lunedì 21 luglio 2014

Israel vs. Hamas





Nelle ultime settimane  abbiamo sempre piu' spesso notizie che giungono da Israele e da Gaza, soprattutto la stampa non perde occasione per mettere in rilievo il comportamento del "feroce Israele" verso il popolo palestinese. E' guerra tra la Palestina, tra i palestinesi ed Israele?
No, ed è grave che nessuna voce (o ben poche) si levi per dire che non è così, Israele non è in guerra con il popolo palestinese, infatti consideriamo che
1) In Israele vivono 1,4 milioni di palestinesi (20% della popolazione israeliana) che non sono in guerra con Israele
2) In Cisgiordania vivono 2,4 milioni di palestinesi, che non sono in guerra con Israele
3) In Giordania vivono 2,5 milioni di palestinesi che non sono in guerra con Israele.
4) In Siria e Libano vivono almeno altri 500 mila palestinesi, che non sono in guerra con Israele. Resta una minoranza di 1,4 milioni di palestinesi che vivono a Gaza (il 17% dei palestinesi dell'area. Senza contare quelli in giro per il mondo). Loro sì (per meglio dire, alcuni di loro), sono in guerra con "gli israeliani" (siano essi civili o militari, ebrei o musulmani.).
Lo scontro dunque, è tra una minoranza dei palestinesi residenti a Gaza e gli israeliani. O, meglio ancora, tra una minoranza di estremisti palestinesi che da quando Israele si è ritirato da Gaza lancia quotidianamente razzi su Israele, e un Paese che si è stufato di riceverli. La controprova? Israele non ha problemi con gli altri 6,8 milioni di palestinesi (quelli che non gli lanciano quotidianamente missili sulla testa dal 2006).

Ieri la stampa è stata occupata a tarsmettere notizie relative all'attacco nel quartiere di Shuja'iya e ho sentito telecronisti paragonare il fatto al massacro di Sabra e Chatila (!! tra l'altro imputabile ai falangisti libanesi! Ma tant'è..)
Oggi la BBC fa un mea culpa e ammette che nel trasmettere le informazioni sull'azione militare nel quartiere di Shuja’iya, il reporter ha omesso di contestualizzare l'intero scenario
1) che quella zona era quella avvisata dall' IDF dove si chiedeva che venisse interamente evacuata
2) che tutti i morti elencati dal servizio sono definiti come CIVILI ma che non sono tutti civili (anzi la maggior parte sono combattenti)
3) che il Wafa hospital in Shuja’iya è stato oggetto di scontri con l' IDF proprio perchè da li provenivano gli attacchi

Domenica 20 luglio il Primo Ministro Netanyahu ha tenuto un discorso di cui lascio link, il discorso è in ebraico ma è sottotitolato in inglese.  

Il sunto è questo:
“L'intera nazione è con le famiglie dei caduti. Dobbiamo chinare il capo di fronte a chi è  caduto in modo che potessimo continuare a vivere qui.
Vorrei dirvi che è una guerra giusta quella in cui uno tra noi cade come eroe.  Completiamo la missione  che abbiamo iniziato  portiamo la pace e la sicurezza al sud, il centro e tutte le parti del paese.
Proviamo profondo dolore e inviamo le nostre condoglianze alle famiglie dei soldati caduti.
Israele non ha scelto questa guerra, ci è stata imposta. Ma ora che ci siamo, continueremo fino a quando necessario. Stiamo combattendo per le nostre case. Hamas ha investito nei razzi e nei tunnel anni di lavoro ed enormi capitali, con l’obiettivo di compiere mega attentati terroristici e rapimenti. Se non avessimo scoperto quei tunnel, i risultati sarebbero stati dei catastrofici attacchi a comunità, asili, mense. Questi erano i piani di Hamas. Hamas è rimasta sorpresa dalla forza di Israele e dal successo dei nostri sistemi difensivi. Pensavano di ridurre Tel Aviv in rovine, ma Tel Aviv non è in rovina. I capi di Hamas non vanno nei rifugi: loro ci vivono nei rifugi, facendosi beffe degli abitanti palestinesi che restano allo scoperto. L’operazione in corso a Gaza è parte della storica battaglia di Israele contro il terrorismo. È un’operazione in più fasi e col tempo il problema sarà risolto, militarmente o diplomaticamente o mediante una combinazione di entrambi.
È impossibile sostenere che Israele ha scelto questa escalation. Pertanto è Hamas che porta le conseguenze della sua aggressione.
Stiamo facendo di tutto per non colpire gli abitanti di Gaza, mentre Hamas fa di tutto perché che gli abitanti di Gaza vengano colpiti. Dunque è Hamas e solo Hamas che porta la responsabilità per i danni agli abitanti di Gaza”. Rispondendo alle domande, Netanyahu ha ricordato che nel 2005, al momento del disimpegno di Israele da Gaza, aveva detto: “Se lasciamo Gaza, avremo i missili su Ashdod. Se lo lasciamo, quel territorio diventerà un Hamastan sostenuto dall’Iran, ed è quello che è successo. Ora stiamo cercando, per come possibile, di ribaltare questa realtà. La verità è che sgomberare un territorio, in Medio Oriente, significa ritrovarsi con forze islamiste di un tipo o l’altro”.


  "Sapevamo", ha detto oggi incontrando il capo di stato maggiore, "che sarebbe potuta essere un'operazione a lungo termine ma "il popolo eterno" (gli ebrei) non si fa spaventare da un lungo viaggio". 
Netanyahu ha anche replicato duramente alle critiche dell'omologo turco Recep Tayyip Erdogan, secondo il quale gli israeliani "hanno soprassato Hitler in barbarie": "Erdogan parla come l'Iran ed al Qaeda", le due entita' che da fronti diversi dell'Islam, secondo Israele puntano alla distruzione dello Stato ebraico. Da ultimo Netanyahu ha anche ringraziato Barack Obama per il sostegno degli Stati Uniti.

Intanto i missili su Israele hanno superato quota 18.000!!  
Hamas si rende conto che Israele le è militarmente superiore, sa benissmo che provocare (e questo dal 2006!) con missili lo stato israeliano non puo' non avere delle conseguenze, ma continua imperterrito.. Questo in totale spregio della propria gente. Viola le tregue umanitarie che essa stessa chiede, utilizza i civili palestinesi come scudi umani. 
Forse è pu' corretto dire che è Hamas in guerra con i palestinesi..
E mentre Hamas spara razzi, viola tregue, mette a rischio i propri bambini, ecco cosa accade in Israele ( e riporto da www.israele.net)


"Quando hanno suonato le sirene allo Sheba Medical Center di Tel Hashomer, una équipe di chirurghi israeliani ha continuato a operare un bambino palestinese, accanto a un bambino israeliano, benché il reparto di terapia intensiva non sia adeguatamente protetto dalla minaccia dei razzi. Il piccolo palestinese, affetto da malformazioni congenite multiple, era arrivato all’ospedale collegato a un respiratore. “Aveva bisogno di una tracheotomia d’urgenza, quando è suonato l’allarme – spiega Marina Rubenstein, medico presso l’unità di terapia intensiva pediatrica dello Sheba Medical Center – I nostri medici non si sono nemmeno mossi dal lettino. La nostra responsabilità è verso i bambini, indipendentemente dalla loro origine o religione. I bambini non sono responsabili della situazione, ma forse questi bambini un giorno ricorderanno il trattamento che hanno ricevuto qui e diventeranno ambasciatori di pace”.

Israele.net, 20/07/2014


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