giovedì 29 maggio 2014

Il Papa invita Peres e Abu Mazen a parlare di pace




Giorni fa mi esprimevo con dubbio in merito all'invito fatto dal Pontefice a Peres, presidente di Israele, e Mahmoud Abbas, presidente dell'ANP,  per andare da lui, in Vaticano, a "parlare e pregare per la pace".....ritenendole in verità solo appunto "parole", vuote, senza un possibile costrutto. 
Fanno bella mostra di se', del resto che volete che dica un Capo di Stato che va in MO, sia esso il Papa o il presidente di una nazione? "fate la pace", ovvio, come se i contendenti fossero bambini bricconcelli che si bisticciano un gioco.
Queste mie affermazioni non derivano da  mio disfattismo o dal non desiderare la pace, la quiete, in questa terra tanto bella e troppo travagliata. 

Desidero ardentemente la pace, ma realisticamente quell'invito a venire “a casa mia” a “pregare per la pace”, che naturalmente sia Peres sia Abu Mazen hanno accettato, non serve a niente. 

La cosa che piu' mi lascia perplessa è come questo gesto sia stato accolto dalla stampa. 

Scrive bene il prof. Volli su www.informazionecorretta.com  a proposito di questo invito "descritto dalla stampa non si capisce bene se ignorante o adulatrice come “un trionfo della diplomazia vaticana”. In realtà non è nulla. Non solo perché le preghiere e la diplomazia purtroppo hanno poca relazione (e certo la preghiera non è la passione dominante dei due politici e comunque a Santa Marta né l'uno né l'altro possono pregare davvero secondo le regole delle loro religioni). Ma soprattutto per ragioni politiche. Peres è in scadenza. Fra un paio di settimane sarà eletto il suo successore, il mandato finirà fra circa un mese. Inoltre la presidenza israeliana è una carica solo cerimoniale, Peres ha cercato di darle forza secondo un progetto politico, ma senza successo, dato che il suo partito è fuori dal governo e la sua linea politica è respinta da tempo dalla maggioranza dell'elettorato". 

Il buonismo attorno alla vicenda, l'esultazione di fronte al Papa che compie un gesto, perdonate, ovvio ma privo di alcune forza davvero costruttrice di pace, è allarmante.
Credo che le persone leggano solo i titoli dei giornali, ma i giornalisti spesso non sappiano neppure piu' scrivere quelli..

Un gesto forte sarebbe invece invitare l'Anp, Hamas e Fatah ad eliminare dai loro Statuti - e dalla loro "politica" - alcune parti.

Vi riporto l'art. 9 della Carta Nazionale Palestinese "la lotta armata è l'unico modo per liberare la palestina. Quindi è uan strategia globale e non solo uan fase tattiaca"

art. 12 Costituzione di Fatah (che passano per moderati!"  "la lotta armata è una strategia e non una tattica e la rivoluzione armata del popolo arabo palestinese è un fattore decisivo nell'estirpazione dell'esistenza sionista; questa lotta non cesserà finchè lo Stato Sionista non verrà demolito"

Paragrafo 2 Statuto di  Hamas "Israele sorgerà e rimarrà in piedi finchè l'Islam non lo eliminerà"

Quindi i soggetti con cui Israele dovrebbe parlare  mettono nero su bianco le loro intenzioni: pace? due Stati? NOO..ditruzione del nemico.
Metodo usato? la guerriglia, il terrorismo. Molto democratico, davvero.

La pace passa attraverso il rispetto reciproco, rispetto che non puo' non comprendere il riconoscimento del diritto all'esistenza di Israele. Finchè quest'esistenza sarà sdegnosamente e platealmente avversata, non ci sarà vera possibilità di pace.

Chissà se il pontefice ha letto i tre interessanti quanto poco amichevoli Statuti..


Intanto giunge notizia che l'incontro si terrà l'8 giugno prossimo 
peres-e-abu-mazen-in-vaticano 8 Giugno

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