L'ebraismo impiega una vasta definizione d'amore, sia tra le persone sia tra la persona umana e il Signore.
La Torah dice "ama il prossimo tuo come te stesso" (Levitico 19.18). Un individuo deve amare il Signore "con tutto il tuo cuore, tutta la tua anima, tutti i tuoi possedimenti" (Deuteronomio), 6.5 (vedi anche Shemà)..
La letteratura rabbinica differisce su come l'amore possa esser sviluppato, e su come contemplare i beni divini e le meraviglie della natura. L'amore coniugale è considerato un elemento essenziale per la vita: "guarda la vita con la moglie che tu ami" (Ecclesiaste 9.9). Il testo biblico del Cantico dei Cantici è considerato una metafora romantica dell'amore di Dio verso il suo popolo. Il rabbino Eliyahu Eliezer Dessler è invece noto per aver definito l'amore secondo la concezione ebraica come "dare senza aspettarsi di ricevere".
L'amore romantico di per sé ha poche citazioni nella letteratura ebraica, sebbene il rabbino medievale Judah Halevi scrisse poesie romantiche in arabo durante la giovinezza.
La parola ebraica basilare per "amore" – אהבה, ahavah – viene usata per descrivere sentimenti intimi o romantici o relazionali, come per esempio l'amore tra genitore e figlio in Genesi 22:2,25,28-37:3, l'amore tra amici intimi in 1 Samuele 18:2,20:17, o l'amore tra un giovane e una giovane nel Cantico dei cantici.
Un'altra parola usata spesso per indicare amore – חסד, chesed – è di solito tradotta come "gentilezza amorevole" o "misericordia/carità". Comprende aspetti di affetto, bontà e compassione. Daniel Elazar ha notato che "Chesed" non può essere facilmente tradotto in inglese (o italiano), ma che vuol dire qualcosa come "obbligo di patto d'amore", un tipo di amore che va al di là della preoccupazione di rispettare e seguire leggi o contratti.[1]
Nel pensiero ebraico, il matrimonio,
viene considerato l’unico legame capace d’innalzare e
perfezionare la personalità individuale attraverso l’amore e la
mutualità. Questa unione è considerata talmente importante che “ad
un uomo è permesso vendere un rotolo della Torah allo scopo di
sposarsi e una donna tollererà un matrimonio infelice pur di non
rimanere sola”.
Il Matrimonio ebraico ha come scopo principale la creazione di una forte amicizia e complicità all’interno della coppia. La particolare situazione di complicità supera d’importanza l’amore, di cui è fondamento. L’amicizia tra partners viene considerata una particolare situazione d’intimità esclusiva che si crea qualora "un uomo ami la propria moglie quanto la sua stessa persona e la rispetti più di se stesso, sia compassionevole nei suoi riguardi, la protegga come avrebbe cura di se stesso così che lei lo amerà come se fosse parte di lui".
L’enfasi posta dalla tradizione ebraica sul concetto di "amicizia" emerge dal fatto che delle sette benedizioni nuziali, due celebrano l’amicizia e la complicità. Le benedizioni nuziali non includono invece una citazione che illustri l’importanza della "mitzvà" della procreazione. L’ultima benedizione elenca dieci sinonimi della parola "gioia" che, posti in un crescendo, raggiungono il climax con la benedizione a Dio che gioisce con gli sposi; questa benedizione ha lo scopo d’insegnare agli sposi che il fine ultimo dell’esistenza è il miglioramento del mondo e la glorificazione di Dio.
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