mercoledì 4 marzo 2015

Benjamin Netanyahu al Congresso Usa - 3.3.2015




I passi piu' significativi del discorso ...



"So che questo mio intervento è stato oggetto di molte controversie. 
Sono profondamente dispiaciuto che alcuni abbiano interpretato la mia presenza qui come una mossa politica. Questa non è mai stata mia intenzione. So che voi qui, indipendentemente da che parte dell’aula sedete, siete a fianco di Israele. La forte alleanza tra Stati Uniti e Israele è stata e deve sempre rimane al di sopra della politica. Noi apprezziamo tutto quello che il presidente Barack Obama ha fatto per Israele. Alcune di queste cose sono ben note, altre sono meno note perché riguardano questioni delicate e strategiche. Sarò sempre grato al presidente Obama per tale sostegno. E Israele è grato al Congresso americano per il suo sostegno. La scorsa estate, milioni di israeliani sono stati protetti da migliaia di razzi di Hamas, grazie al fatto che la cupola in questa capitale [il Campidoglio] ha aiutato a costruire la nostra “cupola di ferro” [anti-missili].


Come nella vicenda di Purim (nel Libro di Ester) in cui i persiani cercarono di spazzare via gli ebrei, oggi la Guida Suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, sta cercando di spazzare via gli ebrei. E rigurgita il più vecchio odio antisemita usando le tecnologie più nuove. Scrive su Twitter che Israele deve essere distrutto. Sapete, in Iran non è che internet sia proprio libera. Ma lui twitta in inglese che Israele deve essere distrutto. Chi crede che l’Iran minacci lo stato ebraico ma non il popolo ebraico, ascolti Hassan Nasrallah, il capo di Hezbollah, il principale lacchè terrorista dell’Iran. Ha detto: “Se tutti gli ebrei si riuniscono in Israele, questo ci risparmierà il fastidio di dare loro la caccia in tutto il mondo”.


Ma il regime iraniano non è solo un problema per gli ebrei, esattamente come il regime nazista non era solo un problema per gli ebrei. Il regime iraniano rappresenta una grave minaccia non solo per Israele, ma per la pace del mondo intero

Per capire quanto sarebbe pericoloso un Iran con armi nucleari, bisogna capire la natura di quel regime, che nel 1979 ha sequestrato un paese di grande civiltà imponendo una dittatura oscurantista e spietata, redigendo una nuova costituzione che contiene la missione ideologica della jihad oltre i confini. Il fondatore del regime, l’ayatollah Khomeini, esortava i suoi seguaci a “esportare la rivoluzione in tutto il mondo”. La costituzione del regime iraniano promette jihad, tirannia e morte. E mentre gli stati crollano in tutto il Medio Oriente, l’Iran va a riempire il vuoto. Gli scagnozzi dell’Iran a Gaza, i suoi lacchè in Libano, le sue guardie rivoluzionarie sulle alture del Golan stringono Israele con tre tentacoli del terrore. Sostenuti dall’Iran, Assad sta massacrando i siriani, le milizie sciite infuriano in Iraq, gli Houthi prendono il controllo dello Yemen minacciando gli stretti strategici alla foce del Mar Rosso. Oggi l’Iran controlla Damasco, Baghdad, Beirut, Sana’a. 
Sicché, nel momento in cui tanti sperano che l’Iran si unisca alla comunità delle nazioni, l’Iran è intento a inghiottire nazioni.


Anche al di là del Medio Oriente, l’Iran attacca l’America e i suoi alleati attraverso la sua rete terroristica globale. Dobbiamo stare tutti uniti per fermare la marcia iraniana di conquista, assoggettamento e terrore. Il governo di Rouhani impicca omosessuali, perseguita cristiani, incarcera giornalisti e mette a morte detenuti più di prima. Lo stesso ministro degli esteri Zarif, che affascina i diplomatici occidentali, ha deposto una corona sulla tomba di Imad Mughniyeh, l’arci-terrorista che ha versato più sangue americano di qualsiasi altro terrorista a parte Osama bin Laden.


Il regime iraniano sarà sempre nemico dell’America. Non fatevi ingannare. La battaglia tra l’Iran e l’ISIS non trasforma l’Iran in un amico dell’America. Iran e ISIS si contendono lo scettro dell’islamismo militante. Uno si chiama Repubblica Islamica, l’altro si fa chiamare Stato Islamico. Entrambi vogliono imporre un impero islamista prima sul Medio Oriente, poi su tutto il mondo. Sono solo in disaccordo tra loro su chi sarà il sovrano di quell’impero. Quando si tratta di Iran e ISIS, anche il nemico del tuo nemico è tuo nemico.

Lo ripeto ancora una volta: il più grande pericolo che minaccia il nostro mondo è il connubio fra islamismo militante e armi nucleari. Sconfiggere l’ISIS ma lasciare che l’Iran ottenga armi nucleari equivale a vincere la battaglia, ma perdere la guerra. Non possiamo permettere che accada.

Ma potrebbe accadere, se l’accordo in corso di negoziato verrà accettato dall’Iran. Quell’accordo non impedirà all’Iran di sviluppare armi nucleari, molte armi nucleari.

L’accordo finale non è ancora firmato, ma diversi elementi che saranno presenti in qualunque sua formulazione sono noti a tutti. Salvo cambiamenti clamorosi, esso prevede concessioni importanti all’Iran. Lascerebbe all’Iran una vasta infrastruttura nucleare: non un solo impianto nucleare verrebbe demolito. Spento, magari, ma non smantellato. Il tempo necessario all’Iran per produrre abbastanza materiale per una bomba atomica sarebbe solo di un anno, secondo la stima degli Stati Uniti, anche meno secondo la valutazione di Israele.

Certo, vi sarebbero limiti e ispezioni. Ma gli ispettori documentano le violazioni, non le fermano. Gli ispettori sapevano che la Corea del Nord stava per produrre la Bomba, ma questo non fermò nulla. La Corea del Nord spense le telecamere, buttò fuori gli ispettori e nel giro di pochi anni ottenne la Bomba. Come la Corea del Nord, anche l’Iran ha sfidato gli ispettori internazionali. Lo ha fatto almeno tre volte, nel 2005, nel 2006 e nel 2010. E come la Corea del Nord, ha rotto i lucchetti e spento le telecamere. L’Iran gioca a nascondino con gli ispettori nucleari. Proprio ieri l’agenzia di controllo nucleare dell’Onu, l’AIEA, ha detto che l’Iran si rifiuta ancora di fare chiarezza sul suo programma nucleare militare. L’Iran è stato colto due volte, non una ma due volte, a far funzionare a Natanz e Qom impianti nucleari segreti che gli ispettori non sapevo nemmeno esistessero. In questo stesso momento l’Iran potrebbe avere impianti nucleari nascosti di cui nessuno è a conoscenza, nemmeno gli Stati Uniti e Israele.

L’accordo prevede inoltre che quasi tutte le restrizioni scadranno automaticamente nell’arco di una decina di anni. Dieci anni sono un batter d’occhio nella vita di una nazione, nella vita dei nostri figli. Il mio vecchio amico e Segretario di Stato John Kerry ha confermato la scorsa settimana che l’Iran a quel punto potrà legittimamente possedere quella enorme quantità di centrifughe. Dunque, al principale sponsor del terrorismo globale basteranno poche settimane per avere uranio arricchito sufficiente per un intero arsenale di armi nucleari. Con piena legittimità internazionale. E, per inciso, l’Iran rifiuta di inserire nell’accordo il suo programma di missili intercontinentali, cioè gli strumenti per far arrivare quell’arsenale in ogni parte della terra, Stati Uniti compresi.

Dunque questo accordo non sbarra la strada, bensì apre la strada all’atomica iraniana.

Il regime iraniano diventerà meno aggressivo allentando le sanzioni? Se l’Iran sta divorando quattro paesi mentre è sotto sanzioni, quanti ne divorerà quando le sanzioni verranno levate? Finanzierà meno terrorismo quando avrà montagne di denaro a disposizione? Perché il regime dovrebbe cambiare quando potrà praticare contemporaneamente aggressione all’estero e prosperità all’interno? Questa è la domanda che tutti si fanno nella nostra regione. E molti di questi paesi dicono che reagiranno con una gara per dotarsi di armi nucleari. Quindi questo accordo non cambierà l’Iran in meglio: cambierà il Medio Oriente in peggio. Questo accordo non sarà un addio alle armi, sarà un addio al controllo sulle armi. Una regione dove piccoli scontri possono innescare grandi guerre si trasformerebbe in una polveriera nucleare.

Se qualcuno pensa che questo accordo servirà almeno a rinviare il problema, ci ripensi. Alla fine avremo di fonte un Iran molto più pericoloso e un Medio Oriente disseminato di bombe nucleari.

Dobbiamo invece insistere che le restrizioni al programma nucleare iraniano non vengano revocate finché l’Iran continua la sua politica di aggressione nella regione e nella mondo. Prima di togliere le restrizioni, il mondo deve esigere che l’Iran faccia tre cose. Primo, cessare l’aggressione ai suoi vicini mediorientali. Secondo, smettere di sostenere il terrorismo in tutto il mondo. Terzo, smetterla di minacciare di annientamento il mio paese: Israele, l’unico e solo stato ebraico.

Se l’Iran vuole essere trattato come un paese normale, che si comporti da paese normale.

Il programma nucleare iraniano può essere riportato indietro ben oltre l’attuale proposta in discussione, insistendo su un accordo migliore e mantenendo la pressione su un regime in realtà assai vulnerabile. E se l’Iran minaccia di abbandonare il tavolo delle trattative, non credete al suo bluff da bazar: dovrà tornare, perché l’Iran ha bisogno dell’accordo molto più di voi.

Per più di un anno ci hanno detto che nessun accordo è meglio di un cattivo accordo. Ebbene, quello che si prospetta è un pessimo accordo. Ora ci viene detto che l’unica alternativa a questo pessimo accordo è la guerra. Ma non è vero. L’alternativa è un accordo migliore. Un accordo migliore che forse non piacerà granché a Israele e ai suoi vicini, ma con il quale potremo almeno convivere. Letteralmente.

Opporsi ai regimi oscurantisti e sanguinari non è mai facile. 

C’è qui con noi, oggi, il sopravvissuto alla Shoà e premio Nobel Elie Wiesel
Elie, la tua vita e la tua opera ci ispirano per dare un senso alla frase “mai più”. Vorrei poterti garantire che la lezione della storia è stata appresa. Posso solo esortare i leader del mondo a non ripetere gli errori del passato. A non sacrificare il futuro per il presente. A non ignorare l’aggressione nella speranza di ottenere una pace illusoria. Ma una cosa posso garantirti. I giorni in cui il popolo ebraico rimaneva passivo di fronte all’aggressione sono finiti per sempre. Non siamo più dispersi fra le nazioni, nell’impossibilità di difenderci. Abbiamo ripristinato la nostra sovranità nella nostra antica casa. E i soldati che difendono la nostra casa hanno coraggio senza limiti. Per la prima volta dopo cento generazioni, noi, popolo ebraico, siamo in grado di difenderci. Ecco perché, come primo ministro d’Israele, ti posso garantire un’altra cosa: Israele, anche se dovrà resistere da solo, resisterà.

Ma so che Israele non è da solo. So che l’America è al fianco di Israele"


Un grande discorso, applauso!

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