venerdì 13 gennaio 2017

Il pericolo del giustificare il terrorismo


Alcuni giorni fa, l’8 gennaio 2017, si è verificato un ennesimo vile attentato terroristico. Un uomo alla guida di un camion è piombato addosso a un gruppo di giovani ventenni e ne ha  uccisi 4. Gesto tra l’altro molto barbaro perché dopo averli investiti, ha inserito la retromarcia ed ripassato loro sopra.
Negli ultimi tempi abbiamo visto spesso fatti del genere, dal tir a Nizza, a quello a Berlino, e sempre vi è stata giusta ed  unanime condanna del mondo.
Questa volta no, o comunque molto meno. Perché  i ragazzi in questione erano a Gerusalemme, erano militari, erano israeliani. E l’attentatore, a cui prontamente una guida turistica in loco, ha sparato uccidendolo, era palestinese.
Pertanto la condanna non è piu’ così forte, da un parte infatti molti vedono, erroneamente sia chiaro, l’oppressore, e dall’altra la figura (artatamente creata in questi decenni) del “povero palestinese a cui è stata rubata la terra”. E quindi schiere di esperti a sostenere che non è lo stesso terrorismo di Nizza o di Berlino, qui è diverso.
Ho letto commenti, di gente comune, del tenore “sono contrario all’uccisione di chiunque..ma qui in effetti..in fondo..quello Stato lì..” 
Insomma a detta di costoro, l’uccisione di cittadini israeliani sarebbe meno grave dell’uccisione di francesi o tedeschi o italiani ecc..perchè il loro Stato è “cattivo, fa gli insediamenti” ecc. insomma le solite infondate e antistoriche accuse che si muovono ad Israele.
Seguendo la logica di questi soggetti, dovremmo uccidere (e non sarebbe grave)  ogni cinese che vediamo, perché be’, sapete la Cina è quel terribile Stato che ha occupato (lui sì ha davvero occupato) il Tibet, ha violato per decenni i basilari diritti umani, dovremmo poter uccidere ogni russo che vediamo perché la Russia ha invaso l’Ucraina, occupa le isole Curili giapponese, ha per decenni segregato i dissidenti al regime politico (e anche oggi i diritti umani non sono così rispettati), dovremmo poter uccidere  ogni iraniano, ogni saudita e via dicendo perché i loro Stati sono costantemente indicati come i maggiori violatori dei diritti umani!  Dovremmo poter uccidere anche i gazawi..pechè il loro Stato sostiene e da’ vita ad Hamas, uno dei peggiori gruppi terroristici.
Ma voi, lo fareste? Uccidereste qualcuno per il semplice fatto che lo Stato di cui è cittadino fosse, diciamo, poco virtuoso? lo riterreste moralmente giustificato?
Io no, perché se la Cina o la Russia o il Cile o un qualunque altro paese si dovesse macchiare di crimini, cio’ non potrebbe MAI significare che qualcuno sia autorizzato ad ucciderne i cittadini, né che la morte di quei cittadini abbia meno valore rispetto a quella di altre persone.
Non starò qui a ripetere che i) Israele non occupa alcun territorio di altro Stato, ii) che è dal 1948 che si offre alla parte palestinese uno Stato e che questi lo hanno sempre rifiutato perché molto piu’ interessati a distruggere quello altrui, non starò a ripetere che iii)questa situazione di “profughi palestinesi” non ha nessuna emergenza di tipo umanitario ma piuttosto è una  macchina da soldi che non vogliono certamente perdere.
Così come non entrerò nel merito della recente risoluzione Onu che condanna gli insediamenti poiché  proviene da quella stessa organizzazione che ha nel consiglio di Sicurezza paesi come Cina e Russia che bellamente occupano davvero stati altrui senza che nessuno se ne scandalizzi. Proviene da quella stessa Onu che nella nella Commissione dei Diritti dell'Uomo vede sedere Bangladesh China Cuba Iraq Qatar Arabia Saudita, Emirati arabi e Venezuela. Praticamente come fare una commissione per i diritti del topo formata da soli gatti!
Possiamo ritenere credibile tale organizzazione? Possiamo ritenere corrette, eque, e imparziali le sue risoluzioni?  Chiaramente no
Pertanto resta il fatto dell’ennesimo attentato terroristico del filone  islamico/jihadista avvenuto a Gerusalemme, in cui il terrorista, un ragazzo palestinese di 28 anni è stato fermato da un cittadino israeliano che si trovava in loco.  Non ci sono giustificazioni di nessun tipo a fronte di un gesto di terrorismo così deliberato. 
Naturalmente, mentre Israele piangeva queste quattro giovani vite, Hamas festeggiava a dolci e pasticcini ed esaltava l’attentatore come modello ed eroe.  
E’ un attentato del terrore, come gli altri avvenuti in Europa, è ancor piu’ scioccante semmai proprio per la gioia manifestata da alcuni per queste uccisioni.

In ogni caso, ho trovato questa bellissima risposta dell’Ambasciatore israeliano a Roma, Ofer Sachs, diretta a La repubblica e testualmente la riporto. 
Caro Direttore, ho letto con delusione l'articolo di Renzo Guolo pubblicato lunedì sul suo quotidiano. L'autore insiste a mettere in correlazione questioni politiche che sono oggetto di contenzioso fra Israele e i Palestinesi.
Critica il legame delineato dal primo ministro Netanyahu fra l'attentatore palestinese dì Gerusalemme e l'Isis. Ma è evidente a qualsiasi persona avveduta che l'utilizzo dì camion come mezzi per compiere attentati di massa non viene fuori dal nulla, e che l'attentatore ha bensì tratto ispirazione dai simili attentati compiuti a Berlino e a Nizza. Inoltre, l'attentatore ha ripetutamente espresso simpatia e solidarizzato con l'Isis sui social network, e, come noto, un attentato "in stile Isis" non richiede certo alcuna "ufficiale" affiliazione all'organizzazione.
Quanto invece alla distinzione operata dall'autore fra Hamas, che ha festeggiato l'attentato terroristico a Gerusalemme, e Isis, è bene ricordare che Hamas è riconosciuta come organizzazione terroristica da Ue e Usa e che essa è responsabile dì molte centinaia di vittime di attentati terroristici in ristoranti, autobus, locali, discoteche, hotel. Il fatto, inoltre, che vi siano delle divergenze ideologiche fra Hamas e Isis, come ve ne sono fra Isis e Al Qaeda, o fra decine di altre organizzazioni jihadiste attive nel mondo, non vuol dire affatto che Hamas non costituisca un ulteriore ramo di quello stesso albero avvelenato che è l'Islam radicale jihadista, che predica il terrorismo per l'uccisione di persone innocenti.
Tengo a sottolineare, infine, che Israele e il suo governo chiaramente non sono immuni da critiche. Un aspro e lungo dibattito sulla questione israelo-palestinese è in atto anche in seno alla società israeliana. La soluzione del conflitto israelo-palestinese è un interesse di entrambe le parti, e non sono certo necessarie prediche di morale.
Il tentativo di estrapolare una questione di una contesa, nello specifico quella degli insediamenti, di isolarla e trasformarla nell'unica questione su cui si fonda il conflitto israelo-palestinese è illusorio nel migliore dei casi, o nel peggiore è malafede. Vi sono molte altre questioni: Gerusalemme, il riconoscimento del diritto del popolo ebraico a uno Stato sovrano, il diritto del ritorno, i confini, la campagna d’istigazione palestinese alla violenza, le esigenze di sicurezza.
All'autore non verrebbe mai in mente di affermare che una delle suddette questioni, che stanno tanto a cuore agli israeliani (come l'istigazione palestinese alla violenza, o la sicurezza, per esempio), possa costituire una giustificazione per qualsiasi azione terroristica da parte di un cittadino israeliano contro il popolo palestinese. Quando, malauguratamente, anche a margine della società israeliana dei civili hanno agito con estrema violenza o terrorismo nei confronti dei nostri vicini palestinesi, l'establishment e la società israeliana tutta hanno condannato e non festeggiato, e il sistema giudiziario ha processato e punito i responsabili con la dovuta severità.
Non si può considerare il terrorismo con una doppia morale, perché il terrorismo è terrorismo, senza alcuna giustificazione, e, come ha ribadito il Presidente del Consiglio Gentiloni, «dovunque colpisca il terrorismo, colpisce tutti noi. Per questo continueremo a combatterlo senza tregua»."


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