Il presidente della
Repubblica Mattarella nei giorni scorsi è stato in visita
ufficiale in Israele, e ha incontrato il Presidente israeliano Rivlin, il Primo
Ministro Netanyahu, Abu Mazen..
Nell’occasione ha
sostenuto che “Israele
con la sua democrazia così forte e vitale costituisce un modello per tutta la
regione. L'Italia sarà costantemente dalla sua parte ogni
volta che il suo diritto e dovere a esistere fosse messo in dubbio" ma al contempo nell’incontrare il Primo Ministro ha ribadito che “ preoccupa lo stallo dei
negoziati con la Palestina, uno stallo che accresce il pericolo e l'islamismo
radicale. Per cui la soluzione dei 'due stati' va perseguita con
determinazione"
Con
tutta la stima possibile per il Presidente Mattarella, devo dire che queste
sono parole trite e ritrite, dette da quasi ogni ministro o politico italiano
in occasione delle rispettive visite in Israele.
E
di fatto non significano nulla. La pace è un bene prezioso, per tutti. Ma è
come un matrimonio, servono due volontà per farlo nascere, ne basta una per
porre fine a tutto.
Abu
Mazen, dal canto suo, sempre compiacente a parole (meno con i fatti) ha colto
subito occasione per confermare “la pace e' il nostro obiettivo strategico e
per ottenerla bisogna mettere fine all'occupazione israeliana secondo la
Soluzione dei 2 stati in modo che israeliani e palestinesi vivano in pace e
prosperità uno a fianco all'altro".
Solite
parole che non si traducono mai in realtà, come sa chi segue un po’ le vicende del Medio Oriente, parole dette
da chi solo alcuni mesi fa preparava la guerra alla Gran Bretagna per la
Dichiarazione Balfour !! diceva bene il
premier Netanyahu alle N.U nel settembre scorso “ A questa stregua i palestinesi potrebbero citare in
giudizio anche l’Iran per la “Dichiarazione di Ciro” che permise agli ebrei di
ricostruire il Tempio di Gerusalemme 2.500 anni fa. Anzi, a pensarci bene,
perché non organizzare una class actionpalestinese
contro Abramo per aver acquistato quel pezzo di terra a Hebron dove vennero
sepolti 4.000 anni fa patriarchi e matriarche del popolo ebraico?”
Abu Mazen è questo: parole belle, ad effetto, ma
subdole, inveritiere. Anche Goebbles era maestro
nell’uso delle locuzioni, palava di “soluzione finale”..che è una cosa bella
detta così, soluzione presuppone vi sia un problema, ecco ..lui si offriva di
risolverlo una volta per tutte. Una locuzione elegante, tranquillizzante. Che,
come sappiamo, nascondeva invece una barbarie inaudita.
Quando Abu Mazen parla di fine dell’occupazione, non
intende che Israele deve ritirarsi dal posto X o Y, ma che deve sparire del
tutto.
Pensateci: “ Il conflitto ha imperversato per decenni
prima che vi fosse un solo insediamento, quando Giudea e Samaria e Gaza erano
completamente in mani arabe. La Cisgiordania e Gaza erano in mani arabe, eppure
ci attaccarono più e più volte. E quando abbiamo sgomberato tutti i 21
insediamenti dalla striscia di Gaza ritirandoci fin dall’ultimo centimetro, non
abbiamo ottenuto la pace da Gaza: abbiamo ottenuto migliaia di razzi sparati
contro di noi da Gaza. Questo conflitto infuria perché i veri insediamenti a
cui mirano i palestinesi sono Haifa, Jaffa e Tel Aviv “ (dal discorso di Netanyahu alle N.U settembre
2016)
Pertanto resto sempre perplessa di fronte al politico
italiano di turno che in Israele invita banalmente alla pace, al dialogo, alla
soluzione due stati
Un’altra tappa del presidente Mattarella è stata la piantumazione di un albero di ulivo a
Gerusalemme in nome della pace tra i popoli, un atto simbolico che grazie al KKL ha e avrà una storia e un seguito.
Il KKL ossia Keren Kayemeth LeIsrael è la più grande organizzazione verde d’Israele,
per la precisione una delle più antiche del mondo, nata nel 1901, e che da
sempre ha promosso sostenibilità,
di salvaguardia delle risorse naturali, dell’ottimizzazione idrica e del mettere al centro la terra e i
suoi frutti Tra i suoi progetti c’è quello che ha reso Israele l’unico paese
entrato nel 21° secolo con un aumento netto
del suo numero di alberi.
KKL ha piantato 240 milioni di
alberi, in Israele, cura la gestione e la manutenzione di 400.000 acri
di foreste e boschi, il tutto riciclando oltre l’80% dell’acqua. Ha contribuito
alla costruzione di 230 bacini e dighe e ha preparato oltre 380mila ettari di
terreni per l’agricoltura e di infrastrutture per lo sviluppo di comunità.
Riporto parte di una
intervista fatta in questa occasione, da Federica Dato per L’intrapredente
Il presidente di KKL
Italia è Raffaele Sassun e a lui chiediamo perché Mattarella pianta un albero
nel cuore d’Israele?
«L’ente nazionale
ebraico per l’ambiente circa una dozzina di anni fa ha creato una foresta
all’interno della foresta di Gerusalemme. L’ha chiamata “Il solco delle
nazioni”. È lì che governanti, capi di stato e di governo in concerto con
ministero dell’estero israeliano piantano degli alberi, generalmente un ulivo.
E questo per creare una vicinanza tra Stati».
Per l’Italia non è la
prima volta…
«No, l’hanno già
fatto Prodi, Berlusconi e Napolitano. Le dico la verità, il secondo è quello
che ha dimostrato più partecipazione, s’è rimboccato le maniche e sporcato le
mani, una cosa che ho apprezzato. Tutto si svolge attraverso una cerimonia
molto semplice, seguita da una preghiera in ebraico e in italiano che auspica
la pace tra i popoli».
Perché far piantare
ai potenti degli alberi?
«Fa parte del
progetto “La strada della pace attraverso gli alberi d’ulivo”. Una specie di
cinta che corre lungo tutto il Mediterraneo attraverso cui s’è cercato di
creare punto di incontro e dialogo tra religioni e persone. Progetto concordato
sia con la Comunità europea che con l’Unesco. Tanto che fu inaugurato da Ban Ki
Moon che disse: “Spero di tornare e vedere il mio albero cresciuto e circondato
da molti altri, e che serva ad avvicinare i popoli”».
L’Unesco?
«Sì. Domenica al
presidente Mattarella, mentre pianterà il suo ulivo, ricorderò che questa
foresta di pace è un’idea portata avanti grazie all’Unesco, la stessa Unesco
che poche settimane fa ha espresso l’assurdità che tutti sappiamo».
Cosa si aspetta da
lui?
«Spero che al suo
ritorno in Italia raddrizzi questa stortura. O meglio, che influenzi gli uomini
di governo perché questo avvenga. Anche se qualcosa è già cambiato: Renzi ha
parlato di “assurdità” e Gentiloni ha detto che “l’Italia non voterà più in
quel modo”».
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