mercoledì 26 marzo 2014

Peres Center Of Peace “Parlarsi oggi per far fiorire la pace di domani”



A Tel Aviv, sul lungo mare di Jaffa, sorge il  Centro Peres per la Pace (nato dalla volontà di Shimon Peres nel 1996) . Il centro è un progetto che porta la firma dell’architetto romano Massimiliano Fuksas.



Definita dall’autore del progetto una ”scatola magica”, la Peres Peace House è un parallelepipedo ottenuto dalla stratificazione di piani irregolari di cemento cui si alternano strati in vetro translucido.
Il volume poggia su un basamento monolitico. Ad un’estremità di questo c’è l’ingresso al parcheggio delle auto, dall’altra l’ingresso pedonale. In questo punto il basamento diventa una grande piazza, un piano pulito tagliato longitudinalmente da due sole rampe simmetriche che introducono all’interno della piastra. Da questo ambiente buio si arriva ad uno spazio aperto e illuminato per tutta l’altezza dell’edificio, dove è collocata la reception. Da qui è visibile l’alternanza di layers di luce e d’oscurità.
“Ho pensato ad una stratificazione – spiega Fuksas – ad una costruzione che rappresentasse il TEMPO e la PAZIENZA. Stratificazione di “materia” alternata dei luoghi che più hanno sofferto. Il cemento composto con differenti sabbie ed inerti, alternati e sovrapposti. Un basamento in pietra che tenga l’edificio sollevato rispetto al luogo d’incontro, dal quale si entra attraverso due lunghe scale in un luogo di riposo, in cui le dimensioni e l’altezza, con la luce che filtra dall’alto, ci porti a dimenticare gli affanni del mondo, e ci dia un’attitudine positiva, necessaria all’incontro con altri uomini e altre donne”.

Ma di cosa si occupa il Centro per la Pace Shimon Peres?

Dal 1996 si batte per costruire occasioni di “dialogo dal basso” tra israeliani e palestinesi. Con tornei di calcio tra ragazzini; offrendo cure negli ospedali israeliani ai bambini gravemente malati; creando occasioni di business in comune. L’idea di avviare un dialogo diretto e non politico tra i due fronti nasce nel 1996, tra un gruppo di intellettuali israeliani tra cui non c’è solo Peres ma anche la scrittrice Manuela Dviri, Ron Pundak (l’artefice degli accordi di Oslo) e altri numerose teste pensanti di Israele. Nasce così questa onlus, no profit, organizzata in quattro dipartimenti, ciascuno dei quali porta avanti un progetto di spicco. Niente bla bla, solo il fare conta, ribadisce Shimon Peres. E così nasce, nel 2003, Saving Children, diretto da Manuela Dviri, che cura i bambini gravemente malati in Cisgiordania e a Gaza provvedendo a farli operare nelle strutture ospedaliere israeliane. E, sempre all’interno del dipartimento di Medicina, si promuove per i giovani medici palestinesi appena laureati, la possibilità di conseguire la specializzazione in Israele, offrendo loro training di alto livello, cosa che contribuirà a innalzare la qualità della vita nei Territori. Il presupposto è che se i palestinesi stanno bene a casa loro, allora potremo davvero convivere gli uni accanto agli altri.

Il Peres Center for Peace, in particolare il Department of Medicine & Health comprende due principali progetti :
Saving Children” di carattere umanitario, teso a risolvere le emergenze e a curare i bambini, e “Medi-link” o “Training Doctors” di carattere strategico
Vediamo da vicino i principali metodi e settori di intervento:

TRAINING DOCTORS
Questa è un’iniziativa di formazione per medici ospedalieri con il Ministero Palestinese della Sanità
Grazie ad esso, più di 150 medici hanno completato la formazione in ospedali israeliani e sono attivi negli ospedali palestinesi, mentre 43 medici palestinesi si trovano in ospedali israeliani per portare a termine il loro training (dati dell’aprile 2012).
I medici palestinesi si laureano, per la maggior parte, in oltre 100 scuole di medicina in tutto il mondo. E così, al loro ritorno nei Territori palestinesi, si trovano spesso a lavorare  in completo isolamento, con opportunità molto limitate di training  in centri medici avanzati. La situazione attuale crea una costante dipendenza e provoca l'invio di pazienti palestinesi in istituzioni esterne per la diagnostica medica complessa, per le consultazioni di gestione e di ambulatori e per ogni caso in cui tali servizi non siano disponibili in Palestina.
La cooperazione Israelo-palestinese come condivisione di risorse, di know-how e soprattutto di formazione delle risorse umane, può offrire una chiave per la realizzazione di moderni servizi sanitari nei Territori palestinesi, e nello stesso tempo diventare un tangibile mezzo per la riconciliazione.

Descrizione del programma:
Il programma mira a offrire 120 borse di studio e di residenza, presso i principali ospedali in Israele, in varie discipline mediche. I candidati vengono presentati al Centro Peres da enti governativi o pubblici ospedali della Cisgiordania e di Gaza. I medici selezionati vengono affidati a un ospedale israeliano e, una volta cominciato il percorso, i medici palestinesi completano un corso di due mesi di lingua ebraica che li prepara per il lavoro negli ospedali in Israele. Per concludere il percorso formativo i medici palestinesi tornano nei settori sanitari governativi e pubblici nei Territori palestinesi, in modo di portare il sapere acquisito e in modo da creare uno scambio diretto con l’ospedale in Israele.
Tutti i principali ospedali israeliani hanno accettato di partecipare a questa iniziativa che mira a solidificare le fondamenta della medicina professionale secondaria e terziaria palestinese.
Attuazione:
1)       Selezione da parte del  Ministero Palestinese della Sanità (PMOH) dei candidati appropriati.
2)        Le interviste e la selezione finale vengono fatte dagli ospedali israeliani che accolgono i medici.
3)        Avvio di due mesi di corso di lingua ebraica per ciascun candidato.  
4)        Aspetti logistici: Le autorità israeliane forniscono licenze, permessi di soggiorno, sistemazione locale, procedure di assunzione degli ospedali, ecc.
5)        Inizio borsa di studio / programma di residenza.
6)        Esami del board palestinese.
7)        Integrazione dei medici nel sistema del PMOH.
Benefici del programma:
• Un cambiamento qualitativo e quantitativo delle risorse umane all'interno del Sistema sanitario palestinese entro 5-7 anni.
• Una sostanziale riduzione della dipendenza dall'estero per il rinvio di servizi clinici complessi, al momento non disponibili in Palestina.
• Costruzione di relazioni professionali a lungo termine tra professionisti palestinesi e israeliani.
 Altro e connesso progetto è quello SAVING CHILDREN

L'iniziativa Saving Children è stata creata dal presidente Shimon Peres nel 2003 per rispondere a una grande sfida umanitaria: permettere a bambini palestinesi malati di essere curati in ospedali israeliani quando i servizi medici complessi non sono disponibili all'interno del sistema sanitario palestinese
Il “Saving Children”, che –ricordiamo- non riceve denaro né dal Governo israeliano né dall’ANP, riguarda i bambini più deboli e i più poveri, per i quali rappresenta forse l’unica possibilità di cura e spesso di vita. Le famiglie palestinesi che possono permetterselo mandano infatti i loro bambini in Giordania, Egitto e anche in Israele, sostenendo per questo ingenti spese.
I “casi” presi in carico dal “Saving Children” sono sempre segnalati dal servizio sanitario palestinese dopo aver esperito tutte le possibilità di cura nei Territori.. Sempre si tratta dei casi classificati come più gravi (a partire dal momento della nascita) e per i quali il ritardo nelle cure può condizionare tutta la vita. Un grosso problema per questi bambini è costituito anche dalle distanze degli ospedali, che possono comportare ritardi a volte fatali. Si consideri che il più grande ospedale arabo si trova al Cairo, in Egitto, a 800 km. di distanza da Gaza; in Giordania l’ospedale più vicino, quello di Amman, si trova a 200 km., mentre Israele dista solo 35 km.
Spesso i medici, alla loro prima esperienza in un ospedale israeliano cambiano radicalmente il loro modo di sentire il rapporto fra israeliani e palestinesi: incontrarsi e fare formazione in comune serve infatti al “riavvicinamento” che avviene sull’emergenza e sui problemi. Inoltre il progetto che si svolge in continuo contatto con le gerarchie e “i vertici” contribuisce a creare uno scambio e un confronto con la realtà concreta.
Sostanzialmente l’iter per raccogliere un bambino è questo: arriva un fax da un ospedale palestinese con una richiesta di cura per un bambino ivi ricoverato e la sua scheda. Il Centro Peres manda la scheda al pediatra palestinese di riferimento per avere la sicurezza che il bambino non possa essere curato in Palestina, nel qual caso il Centro Peres se ne fa carico e si decide a quale ospedale israeliano indirizzarlo. Si stabilisce la data dell’intervento e si avvisano i genitori. Se uno dei genitori non può ottenere il permesso di entrare in Israele e accompagnare il bambino, si cerca un parente che lo sostituisca. La famiglia alloggia nell’ospedale designato e il Centro Peres affronta tutte le questioni logistiche, paga i costi dei trasporti, si occupa dei permessi, ecc., e ha i contatti necessari per favorire i passaggi ai check-points. Tutto l’iter ormai si svolge senza incontrare difficoltà perché negli anni si sono consolidati i contatti e si è affinata l’esperienza: anche in questo consistono l’importanza e l’unicità del progetto nel settore sanitario. Altro aspetto qualificante è lo sconto del 30-50%, a seconda dei casi, che il “Saving Children” riesce a ottenere dagli ospedali israeliani.
Al momento il progetto  “Saving” non riesce a far eseguire trapianti o operazioni complesse perché, trattandosi di interventi molto costosi, richiederebbero il dispendio di ingenti risorse per ogni singolo caso. Così, congiuntamente con i medici palestinesi, hanno stabilito di provvedere solo a interventi che non superino il costo di 10.000 euro. Si è trattato di una scelta molto difficile e dolorosa, ma, considerata la situazione e le sempre minori risorse disponibili, si è scelto il “minor danno” per avere la possibilità di salvare più bambini.
Il “Saving”, un progetto, per concludere con parole di Manuela Dviri, che è “…. unico, rarissimo nella sua semplicità, nato in seno a quella parte della società israeliana che ha ancora a cuore il futuro della società palestinese e la salute dei loro bambini e non si arrende davanti alle difficoltà, continuando a lavorare con i Palestinesi in un rapporto di parità e rispetto per gli altri”


Questa iniziativa si basa su alcune realtà locali:
·         C'è una grande  necessità di tali trattamenti
·         Oltre il 50% della popolazione palestinese è sotto l'età di 15 anni
·         La vicinanza di moderne  istituzioni mediche israeliane rende più facile e fattibile il progetto e tiene conto del tempo necessario perché  il giovane sistema sanitario palestinese riesca  a costruirsi nel suo potenziale e nelle sue capacità
·         Il  progetto accelera il potenziale di riconciliazione tra le società civili palestinese e israeliana.

Dati per periodo 2003-2011
Il progetto conta un totale di bambini curati fino ad oggi di oltre 9.500. Di questi:
- 1.650 (circa) sono stati sottoposti a interventi chirurgici (a cuore aperto, al cervello, neurochirurgia, colonna vertebrale, operazioni ortopediche, operazioni al midollo osseo
- 5.350 (circa) sono stati sottoposti a procedure diagnostiche e a consultazioni e trattamenti complessi
- più di 500 sono stati sottoposti a procedure di chemioterapie e rabilitazione
- 1.000 (circa) sono stati valutati e respinti dalla commissione palestinese di cunsulenza perché servizi simili esistono all'interno del sistema sanitario dell'Autorità palestinese.

Il progetto Saving Children ha come obiettivo il rafforzamento delle strategie tese al miglioramento dello stato di salute della popolazione e alla sostenibilità dei sistemi sanitari locali. In tal senso dovrà costituire interesse prioritario della controparte, sia istituzionale che della società civile, per il mantenimento di simile impegno.
Inoltre, il coinvolgimento simultaneo di operatori palestinesi ed israeliani  appare come un concreto contributo al rafforzamento della reciproca conoscenza e della condivisione di obiettivi di alta rilevanza umanitaria.

Sport, arte, business e altri dipartimenti
Anche per gli altri tre dipartimenti del Centro Peres, -Sport, Arte e Business-, il discorso è analogo. Poche parole, molti fatti. In primis, i tornei  annuali di calcio, basket, cricket, volley…, organizzati tra ragazzini, forse il progetto che ha portato a casa risultati di maggior successo, contribuendo a creare legami e amicizie altrimenti impensabili tra famiglie arabe ed ebraiche. Due volte la settimana per tirar calci a un pallone e imparare a parlarsi, a guardarsi, a rotolarsi sul campo da gioco insieme, con la freschezza che solo l’infanzia sa offrire.

Il Dipartimento di sport crede nello spirito di squadra come mezzo per trovare un luogo dove condividere uno spirito comune e gli stessi linguaggi. Il Peres Center organizza tornei a lungo termine in modo che bambini e ragazzi siano coinvolti durante tutto l’anno scolastico in un progetto comune. Oltre a tornei di calcio maschile e femminile, il Peres Center offre tornei di basketball e cricket.

Grazie a questi tornei i ragazzi provenienti da comunità svantaggiate stimolano in corpo, la mente e lo spirito. I benefici di questi programmi coinvolgono anche gli allenatori, i genitori, le famiglie e i volontari, diffondendo un messaggio di convivenza, dialogo e cooperazione. Questo dipartimento ha attirato l’attenzione internazionale e, tra gli altri, l’aiuto di squadre di calcio di fama internazionale.


Il Dipartimento di tecnologia e social media sfrutta l’importanza crescente dei nuovi media e del modo in cui influenzano e cambiano le nuove generazioni, per far interagire diverse culture, regioni, popolazioni. Il contatto tra israeliani e palestinesi in particolare, e gli israeliani e gli arabi in generale, è limitato; sfruttando queste tecnologie, il Centro Peres consente alle popolazioni del Medio Oriente di costruire un luogo virtuale di dialogo.

Con il progetto Peace Computer Center il Peres Center ha disegnato un innovativo programma virtuale che ha messo in contatto giovani residenti in Cisgiordania e in Israele. Dopo aver interagito per l’intero anno scolastico grazie a un social network, appositamente programmato, i giovani si sono incontrati faccia a faccia e il legame è stato sigillato, la paura sconfitta.

Il programma Yala-Young Leaders si basa sulla comunicazione online su Facebook e promuove il dialogo tra giovani di tutto il Medio oriente per portare la loro generazione verso un futuro migliore.

Il Dipartimento di business opera per promuovere la cooperazione economica e rafforzare i mercati. Il Peres Center stimola le popolazioni locali per portare avanti relazioni professionali e personali tra gli attori all'interno delle regioni di conflitto. Attraverso la comune ricerca economica, workshop sul capacity-building e networking professionale, il Peres Center offre uno spazio fondamentale per l'interazione tra influenti attori regionali e incoraggia il partenariato e l'interazione tra Israele e Territori palestinesi.
Il Dipartimento di agricoltura e ambiente attua programmi che facilitano la ricerca transfrontaliera, lo sviluppo di capacità e la cooperazione al fine di migliorare le pratiche di gestione delle colture, la tutela dell'ambiente, e la qualità dell'acqua. Tale cooperazione è della massima importanza per il futuro della regione, basti pensare alla questione delle risorse naturali di acqua comuni in questa regione.

Il Peres Center crede nella costruzione di canali di dialogo tra palestinesi e israeliani e tra ebrei e arabi in Israele e per questo coinvolge giovani e leader si entrambe le società a dibattitto e incontri pubblici per stimolare la cooperazione israelo-palestinese. Il Dipartimento di leadership organizza forum e momenti di scambio culturale tra giovani potenziali leader di entrambe le società.
Infine il Dipartimento di cultura e arte crede nella diffusione dell’espressione creativa come strumento efficace per aprire al dialogo. Attraverso le arti visive e lo spettacolo, forti emozioni si esprimono con un linguaggio che trascende i confini. Il Peres Center utilizza questo strumento prezioso per la costruzione della pace, offrendo spettacoli di teatro, cinema e fotografia a un unico pubblico costituito da palestinesi e israeliani, ebrei e arabi, giovani e bambini. Il progetto Frames of Reality riunisce fotogiornalisti israeliani e palestinesi in un processo creativo comune. I partecipanti sono incoraggiati ad esprimere le proprie esperienze. Il risultato è la produzione di un libro e di una mostra in cui si possono vedere le visioni alternative del conflitto.


  
Dal 2012  esiste anche l'Associazione del Centro Peres per la Pace Italia che ha sede legale a Torino L'Associazione non ha fini di lucro e ha struttura democratica. Essa è regolata da uno Statuto.

Il Centro Peres per la Pace Italia condivide la visione e gli scopi del Peres Center for Peace e si propone di promuovere, attraverso iniziative e campagne di sensibilizzazione, la conoscenza e la condivisione degli scopi del Peres Center for Peace. L’Associazione si impegna per raccogliere fondi da devolvere al Peres Center for Peace e soprattutto per trovare specifici progetti da portare avanti e per trovare nuovi spunti e nuovi luoghi dove possa intervenire il Peres Center. La stretta collaborazione con il Centro a Yaffo è alla base costitutiva della onlus che può però proporre e sviluppare nuovi spunti e nuovi progetti.






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