mercoledì 26 marzo 2014

I Drusi in Israle



I drusi sono una minoranza etnico-religiosa, presenti in Israele ma anche e soprattutto in Libano e in
Siria, mentre gruppi sparsi sono emigrati negli Stati Uniti. In Medio Oriente, se si escludono quelli
dispersi nelle grandi città, vivono generalmente in piccoli villaggi (in Israele se ne contano 18) situati
in zone impervie o aggrappati ai monti, una precauzione che, nel passato, li mise in salvo non solo
dalle scorribande di nemici e bande di predoni ma anche da epidemie.

L’origine dei drusi, come gruppo etnico, è avvolta nel mistero e non trova fondamento una tradizione
del sec. XVII secondo la quale sarebbero cristiani discendenti dei Crociati, convertitisi all’Islam, che
sarebbero sfuggiti al massacro di S. Giovanni d’Acri, cittadina della Palestina situata nel golfo
omonimo a nord di Haifa, perpetrato nel 1291 dal sultano d’Egitto al-Asharaf; come gruppo religioso
trova invece abbastanza credito l’ipotesi che fa risalire la fondazione della comunità al 1017, come
conseguenza delle lotte intestine fra le due fazioni capitanate l’una dal turco Hamza e l’altra da ad-
Darazi (turco o persiano?), seguaci del Califfo al-Hakim, che era venerato come l’ultima incarnazione
di Dio.
Durante una sommossa popolare scoppiata al Cairo, ad-Darazi (da cui forse la denominazione di
drusi) sarebbe stato ucciso, mentre Hamza, trasferitosi subito dopo in Libano, avrebbe continuato la
predicazione della sua dottrina fino al 1043, anno presunto della sua morte.
Essi venerano il Nuovo Testamento ed il Corano e leggono anche le proprie scritture nei luoghi di
riunione, detti Khalwa.

La religione dei drusi, di tipo esoterico (conoscenza dei riti limitata, quindi, solo agli iniziati), si
riconosce nell’Islam, costituendone una delle tante correnti, in cui però sono ravvisabili
contaminazioni con il Cristianesimo e la filosofia greca. Suoi tratti precipui, seconda la difficoltosa
ricostruzione degli studiosi, sono: la credenza in un Dio unico che si manifesterà per dieci volte prima
della fine del mondo, che peraltro sarebbe imminente; ammissione di tre principi nella composizione
dell’uomo: corpo, anima e intelligenza; credenza nella metempsicosi (la trasmigrazione dell’anima da
un corpo all’altro ma solo fra individui appartenenti alla comunità); e la dissimulazione (nascondere la
propria fede e adattarsi alle situazioni contingenti) come forma di difesa dell’identità.
Fra le prescrizioni, il divieto di bere vino, comune agli altri musulmani ma non agli ebrei, che
possono bere, però, solo vino kasher, prodotto, vale a dire, secondo le norme fissate dalla Torah
I bambini drusi sono assai spesso battezzati o circoncisi, o le due cose insieme. Le donne sono tenute
in considerazione, e anche le straniere rispettate; il matrimonio non è permesso sotto i quindici anni
né fra iniziati e "ignoranti”.

 Riporto parte dell'articolo seguente...
Drusi: ospitali e coraggiosi
Un popolo arabo, diverso dai musulmani.
di Paola Abbina
[…] Nel 1167 il celebre viaggiatore ebreo Beniamino da Tudela – giunto nella città di Sidone, nel sud
dell’attuale Libano – così li descriveva nel suo diario: “un popolo che dimora nei monti, crede nella
reincarnazione delle anime ed ama gli ebrei: un popolo chiamato drusi”.

Oggi i drusi che risiedono su territorio israeliano sono circa poco meno di 100mila, divisi soprattutto
tra i villaggi del Monte Carmel e della Galilea e quelli del Golan, in particolare a Majdal al-Shams,
una piccola cittadina arroccata a 1130 metri di altezza al confine tra la Siria e il Libano. Prima della
Guerra dei sei giorni i drusi di Majdal al-Shams erano cittadini siriani. Dopo il 1967 e poi con la
guerra dello Yom Kippur del 1973 le popolazioni dell’Alta Galilea e del Golan passarono sotto il
controllo di Israele. Sebbene la Siria continui a considerare i drusi di Majdal al-Shams come suoi
cittadini, Israele tuttavia ha concesso la cittadinanza a tutti i drusi che abitano sulle alture del Golan -
gli altri insediamenti sono Buq’ata, Mas’ade e Ein Qiniyye. Solo il 10 per cento ha accettato di
beneficiare della cittadinanza israeliana. Israele rilascia comunque loro un lasciapassare per viaggiare
all’estero, dove vengono definiti genericamente come «abitanti delle alture del Golan». Per questo
famosa è la Shouting hill, la collina delle grida dove la gente sale per comunicare oltreconfine a
fratelli, cugini e amici se è morto qualcuno, oppure se c’è stato un matrimonio o la nascita di un
bimbo. Israele e Siria non si parlano. La prima a farne le spese è appunto questa minoranza etnicoreligiosa,
spaccata dalle guerre in cui loro sono stati coinvolti senza volerlo. Dato che i drusi di Majdal
al-Shams e degli altri villaggi sono cittadini israeliani e risiedono stabilmente sul suolo israeliano
hanno anche diritto all’assistenza sanitaria statale, a vivere e muoversi liberamente sul territorio
nazionale e lavorare senza problemi all’interno dei confini. Oltre che di agricoltura e allevamento, la
maggior parte degli abitanti di Majdal al-Shams si guadagna da vivere grazie al turismo.

Questo villaggio di confine è infatti l’ultimo insediamento umano abitato prima di arrivare al Mount
Hermon Ski Resort, l’unico comprensorio sciistico di Israele. Anche se l’azienda che gestisce gli
impianti è di proprietà israeliana, la maggior parte delle persone che lavorano nella stazione sciistica è
di origine drusa, come quasi tutti i maestri di sci, gli addetti alla sicurezza sulle piste, gli impiantisti, i
camerieri dei bar ed altri. Un’altra importante comunità drusa è a Daliat al Carmel.

Qui i residenti sono noti per la loro ospitalità e per la conservazione del proprio patrimonio culturale.
Ci sono numerosi siti storici che circondano il paese, come la Muhraka, il Monastero carmelitano che
si trova sulla punta della montagna in Daliat el-Carmel. Secondo la tradizione, qui è dove il Profeta
Elia ha combattuto con gli emissari di Baal. Si vedono una chiesa, un boschetto, uno splendido
giardino e un punto di osservazione straordinario sul tetto del monastero.

C’è poi la Casa Oliphant che prende il nome da Sir Lawrence Oliphant, che vi abitò con la moglie,
Lady Alice Oliphant, e il suo segretario, Naphtali Herz Imber, che ha composto l’inno nazionale
“Hatikvah”. La casa è stata costruita in stile inglese antico su una collina che domina il mare.

Oggi serve come sito di commemorazione per i soldati drusi caduti. Inoltre adiacente alla casa vi è
un muro di mattoni coperto di dipinti che documentano la firma dei trattati di pace di Israele con
Egitto e Giordania. La comunità drusa è stata fondata nell’XI secolo dal sovrano fatimide Tariqu l-
Hakim, che governò l'Egitto. Egli ha fondato una religione monoteista, un ramo del Movimento
islamico Ismailia, le cui origini derivano dal Corano e da manoscritti filosofici, arabi, persiani, greci e
altri. In origine i drusi sono stati chiamati “al-muwahhidun”: coloro che credono nell’unità di Dio.
Tuttavia essi sono anche chiamati “Figli della Ma'aruf”, o figli di benevolenza, per la loro generosità, il
coraggio e l’integrità. La religione drusa è divisa in due gruppi: Al Uqqal che è un gruppo di sacerdoti
che sola possiede la conoscenza dei segreti della religione; e Al Juhhal, il gruppo laico che non ha
diritto di leggere il libro sacro. Come è noto i drusi servono in tutte le forze armate israeliane dal
1956. Basta ricordare l’ultimo caso, solo in ordine di tempo, del soldato druso - Magiadi Chalabi -
scomparso sette anni fa e i cui resti sono stati ritrovati a ottobre 2012.

La società drusa e il suo futuro.
Racconta lo shek, “la situazione è difficile. Voi vi chiedete perché lo stato d’Israele costruisce il muro di separazione, ma io chiedo a voi cosa avreste fatto al loro posto?
Non avreste cercato di difendere i vostri figli e le vostre famiglie? Capisco una lotta di resistenza, ma
non concepisco la scelta di colpire dei civili. Mi chiedo sempre come mai, se tutti credono in Dio, si
sparano a vicenda. La libertà di culto dev’essere garantita per tutti e secondo me questo è un buon
periodo per ripartire da zero, senza guardarsi alle spalle. Inoltre agli arabi dico che Israele è l’unica
democrazia del Medio Oriente e non bisogna dimenticarlo. Adesso bisogna andare avanti,
ricominciare. Perché in Svizzera e negli Stati Uniti convivono genti diverse che cooperano allo
sviluppo del loro Paese e qui no?”.

Lo shek Mansour s’interroga come tutta la comunità drusa. Un recente studio dell’Università di
Haifa ha raccolto dati che hanno portato a individuare una vera e propria “ristrutturazione
dell’identità dei drusi”. A differenza di altre minoranze del mondo, quella drusa recepisce sempre
più la lingua ebraica e la cultura israeliana. Non poco per un popolo arabo. Inoltre il servizio militare
tende ad assimilare sempre più i giovani drusi a quelli israeliani e una delle spiegazioni
dell’accanimento con cui prestano servizio, per i ricercatori di Haifa, è proprio il tentativo d’inserirsi
nella società israeliana che porta i militari drusi a questi eccessi di zelo.

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