L'ebraismo
ha 613 mitzov, cioè “precetti”, molti di essi sono divieti
attinenti al cibo, pertanto per l'ebreo osservante la
“cucina” è un argomento fondamentale.
Le
leggi dell’alimentazione ebraica affondano le radici nella Bibbia e
vengono osservate dagli ebrei da più di tremila anni. I principi
fondamentali della kashrùt,
cioè
le regole alimentari, sono
illustrati nel Pentateuco. I
rabbini hanno sempre sottolineato il loro ruolo essenziale nella
preservazione della vita dell’ebreo.
Il
cibo permesso è solo quello kasher, che significa
letteralmente “adatto”, “permesso” e contraddistingue tutti i
cibi che possono essere mangiati dagli ebrei osservanti e le regole
giuste per cucinarli. Non sono kasher il maiale, i pesci senza
squame, i crostacei ma anche le ricette che mixano latte e carne. Le
regole della kasherut sono decine e riguardano la scelta degli
alimenti, la macellazione degli animali, la conservazione
e la netta separazione fra carne e latte - a casa, in viaggio, al
supermercato, questo è un vero e proprio stile di vita.
Le regole vengono osservate più strettamente dagli ebrei ortodossi,
e meno, o anche per nulla, da tutti gli altri.
Osservando
la kashrùt, i bambini imparano fin dalla più tenera età
il concetto di disciplina, distinguendo tra ciò che è permesso e
ciò che non lo è. Ma al di là di tale esercizio di autocontrollo,
i rabbini del Talmud forniscono un’idea più mistica:
mangiando cibo non kasher, si riducono le proprie facoltà
spirituali, “interferendo la comunicazione con la propria anima”.
Poichè
“il sangue è anima” e che ciò che si mangia entra direttamente
nel sangue, si può affermare con certezza che mangiando cibi
vietati, e quindi impuri, si diventa impuri.
ll
cibo kasher (o kosher) si classifica in tre diverse
categorie in base alla loro origine:
Cibi
a base di carne
Cibi
a base di latte
Cibi parve,
ossia che non contengono né carne né latte, un classico esempio ne
è la frutta allo stato naturale che è un kasher e parve oppure
l'uovo, sono cibi “neutrali” ma tuttavia questi cibi, se cucinati
con latte, carne o loro derivati possono diventare anch’essi cibi a
base di carne o latte
Carne Le leggi fondamentali che definiscono quali animali, uccelli e pesci sono kasher, sono illustrate in Levitico, cap. XI. I criteri per riconoscere i quadrupedi permessi sono: gli animali devono avere lo zoccolo diviso in due, e devono essere ruminanti. Sono generalmente ammessi: alcuni bovini (bue, bufalo, bisonte americano, ecc.), la capra, gli ovini, gli antilopini (gazzella, camoscio, renna, ecc.). Sono esclusi i tilopodi (cammelli, dromedari, lama), i non ruminanti (tra cui tutti i suini – maiali, cinghiali – ippopotami, ecc.), e tutti gli altri quadrupedi commestibili (in particolare equini, conigli e lepri). La carne di cervo non è più a portata della tavola kasher poiché, in base a normative agricole, tale animale deve essere ucciso a colpo di pistola in campi aperti, e non condotto in un mattatoio. Nel XIX secolo, i macellai kasher usavano recarsi alla tenuta della famiglia Rothschild una volta all’anno per preservare in Inghilterra la tradizione di sgozzare il cervo. Tutti gli animali e i volatili carnivori, il sangue di animali e di volatili e qualunque sostanza da essi derivata non sono kasher. I rettili, e la maggior parte degli insetti non sono kasher. Volatili Il problema della distinzione tra animali proibiti e non tra i volatili è molto complicata. Generalmente si usa questa formula: Sono permessi i volatili che NON appartengano a famiglie di animali notturni o rapaci. Oca, gallina e tacchino, pernice, quaglia (controversa, secondo alcune comunità) che sono gli animali mangiati più comunemente sono generalmente permessi. Tra le esclusioni pipistrelli, civette, allodole. Alcuni volatili come il pollo, il tacchino e alcuni palmipedi sono kasher. La Torà elenca soltanto gli uccelli vietati, quali lo struzzo, il gufo e l’avvoltoio. Tuttavia, oggi è difficile stabilire con assoluta certezza l’identità esatta di tutte le specie. Per tradizione però, si mangia pollame (pollo, oca, anatra, tacchino...) e anche piccione, fagiano e pernice. Latte Latte e latticini (formaggi, crema, burro ecc...) di qualunque animale kasher sono a loro volta kasher e “di latte”. Essi non possono essere consumati assieme a carne o pollame. Poiché non è possibile distinguere latte kasher (ossia di un animale kasher) da quello non kasher, i rabbini hanno decretato che esso debba essere controllato dalla mungitura fino al confezionamento, per garantire che proviene da un animale kasher. In molti paesi del mondo in cui l’origine del latte in commercio è garantita dalla legge, alcune autorità rabbiniche avevano a loro tempo sostenuto che il latte è garantito come kasher e per questo non deve essere controllato Il latte kasher controllato, detto Chalav Israel, è oggi molto diffuso sul mercato dei centri di vita ebraica del mondo e quindi facile da reperire. Formaggio
Per il formaggio la questione si fa un po’ più complessa,
in quanto sotto qualunque forma deve essere controllato da un
rabbino. Questo perché il caglio è di origine animale,
provenendo in genere dallo stomaco di vitello. I saggi
del Talmud hanno perciò decretato che tutti i
formaggi debbano provenire da una fonte controllata, anche
qualora il caglio dovesse essere vegetale, chimico o microbico.
Un altro vincolo che autorizza il formaggio è la produzione
della cagliata, che deve avvenire per mano di un ebreo sensibile
alle leggi della Kashrùt, così come per tutti gli
alimenti che necessitano cottura.
Burro
Il classico burro da tavola che troviamo negli scaffali
frigoriferi dei supermercati è distinguibile tra burro
classico e burro extrafine. Il burro
classico, o senza altra specificazione, è nella stragrande
maggioranza un sottoprodotto di lavorazione dei formaggi,
rilavorato in burrifici che rilevano dai caseifici. I
caseifici infatti usano recuperare il siero che si separa dal
formaggio durante la produzione, per farne del burro
industriale il quale viene venduto ai burrifici che a
loro volta miscelano ad altro burro in base alle
caratteristiche desiderate, per farne un commercio ad
uso domestico. Il burro extrafine è derivato dalla panna del
latte, e quindi non pone problemi di Kashrùt, se non ché oggi
molti produttori di burro extrafine producono anche burro
acquistato da caseifici alterando la kashrùt degli impianti
produttivi. I consumatori si sono abituati all’idea di
utilizzare come standard solo burro certificato perché ad oggi
oltre che garantire la kashrùt generale del prodotto, dichiara
anche un controllo dalla mungitura.
Una posizione centrale nell’ambito della kashrùt è
occupata dalla separazione fra carne e latte. I divieti che la
riguardano sono molto severi, forse più di ogni altra norma
di kashrùt.
Per poter consumare latticini dopo aver mangiato carne o
derivati è richiesta un’attesa di sei ore. Questo stesso arco
di tempo è necessario anche tra la consumazione di formaggi
“duri” e carne. Si noti che benché il pesce sia parve, esso
non deve essere consumato assieme alla carne.
Chi convive con animali domestici deve verificare addirittura
il cibo che acquista per loro uso, per assicurarsi che non vi sia
mescolanza tra carne e latte fra i loro ingredienti.
La separazione fra carne e latte si applica non solo al cibo
stesso, ma anche a tutti gli utensili impiegati per la sua
conservazione, preparazione e consumazione. Tale rigore
nella separazione comporta il possesso e l’uso di set separati
di posate, piatti, utensili e lavandini. Anche la lavastoviglie
può essere impiegata o per la carne o per il latte, ma non per
entrambi.
Il cibo che non è né di carne né di latte è
definito parve, neutro, e utensili parve come
bicchieri o ciotole per l’insalata possono accompagnare sia i
pasti di latte che quelli di carne. Il vetro non assorbente
normale può essere considerato parve per molti
pareri. Bisogna stare invece attenti al pyrex o a qualunque altro
utensile di vetro resistente al calore del forno, che possono
essere usati solo o per la carne o per il latte.
La separazione non si limita alla cucina e alla tavola:
l'ebreo osservante è infatti tenuto ad astenersi dalla
consumazione di latticini dopo la carne finché non sia trascorso
un certo numero di ore. Lo Shulchàn Arùch, il
Codice di Legge Ebraica, riporta due tradizioni: una, decisamente
poco diffusa oggi, richiede un’attesa di un’ora soltanto (e
gli ebrei olandesi vi si attengono ancora); l’altra, più
universalmente accettata, ne richiede invece sei.
Viceversa lo stesso intervallo si applica dopo aver mangiato
formaggi detti duri, cioè stagionati, come ad es. il grana o il
parmigiano, poiché richiedono un processo digestivo simile a
quello della carne.Infine, per evitare spiacevoli confusioni, il pane deve sempre essere parve, e quindi non può contenere burro o latte. Pesce
Per essere kasher, il pesce deve avere pinne e squame facili
da rimuovere. Ad esempio, quelle dello storione sono
difficilissime da togliere, fatto che lo rende non kasher, come
lo sono automaticamente le sue preziose uova, ossia il caviale.
Esempi di pesci Kasher possono essere il salmone,
la trota, la cernia, il nasello, la sogliola ecc.
Es. di pesci non kasher: l’anguilla, il pesce spada, il
pesce gatto, lo squalo...
Tutti i crostacei, i frutti di mare ed i mammiferi
acquatici non sono kasher.
Il pesce, sia fresco che surgelato, dovrebbe essere acquistato
con la pelle, in modo da verificarne le squame per riconoscerlo
con certezza.
Un’altra norma vieta di consumare pesce e carne assieme, ma
per un motivo diverso dal latte. È semplicemente perché i
saggi, paladini di una vita salubre, considerano tale miscuglio
nocivo alla salute. Così ci si asterrà dall’accompagnare un
buon piatto di carne con salsa di acciughe...
D’altro canto, non vi è alcun problema nel mangiare
carne immediatamente dopo il pesce, o viceversa.
Si usa però “pulire” prima il palato con del pane o
bevendo qualcosa. Questo può spiegare perché molti bevono un
goccetto dopo il pesce del Sabato prima di passare alla portata
successiva...
Verdura
Mentre la consumazione di carne di maiale implica una sola
trasgressione, quella di un insetto ne comporta diverse. La Torà
e molto esplicita nei divieti concernenti tali creature e quindi
la frutta e la verdura potenzialmente esposte a infestazioni
devono essere controllate e pulite accuratamente.
Quella che può sembrare una bella foglia di lattuga,
osservata più da vicino può apparire come un albergo per
insetti. Altre “dimore” molto apprezzate da queste bestioline
sono ad esempio il prezzemolo, l’asparago, le verdure di
primavera, i broccoli e i cavolfiori.
Tutti gli insetti o vermi visibili a occhio nudo devono essere
“sfrattati”, immergendo la verdure in acqua salata o in
aceto, oppure mettendo particolari prodotti esistenti sul mercato
su un panno e strofinando delicatamente la foglia, il tutto
seguito da un accurato controllo visivo. Anche la frutta e la
verdura in scatola possono essere problematiche. Gli insetti vi
si presentano come granelli neri, ma fortunatamente possono
essere rimossi con un panno di mussola.
Vino
e succo d’uva devono essere esclusivamente di origine approvata
dai rabbini, ma non per lo stesso motivo del formaggio. I saggi
bandirono il vino di produzione non ebraica essenzialmente per
evitare i matrimoni misti, poiché il bere può portare poi
all’incontrarsi e così via. Anche prodotti come il brandy e
l’aceto di vino devono portare il sigillo di un rabbino.
Esso è kasher solo se la sua produzione viene effettuata da un ebreo osservante. La produzione di vino kasher può richiedere un notevole dispendio di tempo e denaro, poiché richiede la scrupolosa kasherizzazione dell’attrezzatura precedentemente impiegata per la produzione di vino non kasher e la presenza di un’intera équipe di personale osservante debitamente addestrato.
Come spesso accade, ingredienti non kasher possono infiltrarsi
nella produzione di vini non kasher, ad es. si usava aggiungere
sangue di toro per la colorazione o più comunemente un agente di
raffinamento proveniente dallo storione.
Si tratta di motivazioni fondamentali che sottolineano
l’importanza di un controllo rabbinico molto accurato.
Pane
I rabbini sconsigliano la consumazione di pane non prodotto da
ebrei, benché laddove non sia disponibile pane di produzione
ebraica, o se
esso è di qualità inferiore, si può acquistare
pane di produzione commerciale (non fatto intenzionalmente per un
consumatore specifico), ma tenendo conto di quanto segue: esso in
genere contiene grassi o emulsionanti di origine animale o non
identificata. Vi è anche la possibilità che
emulsioni o gelatine vengano spalmati sulla crosta o che le
teglie vengano oliate con grassi non kasher, i quali per legge
non comportano l’obbligo di essere riportati e dichiarati sulla
lista degli ingredienti.
Il pane è inoltre esposto al rischio che venga cotto negli
stessi forni di pane o dolci non kasher, il che lo renderebbe
automaticamente non kasher.
Di fatto, alcun pane non controllato può essere considerato
kasher.
Biscotti
Sono in genere prodotti con margarina non kasher. Anche quelli
fatti con il burro possono non essere kasher poiché, come detto
sopra, le teglie possono essere ingrassate con ingredienti
vietati, senza che ciò debba essere segnalato al cliente. Ciò
vale anche per le torte. Riguardo ai forni ,è valido lo stesso
principio del pane.
Margarina
La margarina contiene grassi ed emulsionanti che possono
essere di origine animale. Anche i produttori di margarine dette
vegetali non sono in grado di garantire che l’origine dei loro
emulsionanti sia tale. Di conseguenza, si può impiegare solo la
margarina controllata da un rabbino. Nelle margarine in
commercio si addizionano spesso aromi a base di latte o
derivati.
A causa dei divieti sul sangue, si devono controllare anche le
uova aperte prima di essere cucinate, per eliminare quelle che
contengono macchie di sangue. (Non ogni piccola macchia di colore
rende vietato l’uovo). Non è però necessario controllare le
uova prima di prepararle sode. Le uova bianche hanno in genere
meno macchie di quelle marroni, forse per motivi biologici,
è quindi più difficile trovare qualche macchia di sangue rosso
vivo o simile nelle uova bianche.
Gli
animali permessi (esclusi i pesci) per poter essere mangiati,
devono essere uccisi in modo particolare, la shechitah.
La macellazione rituale prevede il taglio della trachea e
dell’esofago dell’animale mediante una lama affilatissima priva di qualsiasi
imperfezione sulla lama.
L’obiettivo è ottenere una morte rapidissima e indolore per
l’animale e contemporaneamente un rapido e abbondante
dissanguamento.
Il
consumo di sangue, infatti, è un’altra proibizione
fondamentale della legge ebraica, che prevede molte altre
limitazioni (tra cui il divieto di mangiare alcune parti
specifiche dell’animale e il divieto di associare latte e
derivati con la carne). Per
evitare di assumere il sangue, ci sono tutta una serie di doveri
da osservare prima di consumare la carne, di cui uno dei
principali è la
salatura.
Dopo la shekhità, l’animale deve essere
sottoposto ad un accurato controllo, detto bedikà,
per verificare che non abbia difetti che lo renderebbero non
kosher in base alla legge ebraica. I polmoni di bovini e ovini e
gli intestini del pollame vengono sempre controllati.
È qui che entra in gioco l’espressione glatt
kosher. Nel caso del bestiame, se il polmone è privo di fori
o mucose cicatrici, viene definito “glatt”, liscio.
Se invece ve ne sono, l’animale può comunque essere kosher
anche se non glatt, purché quando vengono rimosse,
tali mucose cicatrici non lascino buchi nei polmoni.
Per essere finalmente portata in tavola, la carne deve essere
privata dei resti di sangue, la cui consumazione è strettamente
vietata dalla Torà. Essa deve perciò essere messa a bagno per
un’ora e poi sotto sale grosso e risciacquata tre volte prima
di essere cucinata. Oggi, la maggior parte della carne viene
kasherizzata dal macellaio, risparmiando la fatica al
consumatore.
Il fegato è un caso particolare: essendo imbevuto di sangue,
non può essere kasherizzato con il normale processo illustrato
sopra, ma deve essere preparato “alla griglia”, ossia a
diretto contatto con una fiamma.
Prima di raggiungere gli scaffali della macelleria, la carne
deve essere sottoposta ad alcuni procedimenti, detti nikùr,
che comportano la rimozione di alcune vene e di grassi vietati.
Poiché il nikùr dei quarti posteriori
dell’animale è notevolmente complesso, nella maggior parte
delle comunità della Diaspora non viene effettuato del tutto in
queste parti della bestia, che vengono vendute al mercato non
ebraico. I quarti posteriori contengono tra l’altro il nervo
sciatico, che non può essere mangiato dagli ebrei poiché fu
dove Giacobbe rimase ferito nel suo scontro con l’angelo
(Genesi XXXII, 33).
La kasherizzazione Cibo kasher prodotto con utensili precedentemente impiegati per la cottura di cibo non kasher, diventa a sua volta non kasher. Il procedimento che rende utensili, pentolame, piatti, forni, piani di cottura e lavabi kasher viene comunemente chiamato “kasherizzazione”. Essa deve essere effettuata sotto la scrupolosa osservazione di un rabbino esperto, poiché la sua esecuzione varia in base al genere di oggetto o utensile. |
Brava Tiziana :) Ho imparato nuove cose :)
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