mercoledì 28 dicembre 2016

Il Foglio "Netanyahu è certo della premeditazione di Obama"



Una interessante analisi sull'astensione al voto da parte degli Usa nella risoluzione del Consiglio di Sicurezza 2334 di venerdi 23 dicembre.
Netanyahu non avrebbe dubbi sul fatto che l’Amministrazione Obama preparasse da tempo la decisione “vergognosa” di astenersi al voto della risoluzione che condanna la politica degli insediamenti di Israele in Cisgiordania e Gerusalemme est. 
“L’Amministrazione Obama ha iniziato questo processo – ha detto il premier – l’ha promosso, l’ha coordinato e ha chiesto che passasse”. 
Erano 36 anni che, in seguito al veto americano, non veniva approvata all’Onu una risoluzione di condanna dei settlement, e pochi pensano che si tratti di una decisione dell’ultimo minuto. Gli Usa naturalmente negano

" Di fronte alle tante bozze di risoluzione circolate all’Onu nell’ultimo anno, i diplomatici israeliani hanno definito gli ultimi mesi di governo di Obama una “kill zone”, racconta il Wall Street Journal: con la vittoria di Donald Trump, il presidente si sarebbe sentito libero di mostrare la sua politica reale – ostile – nei confronti di Israele. Grande preoccupazione aveva creato il discorso del 4 dicembre di John Kerry, segretario di stato.
Kerry aveva definito gli insediamenti “un ostacolo alla pace”, come è scritto anche nella risoluzione 2334. L’incontro, qualche giorno dopo, del segretario di stato americano con il capo dei negoziatori palestinesi, Saeb Erekat, ha convinto la diplomazia di Israele che fosse in corso una “collusione” contro Netanyahu tra americani e palestinesi. 
A guidare l’iniziativa sulla definizione di “illegalità” degli insediamenti è stato l’Egitto, membro non permanente del Consiglio di sicurezza, che aveva “messo in blu” la risoluzione – pronta per il voto – mercoledì sera. A quel punto la tentazione di astenersi da parte dell’America è risultata chiara in Israele: Netanyahu (che è anche ministro degli Esteri) ha chiamato Kerry al telefono, senza ottenere alcuna garanzia (“gli amici non se la prendono con gli amici al Consiglio di sicurezza”), e così si è rivolto al futuro presidente Trump  che è intervenuto su Twitter ribadendo la necessità del veto e ha telefonato al rais egiziano, Abdel Fattah al Sisi, chiedendo e ottenendo una proroga del voto
Ma di fronte al tentennamento dell’Egitto, Malesia, Nuova Zelanda, Senegal e Venezuela hanno preso in mano la risoluzione e organizzato il voto, passato con 14 voti a favore (compreso l’Egitto), zero contrari, l’astensione americana, un grande applauso e una spiegazione dell’ambasciatrice americana all’Onu, Samantha Power, del perché dell’astensione. 
Il premier israeliano ieri ha detto che Israele “non mostrerà l’altra guancia” e ha convocato nel giorno di Natale gli ambasciatori di dieci dei paesi che hanno votato per la risoluzione, compreso l’ambasciatore americano Daniel Shapiro. Netanyahu ha predisposto delle misure contro quelle agenzie dell’Onu che continuano a mostrare ostilità nei confronti di Israele, e lavora per una risoluzione che fissi alcune regole per i dipendenti dell’Onu rendendoli responsabili per ogni dichiarazione che eccede il loro mandato, che incitino alla violenza o siano antisemite. La reazione di Israele non è dettata tanto dalla natura della risoluzione 2334, che non è vincolante, quanto dalle ripercussioni legali e dalla possibilità che questa svolta americana consolidi una strategia anti Israele già in atto in Europa.
Poi c’è Obama. La discordia tra il presidente e Netanyahu è leggendaria, abbiamo sentito diplomatici di lungo corso usare espressioni terribili per definire il rapporto tra i due leader; sappiamo che da tempo Washington fa pressioni su Israele per gli insediamenti. Ma un’astensione all’Onu è più di una ratifica di un rapporto deturpato, è anche più, come scrive il Wall Street Journal, di un’espressione “della petulanza di Obama”: è la dimostrazione di un’enorme “animosità”. Che trova riscontri da molte parti, in Israele e in Europa, dove si celebra – vedi il resoconto del Monde – la “fine del l’impunità diplomatica” di Israele, e del detestato premier Netanyahu"
(Paola Pedruzzi, Il Foglio)

Si profila l'ipotesi tutt'altro che irrealistica di un vero tranello sortito contro Israele, ultimo atto di un Presidente Usa che ha sempre mostrato ostilità verso Israele e il suo Governo.
L'amministrazione Obama ha sempre puntato molto sul congelamento della costruzione degli insediamenti, come fosse unico requisito necessario per la pace tra israeliani e palestinesi.
Eppure basta vedere cosa è accaduto dopo il ritiro israeliano da Gaza. La città è diventata un covo per il terrorismo di Hamas.  La stessa cosa accadrebbe nella Cisgiordania.  Ed è follia pensare che non sarebbe così.
Non per supponenza, ma la visione di Obama sulla questione non è affatto realistica nè condivisibile.
La mossa, preordinata o meno del 23 dicembre all'Onu,  resta una vigliaccata, e verso Israele, e verso il successore alla Presidenza Usa.
Meglio farebbe l'uscente Obama a dedicarsi a scrivere biglietti di saluti, nella speranza di non ritrovarlo, come da voci percepite, quale prossimo segretario generale dell'Onu

lunedì 26 dicembre 2016

Il colpo di coda di un presidente finito: Obama e la risoluzione contro Israele




Venerdi 23 dicembre il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha emanato una risoluzione sui famosi “insediamenti israeliani”  condannandoli come “illegali”  ove previsti nei “territori palestinesi occupati” . Si badi che tra questi “territori” l’onu inserisce anche Gerusalemme Est, cioè una parte della capitale dello Stato di Israele (un po’ come se ci dicessero che Roma non è italiana ma è un territorio occupato illegalmente  perché di appartenenza dello Stato del vaticano, il che sarebbe piu’ corretto che definire Gerusalemme una città araba palestinese poiché prima dello Stato di Israele, in palestina non vi è mai stata una nazione Palestinese)
 “Israele rifiuta l’indegna risoluzione anti-israeliana delle Nazioni Unite e non vi si atterrà”. Questo il comunicato diffuso venerdì sera dall’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu dopo l’approvazione della suddetta risoluzione
Durissima, ma condivisibile, la presa di posizione israeliana “Il Consiglio di Sicurezza che ha approvato, con l’astensione degli Stati Uniti, questa risoluzione non fa nulla da cinque anni per fermare il massacro di mezzo milione di persone in Siria, ma non trova di meglio che rivolgere le sue attenzioni contro Israele, unica vera democrazia in Medio Oriente, e definire il Muro del Pianto “territorio occupato”. E aggiungono: “L’amministrazione Obama non solo non ha protetto Israele dalla fissazione ossessiva delle Nazioni Unite, ma ha anche collaborato con le Nazioni Unite alle spalle di Israele. Israele attende con ansia di lavorare con il neoeletto presidente Donald Trump e con tutti gli amici nel Congresso, repubblicani e democratici, per sventare gli effetti nocivi di questa risoluzione assurda”.
“Votando a favore di questa risoluzione – ha dichiarato l’ambasciatore d’Israele alle Nazioni Unite, Danny Danon – avete di fatto votato no: no ai negoziati, no al progresso e a una vera possibilità di vita migliore per israeliani e palestinesi. Avete votato no alla concreta possibilità di pace”.

David Horovitz sul Times of Israel  scrive “la decisione dell’amministrazione Obama contraddice la posizione tenuta per decenni dagli Stati Uniti secondo cui le divergenze fra israeliani e palestinesi (compresa la questione dei confini definitivi) possono essere risolte solo attraverso i negoziati e non con l’imposizione di diktat dall’esterno. La decisione si fa beffe degli impegni e delle posizioni precedenti della stessa amministrazione Obama, in particolare quando cinque anni fa bloccò con il veto una risoluzione del tutto simile a questa, spiegando che il Consiglio di Sicurezza “non è la sede giusta per affrontare le questioni che devono essere risolte dalle parti stesse”. 

Ma perché Israele è tanto arrabbiata per l’astensione Usa? Per capirlo è necessario spiegare in poche parole come funziona il consiglio di sicurezza dell’Onu
L’Onu è dotata di una Assemblea, in cui sono rapresentati tutti gli Stati membri e tutti hanno diritto al voto, e dal Consiglio di Sicurezza, il cui scopo è stabilito dall'articolo 24 dello Statuto delle Nazioni Unite, "la responsabilità principale del mantenimento della pace e della sicurezza internazionale".
Il Consiglio 15 membri, di cui  5 membri permanenti e 9 a rotazione tra tutti i paesi membri dell’Onu.
Chi sono i 5 paesi membri permanenti?  Sono i Paesi che fondarono l’Onu, i Paesi che vinsero al Seconda Guerra Mondiale: Usa, GB, Russia, Francia, Cina (fino al 1971 Taiwan)
Ogni decisione per essere approvata ha bisogno della maggioranza di almeno 9 dei 15 membri. Ma, attenzione, ogni membro permanente ha il diritto di veto, ossia basta che uno dei paesi tra Cina, Russia, Usa, Francia o GB dica “no, pongo il voto” e anche se tutti gli altri 14 paesi fossero a favore, la decisione non passa.
Venerdi il Consiglio di Sicurezza  ha emanato una discutibile risoluzione, e si resta stupefatti che l’amministrazione Obama si sia astenuta, non abbia posto il veto a una risoluzione tanto bislacca, che va contro non solo ad Israele ma anche alle possibilità di distensione

Secondo la risoluzione, gli insediamenti "costituiscono una flagrante violazione del diritto internazionale e un grande ostacolo per costruire la soluzione dei due stati, così come una pace giusta, duratura e completa". Inoltre, il Consiglio ribadisce che non riconoscerà alcuna modifica alle linee tracciate nel 1967 salvo diverso accordo tra le due parti attraverso i negoziati. Così, condanna "tutte le misure volte ad alterare la composizione demografica, il carattere e lo stato del territorio palestinese occupato dal 1967, compresa Gerusalemme Est, in cui accadono confische e  demolizioni di case palestinesi.
Dimenticando tuttavia che le linee del 1967 non sono confini di stato, né lo erano quelle del 1949, pure linee armistiziali, crollate nel momento in cui gli Stati arabi hanno tentato di distruggere Israele.
L’Onu mostra di non avere conoscenza storica né geografica, oltre che etnica, perché  i “palestinesi” sono proprio gli ebrei, divenuti “israeliani” solo nel 48 quando nacque il loro Stato.

La reazione di Israele è giunta puntuale, con l'ambasciatore presso il Palazzo di Vetro che ha parlato di "risoluzione scandalosa": "Né il Consiglio di sicurezza dell'Onu né l'Unesco possono spezzare il legame fra il popolo di Israele e la terra di Israele", ha affermato Danny Danon. In merito all'astensione americana Danon ha messo in evidenza che "ci si attendeva che il maggiore alleato agisse in linea con i valori che condividiamo e che mettesse il veto su una scandalosa risoluzione. Non ho dubbi sul fatto che la nuova amministrazione americana e il nuovo segretario generale dell'Onu apriranno una nuova era in termini di relazioni dell'Onu con Israele".

"Gli Stati Uniti hanno abbandonato Israele, il loro unico alleato in Medio Oriente", ha dichiarato il ministro per le Infrastrutture Pubbliche e l'Energia ed esponente di punta del Likud, Yuval Steinitz.

Ed ecco come si è espresso il Premier Benjamin Netanyahu
“ Cittadini di Israele, vorrei rassicurarvi. La risoluzione che è stata adottata ieri alle Nazioni Unite è distorta e vergognosa, ma la supereremo. La risoluzione stabilisce che il quartiere ebraico della Città Vecchia di Gerusalemme è 'territorio occupato'. Questa affermazione  è delirante.
La risoluzione stabilisce che il Muro Occidentale è 'territorio occupato'. Anche questo è delirio. Non c'è niente di più assurdo che chiamare territorio il Muro Occidentale e il quartiere ebraico “occupati”.
Vi è un tentativo qui, che non avrà successo, di imporre la terminologia di “insediamento permanente” su Israele.
Si potrebbe ricordare che l'ultimo che ha cercato di fare questo fu  Carter, un presidente estremamente ostile a Israele, e che proprio di recente ha detto che Hamas non è un'organizzazione terroristica. Carter fece passare decisioni radicali contro di noi alle Nazioni Unite simili a quella recente. Ci opponemmo anche allora.
Tutti i presidenti americani da Carter in poi hanno accolto l'impegno americano a non cercare di dettare i termini di cosa sia “insediamento” o meno in Israele al Consiglio di Sicurezza. E ieri, in piena contraddizione di questo impegno, compreso un impegno esplicito dello stesso presidente Obama nel 2011, l'amministrazione Obama ha effettuato una manovra anti-Israele vergognosa alle Nazioni Unite.

Vorrei dirvi che la risoluzione che è stata adottata, non solo non porta la pace più  vicino,ma anzi la spinge più lontano.
Forse la verità fa male. Pensate a questa assurdità, mezzo milione di esseri umani vengono massacrati in Siria. Decine di migliaia di persone vengono massacrati in Sudan. L'intero Medio Oriente sta andando in fiamme e l'amministrazione Obama e il Consiglio di Sicurezza scelgono di coalizzarsi contro l'unica democrazia in Medio Oriente - lo Stato di Israele. Che vergogna.
Amici miei, vorrei dirvi, la prima notte di Chanukah, che noi rifiutiamo questa risoluzione a titolo definitivo, proprio come abbiamo respinto la risoluzione delle Nazioni Unite che ha determinato che il sionismo era una forma di  razzismo. Ci è voluto tempo, ma quella risoluzione è stata revocata; ci vorrà del tempo, ma anche questo sarà risolto.
Ora vi dirò come sarà annullata. Sarà annullata non a causa dei nostri ritiri, ma a fronte della nostra fermezza e quella dei nostri alleati.
Vi ricordo che ci siamo ritirati da Gaza, sradicato le comunità ebraiche lì presenti. Forse questo ci è stato riconosciuto dalle Nazioni Unite? Ha fatto migliorare le nostre relazioni alle Nazioni Unite? No, anzi siamo stati colpiti con migliaia di razzi da Gaza e alle Nazioni Unite siamo stati colpiti con il rapporto Goldstone!
Così vi dirò ciò che è chiaro, lo so, per la stragrande maggioranza dei cittadini israeliani: abbiamo imparato questa lezione, e noi non ci cascheremo piu’.   Ma voglio anche dire un'altra cosa: non siamo soli. Ho parlato ieri sera con molti leader americani. Mi ha fatto piacere sentire da parte dei membri del Congresso americano, da democratici e repubblicani, che si troveranno a combattere una guerra a tutto campo contro questa risoluzione con tutto il potere a loro disposizione. Ho sentito le stesse cose anche da parte dei nostri amici nella nuova amministrazione, che ha detto che si troveranno a combattere una guerra a tutto campo contro la risoluzione. E ho sentito questo dall’ opinione pubblica americana e la politica americana - repubblicani, democratici, ebrei e non ebrei. I leader del Congresso e l'amministrazione americana in arrivo, mi hanno detto in modo inequivocabile: 'Siamo stufi di questo e non continuerà. Cambieremo questa risoluzione. Non permetteremo a nessuno di danneggiare lo Stato di Israele '. Essi dichiarano la loro intenzione di approvare una legge per punire i paesi e gli organismi che cercano di danneggiare Israele. Si dice che questo comprenderà anche la stessa ONU. Vi ricordo che l'Onu riceve un quarto, il 25%, del suo bilancio dagli soli Stati Uniti.
Nel mio più recente discorso alle Nazioni Unite, nel mese di settembre, ho detto che la tempesta era prevedibile proprio alle Nazioni Unite e da lì si deve migliorare, dalle Nazioni Unite. La risoluzione che è stata approvata in sede Onu di ieri fa parte del canto del cigno del vecchio mondo che è prevenuto contro Israele, ma, amici miei, stiamo entrando in una nuova era. E proprio come ha detto il presidente eletto Trump ieri, accadrà molto prima di quanto si pensi. Nella nuova era c'è un prezzo molto più elevato per coloro che tentano di danneggiare Israele, e che il prezzo sarà preteso non solo dagli Stati Uniti, ma da Israele.
Due paesi con i quali abbiamo rapporti diplomatici hanno cosponsorizzato la risoluzione contro 
di noi alle Nazioni Unite; pertanto, ho ordinato ieri che i nostri ambasciatori sono richiamati 
da Senegal e dalla Nuova Zelanda. Ho ordinato che tutta l'assistenza di Israele al Senegal dovrà 
essere fermato, e daremo piu’ sostegno a questo Paese. 
Coloro che lavorano con noi trarranno vantaggio perché Israele ha molto da dare ai paesi del mondo. Ma chi lavora contro di noi non avrà piu’ vantaggi da noi - perché ci sarà un prezzo diplomatico ed economico per le loro azioni contro Israele.
Inoltre, ho incaricato il ministero degli Esteri di completare, entro un mese, una rivalutazione di tutti i nostri contatti con le Nazioni Unite, compreso il finanziamento di Israele alle istituzioni delle Nazioni Unite e la presenza di rappresentanti delle Nazioni Unite nel nostro paese. Ma io non aspetto e  già ora ho ordinato di fermare circa 30 milioni di NIS quali finanziamento per cinque istituzioni delle Nazioni Unite, cinque organi delle Nazioni Unite che sono particolarmente ostili a Israele. Ho già ordinato che i finanziamenti saranno fermati e non ci saranno piu’. 
Vogliamo migliorare le nostre relazioni con le nazioni del mondo. Ma ci vorrà più tempo, e ho detto anche questo, il miglioramento delle relazioni  con i paesi dei cinque continenti si riflette anche nelle loro decisioni in istituzioni internazionali come le Nazioni Unite.
 Ma vorrei dire un'altra cosa, e ascoltate attentamente quello che sto dicendo. Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, è molto probabile che la risoluzione scandalosa di ieri sera accelererà questo processo, perché è la goccia che ha fatto traboccare il vaso. La risoluzione di ieri sera è una chiamata alle armi per tutti i nostri molti amici negli Stati Uniti e nel resto del mondo, gli amici che sono stufi della ostilità delle Nazioni Unite nei confronti di Israele, e che intendono portare un cambiamento fondamentale nelle Nazioni Unite. Pertanto, questa sera vi dico nel linguaggio delle nostre fonti, il dolce sarà ancora uscita dalla amaro e coloro che vengono a maledire saranno coloro che ci benediranno”
 
Intanto ieri, 25 dicembre, per la giornata di Natale il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che conserva anche la titolarità degli Esteri, ha convocato, individualmente, tutti gli ambasciatori dei Paesi che hanno votato a favore della risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu contro le colonie in Cisgiordania, per esprimergli il forte disappunto del suo governo.
 
Qualcuno avrà storto il naso sulla convocazione nel giorno di natale, ma io credo che sia stato appositamente scelta questa data.  Israele ha sempre mostrato grande rispetto per ogni confessione religiosa, e ogni religione è liberamente praticabile in Israele (cosa non tanto scontata nel resto del Medio Oriente), Netanyhau ha evidentemente scelto di mostrare il pugno forte proprio a quei paesi che si mostrano ostili ad Israele. Del resto il porgere l’altra guancia non funziona quasi mai.  Ma vi è anche da dire che i fatti richiedevano una presa di posizione immediata. 
Il nostro Primo Ministro ha fatto gli auguri di Hanukkah agli ebrei presenti in Italia e nel Mondo?  Perché il suo omologo israeliano lo ha fatto, lo fa ogni anno. E permette ad ogni cristiano di praticare liberamente la propria fede.
In Europa siamo giunti invece a chiedere agli ebrei di nascondersi, di non esporre in modo visibile
ad esempio la chippà..per non essere aggrediti..
E’ necessario scegliere da che parte stare, non per odio verso qualcuno (giacchè stare con Israele non è e non deve essere odiare gli arabi o gli islamici o i palestinesi) ma per senso di giustizia e correttezza verso chi è osteggiato da sempre e ingiustamente. Io scelgo la giustizia, scelgo di stare di Israele, ogni giorno.

venerdì 23 dicembre 2016

Gli auguri di Natale del Premier Netanyahu ai cristiani nel mondo


A tutti i nostri amici cristiani in tutto il mondo, Buon Natale e un Felice Anno Nuovo!
Vi mando questi saluti da Gerusalemme. Mi trovo nel cortile di questa magnifica Ambasciata Internazionale Cristiana. Sono così orgoglioso delle nostre relazioni con i nostri fratelli e sorelle cristiani. Mi chiedo se molti di voi ricordano l'esperienza avuta la prima volta che avete visitato Israele, quando avete visitato la Chiesa del Santo Sepolcro o la Via Dolorosa o il Mar di Galilea e Nazaret. Sono sicuro che vi ha emozionato profondamente.
E ci emoziona profondamente avere questo legame con voi, perché tutti sappiamo che questa terra di Israele è la terra del nostro patrimonio comune. Ha cambiato la storia dell'umanità, ha cambiato la civiltà. Che magnifico patrimonio che è. Tuttavia, sappiamo anche che è sotto attacco in questi giorni, che le forze di intolleranza, di barbarie attaccano tutte le religioni, i cristiani con particolare veemenza. Noi siamo con voi e sono orgoglioso del fatto che in Israele, l'unico posto in Medio Oriente, la comunità cristiana non solo sopravvive, ma prospera e non è un caso. E' a causa del nostro impegno per la libertà religiosa; è a causa del nostro abbraccio del nostro patrimonio e del nostro comune futuro .
Quindi, per favore venite in Israele. Vi aspetto. Sarà una grande esperienza per voi.
Buon Natale, Buon Anno!"



(foto: albero di Natale ad Haifa)

giovedì 22 dicembre 2016

Chag Hanukkah Sameach




Il 24 dicembre è la vigilia di Hannukkah, la “festa delle Luci”,  letteralmente significa “ dedizione”, “riconsacrazione”., e dura 8 giorni,  iniziando il 25mo giorno del mese di Kislev (solitamente in dicembre dunque per il calendario gregoriano)
Hannukkah  ricorda  un fatto storico avvenuto nel periodo seleucida, ossia nel II secolo a.C., quando i sovrani seleucidi, la stirpe che succedette ad Alessandro il Grande e che si stabilì in Siria, cercarono di forzare gli ebrei della terra di Israele ad adottare alcune pratiche contrarie alla legge ebraica. La peggior decisione fu quella decretata da Re Antioco IV, che ordinò la collocazione di una statua nel Tempio Sacro di Gerusalemme e la consacrazione di un altare del Tempio stesso a Zeus.
Nel 167 a.C. gli Ebrei si ribellarono contro il regime seleucida, e tra i principali capi della rivolta vi erano gli Asmonei o Maccabei, figli del sommo sacerdote Mattatia.
Nel 164 a.C.  sotto la guida di Giuda Maccabeo, la rivolta raggiunse il culmine, con la liberazione di Gerusalemme e del Tempio dal dominio straniero.
La festa di Chanukah sarebbe stata  istituita da Giuda Maccabeo.
La festa ricorda le celebrazioni per la purificazione e ridedicazione del tempio, e il miracolo che, secondo la tradizione, avvenne in quei giorni: quando i Maccabei cercarono l'olio per accendere il candelabro del Tempio, scoprirono che solo un piccolo fiasco era rimasto intatto, e l'olio contenuto in esso, la cui quantità sarebbe stata sufficiente per un solo giorno, continuò miracolosamente a bruciare per 8 giorni.

Piu’ recentemente la festa è divenuta anche un simbolo della lotta degli Ebrei contro i loro nemici a livello religioso e nazionale. Alcuni enfatizzano la componente religiosa e miracolosa della festa, altri si focalizzano sull'aspetto della vittoria nazionale. In ogni caso, è una festa ricca di gioia ed è una delle preferite dai bambini.
La storia di Hanukkah non è inclusa nella Torah ma appare nel primo e nel secondo Libro dei Maccabei, il miracolo del perdurare dell'olio viene narrato nel Talmud.

 Come si festeggia?

Si pone solitamente di fronte ad una finestra la  Hannukkhia, ossia una menorah (candelabro) che abbia 8 bracci piu’ uno per l’accensione detto “shamash”, disposte in una fila.  La candela dello shamas servirà per accendere le altre, una al giorno. Le candele si accendono sera per sera, iniziando con una la prima sera, due la seconda, e così via in successione, mentre lo shamash deve ardere sempre.
E' d'uso accendere la Chanukiah con olio di oliva, sebbene oggi molti utilizzino candele di cera colorata. All'accensione viene recitata una breve benedizione in una cerimonia che include anche i bambini, seguita dai canti tipici della festività.

E veniamo alle golosità, che non possono mancare durante le feste.
Si portano in tavola cibi, principalmente fritti in olio (del resto è il miracolo dell’olio!) come
Ciambelle alla marmellata (sufganiot) e frittelle di patate (Levivot) 
accese alle finestre.



Vedrete spesso, associata a questa festa, delle trottole a quattro lati


 I bambini i giocano molto, è una trottola a quattro lati, decorata con le iniziali in ebraico della dicitura "qui accadde un grande miracolo". E' consueto anche donare loro una piccola somma di denaro chiamata "Chanukah gelt", per acquistare candele e giocattoli.

Perché alcune persone dicono Chanukah, mentre altre Hanukkah? 
Rabbi Mark S. Diamond  ci spiega che queste due parole "sono frutto di due spelling inglesi differenti, ma nessuna delle due è davvero corretta. La parola ebraica della "festa delle luci", Hanukkah/Chanukah, è data da cinque lettere ebraiche che aprono la consonante het (chet). Questa lettera non è la stessa dell’ “h” inglese (di house per esempio); come neanche della “ch” di “child”; è un suono gutturale ebraico che non ha un preciso corrispondente nella lingua inglese.


lunedì 28 novembre 2016

L'Intifada del Fuoco. (Serve anche il nostro aiuto)



Dopo l’intifiada delle pietre, e quella molto recente dei coltelli,  eccoci a quella che da piu’ parti è stata definita  intifada dei fuochi.
Per giorni in Israele sono scoppiati fuochi dolosi che hanno messo a grave rischio la popolazione e hanno bruciato migliaia di alberi.
Decine di migliaia le persone a cui è stata ordinata l’evacuazione, 60 mila solo ad Haifa.
I fuochi, in parte dolosi, appiccati con moventi politici e grazie a bombe molotov,  sono stati certamente favoriti dal vento e dalla siccità.  Il primo Ministro Israeliano, B. Netanyahu ha parlato di deliberato "atto di terrorismo", un terrorismo nuovo, ma certamente pericolosissimo. Come ogni atto di terrorismo, la vittima non è una, non è solo Israele, ma è l'umanità.  Anche noi siamo vittime del fuoco che brucia alberi e case. 

Haifa, la terza città del paese, è una delle zone piu' colpite (il Monte Carmelo già nel 2009 fu colpito da devastanti incendi la cui traccia è ancora oggi visibile, un ferita inferta al Monte) ma incendi sono nati  in posti lontani fra di loro, come Talmon, un insediamento in Cisgiordania, Shuafat a Gerusalemme est e Sajur e Nahf, in Galilea. 
E' un gravissimo disastro naturale ed umano.
Italia, Grecia, Cipro, Turchia, Azerbaigian, Egitto e Russia hanno mandato aiuti. 

L’emergenza ad oggi sarebbe terminata, ieri il portavoce dell’autorità per il soccorso antincendio israeliano, Yoram Levi, ha riferito  che gran parte degli incendi sono stati spenti e quelli domati non sono più in grado nuocere né all’ambiente né alla popolazione.
Ma  si contano i danni:  133 persone sono rimaste ustionate  e alcuni sarebbero gravi; oltre moltissimi edifici che sono stati gravemente danneggiati dal fuoco; almeno 7.400 acri di parchi nazionali sono stati bruciati. 
Il Fondo Nazionale Ebraico, che gestisce molte delle foreste del paese, ha detto che circa 2.700 acri delle foreste sotto la sua gestione sono stati distrutti.
In tutto, fino a 32.000 acri di foreste naturali sono stati distrutte.
La polizia ha proceduto all’arresto di almeno 30 palestinesi accusati di avere dolosamente provocato incendi.
Di fronte alla tragedia del fuoco, si resta allibiti e grandemente  offesi  per le manifestazioni di giubilo che sono state espresse da una parte del mondo arabo sui social network .  “Hanno cercato di vietare la chiamata del muezzin, Allah ha fatto piovere fuoco su di loro,” ha twittato l’account ufficiale di Izzat al-Risheq, leader di Hamas, che si riferiva ad una  proposta di legge che nemmeno è stata approvata in Israele.
Altri account riconducibili ad Hamas sui social media hanno pubblicato in segno di festa video di canzoni sul fuoco, tra cui la colonna sonora del film “Catching Fire”.
Alcuni account hanno espresso la speranza che gli incendi possano raggiungere le strutture strategiche in Israele, come l’azienda di fertilizzanti e prodotti chimici Haifa Chemicals, gli impianti di stoccaggio del gas in tutto il paese e le basi dell’esercito israeliano che hanno grandi depositi di armi..

Israele nel ricostruire le sue case e nel ripiantare alberi forti e belli, farà tesoro della terribile esperienza vissuta dimostrando che la vita vince sempre ma ora sta anche a noi nel nostro piccolo dare una mano.

Il KKL,  ossia il Keren Kayemeth LeIsrael Onlus, il Fondo Nazionale Ebraico, che da sempre  porta avanti lo spirito ecologista ed ambientalista sta raccogliendo fondi per la riforestazione, quegli alberi bruciati devono essere sostituiti non appena possibile… ora la parola d’ordine è “far crescere nuovi alberi”

Chiunque volesse aiutare  puo’ farlo attraverso i canali del KKL onlus http://www.kklitalia.it/come-donare/



L’Ucei di Roma a sua volta sta raccogliendo fondi per le famiglie rimaste senza abitazione e sfollate. Per contribuire  è possibile utilizzare l’IBAN  
IT42B0200805205000103538743   indicando come causale “MEDITERRANEO IN FIAMME”

venerdì 11 novembre 2016

In Israele l’edificio più "smart" del mondo



Intel Israel sta costruendo a Petach Tikva un centro di ricerca e sviluppo di 34.000 metri quadrati che si unirà ad altre sedi e impianti di produzione sempre sul suolo israeliano.

Migliaia di sensori intelligenti sparsi all’interno della costruzione utilizzeranno tecnologie informatiche all’avanguardia per raccogliere dati rilevanti e fornire ciò di cui i dipendenti hanno bisogno per fare il loro lavoro.

Secondo Intel, questo edificio a risparmio energetico, che sarà la sede di circa 2.500 dipendenti, saprà riconoscere i volti dei dipendenti, in modo che non avranno più bisogno di un badge, accenderà e spegnerà le luci automaticamente, offrirà auto collettive ai dipendenti sulla base dei tempi di arrivo previsti per l’ufficio e molto altro.
Se un dipendente ha una riunione, l’edificio intelligente accenderà le luci, imposterà la temperatura, il computer, il proiettore e caricherà perfino i file rilevanti per l’incontro.
In pausa pranzo, l’edificio intelligente dirà quanta fila c’è alla caffetteria e si potrà sapere anche il valore nutrizionale degli alimenti.
Intel sottolinea che questo sistema serve solo ad imparare le abitudini dei dipendenti che scelgono di condividere le loro informazioni. I dipendenti che scelgono di optare per questo sistema potranno godere di un app mobile che saprà soddisfare le loro esigenze, tra cui ordinare una tazza di caffè direttamente alla scrivania.
Il nuovo edificio, che dovrebbe essere completato nel 2019, sarà certificato LEED (una certificazione di bioedilizia), con l’accento sul risparmio energetico e idrico.
Queste le parole di Maxine Fassberg, CEO di Intel Israele:

Costruire questo nuovo campus mette in evidenza l’importanza della nostra presenza in Israele e riflette i nostri valori di innovazione, tecnologia e bioedilizia.


Con circa 10.000 dipendenti in Israele, Intel è la più grande società high-tech nel paese. Ha quattro centri di sviluppo a Haifa, Yakum, Petach Tikva e Gerusalemme, così come impianti di produzione in Kiryat Gat e Gerusalemme. Recenti statistiche mostrano che le esportazioni di Intel rappresentano circa il 9 per cento dei beni totali esportati da Israele.

Intel ha scelto Israele per il suo primo centro di ricerca e sviluppo al di fuori degli Stati Uniti già 40 anni fa. 



da http://siliconwadi.it/intel-israele-ledificio-piu-smart-del-mondo-2891

venerdì 4 novembre 2016

Il Presidente Mattarella in visita in Israele (ottobre 2016)


Il presidente della Repubblica Mattarella nei giorni scorsi è stato in visita ufficiale in Israele, e ha incontrato il Presidente israeliano Rivlin, il Primo Ministro Netanyahu, Abu Mazen..
Nell’occasione ha sostenuto che “Israele con la sua democrazia così forte e vitale costituisce un modello per tutta la regione. L'Italia sarà costantemente dalla sua parte ogni volta che il suo diritto e dovere a esistere fosse messo in dubbio"  ma al contempo nell’incontrare il Primo Ministro ha ribadito che “ preoccupa lo stallo dei negoziati con la Palestina, uno stallo che accresce il pericolo e l'islamismo radicale. Per cui la soluzione dei 'due stati' va perseguita con determinazione"

Con tutta la stima possibile per il Presidente Mattarella, devo dire che queste sono parole trite e ritrite, dette da quasi ogni ministro o politico italiano in occasione delle rispettive visite in Israele.
E di fatto non significano nulla. La pace è un bene prezioso, per tutti. Ma è come un matrimonio, servono due volontà per farlo nascere, ne basta una per porre fine a tutto.

Abu Mazen, dal canto suo, sempre compiacente a parole (meno con i fatti) ha colto subito occasione per confermare “la pace e' il nostro obiettivo strategico e per ottenerla bisogna mettere fine all'occupazione israeliana secondo la Soluzione dei 2 stati in modo che israeliani e palestinesi vivano in pace e prosperità uno a fianco all'altro". 
Solite parole che non si traducono mai in realtà, come sa chi segue un po’ le vicende del Medio Oriente, parole dette da chi solo alcuni mesi fa preparava la guerra alla Gran Bretagna per la Dichiarazione Balfour !!   diceva bene il premier Netanyahu alle N.U nel settembre scorso “ A questa stregua i palestinesi potrebbero citare in giudizio anche l’Iran per la “Dichiarazione di Ciro” che permise agli ebrei di ricostruire il Tempio di Gerusalemme 2.500 anni fa. Anzi, a pensarci bene, perché non organizzare una class actionpalestinese contro Abramo per aver acquistato quel pezzo di terra a Hebron dove vennero sepolti 4.000 anni fa patriarchi e matriarche del popolo ebraico?

Abu Mazen è questo: parole belle, ad effetto, ma subdole, inveritiere.   Anche Goebbles era maestro nell’uso delle locuzioni, palava di “soluzione finale”..che è una cosa bella detta così, soluzione presuppone vi sia un problema, ecco ..lui si offriva di risolverlo una volta per tutte. Una locuzione elegante, tranquillizzante. Che, come sappiamo, nascondeva invece una barbarie inaudita.
Quando Abu Mazen parla di fine dell’occupazione, non intende che Israele deve ritirarsi dal posto X o Y, ma che deve sparire del tutto. 
Pensateci: “ Il conflitto ha imperversato per decenni prima che vi fosse un solo insediamento, quando Giudea e Samaria e Gaza erano completamente in mani arabe. La Cisgiordania e Gaza erano in mani arabe, eppure ci attaccarono più e più volte. E quando abbiamo sgomberato tutti i 21 insediamenti dalla striscia di Gaza ritirandoci fin dall’ultimo centimetro, non abbiamo ottenuto la pace da Gaza: abbiamo ottenuto migliaia di razzi sparati contro di noi da Gaza. Questo conflitto infuria perché i veri insediamenti a cui mirano i palestinesi sono Haifa, Jaffa e Tel Aviv “  (dal discorso di Netanyahu alle N.U settembre 2016)
Pertanto resto sempre perplessa di fronte al politico italiano di turno che in Israele invita banalmente alla pace, al dialogo, alla soluzione due stati
Un’altra tappa del presidente Mattarella è stata la piantumazione di un albero di ulivo   a Gerusalemme in nome della pace tra i popoli, un atto simbolico che grazie al KKL ha e avrà una storia e un seguito.
Il KKL ossia  Keren Kayemeth LeIsrael è  la più grande organizzazione verde d’Israele, per la precisione una delle più antiche del mondo, nata nel 1901, e che da sempre ha promosso  sostenibilità, di salvaguardia delle risorse naturali, dell’ottimizzazione idrica e del mettere al centro la terra e i suoi frutti Tra i suoi progetti c’è quello che ha reso Israele l’unico paese entrato nel 21° secolo con un aumento netto del suo numero di alberi. KKL ha piantato 240 milioni di alberi, in Israele, cura la gestione e la manutenzione di 400.000 acri di foreste e boschi, il tutto riciclando oltre l’80% dell’acqua. Ha contribuito alla costruzione di 230 bacini e dighe e ha preparato oltre 380mila ettari di terreni per l’agricoltura e di infrastrutture per lo sviluppo di comunità.
Riporto parte di una intervista fatta in questa occasione, da Federica Dato per L’intrapredente
Il presidente di KKL Italia è Raffaele Sassun e a lui chiediamo perché Mattarella pianta un albero nel cuore d’Israele?
«L’ente nazionale ebraico per l’ambiente circa una dozzina di anni fa ha creato una foresta all’interno della foresta di Gerusalemme. L’ha chiamata “Il solco delle nazioni”. È lì che governanti, capi di stato e di governo in concerto con ministero dell’estero israeliano piantano degli alberi, generalmente un ulivo. E questo per creare una vicinanza tra Stati».

Per l’Italia non è la prima volta…
«No, l’hanno già fatto Prodi, Berlusconi e Napolitano. Le dico la verità, il secondo è quello che ha dimostrato più partecipazione, s’è rimboccato le maniche e sporcato le mani, una cosa che ho apprezzato. Tutto si svolge attraverso una cerimonia molto semplice, seguita da una preghiera in ebraico e in italiano che auspica la pace tra i popoli».
Perché far piantare ai potenti degli alberi?
«Fa parte del progetto “La strada della pace attraverso gli alberi d’ulivo”. Una specie di cinta che corre lungo tutto il Mediterraneo attraverso cui s’è cercato di creare punto di incontro e dialogo tra religioni e persone. Progetto concordato sia con la Comunità europea che con l’Unesco. Tanto che fu inaugurato da Ban Ki Moon che disse: “Spero di tornare e vedere il mio albero cresciuto e circondato da molti altri, e che serva ad avvicinare i popoli”».
L’Unesco?
«Sì. Domenica al presidente Mattarella, mentre pianterà il suo ulivo, ricorderò che questa foresta di pace è un’idea portata avanti grazie all’Unesco, la stessa Unesco che poche settimane fa ha espresso l’assurdità che tutti sappiamo».
Cosa si aspetta da lui?

«Spero che al suo ritorno in Italia raddrizzi questa stortura. O meglio, che influenzi gli uomini di governo perché questo avvenga. Anche se qualcosa è già cambiato: Renzi ha parlato di “assurdità” e Gentiloni ha detto che “l’Italia non voterà più in quel modo”».