Alcuni giorni fa, l’8 gennaio 2017, si è verificato un ennesimo vile attentato terroristico. Un uomo alla guida di un camion è piombato addosso a un gruppo di giovani ventenni e ne ha uccisi 4. Gesto tra l’altro molto barbaro perché dopo averli investiti, ha inserito la retromarcia ed ripassato loro sopra.
Negli ultimi tempi abbiamo visto spesso fatti del genere, dal
tir a Nizza, a quello a Berlino, e sempre vi è stata giusta ed unanime condanna del mondo.
Questa volta no, o comunque molto meno. Perché i ragazzi in questione erano a Gerusalemme,
erano militari, erano israeliani. E l’attentatore, a cui prontamente una guida
turistica in loco, ha sparato uccidendolo, era palestinese.
Pertanto la condanna non è piu’ così forte, da un parte infatti
molti vedono, erroneamente sia chiaro, l’oppressore, e dall’altra la figura (artatamente
creata in questi decenni) del “povero palestinese a cui è stata rubata la terra”.
E quindi schiere di esperti a sostenere che non è lo stesso terrorismo di Nizza
o di Berlino, qui è diverso.
Ho letto commenti, di gente comune, del tenore “sono contrario
all’uccisione di chiunque..ma qui in effetti..in fondo..quello Stato lì..”
Insomma a detta di costoro, l’uccisione di cittadini israeliani sarebbe meno
grave dell’uccisione di francesi o tedeschi o italiani ecc..perchè il loro
Stato è “cattivo, fa gli insediamenti” ecc. insomma le solite infondate e antistoriche accuse che si muovono ad Israele.
Seguendo la logica di questi soggetti, dovremmo uccidere (e non sarebbe
grave) ogni cinese che vediamo, perché be’,
sapete la Cina è quel terribile Stato che ha occupato (lui sì ha davvero
occupato) il Tibet, ha violato per decenni i basilari diritti umani, dovremmo
poter uccidere ogni russo che vediamo perché la Russia ha invaso l’Ucraina,
occupa le isole Curili giapponese, ha per decenni segregato i dissidenti al
regime politico (e anche oggi i diritti umani non sono così rispettati),
dovremmo poter uccidere ogni iraniano,
ogni saudita e via dicendo perché i loro Stati sono costantemente indicati come
i maggiori violatori dei diritti umani! Dovremmo
poter uccidere anche i gazawi..pechè il loro Stato sostiene e da’ vita ad
Hamas, uno dei peggiori gruppi terroristici.
Ma voi, lo fareste? Uccidereste qualcuno per il semplice fatto
che lo Stato di cui è cittadino fosse, diciamo, poco virtuoso? lo riterreste moralmente giustificato?
Io no, perché se la Cina o la Russia o il Cile o un qualunque altro paese
si dovesse macchiare di crimini, cio’ non potrebbe MAI significare che qualcuno
sia autorizzato ad ucciderne i cittadini, né che la morte di quei cittadini
abbia meno valore rispetto a quella di altre persone.
Non starò qui a ripetere che i) Israele non occupa alcun territorio
di altro Stato, ii) che è dal 1948 che si offre alla parte palestinese uno Stato e
che questi lo hanno sempre rifiutato perché molto piu’ interessati a
distruggere quello altrui, non starò a ripetere che iii)questa situazione di “profughi
palestinesi” non ha nessuna emergenza di tipo umanitario ma piuttosto è
una macchina da soldi che non vogliono
certamente perdere.
Così come non entrerò nel merito della recente risoluzione Onu
che condanna gli insediamenti poiché proviene da quella stessa organizzazione che
ha nel consiglio di Sicurezza paesi come Cina e Russia che bellamente occupano
davvero stati altrui senza che nessuno se ne scandalizzi. Proviene da quella
stessa Onu che nella nella Commissione dei Diritti
dell'Uomo vede sedere Bangladesh China Cuba Iraq Qatar Arabia Saudita, Emirati
arabi e Venezuela. Praticamente come fare una commissione per i diritti del
topo formata da soli gatti!
Possiamo ritenere credibile tale
organizzazione? Possiamo ritenere corrette, eque, e imparziali le sue
risoluzioni? Chiaramente no
Pertanto resta il fatto dell’ennesimo
attentato terroristico del filone
islamico/jihadista avvenuto a Gerusalemme, in cui il terrorista, un ragazzo
palestinese di 28 anni è stato fermato da un cittadino israeliano che si
trovava in loco. Non ci sono
giustificazioni di nessun tipo a fronte di un gesto di terrorismo così
deliberato.
Naturalmente, mentre Israele
piangeva queste quattro giovani vite, Hamas festeggiava a dolci e pasticcini ed
esaltava l’attentatore come modello ed eroe.
E’ un attentato del terrore, come
gli altri avvenuti in Europa, è ancor piu’ scioccante semmai proprio per la
gioia manifestata da alcuni per queste uccisioni.
In ogni caso, ho trovato questa
bellissima risposta dell’Ambasciatore israeliano a Roma, Ofer Sachs, diretta a
La repubblica e testualmente la riporto.
“Caro Direttore, ho letto con delusione l'articolo di Renzo Guolo pubblicato lunedì sul suo quotidiano. L'autore
insiste a mettere in correlazione questioni politiche che sono oggetto di
contenzioso fra Israele e i Palestinesi.
Critica il legame delineato dal primo ministro Netanyahu fra
l'attentatore palestinese dì Gerusalemme e l'Isis. Ma è evidente a qualsiasi
persona avveduta che l'utilizzo dì camion come mezzi per compiere attentati di
massa non viene fuori dal nulla, e che l'attentatore ha bensì tratto
ispirazione dai simili attentati compiuti a Berlino e a Nizza. Inoltre,
l'attentatore ha ripetutamente espresso simpatia e solidarizzato con l'Isis sui
social network, e, come noto, un attentato "in stile Isis" non
richiede certo alcuna "ufficiale" affiliazione all'organizzazione.
Quanto invece alla distinzione operata dall'autore fra Hamas,
che ha festeggiato l'attentato terroristico a Gerusalemme, e Isis, è bene
ricordare che Hamas è riconosciuta come organizzazione terroristica da Ue e Usa
e che essa è responsabile dì molte centinaia di vittime di attentati terroristici
in ristoranti, autobus, locali, discoteche, hotel. Il fatto, inoltre, che vi
siano delle divergenze ideologiche fra Hamas e Isis, come ve ne sono fra Isis e
Al Qaeda, o fra decine di altre organizzazioni jihadiste attive nel mondo, non
vuol dire affatto che Hamas non costituisca un ulteriore ramo di quello stesso
albero avvelenato che è l'Islam radicale jihadista, che predica il terrorismo
per l'uccisione di persone innocenti.
Tengo a sottolineare, infine, che Israele e il suo governo
chiaramente non sono immuni da critiche. Un aspro e lungo dibattito sulla
questione israelo-palestinese è in atto anche in seno alla società israeliana.
La soluzione del conflitto israelo-palestinese è un interesse di entrambe le
parti, e non sono certo necessarie prediche di morale.
Il tentativo di estrapolare una questione di una contesa, nello
specifico quella degli insediamenti, di isolarla e trasformarla nell'unica
questione su cui si fonda il conflitto israelo-palestinese è illusorio nel
migliore dei casi, o nel peggiore è malafede. Vi sono molte altre questioni:
Gerusalemme, il riconoscimento del diritto del popolo ebraico a uno Stato
sovrano, il diritto del ritorno, i confini, la campagna d’istigazione
palestinese alla violenza, le esigenze di sicurezza.
All'autore non verrebbe mai in mente di affermare che una delle
suddette questioni, che stanno tanto a cuore agli israeliani (come
l'istigazione palestinese alla violenza, o la sicurezza, per esempio), possa
costituire una giustificazione per qualsiasi azione terroristica da parte di un
cittadino israeliano contro il popolo palestinese. Quando, malauguratamente,
anche a margine della società israeliana dei civili hanno agito con estrema
violenza o terrorismo nei confronti dei nostri vicini palestinesi,
l'establishment e la società israeliana tutta hanno condannato e non
festeggiato, e il sistema giudiziario ha processato e punito i responsabili con
la dovuta severità.
Non si può considerare il terrorismo con una doppia morale,
perché il terrorismo è terrorismo, senza alcuna giustificazione, e, come ha
ribadito il Presidente del Consiglio Gentiloni, «dovunque colpisca il
terrorismo, colpisce tutti noi. Per questo continueremo a combatterlo senza
tregua»."
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