A
Tel Aviv, sul lungo mare di Jaffa, sorge il
Centro Peres per la Pace (nato dalla volontà di Shimon Peres nel 1996) .
Il centro è un progetto che porta la firma dell’architetto romano Massimiliano
Fuksas.
Definita
dall’autore del progetto una ”scatola magica”, la Peres Peace House è un
parallelepipedo ottenuto dalla stratificazione di piani irregolari di cemento
cui si alternano strati in vetro translucido.
Il
volume poggia su un basamento monolitico. Ad un’estremità di questo c’è
l’ingresso al parcheggio delle auto, dall’altra l’ingresso pedonale. In questo
punto il basamento diventa una grande piazza, un piano pulito tagliato
longitudinalmente da due sole rampe simmetriche che introducono all’interno
della piastra. Da questo ambiente buio si arriva ad uno spazio aperto e
illuminato per tutta l’altezza dell’edificio, dove è collocata la reception. Da
qui è visibile l’alternanza di layers di luce e d’oscurità.
“Ho
pensato ad una stratificazione – spiega Fuksas – ad una costruzione che
rappresentasse il TEMPO e la PAZIENZA. Stratificazione di “materia” alternata
dei luoghi che più hanno sofferto. Il cemento composto con differenti sabbie ed
inerti, alternati e sovrapposti. Un basamento in pietra che tenga l’edificio
sollevato rispetto al luogo d’incontro, dal quale si entra attraverso due
lunghe scale in un luogo di riposo, in cui le dimensioni e l’altezza, con la
luce che filtra dall’alto, ci porti a dimenticare gli affanni del mondo, e ci
dia un’attitudine positiva, necessaria all’incontro con altri uomini e altre
donne”.
Ma
di cosa si occupa il Centro per la Pace Shimon Peres?
Dal
1996 si batte per costruire occasioni di “dialogo dal basso” tra israeliani e
palestinesi. Con tornei di calcio tra ragazzini; offrendo cure negli ospedali
israeliani ai bambini gravemente malati; creando occasioni di business in
comune. L’idea di avviare un dialogo diretto e non politico tra i due
fronti nasce nel 1996, tra un gruppo di intellettuali israeliani tra cui non
c’è solo Peres ma anche la
scrittrice Manuela Dviri, Ron Pundak
(l’artefice degli accordi di Oslo) e altri numerose teste pensanti di Israele.
Nasce così questa onlus, no profit, organizzata in quattro dipartimenti,
ciascuno dei quali porta avanti un progetto di spicco. Niente bla bla, solo il
fare conta, ribadisce Shimon Peres. E così nasce, nel 2003, Saving Children,
diretto da Manuela Dviri, che cura i bambini gravemente malati in Cisgiordania
e a Gaza provvedendo a farli operare nelle strutture ospedaliere israeliane. E,
sempre all’interno del dipartimento di Medicina, si promuove per i giovani
medici palestinesi appena laureati, la possibilità di conseguire la
specializzazione in Israele, offrendo loro training di alto livello, cosa che
contribuirà a innalzare la qualità della vita nei Territori. Il presupposto è che
se i palestinesi stanno bene a casa loro, allora potremo davvero convivere gli
uni accanto agli altri.
Il
Peres Center for Peace, in particolare il Department
of Medicine & Health comprende due principali progetti :
“Saving Children” di carattere umanitario,
teso a risolvere le emergenze e a curare i bambini, e “Medi-link” o “Training Doctors” di carattere strategico
Vediamo
da vicino i principali metodi e settori di intervento:
TRAINING
DOCTORS
Questa
è un’iniziativa di formazione per medici ospedalieri con il Ministero
Palestinese della Sanità
Grazie
ad esso, più di 150 medici hanno completato la formazione in ospedali
israeliani e sono attivi negli ospedali palestinesi, mentre 43 medici
palestinesi si trovano in ospedali israeliani per portare a termine il loro
training (dati dell’aprile 2012).
I
medici palestinesi si laureano, per la maggior parte, in oltre 100 scuole di
medicina in tutto il mondo. E così, al loro ritorno nei Territori palestinesi,
si trovano spesso a lavorare in completo
isolamento, con opportunità molto limitate di training in centri medici avanzati. La situazione
attuale crea una costante dipendenza e provoca l'invio di pazienti palestinesi
in istituzioni esterne per la diagnostica medica complessa, per le
consultazioni di gestione e di ambulatori e per ogni caso in cui tali servizi
non siano disponibili in Palestina.
La
cooperazione Israelo-palestinese come condivisione di risorse, di know-how e
soprattutto di formazione delle risorse umane, può offrire una chiave per la
realizzazione di moderni servizi sanitari nei Territori palestinesi, e nello
stesso tempo diventare un tangibile mezzo per la riconciliazione.
Descrizione
del programma:
Il
programma mira a offrire 120 borse di studio e di residenza, presso i
principali ospedali in Israele, in varie discipline mediche. I candidati
vengono presentati al Centro Peres da enti governativi o pubblici ospedali
della Cisgiordania e di Gaza. I medici selezionati vengono affidati a un
ospedale israeliano e, una volta cominciato il percorso, i medici palestinesi
completano un corso di due mesi di lingua ebraica che li prepara per il lavoro
negli ospedali in Israele. Per concludere il percorso formativo i medici
palestinesi tornano nei settori sanitari governativi e pubblici nei Territori palestinesi,
in modo di portare il sapere acquisito e in modo da creare uno scambio diretto
con l’ospedale in Israele.
Tutti
i principali ospedali israeliani hanno accettato di partecipare a questa
iniziativa che mira a solidificare le fondamenta della medicina professionale
secondaria e terziaria palestinese.
Attuazione:
1)
Selezione
da parte del Ministero Palestinese della
Sanità (PMOH) dei candidati appropriati.
2)
Le interviste e la selezione finale vengono
fatte dagli ospedali israeliani che accolgono i medici.
3)
Avvio di due mesi di corso di lingua ebraica
per ciascun candidato.
4)
Aspetti logistici: Le autorità israeliane
forniscono licenze, permessi di soggiorno, sistemazione locale, procedure di
assunzione degli ospedali, ecc.
5)
Inizio borsa di studio / programma di
residenza.
6)
Esami del board palestinese.
7)
Integrazione dei medici nel sistema del PMOH.
Benefici
del programma:
•
Un cambiamento qualitativo e quantitativo delle risorse umane all'interno del
Sistema sanitario palestinese entro 5-7 anni.
•
Una sostanziale riduzione della dipendenza dall'estero per il rinvio di servizi
clinici complessi, al momento non disponibili in Palestina.
•
Costruzione di relazioni professionali a lungo termine tra professionisti
palestinesi e israeliani.
Altro e connesso progetto è quello SAVING
CHILDREN
L'iniziativa Saving Children è stata creata
dal presidente Shimon Peres nel 2003 per rispondere a una grande sfida
umanitaria: permettere a bambini palestinesi malati di essere curati in
ospedali israeliani quando i servizi medici complessi non sono disponibili
all'interno del sistema sanitario palestinese
Il “Saving Children”, che –ricordiamo- non
riceve denaro né dal Governo israeliano né dall’ANP, riguarda i bambini più
deboli e i più poveri, per i quali rappresenta forse l’unica possibilità di
cura e spesso di vita. Le famiglie palestinesi che possono permetterselo
mandano infatti i loro bambini in Giordania, Egitto e anche in Israele,
sostenendo per questo ingenti spese.
I “casi” presi in carico dal “Saving
Children” sono sempre segnalati dal servizio sanitario palestinese dopo aver
esperito tutte le possibilità di cura nei Territori.. Sempre si tratta dei casi
classificati come più gravi (a partire dal momento della nascita) e per i quali
il ritardo nelle cure può condizionare tutta la vita. Un grosso problema per
questi bambini è costituito anche dalle distanze degli ospedali, che possono
comportare ritardi a volte fatali. Si consideri che il più grande ospedale
arabo si trova al Cairo, in Egitto, a 800 km. di distanza da Gaza; in Giordania
l’ospedale più vicino, quello di Amman, si trova a 200 km., mentre Israele
dista solo 35 km.
Spesso i medici, alla loro prima esperienza
in un ospedale israeliano cambiano radicalmente il loro modo di sentire il
rapporto fra israeliani e palestinesi: incontrarsi e fare formazione in comune
serve infatti al “riavvicinamento” che avviene sull’emergenza e sui problemi.
Inoltre il progetto che si svolge in continuo contatto con le gerarchie e “i
vertici” contribuisce a creare uno scambio e un confronto con la realtà
concreta.
Sostanzialmente l’iter per raccogliere un
bambino è questo: arriva un fax da un ospedale palestinese con una richiesta di
cura per un bambino ivi ricoverato e la sua scheda. Il Centro Peres manda la
scheda al pediatra palestinese di riferimento per avere la sicurezza che il bambino
non possa essere curato in Palestina, nel qual caso il Centro Peres se ne fa
carico e si decide a quale ospedale israeliano indirizzarlo. Si stabilisce la
data dell’intervento e si avvisano i genitori. Se uno dei genitori non può
ottenere il permesso di entrare in Israele e accompagnare il bambino, si cerca
un parente che lo sostituisca. La famiglia alloggia nell’ospedale designato e
il Centro Peres affronta tutte le questioni logistiche, paga i costi dei
trasporti, si occupa dei permessi, ecc., e ha i contatti necessari per favorire
i passaggi ai check-points. Tutto l’iter ormai si svolge senza incontrare
difficoltà perché negli anni si sono consolidati i contatti e si è affinata
l’esperienza: anche in questo consistono l’importanza e l’unicità del progetto
nel settore sanitario. Altro aspetto qualificante è lo sconto del 30-50%, a
seconda dei casi, che il “Saving Children” riesce a ottenere dagli ospedali
israeliani.
Al momento il progetto “Saving” non riesce a far eseguire trapianti
o operazioni complesse perché, trattandosi di interventi molto costosi,
richiederebbero il dispendio di ingenti risorse per ogni singolo caso. Così,
congiuntamente con i medici palestinesi, hanno stabilito di provvedere solo a
interventi che non superino il costo di 10.000 euro. Si è trattato di una
scelta molto difficile e dolorosa, ma, considerata la situazione e le sempre
minori risorse disponibili, si è scelto il “minor danno” per avere la
possibilità di salvare più bambini.
Il “Saving”, un progetto, per concludere con
parole di Manuela Dviri, che è “…. unico, rarissimo nella sua semplicità, nato
in seno a quella parte della società israeliana che ha ancora a cuore il futuro
della società palestinese e la salute dei loro bambini e non si arrende davanti
alle difficoltà, continuando a lavorare con i Palestinesi in un rapporto di
parità e rispetto per gli altri”
Questa
iniziativa si basa su alcune realtà locali:
·
C'è una grande necessità di tali trattamenti
·
Oltre il 50% della popolazione
palestinese è sotto l'età di 15 anni
·
La vicinanza di moderne istituzioni mediche israeliane rende più
facile e fattibile il progetto e tiene conto del tempo necessario perché il giovane sistema sanitario palestinese
riesca a costruirsi nel suo potenziale e
nelle sue capacità
·
Il
progetto accelera il potenziale di riconciliazione tra le società civili
palestinese e israeliana.
Dati
per periodo 2003-2011
Il progetto conta un totale di
bambini curati fino ad oggi di oltre 9.500. Di
questi:
- 1.650
(circa) sono stati sottoposti a interventi chirurgici (a cuore aperto, al
cervello, neurochirurgia, colonna vertebrale, operazioni ortopediche,
operazioni al midollo osseo
- 5.350
(circa) sono stati sottoposti a procedure diagnostiche e a consultazioni e
trattamenti complessi
- più
di 500 sono stati sottoposti a procedure di chemioterapie e rabilitazione
- 1.000
(circa) sono stati valutati e respinti dalla commissione palestinese di
cunsulenza perché servizi simili esistono all'interno del sistema sanitario
dell'Autorità palestinese.
Il progetto Saving Children ha come obiettivo il
rafforzamento delle strategie tese al miglioramento
dello stato di salute della popolazione e alla sostenibilità dei sistemi
sanitari locali. In tal senso dovrà costituire interesse prioritario della
controparte, sia istituzionale che della società civile, per il mantenimento di
simile impegno.
Inoltre, il
coinvolgimento simultaneo di operatori palestinesi ed israeliani appare come un concreto contributo al rafforzamento della reciproca conoscenza e della
condivisione di obiettivi di alta rilevanza umanitaria.
Sport,
arte, business e altri dipartimenti
Il
Dipartimento di sport crede nello
spirito di squadra come mezzo per trovare un luogo dove condividere uno spirito
comune e gli stessi linguaggi. Il Peres Center organizza tornei a lungo termine
in modo che bambini e ragazzi siano coinvolti durante tutto l’anno scolastico
in un progetto comune. Oltre a tornei di calcio maschile e femminile, il Peres
Center offre tornei di basketball e cricket.
Il
Dipartimento di tecnologia e social media sfrutta l’importanza crescente dei nuovi media
e del modo in cui influenzano e cambiano le nuove generazioni, per far
interagire diverse culture, regioni, popolazioni. Il contatto tra israeliani e
palestinesi in particolare, e gli israeliani e gli arabi in generale, è
limitato; sfruttando queste tecnologie, il Centro Peres consente alle
popolazioni del Medio Oriente di costruire un luogo virtuale di dialogo.
Con
il progetto Peace Computer Center il
Peres Center ha disegnato un innovativo programma virtuale che ha messo in
contatto giovani residenti in Cisgiordania e in Israele. Dopo aver interagito
per l’intero anno scolastico grazie a un social network, appositamente
programmato, i giovani si sono incontrati faccia a faccia e il legame è stato
sigillato, la paura sconfitta.
Il
programma Yala-Young Leaders si basa
sulla comunicazione online su Facebook e promuove il dialogo tra giovani di
tutto il Medio oriente per portare la loro generazione verso un futuro
migliore.
Il
Dipartimento di business
opera per promuovere la cooperazione economica e rafforzare i mercati. Il Peres
Center stimola le popolazioni locali per portare avanti relazioni professionali
e personali tra gli attori all'interno delle regioni di conflitto. Attraverso
la comune ricerca economica, workshop sul capacity-building e networking
professionale, il Peres Center offre uno spazio fondamentale per l'interazione
tra influenti attori regionali e incoraggia il partenariato e l'interazione tra
Israele e Territori palestinesi.
Il
Dipartimento di agricoltura e ambiente
attua programmi che facilitano la ricerca transfrontaliera, lo sviluppo di
capacità e la cooperazione al fine di migliorare le pratiche di gestione delle
colture, la tutela dell'ambiente, e la qualità dell'acqua. Tale cooperazione è
della massima importanza per il futuro della regione, basti pensare alla
questione delle risorse naturali di acqua comuni in questa regione.
Il
Peres Center crede nella costruzione di canali di dialogo tra palestinesi e
israeliani e tra ebrei e arabi in Israele e per questo coinvolge giovani e
leader si entrambe le società a dibattitto e incontri pubblici per stimolare la
cooperazione israelo-palestinese. Il Dipartimento di leadership organizza forum
e momenti di scambio culturale tra giovani potenziali leader di entrambe le
società.
Infine
il Dipartimento di cultura e arte
crede nella diffusione dell’espressione creativa come strumento efficace per
aprire al dialogo. Attraverso le arti visive e lo spettacolo, forti emozioni
si esprimono con un linguaggio che trascende
i confini.
Il Peres Center utilizza questo strumento prezioso per la costruzione della
pace, offrendo spettacoli di teatro, cinema e fotografia a un unico pubblico
costituito da palestinesi e israeliani, ebrei e arabi, giovani e bambini. Il
progetto Frames of Reality riunisce fotogiornalisti israeliani e palestinesi in
un processo creativo comune. I partecipanti sono incoraggiati ad esprimere le
proprie esperienze. Il risultato è la produzione di un libro e di una mostra in
cui si possono vedere le visioni alternative del conflitto.
Dal
2012 esiste anche l'Associazione del Centro Peres per la Pace Italia che ha sede
legale a Torino L'Associazione non
ha fini di lucro e ha struttura democratica. Essa è regolata da uno
Statuto.
Il
Centro Peres per la Pace Italia condivide la visione e gli scopi del Peres
Center for Peace e si propone di promuovere, attraverso iniziative e campagne
di sensibilizzazione, la conoscenza e la condivisione degli scopi del Peres
Center for Peace. L’Associazione si impegna per raccogliere fondi da devolvere
al Peres Center for Peace e soprattutto per trovare specifici progetti da
portare avanti e per trovare nuovi spunti e nuovi luoghi dove possa intervenire
il Peres Center. La stretta collaborazione con il Centro a Yaffo è alla base
costitutiva della onlus che può però proporre e sviluppare nuovi spunti e nuovi
progetti.
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