Giorni fa mi imbatto sulla pagina facebook di “Palestina rossa”
La pagina si presenta con una foto raffigurante
la bandiera palestinese e la scritta “Viva Palestina viva l’intifada”
E già qui mi chiedo come si possa permettere
che qualcuno inciti alla rivolta, alla violenza, all’uccisione di persone..così
impunemente.
Scorro la pagina e trovo un link secondo cui
“Israele ha rapito 1000 bambini in meno di due mesi “ (fonte www.invictapalestina.wordpress.com).
Commento , in maniera civile e assolutamente
non polemica né tantomeno offensiva, chiedendo cosa si pensi dei bambini
palestinesi con indosso uniforme, armi in mano, che inneggiano a guerra, e sono
arruolati come soldati.. I bambini palestinesi vedono violata la loro infanzia
per colpa di Hamas che ne fa dei miliziani sin da neonati...e li fa
letteralmente esplodere trasformandoli in kamikaze da adolescenti. ma su questo
non vedo mai nessuna accusa. Se i bambini e la loro tutela interessano,
dovrebbero interessare anche in questi casi .
Quelli di Palestina Rossa (che naturalmente non
si presentano, restano avvolti dal
misterioso nome “palestina rossa”) mi
rispondono.
Questa la testuale risposta “i bambini in Palestina sono costretti
a lottare a causa dell'occupazione, che è
la causa di tutta la violenza in Medio Oriente. Decaduto il sionismo ed il
suo progetto coloniale e razzista anche i bambini palestinesi potranno tornare
a vivere serenamente la loro infanzia. Maledetti sionisti criminali e maledetta
ignoranza!”
Rilevo, tra me e me, che l’uso di terminologia
offensiva in una conversazione dai toni pacati denota aggressività immotivata,
forse per mancanza di ragioni da portare a sostegno, ma su questo non dico
nulla, non cerco animosità.
Replico che
“i bambini non devono essere messi a combattere, mi pare ci siano adulti in
grado di farlo. Un padre di famiglia non dovrebbe affatto prendere un bimbo e
mettergli un fucile in mano, questo è violazione di diritti dell'infanzia.
Hamas li arma, Hamas è criminale verso i bambini palestinesi. Non posso credere
che voi /tu sia favorevole al farsi esplodere, al creare martiri...questo è
integralismo portato all'eccesso. A danno dei bambini, dei LORO stessi bambini.
Spero vivamente che il popolo palestinese (compreso quello in Siria e in
Giordania...perchè in verità la Palestina non è solo Gaza) possa presto
liberarsi dei suoi capi dittatoriali e terroristi, che però voi state aiutando
in questo modo”
E posto uno dei tanti articoli sul tema in cui si parla del grave
problema bambini in armi, tratto da Il
messaggero http://www.ilmessaggero.it/.../gaza.../notizie/1616485.shtml
La risposta è che “ Il messaggero non è una
fonte attendibile..”
(Mi chiedo se lo sia di piu’ un sito che si
chiama invctapalestina!) e invece di replicare al fatto in se, il mio
interlocutore si trincera dietro un “ ..INTIFADA FINO ALLA VITTORIA!”
Rispondo che “ Francamente trovo criminale
invitare alla lotta armata terroristica invece che invitare a calmare la
situazione e trovare una soluzione pacifica e diplomatica.”
Loro/sua risposta “ ecco, per noi è la tua retorica
criminale... pacifinta!”
In poche righe il motivo della mancanza di
soluzione, finora, alla questione israelo – palestinese : due persone, terze rispetto alle parti in causa
e che quindi dovrebbero essere moderate, che affrontano la questione.
Io, certamente pro Israele, che propongo un’analisi delle sofferenze dei bambini palestinesi costretti a una vita da soldati a causa di capi dittatoriali e terroristi, e che invito alla calma e a trovare invece una soluzione diplomatica e l’altra parte, chiaramente pro palestinese, che nemmeno ci prova a trovare una soluzione, no..solo rivolta..sino alla “vittoria” , vittoria che arriverà solo nel giorno della distruzione dello Stato d Israele.
Io, certamente pro Israele, che propongo un’analisi delle sofferenze dei bambini palestinesi costretti a una vita da soldati a causa di capi dittatoriali e terroristi, e che invito alla calma e a trovare invece una soluzione diplomatica e l’altra parte, chiaramente pro palestinese, che nemmeno ci prova a trovare una soluzione, no..solo rivolta..sino alla “vittoria” , vittoria che arriverà solo nel giorno della distruzione dello Stato d Israele.
Io, che non sono israeliana, e questo signore
nascosto dallo pseudonimo di Palestina rossa, che non è palestinese, dovremmo
essere terzi rispetto alla questione e trovare modo di analizzarla in maniera assolutamente
civile E invece no..dialogo impossibile…
Qui l’essenza del problema Israelo
–palestinese… una parte propone un tavolo di trattativa, l’altra parte lo
rifiuta assolutamente, non proponendo nulla di costruttivo, ma solo distruzione
dello stato di Israele
Questo piccolissimo Stato, a detta di costoro,
avrebbe sconvolto del tutto il Medioriente, e
“sarebbe la causa di tutta la violenza
in Medioriente” (parole loro)
Ma è così?
Davvero un piccolo Stato come Israele ha il peso di stravolgere il MO?
E se Israele non fosse mai esistito,
davvero in MO non avremmo avuto violenza?
Io ritengo che affermazioni del genere denotino
una superficialità storica e politica nonché una mancanza di conoscenza
dell’Islam, davvero notevoli
Sono certa che anche senza Israele, il vicino
oriente avrebbe avuto le stesse vicissitudini
Il mondo arabo è sempre stato dilaniato da
guerre intestine dovute alla millenaria opposizione tra sciiti e sunniti quali
correnti principali.
Partiamo da Maometto stesso, che a Medina crea una comunità islamica con una Costituzione
basata sul credo islamico. Qui, per
inciso Maometto arriverà a perseguitare e a cacciare dalla città gli Ebrei
medinesi per accaparrarsi i loro beni, tutto questo solo quando le speranze di
far convertire al suo credo gli Ebrei si
rivelò vana (tra l’altro l’ultima comunità ebraica chiesa pietà, e Maometto
sgozzò tutti i maschi, prese come schiave tutti le donne e bambini).
Il profeta farà costruire a Medina una Moschea che diventerà anche la sua dimora. Maometto passerà da un atteggiamento difensivo a un atteggiamento offensivo contro la tribu' dominante a La Mecca, i Quraysh. Le ostilità vengono aperte dai musulmani usando la tattica della razzia, quella usuale tra i beduini: indebolire il nemico economicamente e impadronirsi dei territori, oltre assaltare i carichi verso la Siria.
I nemici vennero sgozzati e i loro idoli,
statue, ecc.. distrutti (vi ricorda niente??)
Nel
corso del tempo l’Islam si è notevolmente frammentato ma era stato Maometto stesso a predire che la umma, dopo la sua morte, si
sarebbe suddivisa in decine di tribù distinte e, così, è puntualmente andata.
In particola forte è la distinzione tra i
sciiti e i sunniti
I sunniti costituiscono tra
l'87 e il 90 per cento della popolazione complessiva di musulmani nel mondo.
Gli sciiti costituiscono il restante della popolazione musulmana: tra il 10 e
il 13 per cento.
- Il termine sunnita deriva dall'arabo Ahl al-Sunnah che significa “il popolo delle
tradizioni” (cioè di Maometto). I sunniti ritengono di essere
la scuola di pensiero più ortodossa e tradizionalista dell'Islam.
- Il termine sciita deriva
dall'arabo Shi'atu Ali,
ovvero “sostenitori [politici] di Ali”, genero di Maometto
I membri delle due scuole di
pensiero hanno coesistito per centinaia di anni condividendo i princìpi
fondamentali dell'Islam, spesso chiamati “i cinque pilastri”:
- Shahadatein: l'accettazione di un unico Dio e di Maometto come
suo ultimo profeta;
- Salah: le cinque
preghiere quotidiane obbligatorie;
- Zakah: la donazione
del 2.5 per cento dello stipendio annuale ai poveri;
- Siam: il digiuno nel
mese di ramadan;
- Hajj: il
pellegrinaggio a La Mecca da fare almeno una volta nella vita (obbligatorio per
tutti quelli che sono in grado di affrontarlo).
Questi princìpi sono pressoché identici, le
differenze tra sciiti e sunniti
riguardano i rituali, la legge, la teologia e il modo di organizzare la
società
Ma esiste anche il JIHAD. Che non è uno dei
5 pilastri dell’islam, ma un dovere, prescritto da Dio attraverso il suo profeta Maometto. Nel
Corano e in altri testi il termine jihad è spesso seguito dall'espressione fi sabil Allah "nel
sentiero di Dio, e il jihad è uno dei cancelli del Paradiso. Jihad significa letteralmente
"lotta", "sforzo" compiuto "sulla via di Dio" . È
un concetto che è maturato, grazie all'elaborazione dei giuristi, nei primi due
secoli dell'islam (ovvero dal VII al IX secolo d.C.).
La tradizione classica prevede quattro tipi di jihad: con
l'"animo", con la "parola", con la "mano" e, infine, con la "spada".
I primi tre, rivolti
in modo precipuo ai singoli fedeli (con l'"animo") e all'intera
comunità islamica (con la "parola", con la "mano"), sono
considerati il "grande jihad",
e mira alla pacificazione delle proprie passioni personali e al mantenimento
del benessere della collettività. Quello con la "spada" è invece
considerato il "piccolo jihad"
ed è indirizzato all'esterno della comunità, sia per difenderla da
un'aggressione armata, sia per far
trionfare la parola di Dio sui territori non islamici.
Il jihad è obbligo
individuale di tutti i credenti capaci di portare armi (anche donne e anziani e bambini,
ciascuno secondo le proprie possibilità), ma solo in caso di aggressione (si
tratta dunque di una guerra difensiva, come oggi in Iraq, Afghanistan, Cecenia
e altri territori islamici considerati aggrediti). Ma il jihad può avere anche una valenza offensiva: in questo caso è un
obbligo che ricade sull'intera comunità ed è sufficiente che solo un certo
numero di musulmani lo esegua personalmente.
Subito dopo la morte del profeta Maometto nel 632, i
musulmani si divisero in due rami con uno scisma drammatico : il primo, i futuri sunniti, sosteneva che il nuovo leader della
comunità musulmana, ovvero il legittimo califfo, fosse Abu Bakr, parente di Maometto e
importante studioso islamico.
Il secondo ramo, i futuri sciiti, sosteneva che diventare califfo fosse
invece un diritto riservato ai discendenti di Maometto e che quindi spettasse a
Ali ibn Abi Talib, il genero del profeta, dal momento che Maometto non aveva
figli maschi.
Molte scuole di pensiero sunnite ritengono che gli sciiti siano i
peggiori nemici dell'Islam. A differenza degli ebrei e dei cristiani che sono
considerati più semplicemente miscredenti e
trattati come dhimmi, gli sciiti sono spesso visti come eretici e vengono accusati di venerare il loro Imam Ali e i suoi discendenti.
Califfato e Iman
Vediamo
in breve cosa significano questi due termini
Nell'Islam sunnita il
califfo è il leader dell'intera ummah, comunità
musulmana, ed è una figura politica, mentre l'imam è semplicemente una figura religiosa che guida la preghiera
in moschea.
Nell'Islam sciita invece
la parola imam è anche sostituita a califfo, e i dodici
imam riconosciuti ufficialmente dagli sciiti, tutti appartenenti alla famiglia del profeta
Maometto, sono da loro considerati come i leader spirituali, religiosi e
politici della ummah. Gli
sciiti a loro volte presentano ulteriori divisioni tra la quali la principale è tra sciiti duodecimani (riconoscono 12 iman)
e sciiti settimani (solo sette iman).
Nei Paesi a maggioranza sunnita gli sciiti appartengono
spesso alle classi sociali più basse e vengono frequentemente perseguitati .
Ciò ha aumentato il loro senso di oppressione, che ha radici profonde nella
storia.
Undici dei dodici imam riconosciuti
ufficialmente dagli sciiti sono infatti stati assassinati per mano dei regimi sunniti al potere (il dodicesimo sarebbe
sparito e se ne attende il ritorno.. chiara la commistione cristologica). Pertanto,
spesso gli sciiti si sono fatti notare sempre meno all'interno
della società, vivendo talvolta anche nell'anonimato, finchè nel 1979 avviene qualcosa che ha del fenomenale: la
rivoluzione iraniana che porta proprio gli sciiti al potere (e l’Iran sciita
darà sempre piu’ fastidio ai sunniti).
Da lì, la loro voglia di mettere
fine alle persecuzioni e di affermarsi politicamente anche negli altri Paesi
islamici li ha spinti a riorganizzarsi socialmente formando partiti e gruppi
militanti.
Vediamo alcuni paesi islamici:
Il governo dell'Arabia Saudita è
composto principalmente da sunniti e la stessa monarchia al potere appartiene
al ramo sunnita. L'Arabia Saudita è in costante competizione
con l'Iran sciita, che teme potrebbe creare disordini all'interno delle
comunità sciite che vivono nei Paesi del Golfo: sia l'Iran che l'Arabia Saudita
aspirano infatti a diventare la principale potenza nella regione.
La maggioranza della popolazione
del Bahrein è sciita. Tuttavia al potere vi è una monarchia sunnita. Ispirati
dalla primavera
araba, nel 2011 gli sciiti hanno cominciato a
manifestare per i loro diritti. Il governo del Bahrein e i suoi alleati, tra
cui l'Arabia Saudita, hanno represso con violenza le proteste, uccidendo
centinaia di civili.
Per molto tempo, la maggioranza
sciita dell'Iraq è stata oppressa dal regime sunnita, dove si trovano
la maggior parte dei luoghi sacri per i musulmani sciiti. Dopo la caduta del
regime di Saddam Hussein nel 2003, sono saliti al potere gli sciiti e hanno
cominciato a prendere di mira la comunità sunnita, torturata e perseguitata con
squadroni della morte. In risposta alla crescente violenza nei loro confronti,
i sunniti hanno organizzato diversi attacchi suicidi e attentati. La guerra
civile non ha fatto che esasperare gli atteggiamenti nazionalistici degli
sciiti al potere e ha in gran parte contribuito al rafforzamento del gruppo militante sunnita dell'Isis.
Dopo la rivoluzione iraniana del 1979 che ha
portato gli sciiti al potere, l'Iran ha cominciato a finanziare e incoraggiare
le rivolte sciite nella regione orientale dell'Arabia Saudita, ricca di riserve
di petrolio. Il governo iraniano sostiene anche il governo alauita (un
ramo sciita) di Assad in Siria, che fa da ponte con
il Libano, permettendo di continuare a finanziare le attività del gruppo
militante sciita degli Hezbollah.
Il Libano è sempre stato
abbastanza stabile, vista l'assenza di una netta maggioranza sciita o sunnita
all'interno del Paese. Il potere è distribuito ugualmente: il presidente del
governo libanese deve essere un cristiano, il primo ministro un sunnita e il
portavoce del parlamento uno sciita. I conflitti si concentrano principalmente
nel nord del Paese, ai confini con la Siria, dove il gruppo militante sciita
degli Hezbollah sostiene
il governo di Assad.
In Pakistan, solo il 10-15 per cento della
popolazione musulmana è sciita e non ha alcuna influenza a livello
politico. Per questo motivo gli sciiti del Paese sono spesso vittime di
discriminazioni e attentati principalmente condotti dai due gruppi militanti
sunniti alleati fra loro: Lashkar-e-Jhangvi e i Tehreek-e-Taliban Pakistan.
In Siria, il presidente al potere Bashar
al-Assad appartiene alla minoranza degli alauiti (un ramo sciita). Le proteste contro
il suo governo sono cominciate nel marzo del 2011 e sono state represse con la
violenza. La guerra civile, tutt'oggi in
corso, ha in parte contribuito a
esasperare i sentimenti di odio e rancore tra sciiti e sunniti all'interno del
Paese. Qui abbiamo uan vera e propria
guerra civile, con la popolazione piu’ benestante asseragliata con Assad, e la
popolazione piu’ povera che è insorta.
L’Occidente ha a lungo guardato, permettendo in questo modo allo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, noto
anche con la sigla “ISIS” capeggiato
da Abu Bakr al Bagdhadi (vi dice niente…Abu Bakr…suocero/zio di
Maometto?) di fare ingresso nel paese con i suoi militanti sunniti e proclamare
nel 2014 Il Califfato con capitale Raqqa, da cui poi si è espanso fino a Mosul
ed oltre. ( Mi lasciano perplessa quelli che si ostinano a sostenere che però
Isis non è l’Islam quando l’acronimo è appunto “Stato Islamico dell’Iraq e del
Levante”).
I ribelli houthi, presenti
principalmente nel nord dello Yemen, sono sciiti e rappresentano circa un terzo
della popolazione totale del Paese. Gli Houthi riescono a far diettere il presidente Hadi, riconosciuto dalla comunità internazionale, e hanno così preso il
controllo, nonostante la maggioranza di tribù sunnite nel sud del Paese non li
riconosca. Una coalizione di Paesi arabi sotto la guida dell'Arabia Saudita
sostiene l'ex presidente Hadi contro i ribelli houthi, che sono pro-Iran.
Vaste parti del territorio dello Yemen sono inoltre sotto il controllo del
gruppo militante sunnita Al
Qaeda nella penisola araba, che si contrappone sia agli houthi che al governo di Hadi.
In tutto questo panorama, dove vedete Israele?
Israele
come Stato neppure c’era ancora quando già sunniti e sciiti si scontravano a
suon di sgozzamenti e violenze varie. Israele è sulla scena da 60 anni.. le
guerre nel mondo arabo vanno avanti da 1400 anni!
In particolare merita attenzione tal Adb Al Wahhab che nel 1700 in risposta
alla crisi che aveva colpito l’impero ottomano. Costui, dapprima sciita,
elaborò una tesi assolutamente antisciita molto presto. Nacque con lui infatti
il wahhbismo
(il gruppo si definisce però “salafita”,
cioè “i saggi”).
Tale corrente
propugna un ritorno all’Islam
delle origini, quello di Maometto e la società costituitasi a Medina, quello
che considera il “vero Islam”
I punti principali della corrente salafita sono:
1.
Rispetto assoluto delle prescrizioni della
sharia nella codificazione piu’ rigida
2.
Monoteismo assoluto che significa
intolleranza per tutto ciò che sia idolo e pertanto odio verso il mondo sciita
che venera i dodici iman.
3.
Ossessione per l’apostasia da cui deriva un
rapporto di conflittualità con le altre due religioni permesse, cristianesimo
ed ebraismo (ebrei che è bene ricordare dal Corano gli ebrei siano definiti
“scimmie e maiali”). Questi sono comunque dhimmi, cioè soggiogati all’islam,
giammai pari
4.
Dovere di ribellione al governo idolatrico
anche se musulmano (vedi pertanto assassinio di Sadat, stragi di sciiti in
Pakistan, Bangladesh e Iraq, le fatwà di Al Qaeda..ma anche la distruzione
delle Torri gemelle o del Bataclan… simboli di apostasia)
E nel 1700 questo grande scisma porta
all’obbiettivo di credere e volere uno stato arabo forte e sunnita, salafita
(quello che propugna del resto oggi il Califfato). Attenzione, il concetto di “stato
nazionale” e di “confine” è estranea alla concezione islamica della umma. E
questo concetto è importante da tenere a mente.
Tutto il mondo islamico fu
tragicamente segnato dall’emergere del whhabbismo, dilagarono violenze e
uccisioni a danno dei musulmani “infedeli”.
E Israele c’era? No..non esisteva
nemmeno il sionismo a livello di pensiero ideologico
Gli attuali paesi arabi nascono come Stati
a seguito del crollo dell’impero ottomano, sulla base del desiderio
statunitense di legittimare le aspirazioni all’autodeterminazione dei popoli (Usa
che, invece, nel secondo dopoguerra saranno piuttosto ostili verso la nascita
dello Stato di Israele, contrariamente a quanto spesso si crede).
E anche la questione tra palestinesi
arabi e palestinesi ebrei ha connotati poco noti, tipo il palese schierarsi del
Muftì di Gerusalemme con le forze dell’Asse (Hitler e Mussolini) ritenendo che il modello antidemocratico da
questi proposto fosse da imitare ed estendere (piu’ tardi Nasser, presidente
dell’Egitto si rivolgerà ad una altra potenza antidemocratica, eleggendola a
modello e interlocutore privilegiato, l’URSS di Stalin).
Nello stesso momento, negli anni della
seconda guerra mondiale, gli ebrei di Palestina invece si schieravano con le
truppe inglesi a difesa della democrazia nel mondo.
Il mondo musulmano palestinese è
diviso in due correnti: una
costituzionalista portata avanti dalla dinastia dei Nasashibi (che propendeva
per la possibilità di un accordo territoriale) e una jiadhista (del Muftì che
propende per il rifiuto di ogni accordo su territorio)
Si badi che la questione territoriale, nel mondo islamico, è assolutamente di secondo
piano rispetto a quella religiosa e ideologica.
I non islamici sono colpevoli, in
questa visione, di apostasia e di offesa al Corano, e vanno abbattuti, basti
vedere che il Muftì nel 1936 rifiutava una divisione territoriale della
Palestina tra due stati (ebraico e islamico), ma rifiutava anche, nel 1939, una
seconda proposta di stato arabo palestinese su tutto il mandato britannico (come
formulata nel Libro Bianco). Il problema non è mai stato il territorio, ma la
religione, l’offesa all’islam (o presunta tale).
Del resto anche nel secondo dopoguerra
il mondo palestinese ha sin da subito respinto la risoluzione Onu del ‘47 che prevedeva
due stati, attenzione: non ha solo rifiutato lo Stato ebraico, ha rifiutato in toto la creazione di uno
stato palestinese. Ed ancora con Arafat e poi con Abu Mazen ha sempre
rifiutato ogni proposta di creazione di uno Stato, né le concessioni di
territori da parte israeliana hanno smesso le violenze di Hamas (decisamente
sunniti e jihadisti).
Perché?
Perché la questione non è né economica né di
territorio, non principalmente almeno.
Le due correnti, costituzionalista e jihadista, si sono fronteggiate a lungo nel
mondo palestinese musulmano, fino a che la corrente jihadista, con il Gran
Mufti di Gerusalemme in testa, passò a “risolvere” il problema, con l’unico
mezzo che conosceva: l’assassinio.
Infatti nel 1941 viene assassinato il leader
costituzionalista della famiglia dei Nashashibi, nel 51 viene assassinato re
Abdullah di Transgiordania sulla spianata delle Moschee a Gerusalemme, e nel
1958 vengono uccisi Re Feisal II e Nuri Al Said (tutti della corrente costituzionalista).
In questo modo si apre la strada alla non-soluzione nella questione
mediorientale e tra Israele e
Palestinesi
Anzi il segretario della Lega Araba (Lega che non volle neppure
riconoscere la legittimità stessa dell’Onu) disse di volere una “guerra di sterminio e di massacro della
quale si parlerà come dei massacri dei mongoli e delle crociate”
Da parte sionista prima e israeliana
poi io non ho mai sentito delle frasi del genere.
La vittoria della parte jihadista ha
portato conseguenze nefaste per la Palestina: il rifiuto da parte musulmana
dello Stato di Israele, che come è detto non è una questione di territorio, ma
religiosa, ha comportato il protrarsi di un conflitto che poteva nascere e
chiudersi nel giro di poco tempo, oltre 60 anni fa.
Per la corrente jihadista quella terra
(come del resto ogni terra in cui l’Islam sia stato, dall’Arabia ai paesi
europei..) è “dar al Islam”, terra su cui vige l’Islam, pertanto non trattabile, non divisibile in
nessun modo. Per questo oggi gli statuti di Hamas e di altri gruppi islamici
terroristi indicano come loro finalità “la distruzione dell’entità sionista” e non
già e giammai l’accordo.
Quelli di Palestina Rossa di cui all’inizio
del racconto, senza rendersene probabilmente conto, si allineano alle posizioni
jihadiste: di fronte al mio “cercare soluzioni politiche” rispondono “intifada fino alla vittoria”!
Quindi, sicuri che il problema del
Medio Oriente sia Israele?
Se questo Stato non fosse mai nato, i
problemi tra sciiti e sunniti sarebbero stati gli stessi e ci sarebbero stati
ugualmente, avremmo il Califfato di Isis
ugualmente, avremmo il pericolo Iraniano (e avremmo avuto la grande ascesa
dell’Iran sciita ugualmente, fatto questo certamente piu’ destabilizzante della
nascita di Israele per il MO) e la Palestina avrebbe vissuto e vivrebbe
problematiche del tutto simili agli stati arabi limitrofi, dove le guerre e gli
atti di violenza sono all’ordine del giorno e indipendenti dalla presenza o
meno di Israele.
Della realtà l’Occidente non si rende
conto e, ancora oggi di fronte al Califfato e ai suoi proclami chiari e precisi
di intenti, chiude gli occhi, cercando giustificazioni impossibili. Resta che già solo da un breve brevissimo
excursus storico (certamente non esaustivo) appare subito chiaro che l’esistenza di
Israele non è certamente la fonte unica delle violenze in MO, anzi direi che
l’esistenza o meno di Israele come Stato non ha modificato sostanzialmente cio’
che comunque il MO era ed è, una polveriera teatro di guerra tra islamici.
Complimenti, articolo esaustivo e pacatissimo, oltre che informatissimo storicamente. Ho inserito il suo blog tra i preferiti.
RispondiEliminaGrazie, molto gentile
Eliminaciao, buona giornata .... mi era sfuggito ...
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