domenica 30 marzo 2014

-Il negazionismo storia di una menzogna, di Claudio Vercelli




Un grande libro che analizza il negozianismo nei sui aspetti passati e presenti. Com'è nato? Come si è diffuso? In cosa si sostanzia oggi?
Riflessioni dopo la lettura di questo libro

Il negazionismo dell'Olocausto è l'opinione secondo la quale si nega la veridicità dell'Olocausto, ossia l'esistenza del genocidio degli ebrei da parte della Germania nazista, ridimensionando il fatto storico onde renderlo “accettabile”, la normalità del tempo di guerra.
Secondo questa teoria la Shoà non sarebbe altro che una gigantesca messinscena, funzionale alla demonizzazione della Germania, alle politiche sotterraneamente perseguite dai circoli ebraici
mondiali ed alla creazione e difesa dello Stato d'Israele. I sostenitori delle tesi negazioniste sidefiniscono in verità “storici revisionisti” poiché pretendono di revisionare gli studi attuali
L'uso del termine "revisionismo" viene contestato dalla comunità scientifica, che vi vede un tentativo di occultare dietro un termine dal legittimo uso accademico (revisionismo storiografico) un'operazione di minimizzazione e negazione di fatti acquisiti.

Il prof. Vercelli, nel suo libro riflette sui diversi ambiti in cui il negazionismo tende oggi a riversarsi. Con modi e forme differenti, ma con, alla base, uno stesso e unico movente antisemita: la “congiura” ebraica Si passa dall’analisi del negazionismo francese e indi italiano e statunitense dalle origini, quand’era fenomeno di nicchia, a tempi in piu’ recenti in cui ha cercato di assumere vesti di rispettabilità attraverso un metodo scientifico e di uscire dal piccolo mondo dei primi anni.
In tempi piu’ recenti si è affacciato invece il negazionismo dei paesi arabi, laddove la matrice non è
piu’ di simpatia verso il nazismo quanto invece di puro antisemitismo e di negazione all’esistenzadello Stato di Israele 

Le tesi principali dei negazionisti odierni sono che:
- non sia mai esistita la volontà da parte dei nazisti di sterminare gli ebrei, ma di rinchiuderli incampi di concentramento o di favorirne l’emigrazione ;
- non siano mai esistite camere a gas per uccidere gli ebrei ma le stesse sia state semplici luoghi perla disinfestazione, vi si uccidevano dunque solo pidocchi;
- il numero degli ebrei morti durante la Seconda Guerra Mondiale sia inferiore a quanto si ritienee al rilievo che tuttavia all’appello mancherebbero un certo numero di persone viene opposto che gli stessi siano in realtà emigrati verso Usa o Urss
- la narrazione della Shoah sia un utile artificio pensato per giustificare la costituzione delloStato di Israele nel dopoguerra, e giustificare i crimini commessi dagli eserciti e governi Alleati durante la seconda guerra mondiale (si giunge all’assurda affermazione che “ogni ebreo vivo èuna confutazione all’esistenza del piano di sterminio” ).

Il negazionismo contemporaneo si riversa principalmente in tre ambiti.
1.
quello del web, in cui circolano liberamente giudizi senza alcuna gerarchia. «Tutto si presenta al fruitore abituale come verosimile, nella misura in cui sono affermazioni apparentemente fondate – spiega -. Il negazionismo interviene qui come rilettura non conformista (e molto seducente) dei fatti, che fa scoprire al lettore il vero complotto che sta dietro alla versioneufficiale». 

2. quello del mondo arabo islamico: qui il negazionismo è molto diffuso anche nei grandi mezzidi informazione, sotto forma non solo di supporto alla lotta contro Israele e il sionismo, ma anche di legittimazione della coscienza di sé del mondo arabo; e, come nel caso di internet,anche in questo contesto si punta sul senso comune e si coccola la pseudo-intelligenza dellagente. «È un discorso fortemente ideologico, che si basa sulla considerazione della Shoah
come mito inventato dal nemico sionista e dall’Occidente imperialista – continua lo storico -.
Soprattutto negli ultimi 30 anni, dopo la rivoluzione islamica in Iran, questo argomento ha assunto una forza preponderante. Ed è un grande problema, perché colpisce un pubblico molto ampio, innescando facilmente atteggiamenti antisemitici». 

3. il negazionismo si presenta anche sotto forma di fenomeno trasversale, politico-intellettuale,che avvicina le frange radicali e minoritarie di destra e sinistra, che nella lotta contro“l’oppressione di Israele -delle masse popolari palestinesi così come del mondo intero-”trovano un terreno comune. È un fenomeno da non sottovalutare, che tocca anche esponenti del mondo accademico, che dietro all’antisionismo nascondono atteggiamenti antisemitici. E che culminano nell’accusa agli ebrei di utilizzare la Shoah per giocare a fare la vittima e così capitalizzare politicamente quella tragedia.

(immagine: Yad Vashem)

venerdì 28 marzo 2014

ISRAELE E TURCHIA VERSO LA DISTENSIONE. Riprendono i rapporti diplomatici

Riporto un articolo tratta da La Critica

Ricorderete la vicenda della Mavi Marmara, la nave, la flottilla che ufficialmente doveva trasportare beni di prima necessità in quel di Gaza.
La nave in verità conteneva : 50 divani, 300 sedie a rotelle, 300 scooter, qualche decina di materassi, 100 scooter per i disabili, varie centinaia di grucce, 250 lettini, 4 tonnellate di medicine, per lo più scadute o in via di scadenza, 20 tonnellate di abiti usati, tappeti usati anche loro, borse, equipaggiamenti da ospedale e da campo giochi. 2000 tonnellate di materiali di costruzione vari, lavandini, gabinetti, cemento, macerie vere e proprie. Oltre diverse persone solo desiderose di scontro e diversi giornalisti pronti unicamente a registrare quegli scontri.
La nave ha tentato di violare il blocco di Gaza ed è stata intercettata da forze navali israeliane nelle acque internazionali del Mar Mediterraneo, nell'ambito dell'operazione navale denominata dalle Forze di Difesa Israeliane (IDF) "Operazione Brezza Marina" (Operation Sea Breeze; in ebraico מבצע רוחות שמיים 7, mivtsà rukhòt shamàyim 7).

Alcuni giorni prima dell'incidente gli organizzatori avevano preannunciato le proprie intenzioni - non tanto di portare aiuti umanitari quanto piuttosto di forzare il blocco - e l'obiettivo di sollevare l'attenzione dell'opinione pubblica in favore di Gaza.
Alla notizia il governo di Israele aveva fatto sapere che non avrebbe acconsentito alla violazione del blocco, ed aveva proposto ed organizzato l'accompagnamento delle navi al porto di Ashdod, ed il conseguente trasporto degli aiuti via terra verso Gaza. Non sarebbe stata la migliore soluzione, se l’intento era portare aiuti di cibo e generei di prima necessità a Gaza?

Il 31 maggio 2010, le Forze di Difesa Israeliane bloccarono la nave turca Mavi Marmara, appartenente alla Flotilla ‘Free Gaza Movement’ e alla ‘Foundation for Human Rights and Freedom and Humanitarian Relief (IHH)’. Nella battaglia che ne seguì morirono otto nazionalisti turchi e un turco-americano.
Ne segui’ un forte periodo di tensione tra il governo turco e quello israeliano e l'interruzione dei rapporti diplomatici tra i due paesi.
Il Premier israeliano fece anche le scuse al governo turco, a mio avviso un bel e onorevole gesto, ma francamente non vedevo necessità di scuse..
Da qui, prende l’avvio l’articolo de La Critica

"Secondo il vice primo ministro della turco, Israele e Turchia potrebbero firmare un accordo di compensazione per l’incidente della Mavi Marmara già il prossimo mese. Bulent Arinc ha detto che Israele ha consegnato il testo riconciliazione finale, con una cifra monetaria il mese scorso, inoltre ha aggiunto che l governo turco avrebbe riaperto la valutazione del documento e di trasformarlo in un accordo ufficiale da sottoporre ai due paesi per l’approvazione.

Dopo aver firmato l’accordo, Israele e la Turchia potrebbero normalizzare i rapporti con relativo scambio di diplomatici.

La Turchia aveva interrotto i rapporti diplomatici con Israele e poi espulso l’ambasciatore di Israele nel 2010 dopo l’incidente della flottiglia, in cui le truppe israeliane avevano ucciso nove cittadini turchi negli scontri durante il tentativo di fermare la Mavi Marmara che voleva rompere il blocco israeliano di Gaza . Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha chiesto scusa al primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan lo scorso marzo, dopo che i rappresentanti dei paesi si sono incontrati per colloqui di riconciliazione.

Ricordiamo comunque che durante il tentativo di bloccare la Mavi Marmara, appena i militari israeliani salirono a bordo, dieci di essi vennero feriti dai “pacifisti disarmati”, che tanto disarmati poi non erano, ed i militari israeliani agirono per legittima difesa. La Comunità internazionale ha comunque chiuso gli occhi sull’aggressione dei pacifisti nei confronti dei militari israeliani e hanno taciuto sul fatto che, gli organizzatori della flottiglia della pace, sono stati arrestati dalla polizia turca per legami con Al-Qaeda.

Inoltre, stando agli atti del Parlamento Europeo, l’europarlamentare olandese daniel Van der Stoep, ha presentato un’interrogazione parlamentare in cui si esprime preoccupazione sul fatto che a partecipare alla ”flottiglia” vi sono numerosi membri di Hamas.

Nell’interrogazione si legge  a chiare lettere: ” Gli almeno1 000 partecipanti alla flottiglia, che con le sue 15 navi sarà più grande della prima, cercano di mantenere l’apparenza di avere solamente «scopi umanitari»: vorrebbero sfondare il blocco marino israeliano e quindi fornire aiuto umanitario alla popolazione a Gaza. Niente di meno vero. La partecipazione di Hamas prova che la flottiglia costituisce una provocazione, se non una dichiarazione di guerra diretta a Israele; i cosiddetti «scopi umanitari» cercano di mascherarlo al mondo esterno.

Scandaloso è inoltre il fatto che la Turchia, un paese candidato all’adesione all’Unione europea, permetterà alla flottiglia di salpare. In questo modo la Turchia sostiene l’organizzazione terroristica di Hamas e prova che non potrà mai diventare un membro dell’UE.

1. È la Commissione a conoscenza del fatto che la seconda flottiglia, vista la partecipazione di Hamas, ha solamente finalità terroristiche contro Israele? In caso negativo, per quale motivo?

2. È la Commissione disposta a riconoscere che la flottiglia costituisce una provocazione, se non una dichiarazione di guerra rivolta a Israele, e che pertanto non deve più essere chiamata «flotta della pace»? In caso negativo, per quale motivo?

3. È la Commissione consapevole del fatto che la Turchia sostiene l’organizzazione terroristica di Hamas, in quanto permette alla flottiglia di salpare per Gaza? In caso negativo, per quale motivo?

4. È la Commissione disposta a riconoscere che la Turchia, a causa del suo sostegno alla flottiglia e ad Hamas, non potrà mai diventare un membro dell’UE e che quindi tutti i negoziati con la Turchia devono essere bloccati immediatamente? In caso negativo, per quale motivo?

5. Concorda la Commissione sul fatto che i cittadini dell’UE che saranno a bordo della flottiglia debbano essere perseguiti per la partecipazione o il sostegno a un’organizzazione terroristica? In caso negativo, per quale motivo?

6. Conviene la Commissione sul fatto che debba essere negata qualsiasi forma di assistenza consolare ai cittadini dell’UE che sono arrestati a seguito della loro partecipazione alla flottiglia? In caso negativo, per quale motivo?

La risposta alla suddetta interrogazione fu: “Per quanto riguarda il caso specifico della Turchia, è previsto, in quanto paese candidato, ad allineare progressivamente le sue politiche nei confronti dei paesi terzi e le sue posizioni in seno alle organizzazioni internazionali, con le politiche e le posizioni adottate dall’Unione europea e dai suoi Stati membri. Sulla questione della flottiglie, l’UE non dispone di informazioni su supporto ufficiale previsto o autorizzazione da parte del governo turco, ma va ricordato che il governo turco non ha autorizzato o sostenere la prima flottiglia nel 2010.

Se così fosse, perché la Turchia espulse l’Ambasciatore di Israele? Perché congelò i rapporti diplomatici con lo Stato Ebraico? Perché chiede un risarcimento danni oltreché le scuse da parte del Governo di Israele?

Come al solito l’Unione Europea riesce a fare il leone coi suoi cittadini-sudditi e riesce a malapena ad emetter un belato difronte ai suoi futuri califfi."


Gian Giacomo William Faillace  www.lacritica.org

Israele, il progetto Tiyul-Rihle

La pace passa attraverso la cultura:  Il progetto Tiyul-Rihle

Tiyul-Rihla è un'iniziativa congiunta ideata da alcuni ragazzi israeliani e palestinesi che si propone di organizzare viaggi. E come possono delle vacanze portare alla pace, mi si obbietterà? ..possono..
Il progetto infatti si rivolge a gruppi misti di arabi palestinesi e israeliani ebrei e chiunque voglia unirsi, con lo scopo di portarli a conoscere la cultura e la storia dell’altro. Un viaggio alla scoperta dell’altro.
Questo il loro sito http://www.tiyul-rihla.org

Andate alla sezione news e troverete alcuni articoli relativi al progetto. Pochi articoli in  verità..la stampa, soprattutto straniera, non ha parlato molto di questa bella iniziativa, forse tutto sommato preferisce presentarci un medioriente in fiamme e immerso nell’odio invece che le tante opere e i tanti sforzi che quotidianamente in Israele si fanno per unire i due popoli

Vi traduco, e chiedo venia se trovate delle inesattezze, uno di questi articoli che spiega come nasce il progetto e che impatto ha avuto sui primi partecipanti (ho fatto qualche piccolo taglio)

“Immaginate questa scena per un istante: una guida turistica israeliana con una kippà in testa porta un gruppo di palestinesi musulmani intorno alla Chiesa del Santo Sepolcro.
"Incongruo" non si avvicina nemmeno a descriverlo. Eppure, questo è esattamente quello che è successo due settimane fa, quando un gruppo di 30 israeliani e palestinesi ha partecipato a un progetto chiamato "Tiyul-Rihle" (parole ebraica e araba per "trip".)

 Il concetto dietro Tiyul-Rihle è nato nel 2010 a un workshop promosso dal Centro per l'EmergingFutures (CEF), che riunisce israeliani e palestinesi, attivisti di base impegnati a portare avanti iniziative di pace costruttive.

L'idea è nata quando uno dei partecipanti palestinesi, Rawan J., ha detto che lei non era mai stata al mare o a Gerusalemme. Rawan ha detto che per tutta la sua vita aveva sognato di visitare la moschea Al-Aqsa.

Nir Boms, uno degli organizzatori del viaggio, ha invitato Rawan  a casa sua a Gerusalemme, e ha promesso di portarla alla moschea. Rawan ha fatto presente di essere una musulmana devota, e che  come donna non le è permesso viaggiare da sola con un uomo a cui non è legata, e ha chiesto se poteva portare con sé alcuni parenti. L'episodio ha segnato  la nascita dell'idea di Tiyul-Rihle.
Come per molti dei partecipanti palestinesi intervistati, Rawan ha chiesto che il suo cognome rimanesse anonimo. Tuttavia, lei si affretta ad aggiungere: "È possibile mantenere il mio nome di battesimo. Sono orgogliosa di quello che ho fatto ".
A 22 anni, residente del villaggio di BeitAwwa, a sud di Hebron, Rawan descrive come si sentiva prima di frequentare il suo primo laboratorio CEF - denominata Piazza Global Village (GVS) - poco più di due anni fa.

"Era così tanto il timore. Questa era la prima volta che avrei incontrato  davvero il popolo ebraico. Ho pensato, 'Oh Dio, che cosa ho fatto?' Nella mia mente, quando ho pensato a [gli ebrei] ho visto solo l'esercito. Tutti loro sono soldati. Ho pensato, 'forse ci uccideranno, hanno armi' 
Dopo il workshop GVS, l'atteggiamento di Rawan è cambiato drasticamente.
"Abbiamo avuto alcune conversazioni sorprendenti lì. Erano ragazzi  normali. Mi sono trovata a chiedermi: 'Sono questi gli israeliani, sono questi gli ebrei?' Sono davvero persone fantastiche. Vogliono la pace per noi, vogliono una buona vita per noi. Alcuni di loro sono diventati i miei migliori amici. Questo è stato un punto importante nella mia vita che mi ha totalmente cambiato ".
Rawan ha detto che dopo la sua prima esperienza con gli israeliani, incontrò molte resistenze da parte della sua comunità.
"Molte persone mi hanno detto 'Non puoi farlo.' E 'stata una sfida. Ma ho detto, io posso farlo perché credo di poter fare la pace con gli israeliani. "
Lei descrive il primo Tiyul-Rihle, in cui il gruppo è stata preso a Giaffa.
"Alcuni [i palestinesi] sono stati 30 anni senza mai aver visto il mare. Quando siamo arrivati, ci sono andati dritti con i vestiti addosso. Oh Dio, è stato un momento così felice! "
Il concetto dietro Tiyul-Rihle si differenzia da altri progetti di pace e convivenza, e  nessuna delle attività ruota intorno a discussioni politiche. L'obiettivo principale è quello di permettere alle due parti di conoscere la storia e il patrimonio della loroe altrui cultura e di diventare più consapevoli.
Uno dei partecipanti, Dara Frank, una immigrato negli Stati Uniti, ha spiegato così: «Israeliani e palestinesi sono diventati così alienati gli uni dagli altri che non  capiscono più chi è l'altro. Non capiscono l'un la storia, cultura, interessi o obiettivi dell’altro.
Quando gruppi di israeliani e palestinesi si incontrano per discutere del conflitto, il dialogo è abitualmente stentato a causa del fatto che i termini di uso comune non portano lo stesso significato per entrambe le parti. La maggior parte delle discussioni che si svolgono ruotano intorno alla politica o a storie personali di dolore e sofferenza, ma il contesto più ampio è mancante.
Noi crediamo che il contesto è fondamentale per comprendere le realtà attuali e vedendo al futuro.
"Per cambiare questa realtà, Tiyul-Rihle fa un piccolo passo indietro per permettere alle due parti di conoscere la storia e il patrimonio degli altri. Attraverso un percorso interattivo e didattico per l'altra parte, i partecipanti potranno meglio comprendere l'altro punto di vista. "
Il progetto ha lo scopo di introdurre la terra ei suoi abitanti attraverso il turismo e gli incontri personali. Le visite, anche se non affrontato la politica, per definizione, hanno lo scopo di stimolare esperienze significative. Il programma è strutturato attorno a luoghi di importanza storica che innescano conversazioni su passato e presente. La composizione del gruppo permette ad entrambe le parti di incontrarsi, scambiarsi informazioni per poi proseguire tra di loro e in modo informale l’argomento.

Il secondo Tiyul-Rihle, che ha avuto luogo nel mese di dicembre [2012] si è concentrato su educare gli israeliani in relazione al patrimonio culturale ed alla storia palestinese, e, a tal fine, un gruppo di 25 israeliani, dotati di  permessi speciali, sono stati portati a Betlemme e Gerico. Sarah Allen, un residente di Gerusalemme, che è anche uno degli organizzatori del viaggio, ricorda la sua trepidazione prima di andare.
"Non sapevamo cosa aspettarci. Ci era stato detto [dagli organizzatori palestinesi] di cercare di evitare di parlare ebraico a Gerico. Ma era così evidente che eravamo un gruppo di israeliani! Eppure, quando ci siamo incontrati con la gente del posto sono stati molto cordiali. Mi ricordo di un uomo che diceva: 'Ora potete tornare a casa e dire ai vostri amici che siamo brave persone e che vogliamo la pace.' "
Allen ricorda di essere rimasta stupita da alcune delle reazioni dei palestinesi. A seguito di una visita al Muro Occidentale, uno dei palestinesi commentò: "Ora so che il Kotel è importante per voi."
Allen ha detto: "Per me, dice tutto. Ricordo di aver pensato, 'come mai non lo  sapeva già? So che Al-Aqsa è importante per i palestinesi, perché loro non sanno come sia importante per noi il Kotel [muro del pianto]  ?”'
[I palestinesi] vivono e lavorano in una terra ebraica, ma non sanno nulla degli ebrei. Al massimo conoscono Succot e Pessah, per esempio, è che i shtahim [territori] vengono chiusi e non possono andare a lavorare ".
Il mese scorso,c’è stata un’escursione di tre giorni di Tiyul-Rihle che ha portato i  partecipanti ad Haifa, Acri e Gerusalemme. La prima giornata prevedeva una visita ai Giardini Bahai, il quartiere arabo di Wadi Nisnas, e BeitHagefen, centro culturale arabo-ebraico di Haifa. Il Direttore di quest'ultimo, Maher Mahamid, ha sposato il seguente sentimento: "Si può scegliere di non essere d'accordo con qualcuno, ma deve provenire da un luogo di comprensione. Dobbiamo essere in grado di vedere le persone, non  'il nemico.' Ma alla fine, solo noi stessi possiamo portare al cambiamento. Ed è un processo lungo. "
Un collega di Mahamid, direttore esecutivo per BeitHagefen,AssafRon, ha posto l’accento sull'importanza di mettere in discussione i propri preconcetti. Egli verifica che, poiché le cose non sono sempre come sembrano essere, ogni idea deve essere considerata a sé stante e testata, non lasciarsi vincere dal pregiudizio."Vivo a Gilboa, vicino a Jenin," ha detto "Dal momento che è stato costruita la rete di sicurezza  non ci sono stati incidenti. Prima invece non riuscivo a dormire, avevo timore, ero spaventata. Per ironia della sorte, i primi a dire grazie per il muro sono stati  in realtà gli arabi che vivono in [un paese] accanto alla recinzione. In precedenza, erano soggetti a essere derubati spesso "
Il giorno dopo, il gruppo ha visitato il Museo di immigrazione clandestina in Atlit.
I palestinesi erano visibilmente scioccati nel conoscere i disagi e le difficoltà che gli  ebrei hanno attraversato per mano degli inglesi quando hanno tentato di entrare in Palestina prima, durante e dopo la guerra e di quelli provenienti dai paesi arabi. Hanno appreso la sofferenza che alcuni 122.000 ma'apilim (immigrati clandestini) subirono nei campi di detenzione.

"Fino ad oggi, non mi rendevo conto che gli ebrei non sapessero dove andare non avessero altri posti dove stare", ha detto Muhammad, un partecipante dalla Kalkilya.Dopo il museo, il gruppo ha visitato l'antica sinagoga tunisina in Acre, e per molti era la prima volta che ne visitavano una. Per Allen, l’esperienza nella sinagoga era il punto focale, centrale del viaggio.
Ha suonato lo shofar nella sinagoga, una preparazione, a sua detta (essendo il mese di Elul)  per  RoshHashanà.Era un  momento tipicamenente ebraico, ma il suono dello shofar è abbastanza universale. I suoni che sono emersi erano forti, chiari, profondi.
Quella sera, il gruppo si è recato a Gerusalemme e ha dormito in un ostello. Per molti, la visita a Gerusalemme è stato l’esperienza piu’ profonda.
 Al mattino, un tour in lingua araba è stato organizzato per i partecipanti a YadVashem. Per la maggior parte dei palestinesi, la conoscenza della Shoah è fortemente limitata e viene solo sfiorata nella scuola.
Come Rawan ha osservato, "Sappiamo che gli ebrei hanno sofferto nel periodo nazista, ma questo è tutto. A scuola, ci concentriamo sulle cose nazionali sulla Palestina. Informazioni su come gli ebrei siano arrivati qui o che storia abbiano avuto o come mai i palestinesi siano stati mandati via non è argomento che si affronta ".
NoorAmro, un altro arabo di Gerusalemme, è d'accordo: "Andare a YadVashem ha cambiato i miei pensieri. Se qualcuno mi chiede di esso, almeno adesso posso rispondere in modo corretto e non con le informazioni che ho imparato a scuola che erano molto superficiali. "
Un giornalista egiziano è entrato nel gruppo a YadVashem e ha chiesto loro in modo  piuttosto provocatorio alcune cose. Per esempio, cosa pensano di dell'idea di costruire un museo alla Nakbaadiacente a YadVashem?
YovavKalifon, un altro degli organizzatori del viaggio che vive a Gerusalemme, si è affrettato a precisare  i pericoli di equiparare l'Olocausto e la Nakba ("catastrofe", un termine che si riferisce alla creazione dello Stato di Israele).
"Per il giornalista egiziano - e in effetti per molti palestinesi - l'Olocausto ha portato alla Nakba, per cui vi è un legame intrinseco. Ma non è così.La parola Nakba non è solo un evento storico, ma ha anche connotazioni politiche. Come tale, Nakba non è solo sofferenza umana. YadVashem, d'altra parte non ha una funzione di stampo politico e nemmeno sionista, è testimonio della Shoà, del dramma avvenuto ".
Per molti dei palestinesi però, il legame tra i due eventi era già saldamente inserita nelle loro menti.
Come Mutasem H., un organizzatore di Wadi Joz, ha sottolineato, "Prima di andare a YadVashem, non mi rendevo conto che la situazione con gli ebrei fosse così incasinato. Non immaginavo che avessero solo una soluzione per sopravvivere: venire qui. Ora ho una migliore comprensione dell'altra parte e mi fa venir voglia di mostrare loro la sofferenza della nostra parte ".
Dopo la visita a YadVashem, il gruppo ha fatto un tour per la città vecchia. Hanno ricevuto strane occhiate dai passanti che cercavano di capire cosa stavano vedendo: un tour fatto metà in inglese e metà in ebraico da un Ebreo religioso, con traduzione simultanea in arabo da Mutasem.
Il gruppo era  eterogeneo, vi erano palestinesi, israeliani arabi e israeliani ebrei.
Perché vuole essere equilibrato, trattare di storia, chiunque dovrebbe essere in grado di trovare i viaggi interessanti ".
Ibrahim, un residente di Sheikh, puo’ servire come un esempio lampante di quanto sia diverso il gruppo. Ibrahim è un ateo, sconfessato da una famiglia musulmana religiosa, lui si  veste e parla come un gangsta rapper di New York.
Durante tutto il viaggio, Ibrahim ha fornito un po’ di comicità per il gruppo, e non si è certo preoccupato di censurare  le sue battute piuttosto razziste. Alla fine, però,l’ approccio un po 'privo di tatto di Ibrahim è servito da rompighiaccio e ha permesso agli altri di parlare liberamente di essere sinceri sino in fondo ed impegnarsi in accesi dibattiti tra loro.
Ibrahim ha espresso l'importanza della libertà di parola nel corso del gruppo di wrap-up e la riflessione cerchio nella Città Vecchia con vista sul Monte del Tempio. "Abbiamo sempre timore di ciò che pensiamo e vogliamo dire. Ma qui non c'erano limiti alla nostra conversazione. Potevano toccare ogni argomento. "
Andando avanti, gli organizzatori hanno espresso la loro speranza che Tiyul-Rihle potrebbe ulteriormente ampliarsi, e forse un giorno anche i soggetti più estremisti della società  potrebbero essere convinti a partecipare.
Ma per far crescere il progetto, alcune questioni chiave che mettono un freno al progetto  Tiyul-Rihle devono appianarsi. Il primo è la questione del finanziamento: Anche se una parte delle spese sono state coperte da donatori privati, una parte consistente dei costi è stato fornito dai partecipanti stessi. Per i palestinesi - soprattutto quelli della Cisgiordania - anche una tassa nominale di NIS 350 puo’ rivelarsi un prezzo pesante da pagare.
La seconda questione  è la organizzazione dei permessi per coloro che viaggiano dalla Cisgiordania. NirBoms ha manifetsato il suo impegno per appianare questi temi e altri in futuro. Citando Robert Kennedy, ha detto: "Io sogno cose che non sono mai esistite e chiedo, perché no? Dobbiamo fare la nostra parte e lavorare sodo. Dopo tutto, questa parte - la parte della pace - ha bisogno di vincere ". -
Deborah Danan. Jerusalem Post, September 20, 2012 “   (tratto)


Israele, paese in mano ai giovani

Israele è un paese retto dai giovani, nelle mani dei giovani.

Sono tutti quei ragazzi e ragazze che a 19 anni appena partono per il loro periodo di leva (3 anni per i ragazzi e 2 per le ragazze). Chi vuole, volontariamente, puo’ prolungare questo periodo sino a 5 anni.

Nella mia ultima visita in Israele ho potuto recarmi al confine con la Striscia di Gaza ed anche in visita ad una base militare.
E’ sorprendente trovarsi di fronte ad un ragazzino (faccio fatica a scrivere uomo ma solo per via dell’aspetto) dal faccino imberbe, il fisico adolescenziale che a 21 anni, mitra a spalla, ti parla dei “suoi uomini” e scopri che lo stesso ha 500 soldati sotto il suo comando.

Le Forze di Difesa Israeliane (Tzva Hahagana Le Yisrael o Tsahal o IDF) sono di elevatissimo livello qualitativo addestrativo ed operativo. In caso di necessità, Tsahal puo’ triplicare le proprie unità in poche ore grazie alla mobilitazione dei  riservisti
A parte la grande bellezza delle soldatesse, si resta colpiti dalla grande maturità e serietà accompagnate dalla vitalità tipica dell’età di questi soldati-ragazzi. 

Voglia di vivere e di permettere ai propri concittadini di vivere. Sicuri. Ed è cosi’ che ci sente in Israele, sicuri. Loro vegliano su tutti.

Prima dell’università, i giovani israeliani dedicano anni della loro vita al mantenimento della sicurezza nazionale, e lo fanno con maturità e alta professionalità. 
Senza Tsahal (l’esercito appunto) ci sarebbe ancora Israele?  Temo francamente di no.
Provoca un certo effetto vedere giovani donne e uomini passeggiare armati per le vie della città, di ogni città,è vero,  ma qui, in questa Nazione,  è una necessità, è questione di sopravvivenza e del singolo  e dello Stato. 

Il soldato di leva è più che mai il figlio della nazione. 
Tsahal è parte dell’identità nazionale ed ha fatto la nazione.   “Mai piu’ Masada cadrà”  questo giurano le giovani reclute quale proponimento di non lasciarsi mai piu’ massacrare da un nemico.  
Mai Israele cadrà grazie ai suoi angeli in divisa.






Yom Hazikaron   2013   http://www.youtube.com/watch?v=txDm6KQrzbg  Giornata a ricordo dei caduti in  battaglia                                                                                                 

giovedì 27 marzo 2014

Musica israeliana: Ivri Lider


Ivri Lider ( ebraico : עברי לידר  nato il 10 febbraio 1974)  è un artista israeliano, molto apprezzato da critica e pubblico, ha venduto piu’ di 200.000 dischi
                                   

Mentre era ancora al liceo, Lider è entrato nel gruppo, Kach Ossot Kullan ("lo fanno tutti This Way"), che si esibiva al club Roxanne di tel Aviv.
Ha composto  la musica di un ensemble di danza di Anat Danieli e quindi per una compagnia di danza olandese.
Lider ha composto anche musiche per la famosa Batsheva Dance Company. Allo stesso tempo , ha firmato un  contratto discografico con la Helicon Records ed ha cominciato  a lavorare al suo primo album.
L’album di debutto è stato Melettei Umeshakker (Carezzevole e Menzogne), prodotto da Yo’ad Neve e pubblicato nel 1997. L’album ha ricevuto il disco di platino vendendo 40.000 copie nella sola Israele
Il suo secondo album in studio , Yotter Tov Clum Mikim'at (niente è meglio o quasi), è stato pubblicato due anni dopo. Scritto interamente da Lider, che ha co-prodotto con Nevo, l'album includeva singoli di successo come "Hultzat Passim" (camicia a righe), "Hakos Ha'khula" (The Glass Blu), e la title track, "Yotter Tov Clum Mikim'at ". Anche quest’album ha ricevuto il disco di platino.
Il successo dei suoi primi due album e i suoi tour hanno portato  Lider ad essere un  importante cantautore della generazione più giovane.
Nel 2001, esce il terzo album, Panassim (fari), che è altro successo.
Nel gennaio 2002, Lider ha parlato apertamente del suo orientamento sessuale in una intervista per il quotidiano Ma'ariv , dichiarandosi gay. La cosa ha attirato dell’attenzione ed egli ha spiegato così il suo coming out  "A livello personale, mi sentivo completo e felice della mia vita e di quello che sono, e non ho visto alcun motivo per non parlarne. Sembrava strano avere un colloquio e non poter parlare del  mio ragazzo, la mia vita. Su un piano meno personale, ho sentito una specie di mio obbligo. Quando sei un artista e si sta facendo bene e hai successo, si ottiene un sacco di amore e di apprezzamento e energia e buone cose da parte di persone, e penso che è necessario dare indietro Forse posso influenzare le persone e aiutare le persone più giovani che lottano -.. aiutarli ad essere in grado di cambiare le loro opinioni, e cose del genere " 

Il gennaio 2002 ha visto l'uscita di un altro album di Lider, Ha'anashim Hachadashim (The New People). Questa volta, la produzione è stata una corsa da solista per Lider, che si è avvicinato ad un nuovo suono elettronico. Ha'anashim Hachadashim ha prodotto una serie di successi, tra cui "Batei Kaffe" (Coffee Houses), "Al Kav hamayim" (D' Water Line) e una  commovente "Ghesem Acharon" ("Last Rain"), che è stata registrata per la Shirutron , il programma di raccolta fondi annuale organizzato dalla Galei Zahal. Le vendite diHa'anashim Hachadashim ammontano a più di 30.000 copie.

Durante lo stesso anno, Lider ha collaborato con Idan Raichel, producendo e arrangiando  il brano "Bo'i" (Come), che è stato un enorme successo e che ancora oggi è considerato un brao top per Raichel. Ha anche composto musiche originali per un film che diretto dal regista israeliano Eytan Fox, Yossi & Jagger (storia di due militari in Libano tra cui scoppia una storia d’amore). La colonna sonora comprendeva una cover di  "Bo’i" (Come), cantata da Lider. Questa nuova interpretazione ha ricevuto recensioni positive ed è diventato uno dei brani più popolari del 2003 alla radio.  http://www.youtube.com/watch?v=kju6SQ8ePGo   

Oltre al suo Ha'anashim Hachadashim, Lider anche collaborato con l'attrice Meital Duhan. Il loro spettacolo "Amore e sesso durante i giorni di Awe" era basato su un combinato di musica, teatro e recitazione 

Ha anche pubblicato un libro di poesie che aveva scritto nel corso dell'ultimo decennio.

Nel 2004 Lider ha ancora lavorato per il regista Eytan Fox, componendo le musiche per un altro film (bellisismo, da noi trovabile con il titolo di “Camminando sull’acqua”),  Walk on Water . La  colonna sonora  comprende una riedizione del classico Esther e Avi Ofarim  "Cenerentola Rockefeller" cantata da Rita e Lider, così come un remix di Lider "Maria La'Netzach "(Mary per sempre).

Ze Lo Otto Davar (non è la stessa cosa) è stato pubblicato nel febbraio 2005, ed è divenuto  subito un successo. Lider ha deciso di  utilizzare il computer solo come dispositivo di registrazione, e ha creato un suono pulito e completamente diverso. Un'orchestra di 40 musicisti ha suonato  gli strumenti a corde che si sentono bene in tutto l'album. Il risultato è stato evidente nella fase iniziale, quando il primo singolo ad essere pubblicato, "Zachiti Le'ehov" ("Ho avuto la fortuna di aver amato"), è diventato un grande successo.
  Le vendite di "Ze Lo Otto Davar" sono al di sopra di 30.000. L'album è stato pubblicato anche in un doppio CD limitato imballare insieme con un bonus CD chiamato Fight! , comprese le versioni elettroniche di alcuni dei successi di Lider come "Bo", "Maria La'Netzach" e "Hultzat passim".
Nell'ottobre 2005 Lider ricevuto il Premio "Cantante maschile dell'anno", assegnato da tutte le principali emittenti radiofoniche nazionali e locali.

Lider ha continuato a  scrivere per il cinema, ed ha composto la maggior parte della colonna sonora per il film The Bubble (regia ancora di Eytan Fox)  , dove  canta la canzone "Loving That Man of Mine".Egli compare anche nelle vesti di se stesso cantando la canzone tema del film, il Gershwin classico, "The Man I Love ". I titoli di coda del lungometraggio hanno un'altra cover cantata  da Lider, " Song To The Siren ", originariamente di Tim Buckley . "The Bubble" è uscito in Israele nel 2006, e negli Stati Uniti nel 2007.

Musica israeliana: Mark Elyahu



Mark Elyahu è nato nel 1982 nel Daghestan, nelle montagne del Caucaso, ed è immigrato con la sua famiglia in Israele nel 1989.
Mark ha studiato il violino sin  dalla tenera età di 4, ma a 16 anni ha deciso di lasciare la sua scuola e dedicarsi allo studio della musica turca.  A tal fine egli ha vissuto nella casa del greco-irlandese musical maser RossDaly.
Quindi si è dedicato  allo studio della musica persiana-Azerean e la Kamanche per il quale si è recato  a Bako, Azerbaigian e per due anni è stato studente di AdalatVazirov.

 Nel 1999 è rientrato in Israele, Mark ha partecipato a "Lo Spirito d'Oriente" - un concerto e album diretto e composto dal padre di Mark - PirisEliyaho, con la partecipazione del famoso AlimQasimov e sua figlia, Esti Kinan-Ofarim e altri artisti.  In quello stesso anno si è esibito anche come solista con l'Orchestra da camera israeliana di Ramat-Gan in Festival di Israele.

 Nel 2000 Mark ha  viaggiato in Europa, dove è stato nominato un compositore e performer per la compagnia di danza contemporanea "Galili Dance" in Olanda e "Dance Gulbenkian" compagnia di danza in Portogallo.  Inoltre gli è stato assegnato il 1 ° prezzo al festival "Global Dance".
 Nel corso 2002-3 Mark è stato scelto dall'Unione Europea e United Colors of Beneton per rappresentare Israele nel progetto internazionale Musica Fabrica . 

 Nel 2004 Mark ha registrato il suo primo album solista "Voci della Giudea" e suonato con il suo ensemble in tutta Europa e Israele, tra i famosi stadi sono affidati presso il centro Pompidou di Parigi e il festival Fabrica in Italia.  L'album è stato rilasciato nel 2005 e nello stesso anno, oltre a molte esibizioni live Segna musiche per lo spettacolo teatrale "Preghiere semplici" da AlizaElyon israeliano e ha contribuito come artista ospite a molti altri progetti in Israele e all'estero.

 Dal 2006 e fino al 2010 Mark si è  esibito con la sua seconda Ensemble e spettacolo - "Danza della Luna".  Ha co-prodotto con il padre due nuovi album: "Tehilim (Palsams)", e "Al HariBsamim" ed effettuate con il padre in Festival di Israele nel loro programma "Tra le montagne del Caucus e di Giudea" nella partecipazione del famoso cantante BimknomMirzoyva.

 Ha anche iniziato la lunga collaborazione con IdanRaichel con il quale si è esibito varie volte, ha composto la musica  per il film documentario "Nella terza forma" ed eseguito con il suo gruppo un nuovo programma - "All'alba io ti aspetterò" .  Tra gli altri luoghi si è esibito presso  la festa ebraica di Cracovia, in Polonia.

 Recentemente Mark ha ricevuto il premio di musica di Oscar israeliano premi (premio di Ofir) e il premio musicale in Festival di Gerusalemme.


Musica israeliana: Idan Raichel Project


Quarter to six _ The Idan Raichel Project


Idan Raichel (in ebraico: עידן רייכל)  è un musicista e compositore israeliano, divenuto celebre grazie al progetto musicale The Idan Raichel Project (in ebraico: הפרוייקט של עידן רייכל), attraverso il quale sperimenta la fusione di generi musicali diversi, come il jazz e la musica elettronica, utilizzando anche testi della tradizione ebraica.. Idan Raichel è nato a Kfar Saba  nel 1977 da genitori askhenaziti, ha cominciato a suonare la fisarmonica all'età di nove anni mostrando un interesse per la musica gitana ed il tango.
Dopo il servizio militare, Raichel si occupò come consigliere di un collegio per gli immigrati. Qui venne in contatto con  molti giovani ebrei etiopi , che lo introdussero alla  cultura e musica popolare etiope.  Dopo aver incontrato e amato questa musica, Raichel inizio’  a frequentare sempre piu’ ambienti etiopi.


Dopo aver lavorato come musicista di backup e registrazione turnista per alcuni dei più importanti cantanti di Israele, ha iniziato a lavorare su una registrazione di una demo in un piccolo studio ha fondato nel seminterrato della casa dei suoi genitori a Kfar Saba . Al suo  “progetto” sono stati invitati altri cantanti e musicisti di partecipare per creare un amalgama di stili diversi. 
Vengono quindi poste le basi dell ‘Idan Raichel Project, che ha riunito 70 musicisti provenienti da una grande varietà di ambienti, tra cui gli ebrei etiopi, arabi, tradizionali cantanti yemeniti , un percussionista dal Suriname e un cantante sudafricano, tra gli altri.  Gadi Gidor di Helicon Records ha riconosciuto il potenziale del lavoro di Raichel e ha prodotto un album che è diventato un successo immediato. 
La Helicon ha lanciato il primo e omonimo album di Raichel nel 2002. Raichel, che ha  composto e arrangiato molti dei brani, suona la tastiera e presta la voce ad alcuni brani, mentre altri sono eseguiti musicati e  cantati da altri cantanti e musicisti. Uno dei primi singoli e di maggior successo è sicuramente  Boi (בואי / "Vieni") http://www.youtube.com/watch?v=bomWebyUXAY , e poi  Im Telech (אם תלך / "Se si va") e M'dab'rim B'sheket (מדברים בשקט / "Parlando Quietly").
Viene poi pubblicato il  suo secondo album, Mi'ma'amakim (ממעמקים / Dalle profondità) nel 2005, dopo aver rilasciato la title track alla fine dell'anno precedente. Questo brano ricorda l'apertura del Salmo 130 (tradizionalmente recitata dagli ebrei in periodi di difficoltà o di lutto). I primi e gli ultimi brani, Aleh Nisa Baruach e Ha'er Et Einav, presentano la cantante israeliana Shoshana Damari .Oltre ai brani in ebraico e in amarico, Raichel aggiunge l'arabo (in Azini), Zulu (in Siyaishaya Ingoma), Hindi (in Milim Yafot Me'ele), e lo yemenita ebraico al suo repertorio linguistico  (http://www.youtube.com/watch?v=RMipYK-RO7E  con traduzione in italiano del testo)
Il suo terzo album in studio, Ben Kirot Beyti (dentro le mie mura), pubblicato il 20 Novembre 2008, è stata una collaborazione con molti musicisti mondiali e nove diversi cantanti. Nel 2009 ne è uscita la versione internazionale Within my walls

Nel 2011 esce Traveling Home, mentre l’ultimo album, bellissimo, è , Quarter to six 

mercoledì 26 marzo 2014

Piatti del medioriente: Hummus


HUMMUS

Origine: Medioriente
La particolarità dell'hummus di ceci è il suo sapore: delicato, per la presenza dei ceci  e della tahina, ma anche un po' asprigno, poiché alla preparazione viene aggiunto del succo di limone che conferisce il giusto equilibrio di sapori a questa ricett
Tipo di portata: Antipasto


Porzioni: 4
Ingredienti:
Cecisecchi 300 gr
Aglio2 spicchi
Saleq.b.
Olio di olivaq.b.
Limonisucco di 2
Sesamotahina (pasta di sesamo) 2 cucchiai
Cumino2 cucchiai
Acquacalda q.b.
Ingredienti per guanire
Peperoncinorosso in polvere (o fresco) a piacere
Prezzemolotritato q.b.

Procedimento:
Per prima cosa diciamo che i ceci in scatola già lessati sono comodi e veloci, ma non sono la scelta migliore: per un humus perfetto conviene mettere i ceci a bagno nell’acqua col bicarbonato per qualche ora, poi farli cuocere in pentola a pressione finchè non sono molto morbidi.

In una padella antiaderente ponete tre cucchiai di olio extravergine di oliva, due spicchi d’aglio e le spezie in polvere, quindi fate tostare il tutto per un paio di minuti a fuoco medio 
Aggiungete i ceci scolati e lasciate insaporire per altri 2-3 minuti ; nel frattempo spremete i limoni e mettete il loro succo da parte. Trasferite i ceci (con aglio e spezie) all’interno di un mixer,
aggiungete la tahina (7) e il succo di limone (8), poi frullate il tutto fino ad ottenere una crema omogenea e liscia. Aggiungete a filo dell'olio extravergine di oliva o dell'acqua calda (preferibilmente un po' dell''acqua di cottura dei ceci) ed amalgamate il tutto aiutandovi con un cucchiaio: ciò servirà a rendere l'hummus ancora più cremoso. Quindi cospargete la superficie con del prezzemolo tritato o del peperoncino. 
Servite con pita o pane azzimo..