venerdì 25 aprile 2014

La Brigata Ebraica


Nascita della Brigata Ebraica

La storia dei corpi combattenti ebraici è sempre stata contrastata e difficile, a partire dal 1914 quando Vladimir Jabotinsky, scrittore e attivista sionista, e Joseph Trumpeldor ex ufficiale decorato dell’esercito russo nella guerra russo-giapponese, si batterono per la costituzione di una formazione combattente di ebrei in Palestina.
Le autorità britanniche che all’epoca controllavano l’area di Gerusalemme, Tel Aviv, Jaffa e gli insediamenti della Giudea, ostacolarono il progetto e concessero la formazione di un piccolo gruppo di volontari, il Zion Mule Corps (Mulattieri di Sion) formato da 650 ebrei fuoriusciti in Egitto, che si distinse nella battaglia di Gallipoli contro i turchi, potenza all’epoca occupante gran parte del Medio Oriente.
Jabotisky continuò la sua entusiastica opera di persuasione nei confronti delle autorità britanniche, e finalmente si arrivò alla formazione della Legione Ebraica. L’unità combattente comprendeva il 38° Battaglione dei Royal Fusiliers (City of London Regiment) che includeva nuovi volontari e membri del Zion Mule Corps oltre a molti ebrei immigrati recentemente dalla Russia. Ze'ev Jabotinsky nella sua opera The Jewish Legion in the World War, (New York, 1945, p.164) fornisce questi dati di arruolamento: 34% dagli Stati Uniti, 30% dalla Palestina, 28% Inghilterra, 6% Canada, 1% ebrei fatti prigionieri come soldati turchi, 1% dall’ Argentina.
Nell’aprile del 1918 fu unita al 39° Battaglione composto, per oltre il 50% da volontari ebrei degli Stati Uniti e del Canada. Nel giugno il 38° Battaglione fu impiegato in Palestina dove combatté per la liberazione contro l’occupazione dell’impero Ottomano. Ma dopo questi fatti, a fronte della richiesta di arruolamento di ben 20.000 uomini, il comando delle Forze armate britanniche oppose la scusa di non avere nessun ordine di arruolamento per un contingente così numeroso.
Nel 1918 l’ingresso fu concesso a poco più di mille uomini, che furono arruolati e organizzati come 40° Battaglione dei Royal Fusiliers.
Nel 1919, ormai ridotta a un battaglione, alla Legione Ebraica fu dato il nome di First Judeans, e insignita di un distintivo autonomo per il cappello della divisa: una Menorah con la parola ebraica kadima, che significa sia “avanti” che “verso oriente”.
Analoghe difficoltà nel convincere la Gran Bretagna, l’Agenzia Ebraica le ebbe nel secondo conflitto mondiale. Dall’inizio del conflitto gli ebrei britannici e di Palestina fecero pressione sul governo di Londra perché si formasse un contingente di combattenti ebrei. All’epoca c’erano circa 20.000 ebrei in servizio nel Medio Oriente, molti di loro inquadrati in unità esclusivamente ebraiche, ma non combattenti, mentre del resto già centinaia di migliaia di ebrei stavano combattendo, in tutto il mondo, nelle armate inglesi americane e sovietiche.
Nel 1940 agli ebrei di Palestina fu permesso di arruolarsi in compagnie ebraiche inquadrate nell’ East Kent Regiment (detto The Buffs), erano tre battaglioni di fanteria, inviati in Cirenaica ed Egitto, ma anche qui, come in Palestina, mantenevano soprattutto mansioni di guardia.
Alla fine le resistenze politiche degli inglesi, che avevano il problema di mantenere un certo equilibrio tra ebrei e arabi in Palestina, furono vinte dalla caparbia campagna condotta da Chaim Weizmann e, grazie anche alle simpatie sioniste di Winston Churchill, subentrato a Neville Chamberlain alla guida del governo, si arrivò così al settembre del 1944, quando, dopo sei anni di negoziazione, si formò la Brigata Ebraica.
Essa era costituita da tre battaglioni, circa 5.000 soldati (fanteria, artiglieria, genio e servizi), sotto il comando del Generale di brigata Ernest Benjamin, ebreo canadese.
A questa unità, inquadrata nell’Ottava Armata e destinata al fronte italiano, venne concessa una autonoma insegna di battaglia: una stella di David color oro su sfondo a strisce bianche e azzurre, sotto la scritta in caratteri ebraici Chayil, acronimo di Chativah Yehudit Lochemet (Brigata Ebraica Combattente), comunemente nota come Jewish Brigade Group. Dopo un periodo di addestramento in Egitto la Brigata fu inviata in Italia dove continuò a prepararsi fino al mese di febbraio per giungere all’inizio di marzo in prima linea, in Romagna (fronte del Senio), dove diede il proprio eroico contributo alla liberazione della penisola.
A dimostrazione della variegata composizione della Brigata, formata da ebrei provenienti dalla Terra d’Israele, ma molti dei quali ancora legati alla Diaspora europea. Mentre la Brigata si trovava sparsa nel nord Europa con compiti di assistenza alle comunità ebraiche disperse, a guerra ormai conclusa, si manifestò la richiesta di molti soldati, di poter avere il permesso per mettersi in cerca dei propri familiari. Il Generale Benjamin appoggiò, presso le autorità britanniche, questa richiesta, spiegando che riguardava quasi 1500 soldati e l’unità morale dell’intera Brigata, ma il permesso non venne accordato.
Nonostante il rifiuto delle autorità, racconta Casper, “Molti soldati si poterono incontrare, in quei giorni, nelle strade di Praga, Varsavia, Cracovia, Bucarest, Budapest…impegnati a chiedere notizia dei propri cari scomparsi.”

FRONTE DEL SENIO, MARZO-APRILE 1945 Il 29 settembre del 1944 Winston Churchill annuncia al Parlamento inglese: “So benissimo che c’è già un gran numero di ebrei nelle nostre forze armate e in quelle americane; ma mi è sembrato opportuno che una unità formata esclusivamente da soldati di questo popolo, che così indescrivibili tormenti ha dovuto patire per colpa dei nazisti, fosse presente come formazione a sé stante fra tutte le forze che si sono riunite per sconfiggere la Germania”.
La campagna d’Italia della Brigata Ebraica è durata poco più di un mese.
Le operazioni per forzare il fronte del Senio le sono costate poco più di 40 vittime fra morti e dispersi, centocinquanta feriti, ventuno sono i decorati al valore sul campo.
Ai primi di marzo arriva a Mezzano (Ravenna) con tre battaglioni, (circa 5000 uomini), e il compito di controllare il fronte a nord di Ravenna, nel triangolo tra Mezzano e Alfonsine e Bagnacavallo. Qui si distinse per coraggio in duri scontri con i tedeschi, le cui linee fece arretrare oltre il Senio, fece decine di prigionieri ed ebbe 7 caduti.
La Brigata Ebraica il 27 marzo è trasferita nel settore di Riolo dei Bagni, a fianco del valoroso Gruppo di Combattimento Friuli, insieme al quale libera la cittadina termale.
La Brigata Ebraica fu protagonista, in Romagna, della liberazione delle seguenti località: Cuffiano, Riolo Terme, Ossano, Monte Ghebbio, La Serra, Imola.

Il contributo della Brigata Ebraica alla liberazione dell'Italia

Di Rav Luciano Caro
Rabbino capo della comunità ebraica di Ferrara e delle Romagne
(Tratto dal libro “La Brigata Ebraica – fronte del Senio 1945” di Romano Rossi, per gentile concessione dell’autore)

La Brigata Ebraica, costituita da volontari ebrei provenienti dalla Palestina, allora sotto Mandato britannico, fu istituita da Churchill, d'accordo col Presidente americano Roosevelt, nel settembre del 1944, aderendo con una certa riluttanza alle molteplici richieste dell'Agenzia Ebraica che, fino dal settembre del 1939, aveva offerto l'appoggio della Comunità ebraica di Erez Israel allo sforzo bellico degli alleati.
Il 29 agosto del 1939, due giorni prima dell'invasione tedesca della Polonia, atto d'inizio della II Guerra Mondiale, Chaim Weizmann, leader del Movimento Sionista, comunicava al Governo britannico, che, nell'imminenza di un conflitto con la Germania, gli Ebrei di Palestina avrebbero collaborato attivamente con la Gran Bretagna.
L'Inghilterra non era particolarmente entusiasta dell'offerta ebraica sia per non suscitare reazioni del mondo arabo, sia per precludere una possibile futura richiesta ebraica di dare vita ad uno Stato ebraico in Palestina.
Ma, nonostante la fredda risposta britannica, su una popolazione ebraica residente in Palestina di circa 550 mila persone, 30 mila tra uomini e donne si presentarono alle autorità inglesi come volontari.
Nel 1941, pressato dagli eventi bellici, il comando militare britannico del Medio Oriente, diffuse un appello per un reclutamento individuale. Si presentarono volontari arabi ed ebrei che furono inseriti nelle varie unità dell'esercito inglese, più tardi entrate nel Palestine Regiment. Furono anche costituite piccole unità ausiliarie composte da personale specializzato per essere impiegate in caso di necessità.
Tali compagnie (PLUGOT) , composte di circa 250 elementi ciascuna, comprendevano originariamente arabi ed ebrei, ma, per le difficoltà di coesistenza tra i due gruppi e per l'alto numero di diserzioni arabe, finirono per essere costituite solo da personale ebraico. I membri delle PLUGOT godevano di una certa libertà di movimento ed erano connotati dalla dicitura "PALESTINE" sulle spalline della divisa. Elementi appartenenti alle PLUGOT giunsero in Italia nel corso degli sbarchi alleati; le PLUGOT non vanno confuse con la Brigata ebraica che si formò solo nel novembre del '44. E' interessante notare che la notizia della costituzione di una unità combattente ebraica (per la prima volta dopo circa 20 secoli!) suscitò la scomposta reazione della propaganda tedesca a cui si unì quella della Repubblica di Salò.
Con rabbia e sarcasmo le emittenti tedesche criticavano Churchill per aver permesso "ai giudei di avventarsi come cani idrofobi contro il popolo germanico.....Il popolo inglese si è abbassato fino al punto di sguinzagliare la sanguinaria brigata giudaica".
I componenti della Plugot erano generalmente molto motivati in quanto provenienti dai Kibuzim e dalla Haganà (organizzazione militare preposta alla difesa della popolazione ebraica in Palestina), si attivarono per ridar vita alle Comunità ebraiche sconvolte dalla guerra. Si erano arruolati non solo per combattere i tedeschi, ma anche per portare soccorso a quanti erano scampati alle persecuzioni oltre che per diffondere l'idea sionistica quale soluzione ai problemi degli ebrei della diaspora.
Al termine del conflitto si prodigarono nella riorganizzazione delle Comunità ebraiche curando soprattutto il settore giovanile e in primo luogo la riapertura delle scuole e l'istituzione di centri culturali e sociali.
Si distinsero anche nelle attività assistenziali rivolte ai numerosi profughi non italiani. A sbarcare per prima in Italia, più precisamente in Sicilia nell'agosto del '43, fu una piccola unità addetta a un deposito cartografico (20° Map Depot). Ai suoi componenti fu riferito che in Italia nessun ebreo era sopravvissuto alle deportazioni. Ma nessuno li aveva informati che, per quanto attiene alla Sicilia, la presenza ebraica era da secoli insignificante. Nel settembre del '43, sbarcò a Salerno un distaccamento della 148° compagnia "autocisterne - acqua" che si distinse nel compito di rifornire d'acqua la popolazione napoletana e nel prestare aiuto agli ebrei della città. Altre compagnie autotrasporti giunsero nei giorni successivi. In ottobre, membri di queste compagnie incontrarono gruppi di ebrei Jugoslavi giunti fortunosamente sulle spiagge meridionali italiane. Fu questo il primo commovente incontro tra militari ebrei e profughi scampati ai lager nazisti.Nel novembre del '43 sbarcava a Taranto la 1a compagnia Genio (mimetizzazione), specializzata nel realizzare finte strutture militari per ingannare i comandi tedeschi.
I suoi membri si distinsero per aver saputo escogitare brillanti soluzioni per raggiungere lo scopo.
I membri delle PLUGOT sparsi nel territorio liberato dai tedeschi ammontavano a più di tremila uomini. Allo scopo di coordinare l'attività delle varie Compagnie nell'opera di soccorso ai profughi ebrei che stavano affluendo nell'Italia meridionale, venne costituito a Bari un "Centro profughi". Con la liberazione di Roma (giugno '44) questo fu trasferito nella capitale. Il 15 luglio, nell'Oratorio di V.Balbo si tenne un incontro al quale presero parte rappresentanti delle varie unità militari e il Rabbino dell'VIII armata inglese.
Furono affrontati i gravi problemi della Comunità Ebraica di Roma. Successivamente altri centri operativi furono istituiti a Ancona, Fano, Faenza, Ravenna, Firenze, Arezzo, e Siena.
Dopo la liberazione, centri analoghi furono costituiti in varie città dell'Italia settentrionale.Tra le attività finalizzate al recupero dei giovani scampati alla Shoà, vennero istituiti centri di preparazione professionale (Hakhsharot), per quanti fossero interessati a "salire" in Terra d'Israele. Si trattava di centri agricoli sul modello del Kibbuz. Le prime strutture di questo genere sorsero a Bari (1944) per accogliere profughi iugoslavi e giovani cecoslovacchi e, poco più tardi, nei pressi di Foggia.
Nell'opera di soccorso e specialmente nel campo dell'assistenza sanitaria, si distinsero ausiliarie femminili sbarcate a Taranto nel maggio del '44.
L'attività dei militari ebrei nell'opera di ricostruzione morale e materiale delle comunità ebraiche delle città via via liberate è stata veramente meritoria.
Le Comunità erano in stato disastroso. Ai sopravvissuti, sbigottiti dall'immane tragedia che li aveva colpiti, i giovani militari ebrei infusero incoraggiamento, entusiasmo e voglia di vivere. L'incontro con militari le cui insegne recavano il simbolo ebraico della stella a sei punte, fu per gli scampati, motivo di emozione e di orgoglio.
Si devono ai giovani militari i primi provvedimenti per la riattivazione delle istituzioni comunitarie a cominciare dalla registrazione degli ebrei presenti , dalla riapertura delle scuole e con la riattivazione della DELASEM (Delegazione Assistenza Emigrati), benemerita organizzazione per l'assistenza ai profughi.
Allo scopo di preparare istruttori in grado di risollevare le Comunità ebraiche del Centro e del Nord Italia, furono organizzati a Roma appositi Seminari.
Lo stesso personale fu anche impiegato per dar vita, come si è detto, alle Haksharot, centri predisposti per avviare i giovani alla Terra dei Padri soprattutto per colonizzare zone incolte del deserto. Ne furono istituite nei pressi di Roma, Firenze, Livorno e Ancona.
I soldati delle Compagnie, per provvedere alle necessità dei sopravvissuti, collaborarono con l'American Joint Committee e l'UNRRA e spesso non esitarono a prelevare disinvoltamente materiale dai magazzini militari inglesi.
Molti ricordano ancora di aver frequentato la scuola riaperta dai militari a Firenze nei locali attigui alla sinagoga di via Farini. Altre scuole furono aperte a Livorno e a Siena.
Le varie PLUGOT chiesero più volte invano di essere incorporate nei ranghi della Brigata ebraica combattente. Solo tre Compagnie furono accettate perchè ritenute indispensabili a completare i ranghi della Brigata.
Tra le attività delle PLUGOT, va ricordata l'opera di una compagnia del Genio, la 745a, composta da membri del Solèl Bonè (impresa edile della confederazione dei lavoratori di Erez Israel). Questa riuscì, in tempi brevi, a riattivare un ponte sul Po, nei pressi di Lagoscuro. Il ponte era stato distrutto dai tedeschi in ritirata e la sua ricostruzione permise ai carri americani di irrompere nella Pianura Padana.
A fine maggio del 1945, le Compagnie Genieri e Trasporti furono trasferite nel nord Italia e si prodigarono per riattivare le comunità ebraiche di Milano, Trieste, Venezia, Padova e Torino. I loro membri collaborarono con il centro di coordinamento per l'assistenza istituito a Milano in via Unione e all'istituzione di Hakhsarot a Brivio e Ceriano Laghetto nei pressi del Lago di Como.
Le attività belliche della Brigata Ebraica durarono circa sette settimane, ma l'azione delle PLUGOT si protrasse molto più a lungo. Poi le Compagnie furono smobilitate e iniziò il rimpatrio dei soldati. Ma alcuni restarono in Italia come civili per proseguire l'opera di sostegno e soccorso ai sopravvissuti.
Non va sottaciuto che le attività della Brigata e delle PLUGOT sono state una scuola di guerra per coloro che entrarono a far parte dell'esercito del nuovo Stato d' Israele. E' giusto quanto afferma Romano Rossi che " la Brigata Ebraica divenne la struttura portante delle nascenti forze armate israeliane".
Ai membri della Brigata Ebraica e delle PLUGOT, va la riconoscenza della comunità ebraica italiana e delle migliaia di profughi assistiti durante la loro permanenza nella Penisola.

L’opera della Brigata Ebraica in aiuto dei sopravvissuti dell’Olocausto

Hanoch Bartov, scrittore israeliano, è uno dei protagonisti di "In Our Hands: The Hidden Story of the Jewish Brigade in World War II.", documentario sulla Brigata Ebraica. Bartov, classe 1926, fece parte della Brigata Ebraica come giovane combattente della Haganà. Nel 1948 prese parte alla Guerra d’Indipendenza di Israele, in seguito si occupato di giornalismo e si è dedicato alla scrittura come autore di romanzi.
Non ho mai avuto il mito del sabra (l’ebreo nativo di Israele), ho vissuto in Israele con gli ebrei immigrati da molti paesi. Questi ebrei vivevano a cavallo tra passato e futuro.
Semplicemente vorrei farvi capire che noialtri giovani ebrei della terra d’Israele, negli anni tra le due guerre, membri dell’Haganà o del Palmach, ci sentivamo come membri di un’altra tribù: giovane, forte, con radici salde.
Ci sentivamo diversi dagli ebrei della diaspora, dai nostri fratelli appena immigrati dall’Europa
Ma poi, l’aver militato nella Brigata Ebraica, durante la seconda guerra mondiale, mi ha fatto incontrare la realtà dell’Olocausto, ed è stato uno shock incontrare i sopravvissuti in Europa, o come si chiamavano in ebraico, “shearit hapleta”, gli sfollati.
Il mio modo di pensare è cambiato. Ho capito che appartenevamo alla stessa nazione. Da quel giorno mi resi conto che sarei stato un buon sionista nella misura in cui il mio essere sionista poteva servire alla nazione ebraica, non se vi si fosse opposto.
Mi ricordo come in quei mesi abbiamo cercato, noi soldati della Brigata, i nostri parenti che forse erano sopravvissuti all’Olocausto. Ricordo ancora il nostro commovente incontro con i sopravvissuti. Certo, alcuni di noi sostennero propositi di vendetta, ammazzare nazisti e SS. Si discusse, ricordo, di queste cose.
Ma alla fine decidemmo che la vittoria, e la vittoria dell’idea sionista, sarebbe stata la miglior vendetta contro chi aveva tentato di distruggerci.
Testimonianza dello scrittore Hanoch Bartov (foto)

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