzati di Hamas), cioè di un gruppo di terroristi che userà quei denari non per fare scuole, ospedali, case per chi è bisognoso, ma per procurarsi armi e fornire ad ogni bambino un bel fucile (e nessun organismo internazione o Ong per la difesa dei bambini ci trova niente da dire su questo tipo di educazione, nessuna violazione dei diritti dell’infanzia, vero?  )

L’Italia è da tempo uno dei donatori più affidabili dell'Agenzia. Nel 2015, ha contribuito con 8,75 milioni di euro a favore dell'UNRWA, di cui 4 milioni di euro per i programmi e i servizi fondamentali dell’Agenzia e un milione di euro destinati all’emergenza di Yarmouk, Siria (fonte http://www.unrwaitalia.org)

Nel mondo vi sono 60 milioni di rifugiati (stima a giugno 2015 secondo l’ultimo rapporto annuale dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr). L’indagine parla di 59,5 milioni di profughi alla fine del 2014,  di cui 11 milioni siriani, 4 milioni provenienti dal Congo, 4 milioni dall’Iraq, 2,5 milioni dal Sudan e via dicendo (fonti Unhcr)
Quanti sono i rifugiati palestinesi?
La domanda è di difficile risposta: nel 1948 erano 6-700 mila, oggi sarebbero circa 6/7 milioni
Ora chiediamoci, come mai sono cosi aumentati?  Israele in questi anni ha scacciato altri 5/6, milioni di palestinesi da Israele? E se no, non dovrebbero essere diminuiti ?
In verità, dopo il 48 nessun altro palestinese venne invitato o costretto ad andarsene, (e va detto che nel ‘48 i rifugiati palestinesi non furono costretti ad andare via, ma scelsero di farlo, cosa non secondaria, su indicazione dei loro capi. Altri se ne andarono dopo la guerra del 67, qualche migliaio)
Dunque, come mai sono aumentati?  Avrebbero dovuto diminuire, infatti con il tempo  molti avrebbero dovuto prendere la cittadinanza dei paesi ospitanti oppure per via del tempo che passava venire a morire..
Ed è qui il “caso curioso" 
Sono aumentati perché lo status di rifugiato palestinese non corrisponde a quello previsto dall’Agenzia per i rifugiati UNHCR, ma  in base a quanto previsto dall’Unrwa (come detto agenzia che si occupa solo ed esclusivamente dei rifugiati palestinesi) lo status si tramanda ai figli (!!!! )  Lo status di rifugiato palestinese è davvero unica, non è piu’ una situazione giuridica, come quella degli altri 60 milioni di rifugiati, ma è una situazione esistenziale tramandabile in eredità (una castroneria giuridica!)
Infatti secondo la definizione UNRWA i rifugiati  palestinesi sonocoloro che avevano la loro residenza abituale nel periodo 1946/48 in Palestina e che persero le loro abitazioni e i mezzi di sussistenza a seguito della guerra arabo-israeliana del 19. La definizione di rifugiato dell’Unrwa si estende anche ai discendenti dei rifugiati del 1948 (www. Un.org./unrwa/refugees/ whois.html )

Se alla popolazione palestinese si applicasse la definizione di rifugiati data a tutte le altre persone rifugiate nel mondo oggi i rifugiati palestinesi sarebbero alcune migliaia. Non 7 milioni !
Perché applicare due differenti definizioni alla figura di rifugiato? Perché lo status di rifugiato palestinese è ereditario e quello di rifugiato  sudanese, ad esempio, no?

I fondi per l’Unrwa sono mediamente la metà dei fondi dell’Unhcr, ma l’Unrwa gestisce i soli rifugiati palestinesi che sono 7 milioni (grazie allo status di rifugiato ereditato da padri e nonni), contro i 60 milioni di rifugiati degli altri paesi, pertanto la percentuale dei denari dati all’Unrwa è proporzionalmente  elevatissima rispetto ai denari dati agli altri rifugiati. Perché?
 Il 65% dei fondi dati all’Unrwa copre la gestione dell’apparato della agenzia, cio’ paga gli stipendi ai dipendenti che per lo piu’ sono…palestinesi, ai quali vanno circa 12.000 dollari annui a testa.  Praticamente i fondi dell’Unrwa vanno per i 2/3 in stipendi e per un 1/3 in opere volte ad aiutare la popolazione dei rifugiati.   Ora, io non sono una economista e men che mai un’esperta gestionale, ma  se lo staff assorbe la maggior parte dei fondi,  a che serve l’agenzia, visto che di fatto non riesce ad assolvere il suo compito di utilizzare i fondi a favore della popolazione dei rifugiati? Non dovrebbe tagliare i costi della gestione interna? 

Come sopra visto la condizione di rifugiato è normalmente a tempo, il rifugiato entra in un  paese e finisce con il prenderne la cittadinanza così ponendo termine allo status di rifugiato. Compito della agenzia Onu per i rifugiati è anche e soprattutto questa: promuovere e adoperarsi per l’integrazione.
L’Unrwa invece ha sestuplicato, se non di piu’, i  rifugiati anziche diminuirli. Ha assolto il suo compito istituzionale? Chiaramente no.
E cio’ è dannosissimo, per Israele e per i palestinesi stessi. Infatti, Israele viene messo sotto accusa a causa di un numero enorme di persone che vivono nella impossibile attesa di un ritorno alle case che avevano abbandonato (una cosa è trattare il ritorno di 100.000 persone, altra, impossibile, il rientro di 6 milioni di persone!); e dal lato dei rifugiati è dannoso poiché questo  “status”implica una cultura della dipendenza, della lamentela, della rabbia senza alcuna via d’uscita.

Ed esistono,da sempre , rifugiati. Non pensate che i rifugiati siano gli unici al mondo o siano un “prodotto” tipicamente israeliano, quelli palestinesi sono solo quelli che meglio sanno piangere e lagnarsi, facendo appello alle nostre coscienze mostrando immagini di bambini feriti a ogni piè sospinto (salvo non  dirci che quei bambini li usano come scudi umani nelle guerre per esempio..)
La seconda guerra mondiale generò rifugiati.. i tedeschi abbandonarono Konisberg, la città di Kant, che divenne russa con il nome di Kaliningrad.  Avete mai sentito al Germania dichiarare guerra alla Russia per il ritorno dei bisnipoti in quelle che furono le case dei loro avi in Konisberg? 

E dei profughi ebrei, avete mai sentito parlare? la foto qui sopra, all'inizio del discorso raffigura  rifugiati ebrei yeminiti...ad esempio.
Le popolazioni ebraiche furono cacciate dai paesi in cui vivevano da sempre, paesi arabi, nel secondo dopoguerra, con una violenza inaudita. Ma l’Onu stette zitta e non venne creata nessuna agenzia per questi rifugiati. In Algeria nel 1945 abitavano 140.000 ebrei, nel 2000 nessuno. In Iraq vi erano 140.000 ebrei nel 1945, ma solo piu’ 6000 dieci anni dopo. Nel 1945 nei paesi arabi vivevano circa un milione di ebrei, nel 2000 erano poco piu’ di settemila (fonte Storia dolorosa e sottaciuta degli ebrei arabi e delle loro cacciata, 17.11.2004 il Foglio, Victor Magiar) .   Emigrati?  Si..ma non volontariamente, né con alternative…se non andavi via, eri morto.
Queste persone rifugiarono in massima parte in Israele. Prendete una cartina, guardate dove è Israele e quanto è piccolo.. 20mila kmq. In un paese di queste dimensioni assorbire qualche centinaia di migliaia di persone non è facile. Eppure  poco tempo dopo, nessuno dei rifugiati ebrei era piu’ tale. Erano israeliani, avevano casa, lavoro…
Ricordiamo anche le immigrazioni di ebrei libici in Italia, dopo il 1967; quanti di questi sono oggi “rifugiati” bisognosi di assistenza? Quanti di loro lo furono?  Vennero in Italia senza nulla, tutto perso in Libia, riparano da parenti o amici se ne avevano..ma soprattutto erano desiderosi di fare, di avere casa e lavoro, di vivere una vita normale. Integrazione senza problemi.
Il segreto è smetterla di piangersi addosso, rimboccarsi le maniche e lavorare. Cosa cui il rifugiato palestinese non è abitato a fare. E perché dovrebbe, del resto?
Nessuno dei rifugiati palestinesi ha interesse a smettere lo status, queste persone hanno trovato una situazione che gli garantisce cibo, educazione, casa (continuiamo a chiamarli campi profughi ma sono città!), tutto gratuito perché pagato con le sovvenzioni internazionali da tutto il mondo.


La creazione del “rifugiato palestinese”, cosi come del “popolo palestinese”, è  stata una scelta degli stati arabi, dell'Onu, delle organizzazioni palestinesi, oggi continuata addirittura dall'Autorità Palestinese nei territori che amministra: una bomba demografica pensata per impedire la “normalizzazione” dell'esistenza di Israele e dell'area circostante, insomma le premesse della pace.
E infatti la pretesa del “ritorno” dei “rifugiati” (o meglio dei loro discendenti, anche con un solo bisnonno che si pretende risiedesse in Israele) è l'ultimo e definitivo ostacolo a qualunque accordo di pace, anche se si superassero i problemi dei confini, dello status di Gerusalemme ecc.   Come potrebbe uno Stato di 8 milioni di abitanti assorbirne altri 6/7 milioni?  È irrealistico, assurdo, impossibile.

L’Unrwa è nata con la risoluzione 302 (IV) dell’8 dicembre 1949, rubricata “Assistance to Palestine Refugees”, assistenza ai rifugiati di Palestina.


Il programma originario, prima azione dell’ONU per i rifugiati, prevedeva l’assistenza umanitaria ai rifugiati di Palestina di tutte le comunità (par. 1 del preambolo e art. 12), riferendosi ad arabi ed ebrei che avevano perso la casa in conseguenza alla guerra arabo-israeliana del 1948.
Il testo delle risoluzioni usa una terminologia pre stato di Israele e si riferisce  a “Palestina” come all’intera area dove dovevano sorgere lo Stato ebraico e lo Stato arabo.

Successivamente, le risoluzioni sono state interpretate secondo la narrativa araba, considerando “Palestina” come lo Stato dei palestinesi.

Il programma di assistenza doveva durare 9 mesi, con scadenza nell’agosto 1949, quando si è pensato di istituire un’agenzia che risolvesse la crisi dei rifugiati aggravata dalle tensioni politiche nel Medio Oriente.
L’UNRWA, secondo il testo della risoluzione, doveva lavorare in collaborazione con le altre agenzie ONU e fungere da appoggio agli Stati del Vicino Oriente nell’esecuzione di programmi e progetti per la risoluzione del problema dei rifugiati, in vista di una progressiva diminuzione dell’assistenza internazionale, che doveva terminare il 31 dicembre 1950.

Doveva…..ma dopo il 1950, il mandato dell’UNRWA è stato periodicamente rinnovato, facendone un’agenzia de facto permanente, con obiettivi e struttura radicalmente mutati.

Dall’assistenza umanitaria ai rifugiati, l’UNRWA è diventata un’agenzia di servizi in ambito educativo, sanitario, assistenziale, finanziario, infrastrutturale e di emergenza.

A norma del diritto internazionale, è dovere dello Stato ospitante naturalizzare o provvedere alla rilocazione dei rifugiati, per il loro rapido assorbimento nelle società dove hanno trovato accoglienza.

Si deve tener presente che il diritto internazionale stabilisce che un rifugiato che diventa cittadino dello Stato che lo ospita o di un altro Stato terzo, perde automaticamente lo status di rifugiato. Non si può essere rifugiati e contemporaneamente cittadini di uno Stato qualsiasi.

Inoltre, il diritto internazionale definisce i rifugiati come persone che sono scappate dalla loro patria a causa di persecuzioni e che non possono farvi ritorno perché temono per la loro vita. Se un individuo non è stato perseguitato e può tornare in patria senza temere per la propria vita, non è da considerarsi rifugiato secondo il diritto internazionale.


Ma se pensiamo ai palestinesi che vivono in Giordania, la definizione non calza per niente: possono andare in Cisgiordania senza temere per la propria vita e non sono nemmeno scappati da persecuzioni.
E che dire dei palestinesi che vivono in Europa e sono cittadini europei: come si fa a considerarli “rifugiati”??  
Anche quelli che vivono a Gaza o in Cisgiordania non possono esser considerati rifugiati perché sono di fatto cittadini dell’Autorità Palestinese.

 Il mantenimento e il trapasso dello status di rifugiato legittima anche il “diritto al ritorno” ai luoghi e alle proprietà lasciate in seguito al conflitto. La legittimazione del “diritto al ritorno” è chiaramente solo  uno strumento politico anti-israeliano.
Del resto già nel 1947 Nasser diceva “ I profughi sono la pietra angolare della lotta degli arabi contro Israele.I profughi sono l’arma degli arabi e del nazionalismo arabo
Ecco perché non possono smettere l’abito e lo status di “rifugiato”!  hanno sovvenzioni, hanno denari, hanno case e in piu’ sono le armi del nazionalismo. 
Lo scopo dell’Unrwa doveva essere l’assorbimento dei “rifugiati palestinesi”,e quindi  con la creazione dell’Autorità Nazionale Palestinese, l’UNRWA avrebbe potuto lavorare per il rafforzamento delle strutture politiche e amministrative dell’ANP e per il graduale rimpatrio dei “rifugiati palestinesi” nei territori amministrati dall’aspirante stato nazionale palestinese.
Ma cio’ non è stato mai fatto.


L’UNRWA giustifica la propria esistenza per la perpetuazione dello status di rifugiato palestinese dovuto alle circostanze straordinarie per cui i rifugiati si sono creati. Ma cio’ è pretestuoso, l’origine storica degli allora rifugiati non ha alcun tratto che distingua i palestinesi da altri rifugiati.
Oggi non sono piu’ considerabili rifugiati. Certamente non lo possono essere i discendenti degli allora fuggitivi (e per le ragioni sopra dette… lo status di rifugiato non deve essere ereditabile! E per nessun rifugiato lo è a norma UNHCR!)  Si sono stanziati nelle aree amministrate dall’ANP o in altri Stati arabi. Se il Libano o altra nazione si rifiuta di naturalizzare i palestinesi, dovrebbe esser l’ANP ad affrontare la questione.

Sono ancora considerati rifugiati solo dall’UNRWA per ragioni politiche e perché rivendicano il diritto al ritorno.


E non esiste neppure un diritto al ritorno per la seconda e terza e quarta generazione; tale diritto puo’ essere  riconosciuto ed avere un senso semmai solo ed unicamente ai palestinesi del 48.
L’ereditarietà dello status di rifugiato è un’assurdità giuridica politica e storica.


E attenzione, come fa l’Unrwa a censire i rifugiati palestinesi?
Si affida all’Autorità Palestinese, che è affidabile per quanto riguarda la comunità palestinese nel suo complesso, ma non per quanto riguarda i rifugiati. Al momento del censimento, i funzionari dell’ANP semplicemente chiedono ai singoli individui se sono rifugiati e la dichiarazione individuale senza alcuna prova aggiuntiva è sufficiente. E questo è semplicemente ridicolo!  E nemmeno esistono liste di decessi in mano all’Unrwa …volete dirmi che nessuno dei palestinesi del 48 è ancora morto di vecchiaia?

Inoltre l’Unrwa non brilla per trasparenza né finanziaria né di attività… ricorderete il grave caso del 2004, quando un’ambulanza UNRWA venne utilizzata  per il trasporto di terroristi suicidi diretti in Israele. L’UNRWA ha ammesso l’incidente e ha esortato a rispettare la neutralità  (non ridete…è difficile ma non ridete..)  dell’organizzazione. Ma vi sono diversi altri casi di dubbia neutralità dell’Unrwa, del resto, come detto, molti, la maggior parte, dei suoi dipendenti sono palestinesi.  E sarebbero “neutrali”??

L’Unrwa gestisce pure le scuole. Cosa insegna questa illuminata agenzia Onu? Che programmi adottano per i piccoli palestinesi?
L’Unrwa adotta i programmi dei paesi in cui i “rifugiati” si trovano, a Gaza per esempio i programmi insegnato sono quelli definiti da Hamas… quindi testi apertamente anti israeliani e inneggianti all’odio verso Israele nonché  narrativa anti-israeliana che difende ed esalta i martiri suicidi .

E in ultimo, chiediamoci come reagiscono gli Stati arabi di fronte ai correligionari rifugiati palestinesi? Abbiamo visto che gli ebrei costretti a fuggire dai paesi arabi sono stati accolti in Israele e qui hanno trovato patria. E i palestinesi andati via dalle loro case nel 48?
I paesi arabi che li ospitano non hanno mai concesso loro diritti civili e cittadinanza.
 L’Egitto,che governava su Gaza sino al 1967, non ha mai concesso  la cittadinanza ai palestinesi di Gaza
In Libano, secondo la costituzione, un rifugiato palestinese non riceverà mai la cittadinanza, la legge libanese concede loro di poter praticare in modo legale solo una decina di professioni, solo quelle, mentre tutte le altre sono vietate. Il governo libanese proibisce ai rifugiati l’uso di materiali per l’ edilizia, per evitare che costruiscano case vere e proprie, anche se vivono in quartieri abitati in maggioranza da loro.. È da notare che ovunque, i campi dei rifugiati sono stati costruiti di fatto vicino alle città, per poterne utilizzare la forza lavoro con salari bassissimi.

  Qui  mi chiedevo se davvero la causa della violenza in Mo era Israele, ora invece mi chiedo : ma siete sicuri che il problema palestinese derivi da Israele? ed esiste davvero un "problema palestinese" o questo è creato a tavolino solo in pura finalità anti-isreliana?  E soprattutto, siete sicuri di non essere letteralmente presi per i fondelli dai bisnipoti di qualcuno che un giorno decise di lasciare casa a causa di una guerra scatenata, tra l’altro,  proprio dagli arabi?
Dalle mie parti si dice che non si puo’ avere la botte piena e la moglie ubriaca, ma i palestinesi ci sono, ruffianamente, riusciti.


giovedì 24 dicembre 2015

E' un buon Natale per tutti i cristiani?


E questo è l'albero da Betlemme, nel 2014.
Auguri a tutti, domani è Natale, auguri anche –soprattutto- ai cristiani che vivono in paesi musulmani, in Africa, nel Medioriente o nel sud est asiatico...cristiani che spesso, sempre piu’ spesso, vivono di soprusi e persecuzione.
Salvo eccezioni di pochi coraggiosi pronti a difenderli, come accaduto in Kenia qualche giorno fa  ( http://www.lastampa.it/2015/12/22/esteri/kenya-musulmani-fanno-da-scudo-ai-cristiani-sul-bus-4YjNh5Of2sM8703UTFhBOK/pagina.html), oggi, essere cristiani nei paesi arabi è difficile.
Sono consapevole della triste e scellerata storia cristiana, fatta di inquisizione, crociate, torture, roghi e persecuzioni contro eretici, ebrei, non cristiani. E certamente non mi trovano d'accordo. Anzi sono da sempre molto molto critica nei confronti "dell'ala combattente" del Cristianesimo. Ma cio' non giustifica quello che oggi troppo spesso vediamo (o peggio ancora non ci viene fatto vedere) accadere ai cristiani che vivono nei paesi islamici.
Le mie parole non sono e non vogliono essere istigazione all'odio verso altre fedi o verso altre culture, questo lo voglio chiarire sin da subito.
Un Trump che tuona contro gli islamici è un eccesso (forse a scopo prettamente politico visto l’approssimarsi della fine del mandato Obama),  ma tra gli strali di Trump e la passiva accettazione di ogni cosa da parte dei governi europei… mi chiedo se non si possa trovare una via di mezzo, che non sia odio ma che sia tuttavia consapevolezza della propria identità e difesa della stessa,  e  motivazione per trovare delle soluzioni, soluzioni che non sono levare i presepi da scuola o mettere la kefiah a San Giuseppe o dare nuovi natali al bambinello Gesù o mettere moschee e iman nei presepi.
Perché, signori, Gesu’ era ebreo, ebreo di Palestina, a significare che 2000 anni fa gli ebrei vivevano tranquillamente in luoghi come Betlemme o Nazareth (oggi la sacra famiglia sarebbe presa a sassate..rifletteteci!)
 Che Abu Mazen se ne faccia una ragione, non era arabo, non era islamico, ma ebreo.
E la fonte, visto che ormai si deve citare la fonte anche per cose piu’ banali, è il Vangelo stesso  , LC 3-23-28: 23 Gesù, quando cominciò a insegnare, aveva circa trent'anni ed era figlio, come si credeva, di Giuseppe, di Eli, 24 di Mattàt, di Levi, di Melchi, di Iannài, di Giuseppe, 25 di Mattatìa, di Amos, di Naum, di Esli, di Naggai, 26 di Maat, di Mattatìa, di Semèin, di Iosec, di Ioda, 27 di Ioanan, di Resa, di Zorobabele, di Salatiel, di Neri, 28 di Melchi, di Addi, di Cosam, di Elmadàm, di Er, 29 di Gesù, di Eliezer, di Iorim, di Mattàt, di Levi, 30 di Simeone, di Giuda, di Giuseppe, di Ionam, di Eliachim, 31 di Melea, di Menna, di Mattata, di Natan, di Davide, 32 di Iesse, di Iobed, di Boos, di Sala, di Naàsson, 33 di Aminadàb, di Admin, di Arni, di Esrom, di Fares, di Giuda, 34 di Giacobbe, d'Isacco, d'Abraamo, di Tara, di Nacor, 35 di Seruc, di Ragau, di Falec, di Eber, di Sala, 36 di Cainam, di Arfàcsad, di Sem, di Noè, di Lamec, 37 di Matusala, di Enoc, di Iaret, di Maleleel, di Cainam, 38 di Enos, di Set, di Adamo, di Dio.
E’ comunque bene rimarcare questi natali per evitare di trovarci al prossimo presepe con un Gesu  figlio di Maometto (in barba a ogni logica storico temporale poichè come tutti sanno o dovrebbero sapere Maometto e l’Islam sono di sei secoli posteriori a Gesu)

Oggi, come accennato sopra, i cristiani sono in grande difficoltà in molti paesi arabi islamici, e la questione piu’ grave è l’immobilità dell’Occidente, la sua indifferenza… che parte, mi si perdoni, proprio dal Santo Padre
Solo a Gennaio 2015,dopo l’attentato a Charlie Hebdo, il Papa che pure parlava di prendere a pugni chi ci offendesse, poi diceva “il miglior modo per rispondere è la mitezza. Essere mite, umile come il pane, senza fare aggressione
Tuttavia, noto come difendersi non sia “fare aggressione”.. ma le parole del Papa sono suonate come un porgere l’altra guancia per i cristiani  interra musulmana
Ed allora fu il rabbino Laras ad esprimere  perplessità su tale atteggiamento. Infatti sul Corriere della Sera del 13 gennaio metteva in guardia dalla “fallimentare strategia di credere di poter facilitare una pace culturale e religiosa con l’islam politico” cominciando con il lasciar soli ebrei e Israele  per proseguire con l’abbandonare i cristiani

 "È una strategia fallimentare che i cristiani arabi provarono con il panarabismo e l’antisionismo. Gli esiti sono ben noti. Dopo che quasi tutti i Paesi islamici si sono sbarazzati dei 'loro' ebrei, si sono concentrati con violenze e massacri sulle ben nutrite minoranze cristiane. È una storia che si ripropone e che va dal genocidio armeno (un secolo fa) ai cristiani copti di Egitto, ai cristiani etiopi e nigeriani, sino a Mosul. E molti Paesi europei, un’intera classe di intellettuali e molti cristiani di Occidente hanno le mani grondanti del sangue dei cristiani di Oriente, dato che sono stati disposti a sacrificarli sugli altari del pacifismo, dell’opportunità politica, di un malinteso concetto di tolleranza, della cultura benpensante e radical chic, della buona coscienza".


Alla radice di questa abdicazione il rabbino Laras vede l'eclissi del giudeocristianesimo:
"La crisi che viviamo non è economica e demografica soltanto: è una crisi culturale e valoriale, legata alla crisi del cristianesimo e, in un certo senso, della conoscenza della Bibbia, il cardine dell’intera nostra cultura. Aveva ragione Carlo Maria Martini a dire che la Bibbia è il libro del futuro dell’Europa e dell’Occidente, ma non è stato ascoltato. Aveva ragione Benedetto XVI nella ben nota conferenza di Ratisbona, ma fu vittima del discredito mediatico e culturale. Il riportare la Bibbia a fondamento della cultura e dell’etica è un impegno religioso possibile, dalla fecondità straordinaria, condivisibile tra ebrei e cristiani".


E su questa scia, ecco il rapimento delle 276 ragazze cristiane un anno e mezzo fa da parte di Boko Haram (sapete che significa il loro nome? “L’occidente è impuro” o “l’istruzione occidentale è impura”)  ad oggi sparite (vendute o uccise) mentre in Nigeria i cristiani devo rapportarsi con questo orrore http://www.corriere.it/inchieste/i-cristiani-nigeriani-nell-inferno-boko-haram/4777bf46-a048-11e2-b85a-0540f7c490c5.shtml


 E intanto,  da ultimo il sultano Hassanal Bolkiah ha infatti messo al bando la celebrazione della nascita di Gesù, pena la reclusione per cinque anni, per "non turbare la fede dei musulmani." Sarà vietato, tra l'altro, indossare cappelli da Babbo Natale e inviare biglietti d'auguri.
Ma ancor piu’ di simili iniziative dovrebbero destare non apprensione ma allarme le migliaia di uccisioni di cristiani che avvengono ogni anno.
“In media ogni mese 322 cristiani vengono uccisi nel mondo a causa della loro fede, 214 fra chiese ed edifici di proprietà di cristiani sono distrutti o danneggiati e 722 sono gli atti di violenza perpetrati nei loro confronti. Le statistiche sono di opendoorsusa.org un’organizzazione non profit evangelica che assiste cristiani perseguitati di tutte le confessioni (cattolici, protestanti, ortodossi) in più di sessanta Paesi”(  http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/15_aprile_04/ogni-mese-322-cristiani-uccisi-piu-perseguitati-un-mondo-intollerante-27958556-da92-11e4-8d86-255e683820d9.shtml )

Numerosi anche i cristiani presenti nei Territori palestinesi, almeno fino a qualche anno fa.. A Betlemme i cristiani negli anni 50 erano i tre quarti della popolazione, nel 2015 sono un quinto, gli altri..emigrati forzatamente. 
“Quasi ogni giorno, lo ripeto, quasi ogni giorno le nostre comunità sono vessate dagli estremisti islamici in queste regioni. E se non sono gente di Hamas o della Jiahd islamica, avviene che ci si scontri con il muro di gomma dell’autorità palestinese, che fa poco o nulla per punire i responsabili, anzi ci è capitato di venire a sapere che in alcuni casi tra loro c’erano gli stessi agenti della polizia di Abu Mazen o i miliziani di Al Fatah, il suo partito, che sarebbero addetti alla nostra difesa. Ho una lista di casi di ingiustizie di vario tipo commesse ai danni dei cristiani nella regione di Betlemme tra il 2000 e il 2004” (Mons. Pizzaballa, custode di TerraSanta al Corriere della sera 4.9.2005)
Lasciamo la parola a Samir Qumsieh, cristiano ortodosso palestinese “per i cristiani è una vita di soprusi e di umiliazioni, A comandare sono i ladri di terra. I musulmani si appropriano dei nostri beni attraverso vere e proprie truffe, compiute con la complicità di funzionari legati all’autorità palestinese e alle sue milizie. A Betlemme regna l’illegalità. Prendiamo il caso del dottor Samir Asfour. Aveva eredità dal padre 9000 mq di terra vicino alla Tomba di Rachele. Ed è saltato fuori un musulmano con un documento falso che rivendicava la terra. E naturalmente il registro comunale di Betlemme gli ha dato ragione. Sono frequenti i casi di teppismo contro le chiese, da cui portano via i crocifissi…”
E  Padre Gabriel Naddaf, molto attivo in Israele nella difesa della cristianità, da tempo sottolinea e urla il dolore dei cristiani  “Il territorio del Medio Oriente è bagnato del sangue dei cristiani uccisi ogni giorno. Lo sa che all’inizio del 20° secolo i cristiani rappresentavano il 20% della popolazione del Medio Oriente? Ora sono solo il 4%. Lo sa che negli ultimi anni sono stati uccisi più di 100.000 cristiani all’anno? E perché? Non per qualche delitto commesso, ma soltanto per la fede in Cristo. Soltanto in Iraq, il 77% della popolazione cristiana è fuggita dal 2000, in aggiunta a cloro che sono stati uccisi o cacciati. In Siria vivevano circa 2 milioni di cristiani, ma oggi sono meno di 250.000. I Cristiani in questi Paesi sono trattati come cittadini di serie B e subiscono discriminazioni razziali, religiose, economiche e sociali”  (da http://www.progettodreyfus.com/nazioni-unite-padre-naddaf-israele-e-lunico-stato-che-protegge-i-cristiani )

E poche settimane fa, ancora, Padre  Naddaf ha rilasciato un'intervista alla rete televisiva GOD TV, intervistato dalla presidentessa e fondatrice di Proclaiming Justice to the Nations, Laurie Cardoza-Moore.  Padre Gabriel ha parlato delle condizioni che stanno affrontando le comunità cristiane in Medio Oriente, le loro difficoltà sotto l'Autorità Palestinese e la pericolosa persecuzione che subiscono a Gaza.
Si è anche parlato del movimento BDS e di come la propaganda antisemita cerca di boicottare e delegittimare Israele, che è l'unico paese del Medio Oriente che accoglie i cristiani e concede loro pari diritti e opportunità, motivo per cui la comunità cristiana di Israele è fiorente e in crescita. Unica in tutto il Medio Oriente

A questi perseguitati in ragione della loro fede religiosa, i piu' sentiti auguri e le scuse per un Occidente che li dimentica del tutto...

Il mio augurio di Buon Natale va soprattutto a questi cristiani, a coloro che festeggeranno nonostante le difficoltà,  a coloro che in Europa -e in Vaticano-  dimentichiamo.


lunedì 21 dicembre 2015

"La legge del piu' forte": il convegno della menzogna contro Israele


Un paio di anni fa, nella sala  Beppe Fenoglio del comune in cui abito, si svolse un convegno dal titolo "la legge del piu' forte"..tra gli organizzatori anche Pax Christi
Il concentrato di banalità, mistificazioni e bugie raggiunse un livello decisamente alto.

Andai, con tanto di foglio e penna, circondata da gente piu' o meno giovane in kefiah (che ormai è il nuovo must...come la maglietta del Che, che la si porta anche senza sapere chi mai fosse il Che..ma fa figo..fa cool si dice, no?), ma anche persone di mezza età, di estrazione certamente cattolica, imboniti dall'idea che il cattivo Israele fa tanto male ai poveri bambini di Gaza.. Oggi ho ritrovato la mia relazione e mi ha fatto sorridere, amaramente, ma sorridere perchè le cose dette due anni fa sono le medesime che si sentono oggi, il copione è sempre quello, cambiano date e nomi, ma resta una sostanziale disinformazione, e peggio, si vede una sempre maggior voglia di disinformare.

Ecco la relazione, il corsivo sono mie considerazioni, a fronte dell'assunto in stampatello detto dai relatori)  


L’evento si apre con una breve lezione di storia corredando i partecipanti di foglietto illustrativo recante immagini di mappe
Si parte dall’immagine della  Palestina tutta, in verde  (anche i colori hanno un impatto subliminale.. verde..sa di campi rigogliosi.. poi arriva Israele e tutto diventa bianco.. asettico, sappiamo che nella realtà è l’opposto, dal deserto gli ebrei fondatori hanno tratto città campi giardini)

Passiamo all’immagine della zona nel 47, i confini stabiliti dalla risoluzione Onu volti a  dare due stati e Gerusalemme sotto giurisdizione internazionale. (ma che gli arabi, loro stessi, non accettano..)
Cartina 1949-1967 vediamo la formazione dello stato Israeliano con territori e zone palestinesi, che non assurgono tuttavia a divenire “stato” .
Cio’ fino a  che lo stato ebraico con una guerra lampo, nel 1967, occupa militarmente diverse zone , tra cui anche Gerusalemme est
(nota: la c.d guerra lampo è una guerra difensiva, visto che nel 1967 Israele si vide muovere guerra da Egitto Siria e Giordania contemporaneamente.. guerra lampo volta a difendersi, a mantenere la sua esistenza di nazione.. Al termine del conflitto Israele aveva respinto i nemici, e si era esteso su  Penisola del Sinai e la Striscia di Gaza prima in capo all'Egitto, la Cisgiordania, Gerusalemme Est prima della Giordania e le alture del Golan della Siria. Rese poi molti di questi  territori, si pensi al Sinai, motivo dell’avere i territori era farne zone cuscinetto, per evitare di vedersi  arrivare il nemico direttamente in casa.
N.b Nessun accenno alla guerra del Kippur, quando Israele, nel momento  del giorno piu’ santo, viene brutalmente attaccato)

Ultima figura la “Palestina oggi” tutto bianco, occupato da Israele e qualche macchiolina verde, ad indicare posizioni di piccole parti palestinesi
La Dott.ssa Geloso, la relatrice (suppongo di gruppi tipo Pax Christi)  inizia a elencare il terribile modo di vivere dei palestinesi che "non possono frequentare amici se non tramite facebook o twitter, la famiglie sono divise, marito dalla moglie e figlio dalla madre, il tutto con toni altamente melodrammatici
Israele ha eretto un muro di 770 km divide Betlemme  e i suoi cittadini dalla loro terra, dai loro olivi e dall’acqua
(http://embassies.gov.il/rome/Documents/prima-terrorismo-o-occupazione.pdf  ecco il motivo della  barriera di separazione israeliana, dovuta ai continui terribili attacchi terroristici e non messa su per capriccio o per chissà qual forma di apartheid)
"I palestinesi attuano una resistenza pacifica"  (cito da Statuto di Hamas art.  7 “ l’ultimo giorno non verrà finchè tutti i musulmani non combatteranno contro gli ebrei e i musulmani non li uccideranno”  parole di resistenza assolutamente pacifica, inoltre si noti..la violenza è diretta contro “gli ebrei” tutti, non solo quelli israeliani. Art 13 “ Le iniziative di pace, le cosiddette soluzioni pacifiche , le conferenze  internazionali per risolvere il problema palestinese contraddicono tutte le residenze del Movimento di Resistenza Islamico”  “non c’è soluzione per il problema palestinese se non il Jihad”.. si, decisamente nonviolenti, e che dire della assolta non violenza delle varie manifestazioni in cui si bruciano le bandiere israeliane)
E qui iniziano a farci vedere un lungo video. Si inizia con il parroco di Betlemme che lamenta una popolazione sotto occupazione militare israeliana, Betlemme è sempre piu’ isolata.  I palestinesi soffrono non hanno piu’ i loro olivi le loro terre che sono sacre  ( nulla viene detto a proposito dei palestinesi cristiani che son sempre piu’ in minoranza poiché cacciati dai palestinesi musulmani  http://www.terrasanctablog.org/2012/02/07/terra-santa-i-cristiani-cacciati-perche-lonu-tace/   ricordiamo il grande autore –non troppo noto da noi- Anton Shammas, arabo palestinese e cristiano costretto a lasciare la sua terra, la Palestina, per le pressioni dei musulmani)

 Durante l’operazione "piombo fuso" a Gaza sono state bombardate scuole e uffici Onu  (Hamas sparava di li i razzi, che poi la stessa solfa si è sentita per le operazioni dell'estate del 2014..il copione non cambia) , i palestinesi non hanno assistenza  sanitaria a Gaza  (Gaza non è sotto controllo di Israele dal 2006..chiedano al loro partito politico “democraticamente eletto”-come lo definirà piu’ avanti la Geloso- Hamas, di metter su ospedali e dare assistenza no?  In Italia mica chiediamo che l’assistenza sanitaria ci venga data da San Marino!)

Riparte il video, vediamo  Suor Alicia Vacas, grande amica della dott.ssa Geloso, che  ci introduce ad altre sacre verità. Porta avanti vari progetti per lo piu’ rivolti ai bambini, come il progetto Tutti a scuola: scuola materna per i bambini beduini  destinato alle comunità Jahalin dell’area compresa tra Gerusalemme e Gerico,  (Da notare un forte messaggio subliminale, mentre la suora parla si sentono potenti suoni di spari ed esplosioni.. certo è Israele che sta bombardando qualcosa!)  
I temi sempre gli stessi, gli israeliani tolgono la terra, i palestinesi sono bisognosi, i bambini sono quelli che soffrono di piu.’ Non c’è certezza di confini, ci sono persone che si vedono, nel corso della vita, passare dalla Giordania ad Israele e viceversa (prego leggasi “I cinque libri di Isacco Blumenfeld” di Angel Wagenstein ove si racconta appunto di Isacco Jakob Blumenfeld, mite sarto della Galizia, che si ritrova a cambiare nazionalità come altri cambiano camicia. Assiste al crollo dell’Impero asburgico, scampa alla Shoah e vive l’avvento del comunismo. Nella sua esistenza passa attraverso due guerre mondiali, tre campi di concentramento e cinque patrie).
Quindi ci parla, sempre dal video, Dauoad Nassar : i coloni gli hanno mangiato la terra, e vogliono cio’ che residua, lo minacciano di notte, gli rubano financo il trattore e lui se lo ricompra. Glielo rubano sempre.. Allora lui ha piazzato due tende su una collina, le Tende delle Nazioni, anche note come Fattoria della Speranza(diciamo che Dauoad ha piu’ che altro mollato di fare l’agricoltore per fare conferenze ai turisti e alloggiarli sotto le “tende delle nazioni” dietro cospicui pagamento)

Lui è un agricoltore, "la terra è la nostra madre e la nostra madre non è in vendita"  (oggi dicono cosi, ma quando i primi esponenti del movimento sionista per il ritorno degli ebrei in YeretzIsrael, a cavallo tra l'800 e il 900, costituirono i primi insediamenti, lo fecero comprando le terre agli arabi, dagli effendi che non si fecero scrupolo di vendere la loro cara madre terra.

Dopo un primo momento in cui gli arabi videro di buon occhio questa immigrazione, che poteva portare progresso e sviluppo per tutti, la Sublime Porta Ottomana fu costretta ad introdurre il divieto assoluto di vendita delle terre agli ebrei, nel timore che questo ritorno potesse sfuggire di mano, minando l'integrità e la sovranità dell'impero.Nonostante il divieto assoluto, le vendite continuarono… Pertanto allora vendevano terre aride agli ebrei a suon di soldoni, oggi improvvisamente la terra è una madre da non vendere.. o forse -penso io-  prima era deserto, oggi è giardino e lo rivogliono)
Il  video ci mostra ora Anna, giornalista del Manifesto, unico giornale che - a detta della relatrice-  fa davvero informazione e racconta come stanno le cose;  la Geloso racconta di aver incontrato un giornalista de La Stampa e questi gli avrebbe confessato che tutta la stampa italiana scrive solo cio’ il governo israeliano vuole   (del resto come non mettere un po' di complottistica sionista nella serata!! )
La giornalista “manifestiana” ci illustra il dramma dei checkpoint.  Aperti solo in poche ore al giorno, fanno parte di un progetto sionista scellerato volto ad accerchiare con mura i villaggi palestinesi e permettere il flusso della popolazione da e per solo attraverso checkpoint (da informazioni assunte ..Israele tiene, almeno all'epoca,  aperti i checkpoint dalle 4 alle 19 continuativamente, sono 15 ore al giorno, (http://www.focusonisrael.org/2012/01/08/check-point-cisgiordania-terrorismo-palestinese/   ecco perchè ci sono i checkpoint..ed ecco cosa intendono i palestinesi per resistenza  nonviolenta.. trasporto di esplosivi.  )
 Israele è uno stato di apartheid, questo il mantra che segue, Israele discrimina i cittadini palestinesi.
(mi chiedo,  sono eletti al parlamento israeliano anche membri palestinesi musulmani.. il dritto di elettorato attivo e passivo è un segno di apartheid’ ? le università sono aperte anche a arabi musulmani, è apartheid?Dopo l’attentato alle torri gemelle, uno stato occidentale e civilissimo come l’Olanda applico’ severe regole restrittive  ai passeggeri di origine araba che facessero scalo nei suoi aereoporti..apartheid? discriminazione?  O non piuttosto controllo e sicurezza?   In alcuni stati le donne non hanno diritto di voto. E’ giusto? Certo che no, ma non vedo tante manifestazioni e tante parole contro cose del genere. In alcuni stati  alle donne vengono comminate pene molto piu’ severe che agli uomini, per lo stesso fatto.. Ma  nessuno parla di apartheid, di razzismo, di sessismo…  Ci sono paesi in cui a persone con passaporto israeliano è vietato entrare..che dire allora?  E che dire di alcuni stati arabi che vietano ingresso a chi, anche non ebreo, anche non israeliano, ha la colpa di avere sul passaporto timbro dello stato ebraico.. vogliamo parlare di discriminazione?? Qui si, lo è..e non ha come motivazione la sicurezza, è discriminazione pura e fine a se stessa, ma di cio’, non viene detto nulla)
Riprende il discorso la giornalista di prima, che ci era stata presentata come Anna, ora invece pare si chiami Marta Fortunato (!!).
Ribadisce la gravità e l’orrore del Muro fatto solo per separare palestinesi da palestinesi, volto a cacciare a far sloggiare gli arabi  (e mi dico..ma questi arabi hanno dei partiti in parlamento..che esprimano loro cio’ che devono. Inoltre nessun accenno a citta’ e luoghi , ove arabi musulmani ed ebrei sono particolarmente ben integrati “Musulmani, ebrei e cristiani vivono ancora in pace, e la popolarità di Hezbollah non sta crescendo tra gli arabi", spiega con passione lo scrittore israeliano Sami Michael, parladno di Haifa ad esempio)

Ci parla ora, dal video BassimTamimi, di NabiSaleh,  villaggio in cui ogni venerdi si manifesta – pacificamente- contro l’occupazione. Tamimi  ci informa che il sistema giudiziario israeliano sbatte in carcere senza fare processi e che non ci sono garanzie.
Lui stesso è stato arrestato insieme al figlio tredicenne (da fonti web io trovo 16enne) solo il 24 ottobre 2012  (salvo poi informarmi e scopire che   Tamimi era entrato in una colonia israeliana e  con oltre 100 manifestati aveva sobillato  e invitato al boicottaggio contro Israele e istigato al lancio di pietre. È stato condannato a inizio novembre 2012 dalla corte israeliana  a 4 mesi di prigione e 5000 NIS(1000 euro ops..ma allora i processi li fanno!  Ps. La  Detenzione amministrativa  è  un provvedimento eccezionale contro persone che pongono un rischio estremo e imminente per la sicurezza. Cioè..non propriamente un capriccio di qualche militare)
Parte un resoconto melodrammatico sulla situazione degli arresti di bambini. Vediamo nelle immagini in video, durante una manifestazione di palestinesi con pietre in mano che un uomo tira via un bimbetto e lo trascina in fuga con se..scappa, ci dicono, dalla carica dell’esercito israeliano. Ovviamente il palestinese è un eroe che salva un bambino  (mi viene da chiedere: ma quale genitore porta un bimbetto in una manifestazione dove già sa che ci saranno scontri? Solo un padre degenere, ma levate i figli a genitori cosi!)
La Geloso ci racconta di un fatto estremamente tragico. Un bimbo di soli 5 anni è stato arrestato dall’esercito. Sono entrati di notte in casa sua, con gran frastuono, hanno circondato la casa, separato immediatamente lui dai famigliari e lo hanno trascinato in carcere. Questa è una tecnica subdola (embè..sionista..ovvio..)  volta a far crollare psicologicamente. Un modo per far credere al bambino che il padre non abbia saputo proteggerlo e al padre di farlo sentire in colpa per non aver saputo difendere. (io non ho trovato traccia di alcun bimbo quinquenne arrestato setacciando il web e  chiedendo a fonti israeliane.. del resto la relatrice non ha citato alcun nome, pertanto lo ritengo inventato di sana pianta. Intanto però ho trovato casi di bravi bambinetti arrestati.. stavano giocando al lancio delle pietre e ..li hanno fermati  http://www.distantisaluti.com/larresto-del-bambino-palestinese-inventato-dai-media-italiani .  Ma ditemi: se in Italia vostro figlio di 10, 11 14 anni lanciasse pietre contro dei veicoli o contro la polizia, credete non vengano individuati e fermati e portati in stazione ? 
Il sistema giudiziario israeliano prevede Tribunale per i minori e tribunali ordinari, come in Italia e tre gradi di giudizio.  I reati connessi al terrorismo sono tutti di competenza del Tribunale Militare, che tuttavia ha delle graduazioni di pena in ordine all’età ed alla recidiva degli imputati. Le carceri hanno divisioni tra uomini donne e minori)

Tamimi ci parla di Israele, lo indica come entità che presuntuosamente si sente al di sopra dell’Onu, la Geloso in aula ci ricorda tutte le risoluzioni Onu contro Israele
Alla domanda del pubblico su cosa la Geloso pensi di Hamas questa risponde che “per quel che ne so è un partito eletto democraticamente, tutti i palestinesi lo appoggiano”
Viene chiesto se lei abbia letto lo Statuto di Hamas, risponde con voce rotta, in difficoltà,  e con ausilio di altri due soggetti “ Hamas riconosce Israele, è pronto a farlo,come stato laico però non come stato ebraico” (cosa significhi non si sa.. i paesi arabi sono stati “laici”?? Lo statuto non deve mai averlo letto, Hamas dichiara infatti che il nemico da combattere con il jahd è “l’ebreo.  La signora ignora che per UE Usa e Australia Hamas è classificato come partito paramilitare terroristico..se tutti i palestinesi lo appoggiano, allora son tutti terroristi o simpatizzanti di questo metodo. Fu eletto con elezioni democratiche, ma anche Hitler fu eletto tuttavia lo ricordiamo come uno dei piu’grandi assassini della storia. Hamas dopo le elezioni -44% contro il 41% di Al Fatha- non forma un governo con gli oppositori, ma li elimina. Vero esempio di democrazia..)
Hamas, viene fatto notare, attacca con missili. E qui la Geloso sostiene che non è vero che sia Hamas il responsabile. Le varie parti di missili vengono introdotti da viadotti con l’Egitto, basterebbe che Israele bombardasse quelli  (si magari in territorio egiziano cosi si scatena la terza guerra mondiale), e il fatto che non li bombardi – prosegue il discorso altamente illuminato della Geloso – significa solo una cosa. L’aula silente attende che venga svelata la somma verità. Ed eccola, la Geloso ci illumina, è Israele che vuole che quei missili partano!  (no ma sono belle queste conferenze...illuminati, abbiamo dunque un altro il complotto massonico giudaico.. fa ridere come la tesi di alcuni che sostengono che siano stato gli usa  tirar giu’ le Torri gemelle)
Prosegue: le autorità israeliane  favoriscono il transito dei missili, a Gaza c’è l’embargo non ci sono medicine, nemmeno la tachipirina, ma Israele favorisce l’ingresso di parti di missili  (lista merci ammesse e non ammesse a Gaza , forse anche un po' datato.. http://gisha.org/UserFiles/File/HiddenMessages/ItemsGazaStrip060510.pdf  come vedete le medicine sono ammesse..che poi non vengano distribuite ma finiscano altrove è altro par di maniche..chi gestisce le merci che giungono a Gaza? Di certo non gli israeliani)
Hamas, dice la Geloso, è la speranza per i palestinesi  ( a volte meglio vederla morire una speranza così..)
Hamas attua resistenza pacifica ( come faccia a crederci non si sa..” Ci sono mancati gli attentati suicidi. Aspettateci in caffè, autobus e stazioni. Non dormite, potremmo raggiungervi”. Questo è il contenuto dell’ultimo video messaggio delle Brigate al-Qassam, braccio militare di Hamas.  Veramente pacifico http://www.oggi.it/video/notizie/2012/11/19/hamas-annuncio-choc-ci-sono-mancati-gli-attentati-suicidi-aspettateci-sugli-autobus-e-nei-caffe/ )
Hamas, sostiene ancora la Geloso, avrebbe potuto fare piu’ passi avanti verso la pace, se quando vinse le elezioni, fosse stata maggiormente aiutata dalla Comunità internazionale (invece chissà come mai Comunità Europea e Usa pensarono di dover correre ai ripari quando seppero del lieto evento elettorale..si vede che Usa ed europa non amano la democrazia)
Poi la Geloso si supera, dice “Hamas non è compresa, non vuole la distruzione di Israele, non piu’ per lo meno”  (?? Quindi prima la voleva ora non piu’.l’oratrice .ne parla come se i capi di hamas le raccontassero i loro pensieri intimi. Se però stiamo al loro statuto non è detto questo, si incita invece al jihad contro il sionista, contro l’ebreo, contro le cricche massoniche)
Il filmato ora ci presenta uno che dice la Geloso “era un mio amico”..(ora non piu’..bho..sarà che è ebreo..)  tal Roberto Arbib, rabbino di Tel Aviv (e colui che ha ricevuto il premio per "lo sviluppo del Pluralismo Religioso e della Tolleranza in Israele" nel 2002,premio istituito dopo l’uccisione di Rabin) , il quale sostiene che il Muro è purtroppo necessità, una cosa pratica, ma non è il caso di vederlo cosi negativamente, un muro è tanto ed è poco, ci vuole un attimo a  tiralo giu’ e lui spera che presto non servirà piu’ averlo e potrà essere abbattuto come quello di Berlino. Spera che i tempi posano maturare in fretta. Arbib viene definito in filmato con la scritta “pacifista e sionista” ma la Geloso si affretta a sostenere che sono sbagliati, lui sarebbe un “progressista e conservatore”  (del resto un sionista come mai potrebbe essere pacifista..eh..)
Passiamo poi a parlare dei beduini nel Neghev, non senza incontrare l’ennesimo palestinese che ci racconta di essere stato imprigionato e torturato per un anno per il reato di opinione (magari è che lo aveva espresso a suon di pietre), non ha potuto studiare per 6 anni, in cella non aveva né la radio né la tv.
Per Israele non esistono queste popolazioni. Ogni tribu’ è a se’ e fa da se’, da millenni, vivono in tende e allevano bestiame. Israele è interessato al loro territorio e vuole cacciarli.
Ha anche piazzato delle Centrali Elettriche in zona, che hanno fatto aumentare la mortalità per cancro. (Ovviamente se un beduino muore di cancro la colpa è di Israele..mi sovvengono gli untori manzoniani che naturalmente saranno stati ebrei.  Sul luogo ove fare centrali non è che Israele abbai chissà quanto territorio..e ogni nazione sceglie posti poco abitati per impiantare centrali, dove dovevano metterle, a Tel Aviv?)
Ci parlano quindi due beduini che sostengono le difficoltà del vivere in tenda e che molti han mollato e sono andati a vivere nelle città. Loro hanno studiato e sono stati costretti ad andare in città per trovare lavoro (e che volevano trovare lavoro da farmacista sotto una tenda nel deserto? Li’ ovviamente l’unico lavoro è allevamento del bestiame)
Le famiglie beduine occupano il neghev da migliaia di anni, le loro famiglie vivevano di allevamento ed erano lì prima del 48. Dopo il 1948 piano piano è cambiato tutto (come in tutto il resto del mondo direi..anche mio nonno viveva di agricoltura e pastorizia...)
Israele nel 1967 ha costruito il primo alloggio, le prime case di mattoni ed ha iniziato a proporre ai beduini di aggregarsi.  Alcuni beduini hanno ceduto e si sono trasferiti in case, stanchi del non avere luce e servizi e acqua sotto le tende (non vedo la stranezza, quanti giovani in italia han lasciato villaggi e paesetti per andare nella città grande e vivere con le comodità di luca e acqua corrente?)
All’improvviso balena la foto di Che Guevara (zacchete...ve lo dicevo.. altro messaggio subliminale..ma non c’entra nulla di nulla)
A chiusura della serata, sia la Geloso che altro organizzatore, ed alla presenza dell’assessore comunale Leopolo Foglino, invitato i partecipanti e porre attenzione ai loro acquisti..niente pompelmi israeliani..per due volte espressamente invitano al boicottaggio dei prodotti israeliani  (ma ..mi dico..allora non bisogna limitarsi a non mangiare pompelmi..chi boicotta israele dovrebbe non usare piu’ cellulare o pc, non piu’ andare su fb, eliminare gran parte delle medicine  prego..boicottate Israele, ma fatelo su ogni prodotto.. siate almeno coerenti o http://deborahfait.ilcannocchiale.it/2011/03/30/volete_boicottare_israele_preg.html  o piantatela con la cretinata del boicottaggio e fatevi natale con i melograni di Israele)


A chiusura del video, dei cristiani che stanno pregando, accanto a un sacerdote, stanno facendo la comunione...e immagine successiva un carro armato israeliano.
Cosi, come a dire, a sottendere che  quel carro è passato sopra i poveri cristiani che pure stavano facendo la comunione...erano nel momento piu' sacro e innocente della loro fede.
Essì, perchè davvero...i cristiani in Medio Oriente sono minacciati da Israele..eggià.. infatti in Iran, Iraq, Siria, Egitto, Arabia vivono benissimo, vero? 




p.s. immagine introduttiva, foto di Noam Chen