venerdì 4 novembre 2016

Il Presidente Mattarella in visita in Israele (ottobre 2016)


Il presidente della Repubblica Mattarella nei giorni scorsi è stato in visita ufficiale in Israele, e ha incontrato il Presidente israeliano Rivlin, il Primo Ministro Netanyahu, Abu Mazen..
Nell’occasione ha sostenuto che “Israele con la sua democrazia così forte e vitale costituisce un modello per tutta la regione. L'Italia sarà costantemente dalla sua parte ogni volta che il suo diritto e dovere a esistere fosse messo in dubbio"  ma al contempo nell’incontrare il Primo Ministro ha ribadito che “ preoccupa lo stallo dei negoziati con la Palestina, uno stallo che accresce il pericolo e l'islamismo radicale. Per cui la soluzione dei 'due stati' va perseguita con determinazione"

Con tutta la stima possibile per il Presidente Mattarella, devo dire che queste sono parole trite e ritrite, dette da quasi ogni ministro o politico italiano in occasione delle rispettive visite in Israele.
E di fatto non significano nulla. La pace è un bene prezioso, per tutti. Ma è come un matrimonio, servono due volontà per farlo nascere, ne basta una per porre fine a tutto.

Abu Mazen, dal canto suo, sempre compiacente a parole (meno con i fatti) ha colto subito occasione per confermare “la pace e' il nostro obiettivo strategico e per ottenerla bisogna mettere fine all'occupazione israeliana secondo la Soluzione dei 2 stati in modo che israeliani e palestinesi vivano in pace e prosperità uno a fianco all'altro". 
Solite parole che non si traducono mai in realtà, come sa chi segue un po’ le vicende del Medio Oriente, parole dette da chi solo alcuni mesi fa preparava la guerra alla Gran Bretagna per la Dichiarazione Balfour !!   diceva bene il premier Netanyahu alle N.U nel settembre scorso “ A questa stregua i palestinesi potrebbero citare in giudizio anche l’Iran per la “Dichiarazione di Ciro” che permise agli ebrei di ricostruire il Tempio di Gerusalemme 2.500 anni fa. Anzi, a pensarci bene, perché non organizzare una class actionpalestinese contro Abramo per aver acquistato quel pezzo di terra a Hebron dove vennero sepolti 4.000 anni fa patriarchi e matriarche del popolo ebraico?

Abu Mazen è questo: parole belle, ad effetto, ma subdole, inveritiere.   Anche Goebbles era maestro nell’uso delle locuzioni, palava di “soluzione finale”..che è una cosa bella detta così, soluzione presuppone vi sia un problema, ecco ..lui si offriva di risolverlo una volta per tutte. Una locuzione elegante, tranquillizzante. Che, come sappiamo, nascondeva invece una barbarie inaudita.
Quando Abu Mazen parla di fine dell’occupazione, non intende che Israele deve ritirarsi dal posto X o Y, ma che deve sparire del tutto. 
Pensateci: “ Il conflitto ha imperversato per decenni prima che vi fosse un solo insediamento, quando Giudea e Samaria e Gaza erano completamente in mani arabe. La Cisgiordania e Gaza erano in mani arabe, eppure ci attaccarono più e più volte. E quando abbiamo sgomberato tutti i 21 insediamenti dalla striscia di Gaza ritirandoci fin dall’ultimo centimetro, non abbiamo ottenuto la pace da Gaza: abbiamo ottenuto migliaia di razzi sparati contro di noi da Gaza. Questo conflitto infuria perché i veri insediamenti a cui mirano i palestinesi sono Haifa, Jaffa e Tel Aviv “  (dal discorso di Netanyahu alle N.U settembre 2016)
Pertanto resto sempre perplessa di fronte al politico italiano di turno che in Israele invita banalmente alla pace, al dialogo, alla soluzione due stati
Un’altra tappa del presidente Mattarella è stata la piantumazione di un albero di ulivo   a Gerusalemme in nome della pace tra i popoli, un atto simbolico che grazie al KKL ha e avrà una storia e un seguito.
Il KKL ossia  Keren Kayemeth LeIsrael è  la più grande organizzazione verde d’Israele, per la precisione una delle più antiche del mondo, nata nel 1901, e che da sempre ha promosso  sostenibilità, di salvaguardia delle risorse naturali, dell’ottimizzazione idrica e del mettere al centro la terra e i suoi frutti Tra i suoi progetti c’è quello che ha reso Israele l’unico paese entrato nel 21° secolo con un aumento netto del suo numero di alberi. KKL ha piantato 240 milioni di alberi, in Israele, cura la gestione e la manutenzione di 400.000 acri di foreste e boschi, il tutto riciclando oltre l’80% dell’acqua. Ha contribuito alla costruzione di 230 bacini e dighe e ha preparato oltre 380mila ettari di terreni per l’agricoltura e di infrastrutture per lo sviluppo di comunità.
Riporto parte di una intervista fatta in questa occasione, da Federica Dato per L’intrapredente
Il presidente di KKL Italia è Raffaele Sassun e a lui chiediamo perché Mattarella pianta un albero nel cuore d’Israele?
«L’ente nazionale ebraico per l’ambiente circa una dozzina di anni fa ha creato una foresta all’interno della foresta di Gerusalemme. L’ha chiamata “Il solco delle nazioni”. È lì che governanti, capi di stato e di governo in concerto con ministero dell’estero israeliano piantano degli alberi, generalmente un ulivo. E questo per creare una vicinanza tra Stati».

Per l’Italia non è la prima volta…
«No, l’hanno già fatto Prodi, Berlusconi e Napolitano. Le dico la verità, il secondo è quello che ha dimostrato più partecipazione, s’è rimboccato le maniche e sporcato le mani, una cosa che ho apprezzato. Tutto si svolge attraverso una cerimonia molto semplice, seguita da una preghiera in ebraico e in italiano che auspica la pace tra i popoli».
Perché far piantare ai potenti degli alberi?
«Fa parte del progetto “La strada della pace attraverso gli alberi d’ulivo”. Una specie di cinta che corre lungo tutto il Mediterraneo attraverso cui s’è cercato di creare punto di incontro e dialogo tra religioni e persone. Progetto concordato sia con la Comunità europea che con l’Unesco. Tanto che fu inaugurato da Ban Ki Moon che disse: “Spero di tornare e vedere il mio albero cresciuto e circondato da molti altri, e che serva ad avvicinare i popoli”».
L’Unesco?
«Sì. Domenica al presidente Mattarella, mentre pianterà il suo ulivo, ricorderò che questa foresta di pace è un’idea portata avanti grazie all’Unesco, la stessa Unesco che poche settimane fa ha espresso l’assurdità che tutti sappiamo».
Cosa si aspetta da lui?

«Spero che al suo ritorno in Italia raddrizzi questa stortura. O meglio, che influenzi gli uomini di governo perché questo avvenga. Anche se qualcosa è già cambiato: Renzi ha parlato di “assurdità” e Gentiloni ha detto che “l’Italia non voterà più in quel modo”».

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