Esiste un articolo del codice penale italiano, il 507,
dal titolo “boicottaggio” che recita "Chiunque mediante propaganda o
valendosi della forza e autorità di partiti leghe o associazioni induce
una o piu' persone a non stipulare patti di lavoro o a non somministrare
materie o strumenti necessari al lavoro ovvero a non acquistare gli altrui
prodotti agricoli e industriali è punito con la reclusione fino a tre
anni.Se concorrono fatti di violenza o di minaccia si applica
la reclusione da due a sei anni"
Dunque per il codice penale italiano il boicottaggio è
un reato. Naturalmente il codice penale lo prevede all’interno della propria
giurisdizione, ma lo richiamo unicamente per far comprendere che il
boicottaggio è un fatto ben preciso, è un’azione determinata e come tale anche sanzionata, poichè ha/puo' avere profili di illiceità.
La signora Mogherini, alto rappresentante agli Affari
Esteri della Ue, solo in questi giorni, parlando del movimento BDS (boicotta
disinvesti sanziona) ha detto " L’invito a boicottare Israele fa parte della libertà di espressione”
per continuare affermando che “l’Unione europea sostiene con forza
il diritto dei cittadini a boicottare Israele” in quanto “l’UE difende la
libertà di espressione e di associazione, in conformità con la Carta dei
diritti fondamentali dell’Unione europea che si applica agli Stati membri anche
per quanto riguarda le azioni BDS (boicottaggio, disinvestimento e sanzioni)
condotte entro i confini”.
Cio' lascia perplessi ma non deve confondere.
Una cosa è la libertà di espressione e di
opinione, altra cosa è il boicottare, che non è affatto "opinione" ma
azione, e anzi puo' configurare un illecito.
La Carta Fondamentale dell'Ue, citata dalla signora
Mogherini, non dice in nessuna parte cio' che Ella sostiene, anzi la Carta si
limita a invocare il diritto di pensiero, il diritto di opinione (art.10)
e quello di associazione(art.12)
Ma laddove una associazione persegua finalità
criminali, questa libertà di associazione trova un limite. L’oggetto della
associazione infatti deve essere lecito.
Impropriamente pertanto ritengo invocata la
Carta dei diritti europei: il movimento BDS non è una manifestazione di
pensiero o un’opinione (che sarebbe legittimo, certamente) ma è un movimento di
azione, di disturbo, di invito a volte anche con forza al danneggiare
palesemente una parte, in questo specifico caso l’economia di una Nazione.
E' follia pensare che si possa istigare, spesso
non solo a parole, a non comprare certi
prodotti, a disinvestire, addirittura a sanzionare una Nazione e credere che cio' sia libertà. Questa è violenza.
E il Bds non si schiera solo contro un prodotto, o una azienda particolare, ma contro accademici, contro artisti, scrittori, compagnie di danza,
musicisti..
Diversi Paesi hanno ormai preso posizione contro il Movimento BDS, la Francia per esempio, ma decisioni che lo ritengono illegale si vanno moltiplicando (Spagna, Gran Bretagna..). L'Italia? no, al momento nessuna presa di posizione contro il BDS, anzi le sopracitate parole della Mogherini non sono rassicuranti in questo senso.
Se Alan Dershowitz da tempo parla dell'immoralità del movimento BDS, io mi spingo oltre, il Movimento BDS è illegale, e come tale dovrebbe essere considerato
Ma perché
nasce il movimento BDS? Che ragioni ha e cosa vuole esattamente?
Il movimento
nasce in seno a organizzazioni palestinesi nel 2005; la finalità da
raggiungere è triplice:
1.
Fine dell'occupazione israeliana e della
colonizzazione della terra palestinese
2.
piena uguaglianza per i cittadini arabo-palestinesi
di Israele
3.
rispetto per il diritto al ritorno dei
profughi palestinesi
1.
Ma Israele cosa “occupa”? Colonizza
terra palestinese?
Israele
non occupa territori, né tanto meno colonizza terre arabe. La Palestina,
giova sempre ripeterlo, è una zona geografica che si estende nel vicino oriente
tra gli stati di Siria, Giordania e Israele. Non è mai esistito uno stato palestinese nei territori dell’attuale
Israele, che dunque non sta occupando terre di altro stato.
Nel 1949 al termine di una guerra scatenata
dagli stati di Giordania, Siria, Libano, Egitto contro Israele, si giunse all’accordo di Rodi, una serie di
armistizi che Israele firmò con i nemici aggressori: con l'Egitto il 24
febbraio, con il Libano il 23 marzo, con la Transgiordania il 3 aprile e con la
Siria il 20 luglio. In questo modo vennero stabiliti dei confini armistiziali che comprendevano
il 78 % della Palestina mandataria (attenzione palestina mandataria indica che non vi fosse affatto uno
stato arabo di palestina, ma si fa riferimento a quella palestina lasciata
dall’impero ottomano, e che era governata dalla Gran Bretagna) . La Striscia di
Gaza e la Cisgiordania furono occupate rispettivamente da Egitto e
Transgiordania.
Solo con
il Libano si traccio’un confine che aveva dignità di confine di stato, gli
altri erano linee armistiziali, la Transgiordania (poi Giordania) per esempio
arrivava sino a Gerusalemme est.
Con
l'eccezione degli accordi israelo-libanesi, gli altri accordi stabilivano
chiaramente (su insistente richiesta degli Stati arabi) che le frontiere fissate non costituivano
frontiere definitive e permanenti, o de jure. È in questo senso che alcune
precauzioni furono menzionate negli accordi firmati, perché le linee stabilite
non fossero considerate altrimenti che a fini militari.
Nel 1967,
la situazione è calda, gli stati arabi vicini minacciano Israele, che si
difende da una nuova invasione. Crollano
le linee di armistizio e Israele ricostituisce i suoi territori.
Occupa, è vero, il Sinai, egiziano, ma lo restituirà
Dal ‘67
ad oggi, Israele non invade il confine di un altro Stato, perchè quelli
del ‘49 non erano confini politici!
per confine
in diritto internazionale si intende la la linea che separa lo spazio soggetto al potere di uno Stato dallo spazio soggetto al potere di un altro Stato: il confine politico separa territori che hanno leggi e organizzazioni differenti.
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Dal 1967 ad oggi Israele in Cisgiordania o a
Gerusalemme est non sta occupando territori di un'altro Stato. E la stessa Giordania, non rivendica
il territorio di Gerusalemme est, né la Cisgiordania.
La
terminologia è sempre un veicolo importante per conquistare l'opinione pubblica,
il ruolo che giocano le parole e le locuzioni è basilare, oggi soprattutto.
Se io
scrivo che Israele occupa dei territori l'impatto sull'utente medio è
psicologicamente forte. Occupare implica qualcosa di illegale, allora Israele
sta facendo una cosa cattiva, ed è malvagio.
Questa è
da tempo la tecnica usata dai nemici di Israele, screditarlo agli occhi
dell'Occidente, un Occidente sempre piu' sonnolente e sonnacchioso che non ha
piu' voglia di pensare, di approfondire il tema... sul giornale si scrive
"territorio occupato".. pochi si chiedono s è proprio così.. la
locuzione usata finisce per essere vera..per inerzia diventa vero che Israele
occupa territori, che Israele qui e Israele là..
Persino
degli accademici parlano di “territori occupati e colonizzati”.. questo è
gravissimo, indica una ignoranza dei fatti e della storia notevolissimi.
Gaza
venne lasciata completamente al mondo arabo musulmano, nel 2005 tutti gli ebrei
ivi residenti, con case, attività, ecc..vennero fatti sloggiare dal Governo
Israeliano.
E cosa è
accaduto a Gaza? Che questa striscia si è tramutata in un covo di
terroristi, Hamas ha preso il potere e da allora applica metodi di violenza
anche sulla popolazione di Gaza dissenziente.
Ora vi
immaginate se nascesse uno stato palestinese nella Cisgiordania attuale, cioè
un territorio posto al centro di Israele? Chi potrebbe garantire
che anche qui il potere non finirebbe a gruppi di terroristi?
Senza
contare che molte molte volte, sin dal 1933 sono state portate avanti proposte
da parte ebraica di costituzione di uno stato arabo..nel 2000 Barak arrivò ad
offrire il 99% della Cisgiordania.
Arafat
accettò? No, perché il mondo arabo
palestinese non vuole uno stato, ma vuole che non ve ne sia uno ebraico.
Avete mai sentito di una proposta da parte araba? No?
Per
forza, da parte palestinese non ci sono proposte.
In una
precedente presa di posizione di vari accademici, pure italiani, solo alcuni
mesi fa, contro lo stato di Israele e in piena sintonia BDS, addirittura si
chiedeva a Israele la demolizione del Muro..ossia il Kotel, il Muro del Pianto,
luogo sacro e santo dell’ebraismo. Una richiesta che rasenta la
follia..
Oggi pare invece che tale richiesta sia avvalorata, in parte almeno, dalla recente risoluzione Unesco,
fortemente voluta dai paesi arabi (passata grazie al silenzio dei paesi
occidentali) che ha negato di fatto il legame millenario degli ebrei con la Città
vecchia dove sorge il Muro del pianto, il luogo più sacro agli ebrei di tutto
il mondo. Tra l'altro, nel testo presentato col fine di "tutelare il patrimonio culturale della Palestina
e il carattere distintivo di Gerusalemme Est", i luoghi santi della Città
Vecchia sono indicati solo con il nome arabo.
Una risoluzione che getta francamente dubbi molto forti sulla reale utilità di un organismo come l'Unesco.
2. 2. Riconoscere i diritti fondamentali
dei cittadini arabo-palestinesi di Israele alla piena uguaglianza
La seconda richiesta del Movimento BDS è questa. Una
richiesta giusta, corretta, se non fosse che è già così..
Il movimento BDS chiede
anche che nei paesi arabi-musulmani vengano riconosciuti pari diritti e piena
uguaglianza ai cittadini ebrei e cristiani?
Il
movimento BDS e chi lo sostiene sa che esistono paesi che ad oggi impiccano i
cristiani, hanno leggi discriminatorie nei confronti della donne, che NON
hanno pari diritti degli uomini? Sanno che in paesi come Iraq, Iran
Arabia gli omosessuali sono considerati colpevoli di un crimine e condannati a
morte? Sanno che le donne accusate di adulterio vengono lapidate (e sono
accusate di adulterio anche se il rapporto è stato frutto di una
violenza?) sanno che l’Iran arruola bambini sin dai 12 anni? Che Arafat,
e poi Abu Mazen, incentiva il martirio dei giovani, di ragazzini e
ragazzine? Sanno che l’educazione di Hamas comporta botte e violenze ai
bambini sin da piccoli? Perché non vedo levarsi nessuna voce contro
queste palesi violazioni dei diritti umani?
3. 3. Rispettare, proteggendo e
promuovendo i diritti dei profughi palestinesi al ritorno nelle loro case e
nelle loro proprietà come stabilito nella risoluzione 194 dell’ONU.
Premesso
che i “rifugiati” arabi musulmani di palestina che se ne andarono nel 1948 lo
fecero di loro volontà e perché così indotti dai loro capi che fecero guerra ad
Israele, perché non chiediamo alla Russia di permettere il ritorno a
Kaliningrad (ex Konisberg tedesca) dei profughi tedeschi costretti a
fuggire? Ah..dite che quelle persone sono ormai morte, se non altro per
ragioni anagrafiche? possibile…
Infatti
gli unici rifugiati che esponenzialmente aumentano, anziche’ diminuire, sono
quelli palestinesi.
Ne abbiamo già parlato qui il curioso caso
dei profughi palestinesi. Lo status di rifugiato palestinese è unico
nella storia dei rifugiati… in quanto è un “titolo” che si eredita.. e così
oggi abbiamo circa 7 milioni di rifugiati palestinesi..quasi nessuno dell’epoca
del 1948.. Come pensate, cari accademici, sia logisticamente possibile
inserire 7 milioni di persone, che tra l’altro non sono nate in Israele, né in
quelle casa che definite di loro proprietà, in uno stato che ha 8 milioni di
abitanti?
Oggi i
“profughi” palestinesi sono piu’ numerosi degli attuali abitanti di Israele, è
gioco forza che non sia possibile dar loro spazio in Israele. Ma la maggior
parte di essi non è nata in “Palestina”, neppure i loro genitori sono nati in
Palestina.. non è pertanto corretto parlare del loro “ritorno” ?
Piuttosto
auspichiamo che la qualità di profugo e rifugiato palestinese venga riportata
negli stessi medesimi concetti previsti per tutti gli altri profughi e
rifugiati del mondo.
E L’italia? Anche
in Italia abbiamo il movimento BDS, in Italia votiamo, salvo poi correggere il
tiro, in modo vergognoso. Il voto all'Unesco, anzi l'astensione, lascia perplessi e sbigottiti, poichè la Storia non si puo' riscrivere. Cio' che è innegabile (e l'afflato spirituale storico religioso tra Gerusalemme, il suo Tempio e cio' che ne resta con l'ebraismo E' innegabile) non puo' essere negato.
L’Italia, così come le democrazie occidentali, non puo' che sostenere Israele, baluardo della civiltà e democrazia in Medio oriente, e
incentivare la collaborazione multilivello: commerciale, politica e
accademica ed essere assolutamente contrario e contrariato
dalla strumentalizzazione di boicottaggi vari il cui fine unico e ultimo è solo
il voler isolare Israele, immotivatamente e ingiustamente, all'interno
della Comunità Internazionale .
Chiudo ricordando le parole dell’attuale Primo
Ministro, Matteo Renzi, pronunciate davanti alla Knesset “l’esistenza dello stato d’Israele non è
una gentile concessione della comunità internazionale, dopo la Shoah, ma
precede di secoli ogni accordo internazionale. Chi boicotta Israele boicotta se
stesso, tradisce il proprio futuro”.
Il
boicottaggio è il nuovo antisemitismo, travestito con altri nomi (antisionismo,
anti –coloni e via dicendo), ma il concetto, la sostanza, è sempre quella.
Facciamo attenzione!