domenica 29 gennaio 2017

La memoria delle Leggi Razziali


Il Giorno della Memoria è passato anche quest’anno, ma naturalmente la “memoria” non si deve limitare ad un giorno all’anno e non si deve limitare ad alcuni fatti, dimenticandone altri, altrettanto gravi.
Il 27 gennaio è stato scelto, come tutti sanno, perché  fu il giorno in cui nel 1945 venne liberato il campo di Auschwitz.
Ma i campi di sterminio non furono l’unico grande orrore ed errore. La persecuzione contro gli ebrei non fu un affare puramente germanico, né solo nazista. Dov’era l’Italia? Dove erano e cosa facevano i nostri concittadini degli anni 30-40?
Dobbiamo infatti avere il coraggio di  ricordare che l’Italia si macchio’ di un grande orrore. Nel 1938 (l’anno in cui, a novembre, in Berlino si assisteva alla Notte dei Cristalli, uno dei rastrellamenti piu terribili del periodo), veniva approvato il  DECRETO-LEGGE 17 novembre 1938-XVII, n.1728 ossia un decreto a “difesa della razza”  che prevedeva e riporto il capo II  

"Degli appartenenti alla razza ebraica
  • Art. 8. Agli effetti di legge:
    a) è di razza ebraica colui che è nato da genitori entrambi di razza ebraica, anche se appartenga a religione diversa da quella ebraica; 
    b) è considerato di razza ebraica colui che è nato da genitori di cui uno di razza ebraica e l'altro di nazionalità straniera;
    c) è considerato di razza ebraica colui che è nato da madre di razza ebraica qualora sia ignoto il padre;
    d) è considerato di razza ebraica colui che, pur essendo nato da genitori di nazionalità italiana, di cui uno solo di razza ebraica, appartenga alla religione ebraica, o sia, comunque, iscritto ad una comunità israelitica, ovvero abbia fatto, in qualsiasi altro modo, manifestazioni di ebraismo. Non è considerato di razza ebraica colui che è nato da genitori di nazionalità italiana, di cui uno solo di razza ebraica, che, alla data del 1í ottobre 1938-XVI, apparteneva a religioni diversa da quella ebraica.
  • Art. 9. L'appartenenza alla razza ebraica deve essere denunziata ed annotata nei registri dello stato civile e della popolazione. Tutti gli estratti dei predetti registri ed i certificati relativi, che riguardano appartenenti alla razza ebraica, devono fare espressa menzione di tale annotazione.Uguale menzione deve farsi negli atti relativi a concessione o autorizzazioni della pubblica autorità. I contravventori alle disposizioni del presente articolo sono puniti con l'ammenda fino a lire duemila.
  • Art. 10. I cittadini italiani di razza ebraica non possono: 
    a) prestare servizio militare in pace e in guerra;
    b) esercitare l'ufficio di tutore o curatore di minori o di incapaci non appartenenti alla razza ebraica
    c) essere proprietari o gestori, a qualsiasi titolo, di aziende dichiarate interessanti la difesa della Nazione, ai sensi e con le norme dell'art. 1 R. decreto-legge 18 novembre 1929-VIII, n. 2488, e di aziende di qualunque natura che impieghino cento o più persone, nè avere di dette aziende la direzione nè assumervi comunque, l'ufficio di amministrazione o di sindaco;
    d) essere proprietari di terreni che, in complesso, abbiano un estimo superiore a lire cinquemila;
    e) essere proprietari di fabbricati urbani che, in complesso, abbiano un imponibile superiore a lire ventimila. Per i fabbricati per i quali non esista l'imponibile, esso sarà stabilito sulla base degli accertamenti eseguiti ai fini dell'applicazione dell'imposta straordinaria sulla proprietà immobiliare di cui al R. decreto-legge 5 ottobre 1936-XIV, n. 1743. Con decreto Reale, su proposta del Ministro per le finanze, di concerto coi Ministri per l'interno, per la grazia e giustizia, per le corporazioni e per gli scambi e valute, saranno emanate le norme per l'attuazione delle disposizioni di cui alle lettere c), d), e).
  • Art. 11. Il genitore di razza ebraica può essere privato della patria potestà sui figli che appartengono a religione diversa da quella ebraica, qualora risulti che egli impartisca ad essi una educazione non corrispondente ai loro principi religiosi o ai fini nazionali.
  • Art. 12. Gli appartenenti alla razza ebraica non possono avere alle proprie dipendenze, in qualità di domestici, cittadini italiani di razza ariana. I trasgressori sono puniti con l'ammenda da lire mille a lire cinquemila.
  • Art. 13. Non possono avere alle proprie dipendenze persone appartenenti alla razza ebraica: 
    a) le Amministrazioni civili e militari dello Stato;
    b) il Partito Nazionale Fascista e le organizzazioni che ne dipendono o che ne sono controllate;
    c) le Amministrazioni delle Provincie, dei Comuni, delle Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza e degli Enti, Istituti ed Aziende, comprese quelle dei trasporti in gestione diretta, amministrate o mantenute col concorso delle Provincie, dei Comuni, delle Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza o dei loro Consorzi;
    d) le Amministrazioni delle aziende municipalizzate;
    e) le Amministrazioni degli Enti parastatali, comunque costituiti e denominati, delle Opere nazionali, delle Associazioni sindacali ed Enti collaterali e, in genere, di tutti gli Enti ed Istituti di diritto pubblico, anche con ordinamento autonomo, sottoposti a vigilanza o a tutela dello Stato, o al cui mantenimento lo Stato concorra con contributi di carattere continuativo;
    f) le Amministrazioni delle aziende annesse o direttamente dipendenti dagli Enti di cui alla precedente lettera e) o che attingono ad essi, in modo prevalente, i mezzi necessari per il raggiungimento dei propri fini, nonché delle società, il cui capitale sia costituito, almeno per metà del suo importo, con la partecipazione dello Stato;
    g) le Amministrazioni delle banche di interesse nazionale;
    h) le Amministrazioni delle imprese private di assicurazione.
    "                                                                                                                                                                                                            Ma non solo, è di quegli anni anche il Manifesto della razza. Il ministro segretario del partito fascista ricevette un gruppo di studiosi fascisti, docenti nelle università italiane, che avevano, sotto l'egida del Ministero della Cultura Popolare, redatto o aderito, alle proposizioni che fissano le basi del razzismo fascista.                                                                                                                     
                                                                                qui trovate il manifesto  http://www.storiaxxisecolo.it/fascismo/fascismorazz1.htm  in cui si diceGli ebrei non appartengono alla razza italiana. Dei semiti che nel corso dei secoli sono approdati sul sacro suolo della nostra Patria nulla in generale è rimasto. Gli ebrei rappresentano l'unica popolazione che non si è mai assimilata in Italia perché essa è costituita da elementi razziali non europei, diversi in modo assoluto dagli elementi che hanno dato origine agli Italiani”
Quindi, nei nostri giorni o momenti di "memoria", non pensiamo solo ai campi nazisti o agli eccidi delle SS, l’Italia non ha fatto di meglio , alcuni italiani sì, hanno visto il giusto e lo hanno fatto, ma la nazione emanò delle leggi atroci e ingiuste. Avvalorate da studiosi che dovrebbero vergognarsi delle affermazioni fatte nei loro studi “scientifici”


Questa che segue è la lettera, toccante e profonda di Emilio Foà, cittadino italiano ed ebreo, di Torino, lettera che egli indirizzò ai propri figli Giorgio e Franco.
Su gentile concessione della nipote, che ringrazio ancora, voglio farvela leggere a ricordo di chi in allora subì sulla propria pelle la vergogna italiana 
Fino al 1938 tutta la famiglia dei Foà continuò a vivere come una famiglia assolutamente normale, com'era, d'altronde
 “Vi lascio, miei figli, un nome onorato, sappiate conservarlo anche se qualche circostanza difficile si presentasse nella vostra vita.
Dovete amare e rispettare vostra madre. Essa ha condiviso con me gioie e dolori. Essa vi ha circondato di tutta la sua tenerezza, di tutto il suo amore , ha trepidato e sofferto per voi. Essa dovra' stare sempre al centro del vostro cuore con colei che sara' la compagna della vostra esistenza e la madre dei vostri figli.
Io non conoscero' questa vostra compagna, ma le direte un giorno che l' ho benedetta, chiunque essa sia, ma purche' porti a voi le stesse virtu' che ha portato a me vostra madre.
Giorgio, ora m' indirizzo a te. Tu sei il primogenito. Sarai presto un uomo. Spero di vivere fino al giorno in cui potro' avere la certezza che sarai un uomo. Sei nato nella nostra casa, raggio di luce per i nostri cuori, ed abbiamo marciato tanto insieme. Avrei voluto esserti piu' a fianco nei tuoi studi, ma dovevamo tutti e due lavorare.
Ho assoluta fede in te e nel tuo carattere. La tua coscienza e' diritta. Sarai medico. Conoscerai molte miserie. E dovrai essere umano piu' che umano. L' umanita' del medico vale la sua sapienza: una parola, un tratto di bonta' ti conquisteranno i cuori.
Ti farai onore come se lo fara' Franco, perche' Dio vi ha dato l' intelligenza. Ma bisogna lavorare, lavorare, lavorare. E un giorno conoscerai quale profonda dolcezza da il lavoro degli uomini. Ti abbraccio Dottor Giorgio Foa' con infinita commozione.
Affido anche a te Franco. Amalo e proteggilo. Io lo lascero' a mezza strada, e tu non sai quanto questo pensiero mi tormenti. Egli e' buono, egli e' generoso. Sara' il tuo compagno piu' sicuro, sara' l' uomo che non ti tradira' mai, come tu non tradirai mai lui. Dovete fare molto cammino insieme; fatelo fraternamente, con l' esempio costante dell' affetto che ha unito me e lo zio Arturo. Io voglio morire con la certezza che sarete sempre uniti anche voi due cosi.
Franco, piccolo Franco ..per quante mattine ti diro' : presto che e' tardi, quando ti accompagno alla tua scuola elementare, e diamo il saluto alla mamma prima di uscire di casa e filiamo via per la strada che da quattro anni facciamo insieme, nel sole e nella pioggia, io felice di averti vicino, tu col pensiero , forse , ai soldatini.
Franco, tu amerai Giorgio. Egli e' il tuo fratello maggiore . Che tu sia sempre a lui legato. Dio ti accompagnera' . Prenderai anche tu la laurea, ti farai la tua posizione. Quale? Quella che l' uomo molte volte puo' avere se vuole. Ma bisogna dare tutta la nostra volonta', bisogna che ogni giorno tu possa dire: ho speso bene la mia giornata. Ti vedo in un futuro lontano ed ho l' amara infinita tristezza di non poterti vedere che cosi, ultimo piccolo figlio mio che mi sorridi e mi baci la mano se un gesto impulsivo ti sfugge, piccolo figlio che ti ho avvolto di tutta la mia protezione perche' eri la piu' fragile vita della nostra casa.
Che cosa farai ? Quale, fra le tante strade tu prenderai? Dio, fa che io possa condurti almeno alla soglia di quella che segnera' il corso della tua esistenza !
E' questa la piu' fervida preghiera che alzo a Dio in cui ho sempre fermamente creduto; nel nome del quale moriro'.
Vi abbraccio, figli miei, con impeto d' amore. E voi amatevi sempre per la memoria di vostro padre.
Papa' Torino, 21 gennaio 1937

Nel 1938, come detto,  vennero emanate le leggi razziali.  Emilio, nel '39 viene  licenziato e, nonostante i suoi sforzi per trovare un altro lavoro, tutti gli voltarono le spalle. Vista la situazione, il 4 maggio del 1939 Emilio Foà  si suicido'. Venne trovato dal figlio Giorgio, allora 18enne,  nel suo studio . Si era sparato in testa.


Aveva infatti un’assicurazione sulla vita e morire era l’unico modo per dar modo alla famiglia di avere un po’ di denaro per continuare a vivere. Scrisse esattamente 'Salvo così la mia famiglia' e poi se ne andò.

giovedì 26 gennaio 2017

27 gennaio, il ricordo della Shoà: onorare i morti difendendo i diritti di chi è vivo




Nel 1961 il grande compositore russo Šostakovič scrisse la Sinfonia n. 13 in si bemolle minore (Op. 113, Babij Jar) in memoria degli ebrei trucidati a Babij Jar appunto (“il burrone della nonna”, 33 mila ebrei trucidati in due soli giorni).
Subito il governo sovietico, con cui già il compositore aveva dei “problemi”, lo riprese facendo notare che durante la guerra morirono anche molti russi non ebrei.  La risposta di Šostakovič fu “è vero, è certamente  vero, ma io ho scritto quest’opera per ricordare gli ebrei”
Perché riporto questo piccolo aneddoto?
Perché ad ogni giorno della Memoria, sento da piu’ parti frasi del tipo “ci sono stati anche altri eccidi nella storia, perché ricordare solo il genocidio ebraico?”
E la risposta è come quella del compositore russo: certamente ci sono stati altri eccidi, ma oggi, il 27 gennaio, si ricorda la Shoà, la catastrofe del popolo ebraico e di altri gruppi di persone invise al nazismo (omosessuali, zingari, dissidenti politici, testimoni di Geova). Se vogliamo istituire la giornata della Memoria anche per altri popoli ben venga, certamente dobbiamo ricordare i drammi di ogni popolo, ma il 27 gennaio è la memoria della Shoà, di quel preciso fatto storico, non di altri.
 Il Giorno della Memoria cade il 27 gennaio di ogni anno, da quando è stato designato dalla risoluzione 60/7 dell'Assemblea delle Nazioni Unite del 1º novembre 2005, durante la 42ª riunione plenaria. 
Si è scelto il 27 gennaio poiché proprio in quel giorno, nel 1945, le truppe dell’Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschiwitz.

La macchina nazista mise in piede un portentoso piano di guerra:  la Shoà ha un elemento unico all’interno delle chiaramente tristi e denigrabili stragi di altri popoli, ed è la predeterminazione a tavolino della eliminazione di un popolo, il freddo calcolare e pianificare la distruzione dell’intero popolo ebraico. I nazisti non limitarono l’uccisione di ebrei a quelli tra costoro che avevano nazionalità tedesca o che facessero parte di un partito opposto a quello nazista., né limitarono l’uccisione a coloro che fossero di religione ebraica. Infatti per godere del triste privilegio di essere perseguitati e deportati bastava avere un nonno ebreo.  Molte persone furono deportate nei ghetti e poi nei campi senza che neppure fossero a conoscenza di avere un quarto di sangue ebraico..(evidentemente erano persone contaminate nella loro purezza e pertanto da …eliminare comunque)

La Shoà fu organizzata e portata a termine dal nazismo (ma non solo!)  mediante un complesso apparato amministrativo, economico e militare che coinvolse gran parte delle strutture di potere burocratiche del regime, con uno sviluppo progressivo, iniziò nel 1933   la segregazione degli ebrei tedeschi, e proseguì, sempre piu’ dura e violenta (ricordiamo la Notte dei Cristalli a Berlino..)  estendendosi a tutta l'Europa occupata dai nazisti e culminò con il programma denominato “soluzione finale”, cioè l’eliminazione fisica tramite camere a gas.
Fa tremare i polsi anche solo scriverne…è talmente agghiacciante che pare impossibile. Ma è, è stato.
L'annientamento degli ebrei in questa follia portata avanti sistematicamente dal nazismo non trova nella storia altri esempi a cui possa essere paragonato e per le sue dimensioni e per le caratteristiche organizzative e tecniche dispiegate dal nazismo.
Prendiamo il genocidio dei pellerossa, dei nativi americani. Certamente morirono milioni di persone e certamente abbiamo il dovere morale di ricordarle, ma la loro uccisione non venne deliberata a tavolino come finalità principale di un certo tipo di politica, i nativi americani morirono a causa dei colonizzatori, ma come conseguenza di guerre di conquista, perdita del loro ambiente, cambio dello stile di vita e soprattutto malattie, non per proposito deliberato, per programma deliberato di eliminazione.
Ecco pertanto la unicità della Shoà, la triste unicità.

La Shoà non è tuttavia responsabilità unica del nazismo, poiché in quasi ogni nazione europea vi furono collaborazionisti.
Vedasi a Parigi il grande rastrellamento del velodromo di inverno avvenuta nel luglio 1942 ad opera della  polizia francese che imprigionò in due soli giorni oltre 13.000 ebrei parigini (per poi farli deportare nei lager). Molte altre nazioni si mostrarono quanto mai solerti nel rastrellare e spesso massacrare i loro cittadini ebrei, anzi..ebrei non piu’ cittadini (Ucraina, Romania e via dicendo)
Ma anche in Italia la situazione fu terribile: le leggi razziali italiane del 1938 impietosamente distinguevano tra cittadini di serie A e cittadini di serie B, cui vennero tolti diritti civili e politici. Seguirono dal 1943 in poi i rastrellamenti di italiani ebrei.  Cosa fecero gli italiani non ebrei? Guardarono..accettarono (non tutti, ma molti, moltissimi).
Gli Usa, la GB la Russia, il Vaticano, chiusero gli occhi. 
Voltarsi di fronte ad un crimini rende complici di quel crimine.

Ma oggi raggiungiamo oggi vette di assoluta degenerazione storica: le stesse persone che onorano la memoria dei 6 milioni di ebrei sterminati, che domani saranno commossi e pronti a battersi il petto dicendo “mai piu’”, accusano al contempo  gli ebrei vivi di genocidio..e solitamente non sono ben viste le bandiere israeliane in queste commemorazioni dove al contrario spesso sbucano fuori bandiere inneggianti alla libertà della Palestina.

Premesso che il giorno della memoria non ha nulla a che vedere con le rivendicazioni –giuste o sbagliate che siano- di militanti pro Palestina, basta fare un rapido conteggio dei palestinesi oggi presenti al mondo per capire che non è in atto nessun genocidio, se consideriamo gli arabi palestinesi che alla proclamazione dello stato di Israele scelsero di andarsene divenendo rifugiati e il numero oggi di rifugiati (figli dei figli…perché come saprete, caso unico nel genere, la qualità di rifugiato palestinese passa in eredità) vediamo che sono divenuti circa 7 milioni!
I rifugiati palestinesi aumentano e  qualcuno dice che è in atto il loro genocidio?  I pellerossa hanno subito un genocidio..infatti oggi ve sono pochi individui, gli armeni hanno subito un genocidio, infatti il loro numero è diminuito e oggi si attesta a soli 8 milioni al mondo, gli ebrei hanno subito un genocidio, infatti gli ebrei in Europa e Russia si stimavano in circa 9.500.000 nel 1933  e scesero  nel   1945 a circa 3 milioni . Dove sono finiti?  Emigrati no, se non in minima parte poiché ad un  certo momento Usa e Svizzera chiusero le frontiere, e nella Palestina del Mandato Britannico vigeva il Libro Bianco ossia non era consentita l’immigrazione da parte di ebrei, se non in numero prestabilito ed esiguo.
Chiunque paragoni le guerre di difesa dello Stato di Israele a un genocidio contro la popolazione palestinese sta mistificando alla grande la verità storica e politica.

Qualcuno, lo scorso anno aveva addirittura “inventato” il “Giorno della memoria antisionista”  con una antistoricità unica nel genere.

Dovremmo ricordare e commemorare i morti della Shoà  denunciando lo Stato sionista, cioè Israele?
La logica inizia a sbriciolarsi sotto il peso dell’ignoranza, ignoranza storica e ideologica.  Il sionismo paragonato al nazismo?  Solo chi non conosce né l’uno né l’altro puo’ arrivare a tale assurdità.  Il nazismo è una ideologia che intende(va) imporre un nuovo ordine ad una Nazione (avendo tra l’altro anche manie di espansionismo) basato su totalitarismo, xenofobia e razzismo. Teorizzava e auspicava una “razza nuova”, pura, nordica, superiore. Gli altri da eliminare
Nulla di tutto cio’ appartiene al sionismo, che è invece ideologia di aspirazione ad una propria terra, alla ricostituzione di una propria Nazione, non ha elementi xenofobi, razzisti né totalitari.
Lascio alle parole di Martin Luther King la spiegazione di “sionismo”. Il pastore americano scrisse una “lettera ad un amico antisionista” affrontando proprio questo tema.
Estratto da “Letter to an Anti-Zionist Friend”, di Martin Luther King   

“(…) Tu dichiari, amico mio, che tu non odii affatto gli Ebrei, che tu sei solamente anti-sionista. Per questo dico che la verità risiede sulla cima della montagna, e che i suoi echi risuonano nelle verdi vallate della terra di Dio. Quando le persone criticano il sionismo, esse pensano agli Ebrei, e questa è  la verità di Dio.
L’antisemitismo, l’odio nei confronti del popolo ebraico, è stata e rimane una macchia sull’anima dell’umanità. Siamo pienamente convinti su  questo punto. E, di conseguenza, sappiamo anche questo: anti-sionismo significa intrinsecamente anti-semitismo, e sarà sempre così.
Perché? Per il semplice motivo che il sionismo è niente meno che il sogno e l’ideale del popolo ebraico di tornare a vivere in pace nella propria terra. Il Popolo ebraico, ce lo dicono le Scritture, un tempo ha potuto vivere unito in Israele. Gli ebrei sono stati espulsi dai tiranni romani, quegli stessi Romani che hanno crudelmente ucciso Nostro Signore. Condizionati dal pensiero della loro patria, ossessionati dal ricordo della loro nazione in cenere, il popolo ebraico è stato costretto a vagare in tutto il mondo. Ancora una volta, un’ennesima volta, il popolo ebraico è caduto nelle mani di un tiranno che lo ha sottomesso.
Il Popolo Nero conosce, amico mio,  che cosa significhi soffrire i tormenti della tirannia sotto un giogo a lui imposto. I nostri fratelli in Africa hanno pregato, invocato, chiesto, preteso il riconoscimento e la realizzazione del proprio diritto naturale a vivere in pace per diritto naturale nel proprio paese. Per chi anela a conquistare questo diritto inalienabile di tutta l’umanità, dovrebbe essere facile comprendere e sostenere il diritto del popolo ebraico a vivere sulla terra dell’antica Israele. Tutti gli uomini di buona volontà, dovrebbero esultare al compimento della promessa fatta da Dio per il suo popolo, che possa vivere nella gioia sulla sua terra “ricostruita” da loro e prima rubata.

Questo è il sionismo, niente di più, niente di meno.

Se ritieni che il Popolo ebraico meriti di avere uno Stato indipendente, allora sei un sionista. E’ così facile.
Sionismo non è una parolaccia. Si tratta di un credo che rafforza il diritto legittimo del popolo ebraico al’auto-determinazione.
Non devi essere un Ebreo per essere un sionista, allo stesso modo non è necessario essere una donna per essere una femminista, o una persona di colore per credere nella parità di diritti dei Neri.
Essere un sionista non significa ritenere che Israele sia perfetto o non faccia errori. E’ possibile sostenere l’aspirazione nazionale palestinese, e ancora essere un sionista 
 Come sionista è possibile essere in disaccordo con le politiche d’Israele, criticare apertamente il suo governo E’ possibile intervenire per sollecitare i governanti israeliani a modificare il loro operato, fino a rimostrare nei loro confronti.[ Accade ogni giorno, perché Israele democraticamente permette a ognuno di esprimere la propria opinione e non impicca i dissidenti alle gru, nota mia]
Ma non si può togliere il diritto ad Israele di esistere come Stato sovrano per il popolo ebraico.

E che cos’è l’anti-sionismo?

E’ la negazione al popolo ebraico di un diritto fondamentale, che noi reclamiamo giustamente per la gente d’Africa e che deve essere giustamente accordato a tutte le nazioni della terra. Questa è una discriminazione contro gli Ebrei, amico mio, solo perché sono ebrei. In una parola è anti-semitismo. L’antisemita coglie ogni occasione per esprimere il suo odio criminale nei confronti degli ebrei. Il tempo ha reso impopolare in Occidente proclamare apertamente il suo odio nei confronti degli ebrei. Stando così le cose, l’anti-semita deve inventare ogni volta nuove forme e nuovi preconcetti per il suo veleno.  Come dovrebbe gioire per questa nuova mascherata! Egli non odia gli ebrei, è soltanto anti-sionista. Amico mio, io non t’accuso deliberatamente di antisemitismo. So che è nel giusto chi sente come me un profondo amore per la verità e la giustizia, una repulsione per il razzismo, i pregiudizi, le discriminazioni. Ma io so che tu hai sbagliato, analogamente agli altri Stati che ritengono si possa essere anti-sionista, pur rimanendo fedeli ai principi che condividiamo sinceramente di cuore entrambi, tu ed io.
Anelo nel profondo del cuore e dell’anima che comprendiate questo. Quando le persone criticano il sionismo, si sbagliano: pensano agli Ebrei.

Martin Luther King "

 Oggi, anzi domani, chi vorrà davvero ricordare e commemorare gli ebrei morti nella Shoà (e le altre categorie di persone stigmatizzate) ha solo due cose da fare:
1.     1) stare oggi a fianco di Israele, a fianco di quegli ebrei vivi che giustamente desiderano vivere in pace nel loro Stato Nazionale.
2.   2) Condannare l’antisemitismo crescente in Europa. Mai piu’ significa questo: non accettare e non tollerare alcuna forma di antisemitismo (quindi neppure l’antisionismo). 
Onorare chi è morto si deve tradurre nel difendere i diritti di chi è vivo, garantire la libertà di pensiero, di religione, di parola ai figli ed eredi di quelle persone perseguitate. Non basta dire “mai piu’”.



martedì 24 gennaio 2017

In Palestina regnano corruzione e nepotismo



Il presidente americano Obama giusto poche ore prima della cerimonia di giuramento del suo successore, ha firmato per l'invio di ben 221 milioni di dollari ai palestinesi, soldi che verranno destinati non solo ai territori controllati dal presidente palestinese Abbas ma anche a Gaza di Hamas sotto la voce "aiuti umanitari" 
La stessa amministrazione ha stanziato  4 milioni per il programma sul cambiamento climatico e poco più di un milione per le agenzie dell'Onu. 
Nessuno si chiede mai dove vanno davvero questi soldi, anche l'Europa, Italia inclusa, versa denaro ai palestinesi, che tutto sommato se andasse a costruire scuole, comprare libri, materiali didattici, apparecchiature mediche  potrebbe essere certamente apprezzato.
Ma sono denari destinati all'aiuto della popolazione, finiscono nelle mani di Hamas (per la quale  "materiale didattico" è comprare armi e insegnare ai bambini ad ammazzare), finiscono a finanziare armi, tunnel, atti terroristici.
Ho trovato estremamente interessate l'articolo pubblicato da italiaisraeletoday.it   "In Palestina regnano corruzione e nepotismo" e vi riporto il link per poterlo leggere. Evidentemente i nostri soldi non aiutano la sanità della Palestina, laddove "La firma di un medico o delle autorità sanitarie è la merce più preziosa in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Questa firma permette ai pazienti di ricevere cure mediche gratuite in Israele e altri paesi.
La mancanza di regole chiare che sanciscono chi abbia diritto a questo privilegio ha agevolato una diffusa corruzione in seno al sistema sanitario palestinese" 
"Lo scandalo dei permessi medici è un’ulteriore prova del fatto che Hamas e l’Autorità palestinese sfruttano spudoratamente la loro popolazione per scopi politici e finanziari. L’Ap approfitta del suo potere per rilasciare permessi medici al fine di esercitare pressioni sui palestinesi della Striscia di Gaza affinché si rivoltino contro Hamas. I suoi funzionari vendono i permessi in cambio di moneta sonante. Hamas, che continua a tenere in ostaggio l’intera Striscia, ha le sue idee su come il denaro vada speso. Gli ospedali di Gaza sarebbero attrezzati meglio se Hamas usasse il denaro per costruire centri medici anziché tunnel utilizzati per contrabbandare armi dall’Egitto e compiere attacchi contro Israele. Se i permessi medici vengono venduti al miglior offerente palestinese, allora ci si chiede: ‘Quanto costa un permesso per fare chiarezza sul comportamento dei leader palestinesi?’."

venerdì 13 gennaio 2017

Il pericolo del giustificare il terrorismo


Alcuni giorni fa, l’8 gennaio 2017, si è verificato un ennesimo vile attentato terroristico. Un uomo alla guida di un camion è piombato addosso a un gruppo di giovani ventenni e ne ha  uccisi 4. Gesto tra l’altro molto barbaro perché dopo averli investiti, ha inserito la retromarcia ed ripassato loro sopra.
Negli ultimi tempi abbiamo visto spesso fatti del genere, dal tir a Nizza, a quello a Berlino, e sempre vi è stata giusta ed  unanime condanna del mondo.
Questa volta no, o comunque molto meno. Perché  i ragazzi in questione erano a Gerusalemme, erano militari, erano israeliani. E l’attentatore, a cui prontamente una guida turistica in loco, ha sparato uccidendolo, era palestinese.
Pertanto la condanna non è piu’ così forte, da un parte infatti molti vedono, erroneamente sia chiaro, l’oppressore, e dall’altra la figura (artatamente creata in questi decenni) del “povero palestinese a cui è stata rubata la terra”. E quindi schiere di esperti a sostenere che non è lo stesso terrorismo di Nizza o di Berlino, qui è diverso.
Ho letto commenti, di gente comune, del tenore “sono contrario all’uccisione di chiunque..ma qui in effetti..in fondo..quello Stato lì..” 
Insomma a detta di costoro, l’uccisione di cittadini israeliani sarebbe meno grave dell’uccisione di francesi o tedeschi o italiani ecc..perchè il loro Stato è “cattivo, fa gli insediamenti” ecc. insomma le solite infondate e antistoriche accuse che si muovono ad Israele.
Seguendo la logica di questi soggetti, dovremmo uccidere (e non sarebbe grave)  ogni cinese che vediamo, perché be’, sapete la Cina è quel terribile Stato che ha occupato (lui sì ha davvero occupato) il Tibet, ha violato per decenni i basilari diritti umani, dovremmo poter uccidere ogni russo che vediamo perché la Russia ha invaso l’Ucraina, occupa le isole Curili giapponese, ha per decenni segregato i dissidenti al regime politico (e anche oggi i diritti umani non sono così rispettati), dovremmo poter uccidere  ogni iraniano, ogni saudita e via dicendo perché i loro Stati sono costantemente indicati come i maggiori violatori dei diritti umani!  Dovremmo poter uccidere anche i gazawi..pechè il loro Stato sostiene e da’ vita ad Hamas, uno dei peggiori gruppi terroristici.
Ma voi, lo fareste? Uccidereste qualcuno per il semplice fatto che lo Stato di cui è cittadino fosse, diciamo, poco virtuoso? lo riterreste moralmente giustificato?
Io no, perché se la Cina o la Russia o il Cile o un qualunque altro paese si dovesse macchiare di crimini, cio’ non potrebbe MAI significare che qualcuno sia autorizzato ad ucciderne i cittadini, né che la morte di quei cittadini abbia meno valore rispetto a quella di altre persone.
Non starò qui a ripetere che i) Israele non occupa alcun territorio di altro Stato, ii) che è dal 1948 che si offre alla parte palestinese uno Stato e che questi lo hanno sempre rifiutato perché molto piu’ interessati a distruggere quello altrui, non starò a ripetere che iii)questa situazione di “profughi palestinesi” non ha nessuna emergenza di tipo umanitario ma piuttosto è una  macchina da soldi che non vogliono certamente perdere.
Così come non entrerò nel merito della recente risoluzione Onu che condanna gli insediamenti poiché  proviene da quella stessa organizzazione che ha nel consiglio di Sicurezza paesi come Cina e Russia che bellamente occupano davvero stati altrui senza che nessuno se ne scandalizzi. Proviene da quella stessa Onu che nella nella Commissione dei Diritti dell'Uomo vede sedere Bangladesh China Cuba Iraq Qatar Arabia Saudita, Emirati arabi e Venezuela. Praticamente come fare una commissione per i diritti del topo formata da soli gatti!
Possiamo ritenere credibile tale organizzazione? Possiamo ritenere corrette, eque, e imparziali le sue risoluzioni?  Chiaramente no
Pertanto resta il fatto dell’ennesimo attentato terroristico del filone  islamico/jihadista avvenuto a Gerusalemme, in cui il terrorista, un ragazzo palestinese di 28 anni è stato fermato da un cittadino israeliano che si trovava in loco.  Non ci sono giustificazioni di nessun tipo a fronte di un gesto di terrorismo così deliberato. 
Naturalmente, mentre Israele piangeva queste quattro giovani vite, Hamas festeggiava a dolci e pasticcini ed esaltava l’attentatore come modello ed eroe.  
E’ un attentato del terrore, come gli altri avvenuti in Europa, è ancor piu’ scioccante semmai proprio per la gioia manifestata da alcuni per queste uccisioni.

In ogni caso, ho trovato questa bellissima risposta dell’Ambasciatore israeliano a Roma, Ofer Sachs, diretta a La repubblica e testualmente la riporto. 
Caro Direttore, ho letto con delusione l'articolo di Renzo Guolo pubblicato lunedì sul suo quotidiano. L'autore insiste a mettere in correlazione questioni politiche che sono oggetto di contenzioso fra Israele e i Palestinesi.
Critica il legame delineato dal primo ministro Netanyahu fra l'attentatore palestinese dì Gerusalemme e l'Isis. Ma è evidente a qualsiasi persona avveduta che l'utilizzo dì camion come mezzi per compiere attentati di massa non viene fuori dal nulla, e che l'attentatore ha bensì tratto ispirazione dai simili attentati compiuti a Berlino e a Nizza. Inoltre, l'attentatore ha ripetutamente espresso simpatia e solidarizzato con l'Isis sui social network, e, come noto, un attentato "in stile Isis" non richiede certo alcuna "ufficiale" affiliazione all'organizzazione.
Quanto invece alla distinzione operata dall'autore fra Hamas, che ha festeggiato l'attentato terroristico a Gerusalemme, e Isis, è bene ricordare che Hamas è riconosciuta come organizzazione terroristica da Ue e Usa e che essa è responsabile dì molte centinaia di vittime di attentati terroristici in ristoranti, autobus, locali, discoteche, hotel. Il fatto, inoltre, che vi siano delle divergenze ideologiche fra Hamas e Isis, come ve ne sono fra Isis e Al Qaeda, o fra decine di altre organizzazioni jihadiste attive nel mondo, non vuol dire affatto che Hamas non costituisca un ulteriore ramo di quello stesso albero avvelenato che è l'Islam radicale jihadista, che predica il terrorismo per l'uccisione di persone innocenti.
Tengo a sottolineare, infine, che Israele e il suo governo chiaramente non sono immuni da critiche. Un aspro e lungo dibattito sulla questione israelo-palestinese è in atto anche in seno alla società israeliana. La soluzione del conflitto israelo-palestinese è un interesse di entrambe le parti, e non sono certo necessarie prediche di morale.
Il tentativo di estrapolare una questione di una contesa, nello specifico quella degli insediamenti, di isolarla e trasformarla nell'unica questione su cui si fonda il conflitto israelo-palestinese è illusorio nel migliore dei casi, o nel peggiore è malafede. Vi sono molte altre questioni: Gerusalemme, il riconoscimento del diritto del popolo ebraico a uno Stato sovrano, il diritto del ritorno, i confini, la campagna d’istigazione palestinese alla violenza, le esigenze di sicurezza.
All'autore non verrebbe mai in mente di affermare che una delle suddette questioni, che stanno tanto a cuore agli israeliani (come l'istigazione palestinese alla violenza, o la sicurezza, per esempio), possa costituire una giustificazione per qualsiasi azione terroristica da parte di un cittadino israeliano contro il popolo palestinese. Quando, malauguratamente, anche a margine della società israeliana dei civili hanno agito con estrema violenza o terrorismo nei confronti dei nostri vicini palestinesi, l'establishment e la società israeliana tutta hanno condannato e non festeggiato, e il sistema giudiziario ha processato e punito i responsabili con la dovuta severità.
Non si può considerare il terrorismo con una doppia morale, perché il terrorismo è terrorismo, senza alcuna giustificazione, e, come ha ribadito il Presidente del Consiglio Gentiloni, «dovunque colpisca il terrorismo, colpisce tutti noi. Per questo continueremo a combatterlo senza tregua»."